«Passano gli
anni, ma qui si continua a morire»
Loris Calcina, del comitato
contro la raffineria: «Ma l'azienda non doveva rendere
sicuri gli impianti?»
di G.S. FALCONARA «Dopo più
di cinque anni dal grave incidente del 25 agosto, questa
nuova, drammatica tragedia, che ha portato alla morte di un
altro lavoratore, dimostra come purtroppo nulla sia
cambiato». Loris Calcina 47 anni, autoferrotranviere, leader
del comitato di cittadini contro la Raffineria Api, non
nasconde il suo scoramento. «Dopo la morte dei due operai
avvenuta nell'estate del 1999 - prosegue Calcina - il
Comitato tecnico regionale e il Superispettorato regionale
dei Vigili del fuoco avevano emesso delle prescrizioni per
la messa in sicurezza degli impianti, evidentemente
disattese». Ricorda come in questo lasso di tempo si siano
verificati altri incidenti anche di rilievo come quello del
13 novembre del 2001 dove rimase gravemente ustionato un
altro lavoratore. «Questo nuovo episodio fu determinato da
un cedimento di una valvola manuale del sistema di
alimentazione. Così come si sono verificati numerosi
versamenti in mare di prodotti petroliferi. La cosa
inaccettabile è che anche in questi frangenti, come del
resto si è ripetuto oggi, la proprietà non si è premurata di
avvisare la popolazione né le istituzioni preposte alla
sicurezza, in primis il comune di Falconara». Spesso il
comitato è stato accusato di non avanzare proposte concrete
e di mettere a rischio il futuro dei lavoratori, ma Calcina
respinge le accuse. «Solo una volta i sindacati hanno
accettato di incontrarci. In quell'occasione abbiamo fatto
le nostre proposte. Noi non vogliamo far perdere il lavoro a
nessuno. Tanto è vero che proponiamo una riconversione
ecologica dello stabilimento. La proprietà tramite l'Api
Holding ha da tempo avviato esperimenti in questo senso. A
Stromboli c'è una struttura alimentata a biomassa. In
provincia di Messina un'altra si è affidata all'eolico. Ma
sia la Regione che l'azienda fanno orecchie da mercante».
Una parte consistente della
popolazione appoggia queste idee. Un sondaggio ha verificato
che il 52% dei falconaresi è contrario all'attuale impianto.
Cittadini evidentemente allarmati dalle possibili
conseguenze sulla loro salute.«Il nostro comitato- prosegue
Calcina - è associato dal 2001 a Medicina Democratica. Nel
2003 dopo che a gennaio l'assessore regionale all'ambiente
Amagliani aveva rinnovato per altri venti anni la
concessione, l'Istituto nazionale tumori, su incarico della
stessa Regione, grazie alle nostre innumerevoli pressioni,
ha provveduto ad avviare degli studi per verificare le
possibili conseguenze che la presenza dell'impianto potrebbe
avere sulla salute degli abitanti. Nel marzo di quest'anno
sono emersi i primi risultati. La relazione del professor
Andrea Micheli afferma che i dati analizzati mostrano come
l'aumento nel periodo 1980/2000 dei tassi di innalzamento
per tumori al sistema emolinfopoietico e leucemie nella
città di Falconara possono essere un segnale di un rischio
in eccesso rispetto all'attesa. Per l'Istituto esistono
tutte le condizioni per ulteriori approfondimenti». Calcina
conclude con una promessa: «Noi non arretreremo di un passo.
E' in corso il processo per l'incidente di cinque anni fa,
dove siamo parte civile. Anche per il grave incidente di
questa mattina verificheremo le responsabilità
dell'azienda». |