RASSEGNA STAMPA 10.09.2004

 

CORRIERE ADRIATICO
Fiaccole ardenti di rabbia

Sono “contro le velleità di chi crede di poter rendere sicura l’Api” E chiedono “di chi è la responsabilità della mancata attivazione di parte del piano di emergenza I comitati tornano in piazza: “Ci batteremo con ogni mezzo”

FALCONARA - L’incendio di ieri alla Raffineria Api di Falconara ha sparso “una pioggia di detriti e gocce bituminose fino a due chilometri di distanza”. Alcuni cittadini le hanno raccolte, e ora i comitati - guidati dal portavoce Loris Calcina (nella foto) sorti all’ indomani del rogo del 1999 ne chiedono conto all’Api e alle autorità. Inutile mettere l’ombrello, è una pioggia scrosciante quella delle polemiche. Il nuovo tragico incendio all’Api accende la rabbia dei cittadini, i comitati tornano a indossare l’elmetto e a scendere sul piede di guerra.

E vogliono sapere se le zolle di catrame che ieri mattina sono comparse lungo la spiaggia provengano dal luogo dell’incidente e siano finite in mare attraverso i fossi interni della Raffineria. Per protestare contro la permanenza della raffineria nell’ abitato di Falconara i comitati daranno vita lunedì 13 settembre all’ennesima fiaccolata-presidio in piazza Mazzini, alla quale invitano “tutte le persone che hanno a cuore le sorti dell’ambiente”.

Ma la loro battaglia è anche politica, contro “le velleità di tutti coloro, Regione Marche in testa, che credono di poter rendere sicura la raffineria Api per chi ci lavora e per l’intera città”.

“Un altro morto e tre feriti tra i lavoratori sono costi umani inaccettabili, e per far emergere la verità, impedire sottovalutazioni da parte di chicchessia ci batteremo in tutte le sedi opportune”, annunciano in una nota congiunta.

E tornano all’attacco sulla scarsità di informazioni ai cittadini, dopo l' incidente. “Neanche la sirena di allarme della raffineria è stata attivata, mentre una pioggia di detriti cadeva fino a Falconara alta, a circa 2.000 metri dall’incendio”. “Di chi è - chiedono i comitati - la responsabilità della mancata informazione al Comune di Falconara quando le dense nuvole dei fumi della combustione si sono abbassate sulle zone abitate? E della mancata attivazione di una parte del Piano di emergenza esterno? Come mai la Protezione civile invitava a rimanere in casa per via dei fumi mentre il prefetto ha dichiarato che quei fumi non erano tossici?”. La prefettura aveva spiegato che non c’erano pericoli per la popolazione, in sostanza si voleva evitare di creare inutile allarmismo. Per non parlare delle zolle bituminose, oggi sospinte dal mare sulla spiaggia di Falconara. “Le faremo analizzare in nostri laboratori di fiducia - fanno sapere i comitati - ma intanto vogliamo sapere da dove vengono”.

 
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