MESSAGGERO |
Una fiaccolata per ricordare
i morti dell’Api
Il 25 agosto ’99 l’esplosione
che costò la vita a due operai, stasera marcia silenziosa
di LETIZIA LARICI
CINQUE anni fa l’inferno a
Falconara. All'alba del 25 agosto 1999 inizia l'agonia per
due operai che, orribilmente ustionati, di lì a qualche
giorno perderanno la vita. Nell'anniversario di quest'alba
di fuoco, per ricordare le vittime di quel tragico rogo,
cioè il capofabbrica Mario Gandolfi e il capoturno Ettore
Giulian, i comitati cittadini organizzano una fiaccolata. Le
fiammelle si accenderanno questa sera intorno alle 21 lungo
via Fiumesino in prossimità del piazzale dell'ex Caserma
Saracini. Sarà una manifestazione silenziosa, semplice e
senza impiego di mezzi motorizzati. Sarà una manifestazione
partecipata e commossa. E ancora una volta il triste
anniversario riaccende ricordi e dolori. Un'alba di terrore
per Falconara: più di trentamila cittadini si risvegliarono
col cuore in gola alle prime luci del mattino, buttati giù
dal letto dal rumore di una deflagrazione. Erano le 5 .40
circa. Era scoppiato un incendio alla raffineria Api. Le
fiamme investirono Gandolfi e Giulian, due dipendenti,
accorsi sul luogo dell'incidente e si estesero alla sala
pompe e agli impianti di trasferimento del greggio. Una
colonna di fumo si alzò dalla stabilimento per poi
dissolversi nella parte alta della città e verso l'interno
della Vallesina. Rimasti gravemente ustionati a distanza di
pochi giorni Gandolfi, 54 anni, e Giulian, 38, persero la
vita. Sull'incidente si è aperta una causa penale che vede
come imputati sei persone, tra dirigenti, capiservizio e
operai della raffineria, accusate di incendio e omicidio
colposo plurimo. Un sasso nella pompa, una valvola forse
aperta anziché chiusa. Forse Gandolfi e Giulian si
avvicinarono troppo alla nube di carburante vaporizzata che,
scoppiando li avrebbe inghiottiti per sempre. Sulle
possibili cause dell'incidente si affacciano una serie di
teorie tutt'ora in corso di dibattimento. Le famiglie degli
operai, a distanza di cinque anni, attendono ancora la
verità.
Furioso incendio, pompiere
all’ospedale
di MARCO CATALANI
FALCONARA Un vigile del fuoco
al pronto soccorso e un ettaro di terra distrutto. E’ il
bilancio dell'incendio sviluppatosi attorno alle 15,30 in
via delle Caserme nel terreno un tempo utilizzato come
deposito di acque reflue di proprietà della Betonmarche,
gruppo Longarini, e posto sotto sequestro a seguito delle
note vicende giudiziarie, proprio di fronte agli
stabilimenti della Sintaflex e della Calcestruzzo spa, a
pochi metri dall'argine meridionale del fiume Esino. A dare
l'allarme gli operai della Calcestruzzo che, accorgendosi di
un piccolo focolaio proprio sul lato opposto della strada
dalle loro postazioni di lavoro, hanno subito avvertito la
stazione dei Carabinieri di Falconara. I militari hanno
immediatamente girato la segnalazione ai Vigili del fuoco
che da Ancona si sono precipitati con un'autopompa e un
fuoristrada. Il fuoco però si è propagato velocemente,
favorito dalla presenza di sterpaglie secche e dal vento,
raggiungendo una pila di tubi in vetroresina, depositata
oltre il ciglio della strada, che ha dato il via
all'escalation delle fiamme. Dagli otto tubi, accatastati
l'uno sull'altro per un'altezza di quattro metri, si è
sprigionata una colonna di fumo visibile per diverse decine
di chilometri. Il fronte dell'incendio si è poi spinto lungo
un terreno agricolo minacciando alcune case coloniche
confinanti. E così la squadra di pompieri intervenuta per
prima ha sollecitato i rinforzi. Oltre ad altri cinque mezzi
sopraggiunti da Ancona, è intervenuta anche l'autobotte
Perlini di stanza all'aeroporto Sanzio, senza tuttavia
portare disagi al traffico aereo, proseguito regolarmente.
Durante le concitate fasi dello spegnimento, durate un paio
di ore, un pompiere è stato colto da malore per i fumi
respirati: subito soccorso dal 118, le sue condizioni non
sembrano destare preoccupazione. Tuttora da stabilire le
cause del rogo. |
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CORRIERE ADRIATICO |
Fiaccolata per ricordare
l’alba tragica in raffineria
Cinque anni fa morivano
Gandolfi e Giulian. Marchetti (Verdi): “Solo tante promesse”
FALCONARA - Una fiaccolata
nel quartiere di Fiumesino ricorderà stasera, dalle 21.30,
il tragico rogo avvenuto alla raffineria Api il 25 agosto
1999, in cui persero la vita due addetti all’ impianto.,
Ettore Giulian e Mario Gandolfi. Lo annuncia, in una nota,
il comitato di quartiere Fiumesino, evienziando che si
tratterà di una “manifestazione semplice e silente, senza
impiego di mezzi motorizzati e senza arrecare alcun
intralcio alla viabilità della zona”. Nella ricorrenza dei
cinque anni dalla tragedia interviene anche il coordinatore
provinciale dei Verdi Giorgio Marchetti, secondo il quale a
distanza di anni da quel disastro “molte cose sono state
dette e molte promesse sono state fatte, tuttavia, ancora
oggi, come le ultime vicende giudiziarie relative a Remedia
e Api dimostrano, non si è ancora avuta una inversione di
rotta che possa far pensare ad un futuro senza problemi
soprattutto per Falconara ma anche per l’intera regione che
dalla vicenda Api prende insegnamento”. I Verdi, promette
Marchetti, continueranno a impegnarsi “sul fronte della
sicurezza dei cittadini e della salvaguardia del’ambiente e
pertanto continuano la loro azione per garantire un futuro
senza pericoli e senza Api”. I Verdi chiediono alle altre
forze politiche “che si adoperino assieme a noi per
rafforzare il fronte di coloro che chiedono giustizia su
questa vicenda, chiedono chiarezza sui fatti, chiedono di
reperire su tutte queste vicende le precise responsabilità”.
Il fumo minaccia
l’aeroporto
Il rogo di sterpaglia
provocato forse da un mozzicone acceso ha raggiunto un
deposito di tubi in vetroresina a ridosso delle piste del
Sanzio, ma la direzione del vento ha scongiurato il blocco
dei voli Incendio in un terreno di Longarini. Intossicato un
vigile del fuoco
di FEDERICA BURONI
FALCONARA - Momenti di
panico, ieri pomeriggio, per un incendio divampato nella
zona aeroportuale, in via delle Caserme a Falconara, che ha
interessato un'area di oltre un ettaro, un terreno incolto
nelle vicinanze di un campo di grano, a poche centinaia di
metri dalle piste del Sanzio. Ad andare a fuoco sterpaglie
secche, canneti, stoppia e otto tubi di vetroresina che
hanno causato una colonna di fumo denso e nero visibile sino
a Camerano, ma che non ha impedito il regolare traffico
dell'aeroporto, grazie al vento che ha spinto altrove il
fumo. Sul posto, sono subito intervenuti carabinieri,
polizia e vigili del fuoco. Un pompiere è rimasto lievemente
intossicato nel corso dell'operazione a causa del fumo
proveniente dai tubi andati completamente distrutti, e ha
perso i sensi. Questione di pochi minuti e si è ripreso ma,
per accertamenti, è stato ricoverato per alcune ore al
pronto soccorso dell'ospedale regionale di Torrette: i
medici hanno diagnosticato un'intossicazione senza gravi
conseguenze. L’uomo è stato dimesso, riposerà per alcuni
giorni. Restano ancora da verificare le cause dell'incendio
su cui indagano i carabinieri di Falconara ma, ad un primo
esame, risulterebbe di natura accidentale: forse un
mozzicone di sigaretta che, complici sterpaglie e canneti,
ha creato il focolaio che poi si è esteso in tutta l'area
circostante. Il terreno su cui si è sviluppato l'incendio
risulta di proprietà dell'imprenditore Edoardo Longarini, ex
patron dell’Ancona: in quell'area, fino a poco tempo fa,
c'era l'ex Betonmarche, deposito lavaggi. Ci sono volute
quasi un paio d'ore perché la situazione tornasse alla
normalità mentre lungo la strada si sono affollati curiosi,
operai delle imprese del posto e auto in transito. Tutto è
iniziato intorno alle 15.30 vicino alla sponda del fiume
Esino su una strada ai più nota perché spesso frequentata da
prostitute: alcuni dipendenti dell'impresa Calcestruzzi
hanno visto sterpaglie prendere fuoco nei pressi del fosso e
hanno subito dato l'allarme ai carabinieri di Falconara. Sul
luogo sono giunti i vigili del fuoco di Ancona con sei
mezzi, tre jeep e tre camionette cui si sono aggiunti due
mezzi del distaccamento dell’aeroporto. Nel complesso, una
squadra di 14 unità. Nella zona, poi, sono intervenuti anche
l'Arpam, l'agenzia regionale dell'ambiente, e l'Asl per
effettuare i controlli del caso. Non è stato rilevato
pericolo di diffusione di sostanze tossiche. Tutto si è
svolto molto rapidamente e, a causa del vento, le fiamme,
dal fosso sito sul fondo della strada, hanno via via invaso
il terreno sino ad interessare anche il campo di grano
limitrofo. Tra l'altro, come raccontano gli stessi
dipendenti della Calcestruzzi, già alcuni fa, nella stessa
zona, c'era stato un principio d'incendio. Non appena sono
iniziate le fiamme, si sono registrati momenti di paura tra
gli operai delle ditte che si trovano lungo la strada e
cioè, oltre alla Calcestruzzi, quelli della Sintexcal. In
particolare, ha destato allarme la grande nuvola di fumo
nero provocata dai tubi in vetroresina. Il timore era che
potesse creare problemi alla viabilità della zona e
specialmente nell'area dell'aeroporto. Ma così non è stato e
nell'arco di un paio di ore l'incendio è stato domato.
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RESTO DEL CARLINO |
Una fiaccolata per il 25 agosto
L'Associazione Comitato del quartiere Fiumesino organizza la quarta
Fiaccolata a ricordo del rogo all'Api del 25 agosto 1999, in
cui persero la vita in seguito allo spaventoso incendio
Mario Gandolfi ed Ettore Giuliani. Per non dimenticare quel
tragico evento ed il suo significato sulle popolazioni che
vivono lungo il perimetro della raffineria, alcuni esponenti dell'associazione posizioneranno una settantina di fiaccole
lungo via Fiumesino e si raccoglieranno di fronte alla
Caserma Saracini. La manifestazione, che avrà inizio alle
21, potrà contare, come ogni anno, sulla partecipazione di
alcuni rappresentanti dell'associazione «25 agosto» e del
Comitato dei residenti di Villanova. Da quel giorno, sono
passati cinque anni, ma nessuno ha voluto dimenticare. Una
disgrazia che, nella sua drammaticità, ha profondamente
segnato la città di Falconara e tutti coloro che avevano a
cuore i due operai. |
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LA STAMPA |
Dove finiscono i nostri soldi
per le energie rinnovabili
di Leonardo Libero
Il 26 maggio, su «Tuttoscienze»,
avevo indirizzato al presidente dell'Autorità Garante per
l'Energia una lettera aperta centrata sul fatto, incredibile
ma vero, che da tredici anni il gettito dei sovrapprezzi
elettrici riscossi per "sostegno alle fonti rinnovabili" va
in gran parte a pagare elettricità di fonte inquinante al
prezzo maggiorato stabilito per quella di fonte rinnovabile
dalla "Cip6" (delibera del Comitato Interministeriale Prezzi
n. 6 del 1992). Nella seduta del 6 novembre 2003 della
decima Commissione della Camera, il presidente Bruno Tabacci
affermava a quel riguardo: «L'operazione è stata avviata, e
si è sviluppata al di là di ogni previsione, sempre
sottotraccia e in semiclandestinità, attraverso atti
amministrativi ignoti ai più e di certo ignoti alla
Commissione Europea (la Commissione doveva pronunciarsi sul
recepimento della direttiva 2001/77/CE, relativa alla
promozione dell'elettricità da fonti rinnovabili)». E
ancora: «Ad oggi non esiste non solo alcun elenco plausibile
delle fonti assimilate, ma neanche una chiara definizione
dei criteri che consentono l'ammissibilità; si sa solo che
vige un regime cosiddetto Cip6 che garantisce allo stesso
modo alle fonti rinnovabili ed a chi ricicla rifiuti non
biodegradabili - ma anche, in larga misura, semplici scarti
di raffineria - una tariffa molto al di sopra dei valori di
mercato dell'energia prodotta». Perciò «si chiede a quale
titolo possa essere imposta ai cittadini ed alle imprese una
tassa occulta in favore dei petrolieri stimata pari, per
l'intera operazione, a 60 mila miliardi di lire». Parole
approvate da tutti i commissari, dei più diversi partiti,
che avevano anche richiesto l'apertura di una «operazione
verità» sul caso. Nella lettera avevo anche dimostrato che
quella colossale distrazione di fondi è costata all'Italia
l'ultimo posto fra i paesi progrediti nell'utilizzo del
fotovoltaico (quantunque essa sia la potenza industriale più
soleggiata e più estero-dipendente per l'energia; e
quantunque gli italiani siano tassati più di ogni altro
popolo per sostenere le fonti rinnovabili). Avevo concluso
confidando che l'Autorità, in quanto "garante" della
correttezza nel settore energia, avrebbe provveduto a far
cessare lo scandalo. Dopo oltre due mesi invece né lo
scandalo è cessato né la lettera ha ricevuto una risposta.
Tuttavia il 6 luglio il presidente dell'Autorità per
l'Energia, Alessandro Ortis, nella sua relazione sulle
attività d'istituto, ha fornito sul "caso Cip6" molte più
notizie dei suoi predecessori (vedi
www.autorita.energia.it). Così ora sappiamo i nomi delle
otto aziende che nel 2003 hanno prodotto da sole quasi l'85
per cento (84,3) dell'energia ritirata dal Gestore della
Rete, come "assimilata", cioè superpagata coi nostri soldi
ancorché "sporca". Esse sono Edison (41,2%), Sarlux Enron
(10,8%); ERG (10,2%), Acea (6,3%), Foster Wheeler (5,1%),
Enipower (4,3%), Apienergia (3,4%), Elettra Lucchini (3,0%).
Sappiamo che l'energia Cip6 da fonte assimilata è stata nel
2003, e nei due anni precedenti, ben oltre il quadruplo di
quella da fonte rinnovabile. Sappiamo che l'energia Cip6,
nel 2003, è costata per le fonti assimilate 1.033 milioni di
euro (che sono la metà di quelli stimati dalla decima
Commissione - e rimane da accertare il perché - ma sono pur
sempre tanti) contro soli 614 milioni per le fonti
rinnovabili vere. C'è da chiedersi se davvero pensasse al
bene dell'Italia chi tredici anni fa decise che il gettito
dei sovrapprezzi elettrici per "sostegno alle fonti
rinnovabili" fosse utilizzato in un modo così distorto; e se
davvero ci pensi chi in tre anni non ha trovato il tempo, o
la voglia, di far smantellare quel castello di equivoci.
Governi di paesi più autosufficienti del nostro per
l'energia hanno invece rigorosamente investito i gettiti di
analoghi sovrapprezzi per promuovere l'utilizzo diffuso di
fonti davvero rinnovabili. E così hanno dato origine a nuove
attività produttive, a nuove esportazioni di materiali e
tecnologie ed a decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Ancora a proposito di interrogativi inquietanti, ora
sappiamo che nel 2003 la quota maggiore di incentivi Cip6
per energia da fonti rinnovabili, vere, l'hanno incassata
Enel Green Power ed Enel Produzione, con un complessivo 40,1
per cento (= 246 milioni di euro = 476 miliardi di lire).
Frattanto le decisioni sul sovvenzionamento delle fonti
rinnovabili "in conto energia", che secondo il decreto 387
dovevano essere prese entro giugno, sono ancora «in mente
Dei». E il petrolio batte sui 46 dollari al barile. |
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IL GAZZETTINO |
Fuoriuscita
di varecchina all'impianto Atofina
MESTRE - Fuga di
ipoclorito di sodio, la classica candeggina, l'altra notte
da un tubo danneggiato nell'area dell'impianto Atofina
all'interno del Petrolchimico di Porto Marghera. Durante una
delle fasi di lavorazione, improvvisamente si è rotto un
tubo di collegamento dell'impianto facendo fuoriscire sul
terreno acque trattate con una certa percentuale di
varecchina. Stando ad un sommario calcolo, sul terreno si
sarebbero distribuite tra i 50 e i 100 litri di sostanza.
Nessun danno, comunque, alle persone. Immediatamente sono
scattate le procedure di sicurezza che hanno consentito di
bloccare lo spanto di ipoclorito. E già ieri mattina tutti
gli enti locali interessati (Prefettura, Questura, Vigili
del Fuoco, Comune, Provincia, Arpav e Ulss) sono state
avvisate di quanto era successo nella nottata precedente.
Dal canto suo, l'assessorato provinciale all'Ecologia ha
invitato i responsabili dell'impianto a consegnare quanto
prima una relazione sullo stato di salute dell'impianto e
sulle cause dell'incidente dell'altra notte. |
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