RASSEGNA STAMPA 09.09.2004

 

IL MANIFESTO
«Passano gli anni, ma qui si continua a morire»

Loris Calcina, del comitato contro la raffineria: «Ma l'azienda non doveva rendere sicuri gli impianti?»

di G.S. FALCONARA «Dopo più di cinque anni dal grave incidente del 25 agosto, questa nuova, drammatica tragedia, che ha portato alla morte di un altro lavoratore, dimostra come purtroppo nulla sia cambiato». Loris Calcina 47 anni, autoferrotranviere, leader del comitato di cittadini contro la Raffineria Api, non nasconde il suo scoramento. «Dopo la morte dei due operai avvenuta nell'estate del 1999 - prosegue Calcina - il Comitato tecnico regionale e il Superispettorato regionale dei Vigili del fuoco avevano emesso delle prescrizioni per la messa in sicurezza degli impianti, evidentemente disattese». Ricorda come in questo lasso di tempo si siano verificati altri incidenti anche di rilievo come quello del 13 novembre del 2001 dove rimase gravemente ustionato un altro lavoratore. «Questo nuovo episodio fu determinato da un cedimento di una valvola manuale del sistema di alimentazione. Così come si sono verificati numerosi versamenti in mare di prodotti petroliferi. La cosa inaccettabile è che anche in questi frangenti, come del resto si è ripetuto oggi, la proprietà non si è premurata di avvisare la popolazione né le istituzioni preposte alla sicurezza, in primis il comune di Falconara». Spesso il comitato è stato accusato di non avanzare proposte concrete e di mettere a rischio il futuro dei lavoratori, ma Calcina respinge le accuse. «Solo una volta i sindacati hanno accettato di incontrarci. In quell'occasione abbiamo fatto le nostre proposte. Noi non vogliamo far perdere il lavoro a nessuno. Tanto è vero che proponiamo una riconversione ecologica dello stabilimento. La proprietà tramite l'Api Holding ha da tempo avviato esperimenti in questo senso. A Stromboli c'è una struttura alimentata a biomassa. In provincia di Messina un'altra si è affidata all'eolico. Ma sia la Regione che l'azienda fanno orecchie da mercante».

Una parte consistente della popolazione appoggia queste idee. Un sondaggio ha verificato che il 52% dei falconaresi è contrario all'attuale impianto. Cittadini evidentemente allarmati dalle possibili conseguenze sulla loro salute.«Il nostro comitato- prosegue Calcina - è associato dal 2001 a Medicina Democratica. Nel 2003 dopo che a gennaio l'assessore regionale all'ambiente Amagliani aveva rinnovato per altri venti anni la concessione, l'Istituto nazionale tumori, su incarico della stessa Regione, grazie alle nostre innumerevoli pressioni, ha provveduto ad avviare degli studi per verificare le possibili conseguenze che la presenza dell'impianto potrebbe avere sulla salute degli abitanti. Nel marzo di quest'anno sono emersi i primi risultati. La relazione del professor Andrea Micheli afferma che i dati analizzati mostrano come l'aumento nel periodo 1980/2000 dei tassi di innalzamento per tumori al sistema emolinfopoietico e leucemie nella città di Falconara possono essere un segnale di un rischio in eccesso rispetto all'attesa. Per l'Istituto esistono tutte le condizioni per ulteriori approfondimenti». Calcina conclude con una promessa: «Noi non arretreremo di un passo. E' in corso il processo per l'incidente di cinque anni fa, dove siamo parte civile. Anche per il grave incidente di questa mattina verificheremo le responsabilità dell'azienda».

 
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