RASSEGNA STAMPA 26.08.2004

 

CORRIERE ADRIATICO
Cinque anni dopo l’Api Fiaccolata a Fiumesino

La solidarietà del verde Moruzzi

FALCONARA - Fiumesino non dimentica. Cinque anni dopo il rogo dell’Api che costò la vita a due persone, il quartiere ha voluto ricordare con la tradizionale fiaccolata quel giorno tremendo in cui paura e allarme si mescolarono per qualche settimana. A sostegno dell’iniziativa è giunta anche la solidarietà dal capogruppo dei Verdi in consiglio regionale Marco Moruzzi. Moruzzi, che non potrà partecipare a causa di un infortunio, esprime la “totale adesione” all’iniziativa e alla petizione popolare per la tutela della salute pubblica a Falconara, promossa dai Comitati cittadini. “La denuncia sulla scarsa affidabilità dell’Api - afferma Moruzzi - è oggi condivisa anche da coloro che in passato avevano definito strumentale ed estremistica la posizione dei Verdi e dei Comitati cittadini in occasione del rinnovo della concessione alla raffineria”.

Colpa di un fumatore distratto

Un mozzicone di sigaretta ha innescato il rogo vicino all’aeroporto. Sta meglio il vigile del fuoco rimasto intossicato dal fumo

Il solito gesto di un fumatore distratto potrebbe aver acceso le fiamme e la paura a due passi dall’aeroporto di Falconara. Potrebbe essere stata una cicca di sigaretta buttata a provocare l’incendio di sterpaglie secche, canneti, stoppia e otto tubi in vetroresina: oltre un ettaro di terreno incolto di proprietà di Edoardo Longarini, ex patron dell’Ancona calcio. La densa nuvola di fumo nero ha sollevato un’onda di panico che si è distesa sulla città di Falconara ma anche sulla costa. I pensieri di molti sono tornati a poco più di un anno fa, quando una colonna nera si è alzata dal cuore del porto, e si è portata via l’Ancoopesca. Le immagini di quel disastro che ha aperto ferite ancora sanguinanti sulla pelle degli oltre cento ex dipendenti oggi senza lavoro, l’angoscia per i possibili rischi sulla salute sono tornati vivi ed attuali. L’allarme martedì era partito da alcuni dipendenti della ditta Calcestruzzi che hanno scorto le fiamme. Subito è scattato l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno mandato sul posto sei mezzi: tre jeep e tre camionette. Altri due mezzi del distaccamento dell’aeroporto hanno dato man forte. Si sono portati sul luogo dove infuriava il rogo anche i tecnici dell’Arpam e dell’Asl per effettuare tutti i controlli del caso. E’ svanito con il vento il timore che potessero essersi sprigionate nell’aria sostanze tossiche, ed è anche stato scongiurato il pericolo che la densa coltre potesse essere di ostacolo alla viabilità, e soprattutto al traffico aereo. Per fortuna nessun intoppo. Ma non sono mancati attimi di paura quando un vigile del fuoco è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per una lieve intossicazione. Ha perso i sensi a causa del fumo dei tubi andati completamente distrutti. E’ stato trasportato all’ospedale di Torrette dove le sue condizioni sono state giudicate non gravi dai sanitari: quattro giorni di prognosi. E’ stato dimesso, gli basterà riposare un po’ per rimettersi in forze e tornare al suo lavoro prezioso insieme ai compagni. Le fiamme sono state vinte nel giro di un paio d’ore, mentre i carabinieri di Falconara - anche loro intervenuti immediatamente - erano impegnati a riportare ordine nella zona. Il giorno dopo è quello del sospiro di sollievo, e della ricerca della causa dell’incendio. I carabinieri, dopo un confronto con i vigili del fuoco, propendono per l’ipotesi del rogo accidentale, provocato da un mozzicone gettato in una zona piena di erba seccata da giorni di grande caldo. Una volta acceso il focolaio le fiamme hanno intaccato tutta l’area, estendendosi dal fosso vicino alla sponda del fiume Esino fino al campo di grano limitrofo.

Al “Kennedy” cercasi restyling

Falconara, per i residenti è il “parco della vergogna”

di MARINA MINELLI

FALCONARA - I residenti hanno cominciato a chiamarlo il “parco della vergogna”, perché la vasta area verde nata sui resti della cava di argilla della ex fornace Pierfederici e poi intitolata al presidente statunitense Kennedy, a quanto pare è in stato di semi abbandono. Tante le proteste raccolte soprattutto dal custode Fabrizio Fiorani che però apre le braccia e scuote la testa. “Personalmente faccio il possibile – dice – ma ci sono danni strutturali ai quali dovrebbe porre rimedio il Comune e il Cam che ha in gestione le aree verdi”. Fra i danni segnalati quelli alla fontanella per l’acqua, ai giochi ed al campetto di calcio le cui porte sostituite non sono mai stati ripristinate. I ragazzini appassionati di pallone però si arrangiano, il problema vero adesso è la sicurezza durante la notte visto a nulla sono servite le reti di protezioni poiché i cancelli (in particolare quello che dà sul ponte a pochi metri da via Trieste) sono aperti. “I residenti – prosegue Fiorani – mi hanno segnalato spesso la presenza di auto e moto che scorrazzano liberamente nella zona bassa diventata un parcheggio e fra gli alberi. La questione è semplice, la sbarra c’è ma nessuno viene ad abbassarla la sera e quindi in definitiva si tratta di un parcheggio incustodito”. Le zone laterali del parco Kennedy dove fra l’altro l’erba viene tagliata molto di rado, sempre a quanto riferiscono i residenti, sono cosparse di bottiglie, lattine cartacce, buste vuote e nell’area, non troppo di rado, sono state rivenute siringhe. Il parco, che mesi fa era stato anche oggetto di una polemica per l’ipotesi di creare nel suo sottosuolo un parcheggio multipiano, secondo quanto reso noto dall’amministrazione comunale dovrebbe essere presto oggetto di un totale restyling. Il piano di recupero, elaborato dall’architetto Riccardo Picciafuoco, interesserà tutta l’area verde che confina con le vie Leopardi, Trieste, degli Spagnoli e in alto con le vie Volta e Galilei, con interventi sul verde, sugli spazi per i giochi, sui percorsi e sulle aree di sosta. Una ristrutturazione che però ha sollevato ulteriori critiche poiché nel progetto di Picciafuoco l’area per i cani, l’unica del territorio comunale, oggi situata a mezza collina, recintata e chiusa da un cancello, andrebbe spostata a monte su un triangolo scosceso fra le vie Volta e Galilei. Collocazione giudicata penalizzante dalle associazioni animaliste.

La replica di Scortichini “Il vialetto è in ordine”

FALCONARA - Nessun problema per il vialetto a mare: è quanto tiene a precisare l’assessore all’ambiente Giancarlo Scortichini. Infatti, “non va dimenticato - spiega Scortichini - il lavoro e l’impegno di coloro che, come gli operatori del CAM, cercano di mantenere e migliorare il verde all’interno dell’area urbana”. E non sono solo questi gli sforzi tesi a rinnovare in positivo l’immagine della città: non più “eterna periferia o stereotipo di abbrutimento e trascuratezza”, ma nuove e diverse possibilità di sviluppo, testimoniate anche dai successi degli operatori della spiaggia e delle tante associazioni presenti sul territorio comunale. La pulizia e la cura del verde urbano sono quindi una delle priorità dell’Amministrazione, all’interno di un più ampio progetto che affermi “un volto nuovo e ricco di prospettive per la nostra città”.

 
RESTO DEL CARLINO
«Odori nauseabondi dal fosso S. Sabino»

L'incuria e le cattive abitudini di un gruppo di immigrati, stabiliti vicino hanno reso la zona una fogna a cielo aperto dalla quale, oltre alla puzza tremenda, si levano sciami di mosche e zanzare. Chiesto un intervento

di Alessandra Pascucci

FALCONARA — Un fosso di acqua stagnante e una combriccola di vicini «scostumati» stanno rendendo la vita difficile a quanti lavorano nel centro artigianale «San Sabino» di via del Consorzio: la zona infatti e asfissiata da un odore pestilenziale e invasa da nugoli di mosche e zanzare, attirate da rifiuti, feci e acquitrini. Gli insetti si concentrano lungo il fosso San Sabino, confinante con il complesso produttivo che ospita una decina di attività, tra cui la Sodicart, la Ford Spera e aziende alimentari e farmaceutiche. La carenza igienica e in parte causata dalla scarsa pulizia del letto del rigagnolo, costruito da canneti ed erbacce. Ad aggravate la situazione, poi, da circa due mesi un gruppo di immigrati, due uomini e due donne, si e stabilito in un piazzale abbandonato,dall'altra parte del fosso. La comitiva, che si ripara all'interno di un piccolo box prefabbricato, ha trasformato il canale in una latrina, dove vengono gettati anche i rifiuti, e utilizza abusivamente la vicina cabina dell'acquedotto per le abluzioni mattutine Gli artigiani della zona hanno imparato a conoscerne le abitudini lavorative: i quattro si alzano di buon ora e si dirigono verso i grandi super mercati dell'area industriale il più ingegnoso è uno dei due uomini, che parte con le stampelle sulle spalle e un'ingessatura posticcia di una gamba, per impietosire clienti del vicino discount. Il gruppo si riunisce nel tardo pomeriggio nel piazzale (cui accede dal cancello principale, dato che disporrebbe della chiave del lucchetto), dove viene offerta ospitalità anche a una numerosa colonia di piccioni, attirati dai resti di cibo abbandonati. Spesso a finire nel piatto sono proprio gli stessi pennuti: un inconsapevole sostegno alla campagna anti-piccioni del Comune, che però non contribuisce a migliorare le condizioni igieniche della zona. Dopo inutili segnalazioni all'Arpam, alla Asl e alle forze dell'ordine, gli operatori del centro artigianale insorgono e chiedono una serie di controlli sul gruppo di immigrati, oltre alla pulizia del fosso, compito che spetta alla Provincia su delega della Regione.

 
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