Cinque anni dopo l’Api
Fiaccolata a Fiumesino
La solidarietà del verde
Moruzzi
FALCONARA - Fiumesino non
dimentica. Cinque anni dopo il rogo dell’Api che costò la
vita a due persone, il quartiere ha voluto ricordare con la
tradizionale fiaccolata quel giorno tremendo in cui paura e
allarme si mescolarono per qualche settimana. A sostegno
dell’iniziativa è giunta anche la solidarietà dal capogruppo
dei Verdi in consiglio regionale Marco Moruzzi. Moruzzi, che
non potrà partecipare a causa di un infortunio, esprime la
“totale adesione” all’iniziativa e alla petizione popolare
per la tutela della salute pubblica a Falconara, promossa
dai Comitati cittadini. “La denuncia sulla scarsa
affidabilità dell’Api - afferma Moruzzi - è oggi condivisa
anche da coloro che in passato avevano definito strumentale
ed estremistica la posizione dei Verdi e dei Comitati
cittadini in occasione del rinnovo della concessione alla
raffineria”.
Colpa di un fumatore
distratto
Un mozzicone di sigaretta ha
innescato il rogo vicino all’aeroporto. Sta meglio il vigile
del fuoco rimasto intossicato dal fumo
Il solito gesto di un
fumatore distratto potrebbe aver acceso le fiamme e la paura
a due passi dall’aeroporto di Falconara. Potrebbe essere
stata una cicca di sigaretta buttata a provocare l’incendio
di sterpaglie secche, canneti, stoppia e otto tubi in
vetroresina: oltre un ettaro di terreno incolto di proprietà
di Edoardo Longarini, ex patron dell’Ancona calcio. La densa
nuvola di fumo nero ha sollevato un’onda di panico che si è
distesa sulla città di Falconara ma anche sulla costa. I
pensieri di molti sono tornati a poco più di un anno fa,
quando una colonna nera si è alzata dal cuore del porto, e
si è portata via l’Ancoopesca. Le immagini di quel disastro
che ha aperto ferite ancora sanguinanti sulla pelle degli
oltre cento ex dipendenti oggi senza lavoro, l’angoscia per
i possibili rischi sulla salute sono tornati vivi ed
attuali. L’allarme martedì era partito da alcuni dipendenti
della ditta Calcestruzzi che hanno scorto le fiamme. Subito
è scattato l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno
mandato sul posto sei mezzi: tre jeep e tre camionette.
Altri due mezzi del distaccamento dell’aeroporto hanno dato
man forte. Si sono portati sul luogo dove infuriava il rogo
anche i tecnici dell’Arpam e dell’Asl per effettuare tutti i
controlli del caso. E’ svanito con il vento il timore che
potessero essersi sprigionate nell’aria sostanze tossiche,
ed è anche stato scongiurato il pericolo che la densa coltre
potesse essere di ostacolo alla viabilità, e soprattutto al
traffico aereo. Per fortuna nessun intoppo. Ma non sono
mancati attimi di paura quando un vigile del fuoco è dovuto
ricorrere alle cure del pronto soccorso per una lieve
intossicazione. Ha perso i sensi a causa del fumo dei tubi
andati completamente distrutti. E’ stato trasportato
all’ospedale di Torrette dove le sue condizioni sono state
giudicate non gravi dai sanitari: quattro giorni di
prognosi. E’ stato dimesso, gli basterà riposare un po’ per
rimettersi in forze e tornare al suo lavoro prezioso insieme
ai compagni. Le fiamme sono state vinte nel giro di un paio
d’ore, mentre i carabinieri di Falconara - anche loro
intervenuti immediatamente - erano impegnati a riportare
ordine nella zona. Il giorno dopo è quello del sospiro di
sollievo, e della ricerca della causa dell’incendio. I
carabinieri, dopo un confronto con i vigili del fuoco,
propendono per l’ipotesi del rogo accidentale, provocato da
un mozzicone gettato in una zona piena di erba seccata da
giorni di grande caldo. Una volta acceso il focolaio le
fiamme hanno intaccato tutta l’area, estendendosi dal fosso
vicino alla sponda del fiume Esino fino al campo di grano
limitrofo.
Al “Kennedy” cercasi
restyling
Falconara, per i residenti è
il “parco della vergogna”
di MARINA MINELLI
FALCONARA - I residenti hanno
cominciato a chiamarlo il “parco della vergogna”, perché la
vasta area verde nata sui resti della cava di argilla della
ex fornace Pierfederici e poi intitolata al presidente
statunitense Kennedy, a quanto pare è in stato di semi
abbandono. Tante le proteste raccolte soprattutto dal
custode Fabrizio Fiorani che però apre le braccia e scuote
la testa. “Personalmente faccio il possibile – dice – ma ci
sono danni strutturali ai quali dovrebbe porre rimedio il
Comune e il Cam che ha in gestione le aree verdi”. Fra i
danni segnalati quelli alla fontanella per l’acqua, ai
giochi ed al campetto di calcio le cui porte sostituite non
sono mai stati ripristinate. I ragazzini appassionati di
pallone però si arrangiano, il problema vero adesso è la
sicurezza durante la notte visto a nulla sono servite le
reti di protezioni poiché i cancelli (in particolare quello
che dà sul ponte a pochi metri da via Trieste) sono aperti.
“I residenti – prosegue Fiorani – mi hanno segnalato spesso
la presenza di auto e moto che scorrazzano liberamente nella
zona bassa diventata un parcheggio e fra gli alberi. La
questione è semplice, la sbarra c’è ma nessuno viene ad
abbassarla la sera e quindi in definitiva si tratta di un
parcheggio incustodito”. Le zone laterali del parco Kennedy
dove fra l’altro l’erba viene tagliata molto di rado, sempre
a quanto riferiscono i residenti, sono cosparse di
bottiglie, lattine cartacce, buste vuote e nell’area, non
troppo di rado, sono state rivenute siringhe. Il parco, che
mesi fa era stato anche oggetto di una polemica per
l’ipotesi di creare nel suo sottosuolo un parcheggio
multipiano, secondo quanto reso noto dall’amministrazione
comunale dovrebbe essere presto oggetto di un totale
restyling. Il piano di recupero, elaborato dall’architetto
Riccardo Picciafuoco, interesserà tutta l’area verde che
confina con le vie Leopardi, Trieste, degli Spagnoli e in
alto con le vie Volta e Galilei, con interventi sul verde,
sugli spazi per i giochi, sui percorsi e sulle aree di
sosta. Una ristrutturazione che però ha sollevato ulteriori
critiche poiché nel progetto di Picciafuoco l’area per i
cani, l’unica del territorio comunale, oggi situata a mezza
collina, recintata e chiusa da un cancello, andrebbe
spostata a monte su un triangolo scosceso fra le vie Volta e
Galilei. Collocazione giudicata penalizzante dalle
associazioni animaliste.
La replica di Scortichini
“Il vialetto è in ordine”
FALCONARA - Nessun problema
per il vialetto a mare: è quanto tiene a precisare
l’assessore all’ambiente Giancarlo Scortichini. Infatti,
“non va dimenticato - spiega Scortichini - il lavoro e
l’impegno di coloro che, come gli operatori del CAM, cercano
di mantenere e migliorare il verde all’interno dell’area
urbana”. E non sono solo questi gli sforzi tesi a rinnovare
in positivo l’immagine della città: non più “eterna
periferia o stereotipo di abbrutimento e trascuratezza”, ma
nuove e diverse possibilità di sviluppo, testimoniate anche
dai successi degli operatori della spiaggia e delle tante
associazioni presenti sul territorio comunale. La pulizia e
la cura del verde urbano sono quindi una delle priorità
dell’Amministrazione, all’interno di un più ampio progetto
che affermi “un volto nuovo e ricco di prospettive per la
nostra città”. |
«Odori nauseabondi dal fosso
S. Sabino»
L'incuria e le cattive abitudini di un gruppo di immigrati,
stabiliti vicino hanno reso la zona una fogna a cielo aperto
dalla quale, oltre alla puzza tremenda, si levano sciami di
mosche e zanzare. Chiesto un intervento
di Alessandra Pascucci
FALCONARA — Un fosso di acqua
stagnante e una combriccola di vicini «scostumati» stanno
rendendo la vita difficile a quanti lavorano nel centro
artigianale «San Sabino» di via del Consorzio: la zona
infatti e asfissiata da un odore pestilenziale e invasa da
nugoli di mosche e zanzare, attirate da rifiuti, feci e
acquitrini. Gli insetti si concentrano lungo il fosso San
Sabino, confinante con il complesso produttivo che ospita
una decina di attività, tra cui la Sodicart, la Ford Spera e
aziende alimentari e farmaceutiche. La carenza igienica e in
parte causata dalla scarsa pulizia del letto del rigagnolo,
costruito da canneti ed erbacce. Ad aggravate la situazione,
poi, da circa due mesi un gruppo di immigrati, due uomini e
due donne, si e stabilito in un piazzale
abbandonato,dall'altra parte del fosso. La comitiva, che si
ripara all'interno di un piccolo box prefabbricato, ha
trasformato il canale in una latrina, dove vengono gettati
anche i rifiuti, e utilizza abusivamente la vicina cabina
dell'acquedotto per le abluzioni mattutine Gli artigiani
della zona hanno imparato a conoscerne le abitudini
lavorative: i quattro si alzano di buon ora e si dirigono
verso i grandi super mercati dell'area industriale il più
ingegnoso è uno dei due uomini, che parte con le stampelle
sulle spalle e un'ingessatura posticcia di una gamba, per
impietosire clienti del vicino discount. Il gruppo si
riunisce nel tardo pomeriggio nel piazzale (cui accede dal
cancello principale, dato che disporrebbe della chiave del
lucchetto), dove viene offerta ospitalità anche a una
numerosa colonia di piccioni, attirati dai resti di cibo
abbandonati. Spesso a finire nel piatto sono proprio gli
stessi pennuti: un inconsapevole sostegno alla campagna
anti-piccioni del Comune, che però non contribuisce a
migliorare le condizioni igieniche della zona. Dopo inutili
segnalazioni all'Arpam, alla Asl e alle forze dell'ordine,
gli operatori del centro artigianale insorgono e chiedono
una serie di controlli sul gruppo di immigrati, oltre alla
pulizia del fosso, compito che spetta alla Provincia su
delega della Regione. |