RASSEGNA STAMPA 25.08.2004

 

MESSAGGERO
Una fiaccolata per ricordare i morti dell’Api

Il 25 agosto ’99 l’esplosione che costò la vita a due operai, stasera marcia silenziosa

di LETIZIA LARICI

CINQUE anni fa l’inferno a Falconara. All'alba del 25 agosto 1999 inizia l'agonia per due operai che, orribilmente ustionati, di lì a qualche giorno perderanno la vita. Nell'anniversario di quest'alba di fuoco, per ricordare le vittime di quel tragico rogo, cioè il capofabbrica Mario Gandolfi e il capoturno Ettore Giulian, i comitati cittadini organizzano una fiaccolata. Le fiammelle si accenderanno questa sera intorno alle 21 lungo via Fiumesino in prossimità del piazzale dell'ex Caserma Saracini. Sarà una manifestazione silenziosa, semplice e senza impiego di mezzi motorizzati. Sarà una manifestazione partecipata e commossa. E ancora una volta il triste anniversario riaccende ricordi e dolori. Un'alba di terrore per Falconara: più di trentamila cittadini si risvegliarono col cuore in gola alle prime luci del mattino, buttati giù dal letto dal rumore di una deflagrazione. Erano le 5 .40 circa. Era scoppiato un incendio alla raffineria Api. Le fiamme investirono Gandolfi e Giulian, due dipendenti, accorsi sul luogo dell'incidente e si estesero alla sala pompe e agli impianti di trasferimento del greggio. Una colonna di fumo si alzò dalla stabilimento per poi dissolversi nella parte alta della città e verso l'interno della Vallesina. Rimasti gravemente ustionati a distanza di pochi giorni Gandolfi, 54 anni, e Giulian, 38, persero la vita. Sull'incidente si è aperta una causa penale che vede come imputati sei persone, tra dirigenti, capiservizio e operai della raffineria, accusate di incendio e omicidio colposo plurimo. Un sasso nella pompa, una valvola forse aperta anziché chiusa. Forse Gandolfi e Giulian si avvicinarono troppo alla nube di carburante vaporizzata che, scoppiando li avrebbe inghiottiti per sempre. Sulle possibili cause dell'incidente si affacciano una serie di teorie tutt'ora in corso di dibattimento. Le famiglie degli operai, a distanza di cinque anni, attendono ancora la verità.

Furioso incendio, pompiere all’ospedale

di MARCO CATALANI

FALCONARA Un vigile del fuoco al pronto soccorso e un ettaro di terra distrutto. E’ il bilancio dell'incendio sviluppatosi attorno alle 15,30 in via delle Caserme nel terreno un tempo utilizzato come deposito di acque reflue di proprietà della Betonmarche, gruppo Longarini, e posto sotto sequestro a seguito delle note vicende giudiziarie, proprio di fronte agli stabilimenti della Sintaflex e della Calcestruzzo spa, a pochi metri dall'argine meridionale del fiume Esino. A dare l'allarme gli operai della Calcestruzzo che, accorgendosi di un piccolo focolaio proprio sul lato opposto della strada dalle loro postazioni di lavoro, hanno subito avvertito la stazione dei Carabinieri di Falconara. I militari hanno immediatamente girato la segnalazione ai Vigili del fuoco che da Ancona si sono precipitati con un'autopompa e un fuoristrada. Il fuoco però si è propagato velocemente, favorito dalla presenza di sterpaglie secche e dal vento, raggiungendo una pila di tubi in vetroresina, depositata oltre il ciglio della strada, che ha dato il via all'escalation delle fiamme. Dagli otto tubi, accatastati l'uno sull'altro per un'altezza di quattro metri, si è sprigionata una colonna di fumo visibile per diverse decine di chilometri. Il fronte dell'incendio si è poi spinto lungo un terreno agricolo minacciando alcune case coloniche confinanti. E così la squadra di pompieri intervenuta per prima ha sollecitato i rinforzi. Oltre ad altri cinque mezzi sopraggiunti da Ancona, è intervenuta anche l'autobotte Perlini di stanza all'aeroporto Sanzio, senza tuttavia portare disagi al traffico aereo, proseguito regolarmente. Durante le concitate fasi dello spegnimento, durate un paio di ore, un pompiere è stato colto da malore per i fumi respirati: subito soccorso dal 118, le sue condizioni non sembrano destare preoccupazione. Tuttora da stabilire le cause del rogo.

 
CORRIERE ADRIATICO
Fiaccolata per ricordare l’alba tragica in raffineria

Cinque anni fa morivano Gandolfi e Giulian. Marchetti (Verdi): “Solo tante promesse”

FALCONARA - Una fiaccolata nel quartiere di Fiumesino ricorderà stasera, dalle 21.30, il tragico rogo avvenuto alla raffineria Api il 25 agosto 1999, in cui persero la vita due addetti all’ impianto., Ettore Giulian e Mario Gandolfi. Lo annuncia, in una nota, il comitato di quartiere Fiumesino, evienziando che si tratterà di una “manifestazione semplice e silente, senza impiego di mezzi motorizzati e senza arrecare alcun intralcio alla viabilità della zona”. Nella ricorrenza dei cinque anni dalla tragedia interviene anche il coordinatore provinciale dei Verdi Giorgio Marchetti, secondo il quale a distanza di anni da quel disastro “molte cose sono state dette e molte promesse sono state fatte, tuttavia, ancora oggi, come le ultime vicende giudiziarie relative a Remedia e Api dimostrano, non si è ancora avuta una inversione di rotta che possa far pensare ad un futuro senza problemi soprattutto per Falconara ma anche per l’intera regione che dalla vicenda Api prende insegnamento”. I Verdi, promette Marchetti, continueranno a impegnarsi “sul fronte della sicurezza dei cittadini e della salvaguardia del’ambiente e pertanto continuano la loro azione per garantire un futuro senza pericoli e senza Api”. I Verdi chiediono alle altre forze politiche “che si adoperino assieme a noi per rafforzare il fronte di coloro che chiedono giustizia su questa vicenda, chiedono chiarezza sui fatti, chiedono di reperire su tutte queste vicende le precise responsabilità”.

Il fumo minaccia l’aeroporto

Il rogo di sterpaglia provocato forse da un mozzicone acceso ha raggiunto un deposito di tubi in vetroresina a ridosso delle piste del Sanzio, ma la direzione del vento ha scongiurato il blocco dei voli Incendio in un terreno di Longarini. Intossicato un vigile del fuoco

di FEDERICA BURONI

FALCONARA - Momenti di panico, ieri pomeriggio, per un incendio divampato nella zona aeroportuale, in via delle Caserme a Falconara, che ha interessato un'area di oltre un ettaro, un terreno incolto nelle vicinanze di un campo di grano, a poche centinaia di metri dalle piste del Sanzio. Ad andare a fuoco sterpaglie secche, canneti, stoppia e otto tubi di vetroresina che hanno causato una colonna di fumo denso e nero visibile sino a Camerano, ma che non ha impedito il regolare traffico dell'aeroporto, grazie al vento che ha spinto altrove il fumo. Sul posto, sono subito intervenuti carabinieri, polizia e vigili del fuoco. Un pompiere è rimasto lievemente intossicato nel corso dell'operazione a causa del fumo proveniente dai tubi andati completamente distrutti, e ha perso i sensi. Questione di pochi minuti e si è ripreso ma, per accertamenti, è stato ricoverato per alcune ore al pronto soccorso dell'ospedale regionale di Torrette: i medici hanno diagnosticato un'intossicazione senza gravi conseguenze. L’uomo è stato dimesso, riposerà per alcuni giorni. Restano ancora da verificare le cause dell'incendio su cui indagano i carabinieri di Falconara ma, ad un primo esame, risulterebbe di natura accidentale: forse un mozzicone di sigaretta che, complici sterpaglie e canneti, ha creato il focolaio che poi si è esteso in tutta l'area circostante. Il terreno su cui si è sviluppato l'incendio risulta di proprietà dell'imprenditore Edoardo Longarini, ex patron dell’Ancona: in quell'area, fino a poco tempo fa, c'era l'ex Betonmarche, deposito lavaggi. Ci sono volute quasi un paio d'ore perché la situazione tornasse alla normalità mentre lungo la strada si sono affollati curiosi, operai delle imprese del posto e auto in transito. Tutto è iniziato intorno alle 15.30 vicino alla sponda del fiume Esino su una strada ai più nota perché spesso frequentata da prostitute: alcuni dipendenti dell'impresa Calcestruzzi hanno visto sterpaglie prendere fuoco nei pressi del fosso e hanno subito dato l'allarme ai carabinieri di Falconara. Sul luogo sono giunti i vigili del fuoco di Ancona con sei mezzi, tre jeep e tre camionette cui si sono aggiunti due mezzi del distaccamento dell’aeroporto. Nel complesso, una squadra di 14 unità. Nella zona, poi, sono intervenuti anche l'Arpam, l'agenzia regionale dell'ambiente, e l'Asl per effettuare i controlli del caso. Non è stato rilevato pericolo di diffusione di sostanze tossiche. Tutto si è svolto molto rapidamente e, a causa del vento, le fiamme, dal fosso sito sul fondo della strada, hanno via via invaso il terreno sino ad interessare anche il campo di grano limitrofo. Tra l'altro, come raccontano gli stessi dipendenti della Calcestruzzi, già alcuni fa, nella stessa zona, c'era stato un principio d'incendio. Non appena sono iniziate le fiamme, si sono registrati momenti di paura tra gli operai delle ditte che si trovano lungo la strada e cioè, oltre alla Calcestruzzi, quelli della Sintexcal. In particolare, ha destato allarme la grande nuvola di fumo nero provocata dai tubi in vetroresina. Il timore era che potesse creare problemi alla viabilità della zona e specialmente nell'area dell'aeroporto. Ma così non è stato e nell'arco di un paio di ore l'incendio è stato domato.

 
RESTO DEL CARLINO
Una fiaccolata per il 25 agosto

L'Associazione Comitato del quartiere Fiumesino organizza la quarta Fiaccolata a ricordo del rogo all'Api del 25 agosto 1999, in cui persero la vita in seguito allo spaventoso incendio Mario Gandolfi ed Ettore Giuliani. Per non dimenticare quel tragico evento ed il suo significato sulle popolazioni che vivono lungo il perimetro della raffineria, alcuni esponenti dell'associazione posizioneranno una settantina di fiaccole lungo via Fiumesino e si raccoglieranno di fronte alla Caserma Saracini. La manifestazione, che avrà inizio alle 21, potrà contare, come ogni anno, sulla partecipazione di alcuni rappresentanti dell'associazione «25 agosto» e del Comitato dei residenti di Villanova. Da quel giorno, sono passati cinque anni, ma nessuno ha voluto dimenticare. Una disgrazia che, nella sua drammaticità, ha profondamente segnato la città di Falconara e tutti coloro che avevano a cuore i due operai.

 
LA STAMPA
Dove finiscono i nostri soldi per le energie rinnovabili

di Leonardo Libero

Il 26 maggio, su «Tuttoscienze», avevo indirizzato al presidente dell'Autorità Garante per l'Energia una lettera aperta centrata sul fatto, incredibile ma vero, che da tredici anni il gettito dei sovrapprezzi elettrici riscossi per "sostegno alle fonti rinnovabili" va in gran parte a pagare elettricità di fonte inquinante al prezzo maggiorato stabilito per quella di fonte rinnovabile dalla "Cip6" (delibera del Comitato Interministeriale Prezzi n. 6 del 1992). Nella seduta del 6 novembre 2003 della decima Commissione della Camera, il presidente Bruno Tabacci affermava a quel riguardo: «L'operazione è stata avviata, e si è sviluppata al di là di ogni previsione, sempre sottotraccia e in semiclandestinità, attraverso atti amministrativi ignoti ai più e di certo ignoti alla Commissione Europea (la Commissione doveva pronunciarsi sul recepimento della direttiva 2001/77/CE, relativa alla promozione dell'elettricità da fonti rinnovabili)». E ancora: «Ad oggi non esiste non solo alcun elenco plausibile delle fonti assimilate, ma neanche una chiara definizione dei criteri che consentono l'ammissibilità; si sa solo che vige un regime cosiddetto Cip6 che garantisce allo stesso modo alle fonti rinnovabili ed a chi ricicla rifiuti non biodegradabili - ma anche, in larga misura, semplici scarti di raffineria - una tariffa molto al di sopra dei valori di mercato dell'energia prodotta». Perciò «si chiede a quale titolo possa essere imposta ai cittadini ed alle imprese una tassa occulta in favore dei petrolieri stimata pari, per l'intera operazione, a 60 mila miliardi di lire». Parole approvate da tutti i commissari, dei più diversi partiti, che avevano anche richiesto l'apertura di una «operazione verità» sul caso. Nella lettera avevo anche dimostrato che quella colossale distrazione di fondi è costata all'Italia l'ultimo posto fra i paesi progrediti nell'utilizzo del fotovoltaico (quantunque essa sia la potenza industriale più soleggiata e più estero-dipendente per l'energia; e quantunque gli italiani siano tassati più di ogni altro popolo per sostenere le fonti rinnovabili). Avevo concluso confidando che l'Autorità, in quanto "garante" della correttezza nel settore energia, avrebbe provveduto a far cessare lo scandalo. Dopo oltre due mesi invece né lo scandalo è cessato né la lettera ha ricevuto una risposta. Tuttavia il 6 luglio il presidente dell'Autorità per l'Energia, Alessandro Ortis, nella sua relazione sulle attività d'istituto, ha fornito sul "caso Cip6" molte più notizie dei suoi predecessori (vedi www.autorita.energia.it). Così ora sappiamo i nomi delle otto aziende che nel 2003 hanno prodotto da sole quasi l'85 per cento (84,3) dell'energia ritirata dal Gestore della Rete, come "assimilata", cioè superpagata coi nostri soldi ancorché "sporca". Esse sono Edison (41,2%), Sarlux Enron (10,8%); ERG (10,2%), Acea (6,3%), Foster Wheeler (5,1%), Enipower (4,3%), Apienergia (3,4%), Elettra Lucchini (3,0%). Sappiamo che l'energia Cip6 da fonte assimilata è stata nel 2003, e nei due anni precedenti, ben oltre il quadruplo di quella da fonte rinnovabile. Sappiamo che l'energia Cip6, nel 2003, è costata per le fonti assimilate 1.033 milioni di euro (che sono la metà di quelli stimati dalla decima Commissione - e rimane da accertare il perché - ma sono pur sempre tanti) contro soli 614 milioni per le fonti rinnovabili vere. C'è da chiedersi se davvero pensasse al bene dell'Italia chi tredici anni fa decise che il gettito dei sovrapprezzi elettrici per "sostegno alle fonti rinnovabili" fosse utilizzato in un modo così distorto; e se davvero ci pensi chi in tre anni non ha trovato il tempo, o la voglia, di far smantellare quel castello di equivoci. Governi di paesi più autosufficienti del nostro per l'energia hanno invece rigorosamente investito i gettiti di analoghi sovrapprezzi per promuovere l'utilizzo diffuso di fonti davvero rinnovabili. E così hanno dato origine a nuove attività produttive, a nuove esportazioni di materiali e tecnologie ed a decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. Ancora a proposito di interrogativi inquietanti, ora sappiamo che nel 2003 la quota maggiore di incentivi Cip6 per energia da fonti rinnovabili, vere, l'hanno incassata Enel Green Power ed Enel Produzione, con un complessivo 40,1 per cento (= 246 milioni di euro = 476 miliardi di lire). Frattanto le decisioni sul sovvenzionamento delle fonti rinnovabili "in conto energia", che secondo il decreto 387 dovevano essere prese entro giugno, sono ancora «in mente Dei». E il petrolio batte sui 46 dollari al barile.

 
IL GAZZETTINO
Fuoriuscita di varecchina all'impianto Atofina

MESTRE - Fuga di ipoclorito di sodio, la classica candeggina, l'altra notte da un tubo danneggiato nell'area dell'impianto Atofina all'interno del Petrolchimico di Porto Marghera. Durante una delle fasi di lavorazione, improvvisamente si è rotto un tubo di collegamento dell'impianto facendo fuoriscire sul terreno acque trattate con una certa percentuale di varecchina. Stando ad un sommario calcolo, sul terreno si sarebbero distribuite tra i 50 e i 100 litri di sostanza. Nessun danno, comunque, alle persone. Immediatamente sono scattate le procedure di sicurezza che hanno consentito di bloccare lo spanto di ipoclorito. E già ieri mattina tutti gli enti locali interessati (Prefettura, Questura, Vigili del Fuoco, Comune, Provincia, Arpav e Ulss) sono state avvisate di quanto era successo nella nottata precedente. Dal canto suo, l'assessorato provinciale all'Ecologia ha invitato i responsabili dell'impianto a consegnare quanto prima una relazione sullo stato di salute dell'impianto e sulle cause dell'incidente dell'altra notte.

 
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