“La nube di
fumo non era tossica”
Le analisi dell’Arpam
sull’aria
FALCONARA - Quella nube di
fumo non era un pericolo pubblico. Respirare aria con
residui di bitume combusto non è certo gradevole, anzi può
innescare disturbi in chi soffre di malattie respiratorie,
ma la colonna nerastra che s’è alzata dall’impianto della
raffineria non era tossica e per fortuna anche il vento a
contribuito a disperderla abbastanza velocemente. Il
responso dei tecnici dell’Arpam, l’agenzia regionale che si
occupa di protezione dell’ambiente, è stato subito
abbastanza rassicurante, scongiurando minacce per la
popolazione dovute all’aria. Già nelle primissime fasi
dell’emergenza all’Arpam è stato affidato il compito di
monitorare con estrema attenzione la colonna di fumo
scaturita dalla combustione, seguendo l’andamento dei venti
per valutare possibili ricadute nelle aree urbane. Già dai
primi rilievi, poi confermati dalle analisi proseguite
nell’arco della giornata, è emerso che il fumo di bitume
combusto non era tossico. Lo conferma il fatto che le
ambulanze del 118 attivate non hanno dovuto soccorre persone
intossicate, nemmeno fra la popolazione residente nella zona
più vicina all’impianto petrolchimico, nonostante l’enorme
colonna di fumo che il rogo ha liberato nell’aria.
Ma l’incidente di ieri,
sembra destinato ad attivare una pioggia di iniziative
legali. Il Codacons ha presentato in procura un esposto in
cui ci va pesante, parlando addirittura di “strage” e
chiedendo la chiusura “immediatamente e senza esitazioni”
della raffineria e l’accertamento del funzionamento del
piano di emergenza esterna. Per l’associazione l’incidente
di ieri “getta ombre inquietanti sulla sicurezza e sulle
garanzie di incolumità per le persone che abitano nell’area
della raffineria, soprattutto se si considerano le denunce
dei comitati locali sul mancato funzionamento del piano di
emergenza esterna. Il Codacons invita i cittadini di
Falconara che abbiano subito disagi a seguito dell’incendio
alla raffineria (“si pensi non solo a quelli legati alle
strade chiuse come ritardi, appuntamenti mancati, ma anche
alla paura, allo stress e all’ansia subita dai residenti”) a
rivolgersi alla sede regionale dell’associazione per
avanzare al giudice di pace richiesta di risarcimento danni. |