RASSEGNA STAMPA 09.09.2004

 

CORRIERE ADRIATICO
“Ora vogliamo la verità”

La famiglia non crede alla prima ipotesi avanzata dopo l’incidente

di D.P.

POTENZA PICENA - “Rispettate il nostro dolore, non chiedeteci altro” - implora con garbo Simone ai giornalisti. Nei suoi occhi c’è l’angoscia di chi ha perso un padre. Ma c’è anche la rabbia di chi vorrebbe chiedere fin d’ora che sia fatta giustizia. “Mio padre era un esperto - urla al cielo Simone - Chiedetelo ai suoi colleghi cosa è successo in quella maledetta raffineria. Sapranno spiegarvi meglio di come un incidente del genere non sia possibile”. Durante le lunghe ore d’angoscia, vissute a casa di Sebastiano ieri mattina, si era sparsa la voce che l’incidente fosse stato provocato da un errore umano, dall’urto della betoniera contro il sistema di carico del bitume. “Non è possibile - ripete Simone Parisse - C’è una divisione netta fra i silos del bitume e le autocisterne da caricare, chiedetelo ai colleghi di mio padre”. Sebastiano era un esperto. Così esperto che ieri, per un istante, si è anche pensato che se la fosse cavata nonostante quell’inferno di fuoco. Qualcuno aveva visto un uomo scappare, mettersi in salvo. Si era sperato per lui.

“Era in gamba - ripete suo figlio - ma in casa non parlava mai di lavoro, teneva sempre lontani dalla famiglia i suoi problemi. Nè tantomeno ha mai parlato di carenze nelle misure di sicurezza o di pericoli”. All’ipotesi di un errore umano la famiglia Parisse comunque non crede. Una ricostruzione che, ieri mattina, ha sembrato aggiungere amarezza nell’amarezza giungendo inaspettata, come la notizia della morte, nella villetta di via Aldo Moro 13. Poco dopo le 8 le immagini dei telegiornali hanno mostrato l’inferno. Da quell’inferno Sebastiano è stato inghiottito. Alle 11, dopo quattro ore, l’avvistamento di un corpo poi, tre ore dopo, la notizia del recupero della salma dell’uomo.

 
inizio pagina 09.09.2004 rassegna stampa