Fiaccole
ardenti di rabbia
Sono “contro le velleità di
chi crede di poter rendere sicura l’Api” E chiedono “di chi
è la responsabilità della mancata attivazione di parte del
piano di emergenza I comitati tornano in piazza: “Ci
batteremo con ogni mezzo”
FALCONARA - L’incendio di
ieri alla Raffineria Api di Falconara ha sparso “una pioggia
di detriti e gocce bituminose fino a due chilometri di
distanza”. Alcuni cittadini le hanno raccolte, e ora i
comitati - guidati dal portavoce Loris Calcina (nella foto)
sorti all’ indomani del rogo del 1999 ne chiedono conto
all’Api e alle autorità. Inutile mettere l’ombrello, è una
pioggia scrosciante quella delle polemiche. Il nuovo tragico
incendio all’Api accende la rabbia dei cittadini, i comitati
tornano a indossare l’elmetto e a scendere sul piede di
guerra.
E vogliono sapere se le zolle
di catrame che ieri mattina sono comparse lungo la spiaggia
provengano dal luogo dell’incidente e siano finite in mare
attraverso i fossi interni della Raffineria. Per protestare
contro la permanenza della raffineria nell’ abitato di
Falconara i comitati daranno vita lunedì 13 settembre
all’ennesima fiaccolata-presidio in piazza Mazzini, alla
quale invitano “tutte le persone che hanno a cuore le sorti
dell’ambiente”.
Ma la loro battaglia è anche
politica, contro “le velleità di tutti coloro, Regione
Marche in testa, che credono di poter rendere sicura la
raffineria Api per chi ci lavora e per l’intera città”.
“Un altro morto e tre feriti
tra i lavoratori sono costi umani inaccettabili, e per far
emergere la verità, impedire sottovalutazioni da parte di
chicchessia ci batteremo in tutte le sedi opportune”,
annunciano in una nota congiunta.
E tornano all’attacco sulla
scarsità di informazioni ai cittadini, dopo l' incidente.
“Neanche la sirena di allarme della raffineria è stata
attivata, mentre una pioggia di detriti cadeva fino a
Falconara alta, a circa 2.000 metri dall’incendio”. “Di chi
è - chiedono i comitati - la responsabilità della mancata
informazione al Comune di Falconara quando le dense nuvole
dei fumi della combustione si sono abbassate sulle zone
abitate? E della mancata attivazione di una parte del Piano
di emergenza esterno? Come mai la Protezione civile invitava
a rimanere in casa per via dei fumi mentre il prefetto ha
dichiarato che quei fumi non erano tossici?”. La prefettura
aveva spiegato che non c’erano pericoli per la popolazione,
in sostanza si voleva evitare di creare inutile allarmismo.
Per non parlare delle zolle bituminose, oggi sospinte dal
mare sulla spiaggia di Falconara. “Le faremo analizzare in
nostri laboratori di fiducia - fanno sapere i comitati - ma
intanto vogliamo sapere da dove vengono”. |