RASSEGNA STAMPA 09.09.2004

 

MESSAGGERO
Esplosione all’Api, muore sepolto dal bitume

Camionista sotto il catrame a 200 gradi. Un altro è gravissimo, due feriti lievi. Lo scoppio ha provocato una voragine in un serbatoio, giallo sulle cause. Cinque anni fa un’altra tragedia: due vittime

di PIERFRANCESCO CURZI e CLAUDIA GRANDI

FALCONARA - Esplosione all'Api, un camionista sepolto vivo sotto uno strato di bitume e tre feriti, di cui uno gravissimo. A cinque anni e dieci giorni dal rogo che uccise gli operai Mario Gandolfi, 54 anni, ed Ettore Giulian, 38, l'incubo torna a colpire Falconara. E' dunque di un morto e tre feriti il triste bilancio dell'incendio scoppiato ieri mattina poco dopo le 7,15 nel settore dei serbatoi di bitume. Sebastiano Parisse, 49 anni, originario di Bisegna (L’Aquila) ma residente a Porto Potenza Picena, è stato sommerso da una colata di catrame nero che gli ha praticamente sciolto il corpo. Soltanto alle 14,30 il medico del 118 è stato in grado di effettuare un parziale accertamento di morte basandosi esclusivamente su alcuni frammenti del cadavere, rimosso poi definitivamente soltanto dopo le 17. Il ferito più grave, Nicola Cilli, 36 anni, di Pescara, ha riportato ustioni gravissime per il 40% del corpo, in particolare sul viso ricoperto da uno strato di bitume. L'uomo è ricoverato in prognosi riservata al centro grandi ustionati di Padova. Meno gravi le condizioni degli altri due feriti, Marcelo Pelaiz, 32 anni di origini argentine ma residente a Rosora, e Mauro Cameruccio, 50 anni di Montemarciano. In un primo momento si è pensato che il rogo fosse stato provocato da un attentato terroristico. Immediati l’intervento dei militari e i soccorsi, in particolare da parte dei vigili del fuoco, intervenuti con ogni mezzo a disposizione nell'intera provincia, e del 118. Versioni discordanti dietro le cause e la dinamica dell'incidente. Secondo la direzione della Raffineria si sarebbe trattato di un errore di manovra del camionista che avrebbe urtato il serbatoio, ma gli investigatori sospettano che alla base dell'inferno ci possa essere stata l'esplosione di un serbatoio vuoto finito addosso ad serbatoio di bitume. Dallo squarcio prodotto sarebbero fuoriuscite tonnellate di bitume rovente che non hanno dato scampo alla vittima. Sul posto sono intervenuti il procuratore capo Vincenzo Luzi e i pm Irene Bilotta e Cristina Tedeschini, che già aveva seguito i fatti del 1999. L'intera area e i manufatti nel perimetro interessato dalla tragedia sono stati sottoposti a sequestro da parte dei carabinieri. Un boato, poi una fiammata e quindi una colonna altissima di fumo denso e nero come la pece. Falconara si è svegliata così ieri mattina. Ma che qualcosa di grave fosse successo alla raffineria se ne sono accorti ad Ancona, quanto a Senigallia, Jesi e via discorrendo. Chi ha involontariamente assistito ai fatti parla di un'esplosione improvvisa. Il particolare troverebbe conferma da parte dei primi soccorritori giunti sul posto e soprattutto da parte dei testimoni oculari, operai e camionisti che si trovavano all'interno dell'area Api. Secondo fonti informate un serbatoio vuoto, del diametro di circa 7-8 metri sarebbe esploso, forse saturo di gas o vapore. Il serbatoio si sarebbe letteralmente sradicato dal suolo lasciando a terra soltanto alcune serpentine. Ricadendo sarebbe finito addosso a una delle cisterne di bitume a sua volta franata su un altro serbatoio. L'urto tra i primi due contenitori avrebbe prodotto uno squarcio enorme da cui è colato fuori il catrame ad una temperatura superiore ai 180°. Mauro Cameruccio si è salvato grazie a un serbatoio che ha fatto da scudo tra lui e l'esplosione; Marcelo Pelaiz ha trovato la salvezza grazie a una fuga precipitosa. I due autotrasportatori feriti, il primo della ditta Gata, il secondo della Caf, ripercorrono dal Pronto soccorso di Torrette i tragici momenti dell'incidente. «Stavo caricando la mia autobotte con il bitume - racconta Cameruccio, per lui ustioni alle caviglie guaribili in dieci giorni - quando ho sentito un boato: in quel momento ero sopra al camion, ho alzato la testa e ho visto le fiamme. Per terra si è sparso il bitume che può raggiungere la temperatura di 180°. Le ustioni me le sono provocate quando ho tolto le scarpe e la tuta protettiva. Più gravi le conseguenze per Peliaz, argentino da tre anni in Italia (abita ad Angeli di Rosora) e solo da gennaio impiegato alla Caf: per lui ustioni di 1° e 2° grado a mani e piedi e un ricovero in Clinica dermatologica di Torrette. «Avevo appena terminato di caricare l'autobotte - spiega - e mentre facevo retromarcia ho sentito uno scoppio, non molto forte: credevo di aver urtato qualcosa e così sono sceso per vedere cosa fosse successo. Solo allora ho visto che tutti fuggivano e così mi sono messo a correre anch'io. Dopo una decina di minuti una seconda esplosione, più forte della prima».

 
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