«Increduli
per la fine atroce di Sebastiano»
A casa Parisse rigettano la
tesi della fatalità
di LORENA CELLINI
PORTO POTENZA PICENA -
Quartiere Spinnaker, via Aldo Moro. Nella villetta dei
Parisse, al civico 13, è piombata dal telegiornale la
notizia dello scoppio alla raffineria. Sotto il portico,
parenti e amici fanno scudo alla famiglia. Intorno, i vicini
e la vita di sempre. Non sanno ancora niente e poco
conoscevano Sebastiano, abruzzese, da anni trapiantato qui.
Bisogna scendere da questa collina, andare in paese, al
campo sportivo, per capire chi era. Qui coltivava una delle
sue passioni, il calcio, dopo quella per la famiglia e il
fratello disabile, che assisteva, ospite all’istituto S.
Stefano. E bisogna parlare con Rossano Bravi, titolare
dell’azienda recanatese dove Sebastiano lavorava da cinque
anni, per capire il vuoto che ha lasciato. «Ho perso un
amico - racconta - una persona squisita, onesta, un gran
lavoratore, serio e prudente». Bravi è inchiodato dalle otto
del mattino nella raffineria: «ho sperato fino all’ultimo
che potesse essersi messo in salvo e invece... L’incidente?
Non mi esprimo. Spero che la magistratura faccia chiarezza».
E ancora: «in azienda siamo in otto. Eravamo più che
colleghi, eravamo amici e condividevamo anche le ore fuori
dal lavoro. Capisce come mi sento?». Piegata dal dolore,
chiusa in casa, la famiglia: la vedova, Giovanna Torresi di
45 anni, da Sebastiano conosciuta e sposata nelle Marche, e
i figli, Marco di 19 anni e Simone di 24, entrambi cuochi a
San Benedetto del Tronto e a Civitanova Alta. Tra queste
mura si è passati dalla speranza al dramma quando è arrivata
la notizia del ritrovamento del corpo. E nessuno accetta la
versione Api: un errore operativo. «L’urto di una betoniera
contro il sistema di carico? Non ci credo» dice Simone.
Anche gli amici descrivono Sebastiano come «una persona
prudente nel lavoro». Famiglia, solidarietà, sport nella sua
vita. Il calcio la vera passione, da sempre: prima come
portiere nel Porto Potenza e poi come dirigente del Porto
99, squadra che milita in 2a categoria. Incredulo Andrea
Paniconi, dirigente del Porto 99: «ho solo buoni ricordi di
lui. Era un uomo corretto e leale». Luca Balestra,
presidente della società, ci aveva di recente parlato al
telefono: «si era tenuto fuori dagli incarichi per un anno.
Ma, sapevo quanto valeva, l’ho chiamato per chiedergli di
tornare tra noi ed era disponibile». Fino a dieci anni fa
Parisse aveva lavorato nel calzaturificio Ruggeri e
Pagnanini di Porto Potenza. Poi, il cambiamento; camionista
presso la Rossini autotrasporti di Montelupone, poi alla
Cacim, cooperativa di padroncini di Montecassiano. Ovunque,
ha lasciato buoni ricordi. |