RASSEGNA STAMPA 04.08.2004

 

MESSAGGERO
«Già nel 2000 l’Api ha reso noto il livello d’inquinamento»

FALCONARA La Raffineria Api aveva reso noto nel giugno 2000, «ben in anticipo rispetto alla scadenza normativa, a tutti gli enti e le autorità pubbliche preposte un documento» un documento sullo stato di contaminazione pregressa del sottosuolo all'interno dello stabilimento». Lo scrive la raffineria stessa commentando le notizie sull'inchiesta della procura relativa allo studio di bonifica dell'inquinamento del sottosuolo dello stabilimento. Secondo l'Api è proprio grazie al suo intervento del 2000 che «tutti gli enti e le autorità che lo hanno ritenuto hanno avviato indagini e controlli periodici all'interno del sito, in maniera continua, meticolosa e, ad oggi, ininterrotta». L’Api - che ribadisce «la tradizionale piena fiducia nell'operato della magistratura» e la convinzione che ci siano tutti gli elementi «per giungere all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse ipotizzate nei confronti dei propri dirigenti ed operatori» - agginge di essere «in grado di documentare il numero delle visite effettuate, ora da tecnici del Comune, ora da tecnici dell'Arpam o ancora da tecnici della Foster Wheeler Enviromental Italy, cui lo stesso Comune aveva affidato un'apposita attività di consulenza. Una parte consistente degli investimenti effettuati negli ultimi anni da Api in materia ambientale, del valore di svariati milioni di euro, sono stati volti proprio all'attuazione del programma di messa in sicurezza di emergenza definito con gli organi preposti e concretizzatosi, tra altro, nell'installazione di numerosi punti di controllo e pozzi di recupero e ancora di impianti di “well point” presso la sponda dell’Esino, nonchè di una palancolata sempre a protezione di quest'ultimo. Tutte misure che hanno condotto a una documentata e costante riduzione della contaminazione del sito dal 2001 ad oggi». Uno «stato di evidente miglioramento certificato nel dicembre 2003 dall'Arpam». La raffineria parla quindi di «conclusioni affrettate» precisando che solo dopo l’accertamento dei fatti «ognuno, ove ne fosse legittimato, potrà fondatamente avanzare pretese risarcitorie per danni materiali, morali o d'immagine. A tale proposito Api ne fa espressa riserva proprio nei confronti del Comune di Falconara e, anche personalmente, del suo sindaco».

Scoppia la guerra dei decibel e i vigili insorgono

di LETIZIA LARICI  (ha collaborato Marco Catalani)

FALCONARA Scoppia la guerra dei decibel. A fare le spese è il Solaria, pizzicato per la seconda volta in pochi giorni a superare i limiti fissati dall'ordinanza Carletti. Risultato: sanzione di 516 euro. Poteva andar peggio: il Comune sembra infatti intenzionato a non applicare le disposizioni stabilite in caso di recidiva. Dunque, nessuna sospensione dell'attività musicale, bensì il tentativo di risolvere il problema attraverso una collaborazione con i titolari. Così questa sera Paolo Angeloni, dirigente della municipale, sarà al Solaria con tutta l'attrezzatura necessaria alle rilevazioni fonometriche per una sorta di taratura degli impianti sonori del locale in modo da evitare altri sforamenti. Ma per il Comune è in arrivo un'altra gatta da pelare: anche chi risiede lungo il litorale di Rocca Priora ha da dire la sua contro «il caos legato all'enorme afflusso di persone richiamate da una discoteca all'aperto che tiene la musica ad altissimo volume fino alle 4 del mattino senza alcun controllo da parte dei Vigili Urbani». Parole contenute in una lettera con la quale 12 residenti chiedono al primo cittadino almeno di «far rispettare l'orario di chiusura e soprattutto i limiti imposti per i decibel». Il riferimento è ovviamente al Sottosopra, unico locale autorizzato a fare musica fino alle 4. Un diverso trattamento rispetto al resto del litorale che induce i firmatari a chiedersi se «il sindaco ritenga Rocca Priora una zona di serie B», tanto da inserire nella missiva la richiesta di modifica dell'ordinanza. Il Comune promette controlli: «Se finora - spiega Angeloni - ci siamo concentrati nella zona a sud, presto interverremo alla Rocca, dove comunque l'ordine pubblico sarà garantito dal servizio di vigilanza notturno che entrerà in funzione domani (oggi per chi legge; ndr)». Per tutto agosto infatti una pattuglia di vigili controllerà l’arenile. Ma ora tra i vigili serpeggia il malumore dopo le direttive “imposte” dal dirigente della P.M. che istituisce il terzo turno notturno dalle 21 alle 3 per quattro giorni settimanali. I sindacati ora chiedono garanzie sul mantenimento degli standard di sicurezza previsti durante il giorno mentre per oggi è atteso un incontro tra gli agenti per stabilire una condotta comune.

 
CORRIERE ADRIATICO
“La bonifica non è un bluff”

“Il nostro impegno ha prodotto una costante riduzione dell’inquinamento del sito certificata dalla stessa Arpam” Azione legale in vista contro il sindaco di Falconara L’Api replica alle accuse sullo studio “truccato”

FALCONARA - “Nessun bluff sulla bonifica”. Dopo due giorni trascorsi a incassare colpi in silenzio, la Raffineria Api esce allo scoperto ricordando di aver reso noto già nel giugno 2000, “ben in anticipo rispetto alla scadenza normativa, a tutti gli enti e le autorità pubbliche preposti un documento” sullo stato di contaminazione del sottosuolo all’interno dello stabilimento. Con una nota l’Api commenta le notizie di stampa sull' inchiesta della Procura di Ancona sullo studio di bonifica dell’inquinamento del sottosuolo dello stabilimento spiegando proprio grazie al suo intervento del 2000 “tutti gli enti e le autorità che lo hanno ritenuto, hanno avviato indagini e controlli periodici all’interno del sito, in maniera continua, meticolosa e, ad oggi, ininterrotta”. Api raffineria - che ribadisce “la tradizionale piena fiducia nell’operato della magistratura” e la convnzione che ci siano tutti gli elementi “per giungere all’accertamento dell’assoluta infondatezza delle accuse ipotizzate nei confronti dei propri dirigenti ed operatori” - è inoltre “in grado di documentare il numero delle visite effettuate, ora da tecnici del Comune, ora da tecnici dell’Arpam o ancora da tecnici della Foster Wheeler Enviromental Italy, cui lo stesso Comune aveva affidato un’apposita attività di consulenza”. “Una parte consistente degli investimenti effettuati negli ultimi anni da Api in materia ambientale, del valore di svariati milioni di euro, - si legge - sono stati volti proprio all’attuazione del programma di messa in sicurezza di emergenza, definito con gli organi preposti e concretizzatosi, tra altro, nell’installazione di numerosi punti di controllo e pozzi di recupero e ancora di impianti di 'well point' presso la sponda del fiume Esino, nonchè di una palancolata sempre a protezione di quest’ultimo. Tutte misure che hanno condotto ad una documentata e costante riduzione della contaminazione del sito, dal 2001 ad oggi”. E l’Api segnala anche che “lo stato di evidente miglioramento è stato certificato nel dicembre 2003 dall’Arpam”. La raffineria invita a non affrettare giudizi prima dell’accertamento definitivo dei fatti. “E' solo in quel momento che ognuno, ove ne fosse legittimato dall’esito di detto accertamento, potrà fondatamente avanzare pretese risarcitorie per danni materiali, morali o d’immagine. A tale proposito - è la conclusione - Api raffineria spa di Ancona ne fa espressa riserva proprio nei confronti del Comune di Falconara, anche personalmente, del suo sindaco”. Intanto ieri il capogruppo di Rifondazione comunista in Provincia, Giuliano Brandoni, ha presentato un ordine del giorno per impegnare la giunta provinciale ad aderire all’iniziativa promossa dall’ assessorato all’ambiente della Regione per la creazione di uno staff tecnico, partecipato anche da altri enti pubblici, per maggiori e più approfonditi controllo e vigilanza ambientali del sito della raffineria Api di Falconara.

Torrette, ipotesi numero chiuso per i Tir

I percorsi alternativi potrebbero scattare raggiunta una soglia di passaggi. Tutto agosto per verificare i tracciati del Piano ma anche di via Bocconi oltre alla Flaminia Il tavolo taglia-camion non decide e si aggiorna per fine estate

di ALESSANDRA CAMILLETTI

L’estate passerà così. Ma per l’autunno si valuterà il passaggio dei Tir a Torrette con una sorta di numero chiuso. Arrivati ad un certo livello, si chiude via Conca e si attivano i percorsi alternativi. L’idea è finita là, ieri, sul tavolo spalma-Tir convocato dal prefetto Giulio Maninchedda, che ha riunito i Comuni di Ancona e Falconara, la Provincia, la questura e la polizia stradale, i carabinieri, l’Anas e l’Autorità portuale. Vertice plenario, ma per rinviare tutto a settembre. Ad agosto i mezzi pesanti continueranno ad attraversare via Conca come è sempre stato. Era la seconda riunione dopo il primo appuntamento del marzo scorso, che pure aveva come obiettivo un intervento in vista dell’estate. Nelle intenzioni del prefetto, ripartire il disagio del traffico portuale in attesa della realizzazione dell’uscita a Ovest. Proprio oggi il sindaco Sturani presenterà alla stampa le tre ipotesi di tracciato abbozzate dall’Anas. Mentre è slittato a dopo l’estate il consiglio comunale che doveva prendere una decisione definitiva sulla strada da prendere. Divergenze in maggioranza, per lo più, tra il tracciato unico e le due bretelle. Come il consiglio, anche gli enti hanno deciso di prendersi tutto il mese per studiare flussi di traffico e livelli di inquinamento di Ancona e Falconara e di darsi appuntamento tra una trentina di giorni per valutare il da farsi. L’idea resta quella di alleggerire Torrette dal traffico portuale, almeno per quello in uscita dallo scalo. E le strade da percorrere non sono molte, si sa. In territorio di Ancona, c’è il percorso che viene al momento attivato durante i blocchi di via Conca (anche questi riprenderanno a settembre): l’anello Piano-Pinocchio. Soluzione comunque non facile. I raggi di curvatura di piazza Ugo Bassi sono al limite per il passaggio dei mezzi pesanti. Nella svolta, i Tir occupano l’intera carreggiata e tutto il traffico rallenta. Inoltre, il martedì e il venerdì c’è mercato e già in questi due giorni sarebbe sconsigliabile l’attivazione del Piano come percorso alternativo. Tutti elementi finiti al tavolo di ieri. “Il prefetto - spiega Emilio D’Alessio, assessore alla mobilità, presente all’incontro col il collega alla polizia municipale Gitto e la supervisione del sindaco - ci ha chiesto di effettuare delle prove anche su via Bocconi. Ma sappiamo bene che la soluzione non sarà praticabile, anche per questioni di pendenza dell’asse”. Un particolare non da poco, che tempo fa ha già fatto decidere al Comune l’installazione del divieto di transito sulla bretella per i mezzi pesanti, tuttora in vigore. L’altra via possibile è quella della Flaminia, verso Falconara. Il Comune è al momento fermo all’ordinanza del sindaco Giancarlo Carletti che vieta il passaggio dei Tir nel territorio di competenza. Troppo stretta la strada, così all’interno della città, per ospitare mezzi pesanti. “Per ora facciamo rispettare l’ordinanza del nostro sindaco - spiega l’assessore falconarese Francesco Terranova, presente insieme al vicesindaco Antonio Graziosi -. E, come Ancona, l’amministrazione effettuerà il monitoraggio su inquinamento e flussi di traffico chiesto dal prefetto”. Ancona ha messo sul tavolo del confronto anche le ipotesi valutate all’indomani del primo incontro in prefettura. In quel caso si era però ipotizzata una tregua solo domenicale tra Torrette e i Tir. L’obiettivo, invece, è quello di dare respiro a via Conca durante l’intero arco della settimana. Visto che al momento, da sola, sopporta le 300 mila auto che ogni anno transito per il porto, insieme ai 195 mila Tir. L’ipotesi del Comune prevedeva il transito domenicale dei mezzi pesanti a sud e del traffico leggero verso Falconara. Previsto anche un nuovo sistema semaforico a monte e a valle di via Conca, per fluidificare il traffico. Piano che si era arenato sulla protesta di Torrette, che vuole di più, e la contrarietà del comune di confine.

Piano energetico, esame in giunta

Sviluppo economico, tutela e valorizzazione ambientale. Avviata la fase di consultazione

ANCONA - La giunta regionale delle Marche ha avviato la fase di consultazione e di concertazione sulle scelte e i contenuti dello schema di Piano energetico ambientale regionale (Pear) presentato dal vicepresidente e assessore all’energia Gian Mario Spacca, in collaborazione con l’assessore all’ambiente Marco Amagliani. Si tratta - si legge in un comunicato - di una semplice adozione e non di approvazione del documento che avverrà, in sede di governo, solo dopo che tutti i soggetti, pubblici e privati, si saranno espressi sulle proposte contenute nella bozza di Piano che si è basato sulle elaborazioni dell’Università Politecnica delle Marche (Dipartimento di energetica). Il Pear - si legge ancora - si ispira all’esigenza di sostenere lo sviluppo economico delle Marche, in sintonia con la tutela e valorizzazione del suo territorio. In uno scenario di crescita dei consumi energetici del 3% all’anno, due sono gli obiettivi di fondo della proposta: il raggiungimento tendenziale dell’autosufficienza nel campo elettrico, per accompagnare lo sforzo di crescita del sistema produttivo marchigiano; il rispetto degli impegni di Kyoto, con la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Al riguardo, la Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, nel protocollo di Torino di giugno 2001 ha assunto impegni ed obiettivi congruenti con quelli di Kyoto sottoscritti dall’Italia in ambito comunitario. Lo schema di Pear si propone di raggiungere tali obiettivi attraverso tra principali assi di intervento: risparmio energetico, tramite un vasto sistema di azioni diffuse sul territorio e nei diversi settori del consumo, soprattutto nel terziario e nel residenziale; impiego delle energie rinnovabili con particolare riferimento all’energia eolica ed alle biomasse di origine agro-forestale anche per la produzione di biocarburanti; tecnologia di cogenerazione, con impianti di dimensioni minime efficienti distribuiti a livello territoriale, anche sulla base dei fabbisogni dei distretti industriali (cogenerazione di distretto). Vista la dinamicità del quadro istituzionale (direttive europee e leggi nazionali in corso di emanazione), economico (liberalizzazione dei mercati dell’energia e prezzo del petrolio) e tecnologico in materia, e al fine di monitorare i risultati conseguiti, il governo regionale ha deciso di prevedere ogni due anni la valutazione dello stato di attuazione del Pear per la verifica e l’eventuale correzione sia degli strumenti che degli obiettivi. La giunta esprime “soddisfazione per l’avvio di questo processo di consultazione e auspica che entro l’anno il Piano possa essere varato in consiglio regionale”.

Dopo le mucillagini arrivano le alghe

Il fenomeno ieri da Senigallia a Palombina

Non solo mucillagini. Dopo il fenomeno che, insieme alle bizze del meteo, ha disturbato i tuffi di giugno, chiazze di alghe di colore bruno-viola sono state rilevate ieri mattina dai tecnici dell’Arpam, segnalate nel tratto di mare tra Senigallia e Palombina nuova, in territorio di Ancona, per un tratto lungo circa 20 chilometri. Secondo l’Arpam, che sta monitorando la situazione, si tratta di un fenomeno tipico di questo periodo dell’anno e determinato dalla Fibrocapsa japonica, un’alga di origine giapponese arrivata in Adriatico negli anni Novanta, forse appesa alla chiglia delle navi, o contenuta nell’acqua di zavorra scaricata in mare. La fioritura algale non è nociva alla salute - per cui è salva la balneazione, in questo periodo in cui sono in acqua si trova un po’ di refrigerio -, sottolineano i tecnici dell’agenzia di protezione ambientale regionale, secondo i quali sarebbero auspicabili movimenti meteomarini che di certo contribuirebbero ad abbreviare la durata del fenomeno. Per i più curiosi, ulteriori dettagli della situazione si possono conoscere consultando il sito dell’Arpam alla voce News.

 
RESTO DEL CARLINO
L'Api passa al contrattacco «Chiederemo il risarcimento»

Replica dopo le accuse del Comune. I dirigenti della raffineria dichiarano di aver comunicato a tutti gli enti e le autorità già nel 2000 lo stato di contaminazione del suolo. Da allora sono stati avviati controlli e bonifiche che hanno portato a un miglioramento nel 2003

FALCONARA - L'Api ribatte alle accuse sull'inquinamento e sulla bonifica, e annuncia richieste risarcitorie per il danno d'immagine «nei confronti del Comune, e del sindaco in prima persona». «Ben in anticipo rispetto alla scadenza normativa - scrivono dirigenti della raffineria - l'Api ha reso noto nel giugno 2000 a tutti gli enti e le autorità un documento attestante lo stato di contaminazione pregressa del sottosuolo all'interno dello stabilimento. A seguito di tale intervento gli enti e le autorità che lo hanno ritenuto, hanno avviato controlli periodici all'interno del sito in maniera continua, meticolosa e  ininterrotta. Naturalmente Api Raffineria è in grado di documentare il numero delle visite effettuate, da tecnici del Comune, da tecnici dell'Arpam o della Foster Wheeler Enviromental Italy, cui lo stesso Comune aveva affidato un'apposita attività di consulenza. Una parte consistente degli investimenti effettuati negli ultimi anni da Api in materia ambientale - del valore di svariati milioni di euro - sono stati volti proprio all'attuazione del programma di messa in sicurezza di emergenza, definite con gli organi preposti e concretizzatosi, tra altro, nell'installazione di numerosi punti di controllo e pozzi di recupero e ancora di impianti di "well point" sulla sponda dell'Esino, nonché di una palancolata sempre a protezione di quest'ultimo. Tutte misure che hanno condotto a una documentata e costante riduzione della contaminazione del sito. E' doveroso segnalare che lo stato di evidente miglioramento sia stato certificato nel dicembre 2003 dall'Arpam. Quando ci sarà un definitivo accertamento dei fatti da parte della magistratura, ognuno, ove ne fosse legittimato, potrà fondatamente avanzare pretese risarcitorie per danni materiali, morali o d'immagine. A tale proposito, a sua volta ne fa espressa riserva la Api Raffineria Ancona Spa, proprio nei confronti del Comune di Falconara Marittima e, anche personalmente, del suo sindaco».

Contro i Tir un esposto e blocchi del traffico

Il sindaco si sarebbe già rivolto alla Procura per contestare la decisione di dirottare i mezzi pesanti nella sua città. Alzano la voce anche i cittadini

FALCONARA - Un esposto alla Procura da parte del Comune e manifestazioni spontanee di protesta dei cittadini: Falconara promette la linea dura contro i disordini annunciati dal Comitato di via Conca, che ha rinviato a dopo l'estate la minaccia di rallentare il traffico lungo la Flaminia per creare disagi alla città di Carletti, la cui «colpa» e quella di opporsi strenuamente all'ipotesi «spalma-tir». La battaglia avrebbe dovuto prendere il via lunedì pomeriggio, quando gli uomini di Eliseo Coppieri avevano intenzione di posizionarsi all'altezza di Collemarino per rallentare il transito su via Nazionale delle auto dirette a sud, congestionando la viabilità falconarese. Stando a voci di Palazzo, Carletti avrebbe risposto rivolgendosi alla Procura, mentre gli aderenti all'associazione Città Viva si preparavano già a rilanciare con una provocazione: «Scenderemo in strada con una decina di automobili - aveva riferito Onorino Maiolatesi, uno dei portavoce - e facendo manovra di parcheggio in contemporanea lungo tutta la Flaminia bloccheremo il traffico, dimostrando come le strade falconaresi, per dimensione e caratteristiche viarie, non siano adatte ad un simile "assalto"». Una «guerra tra poveri» rimandata a settembre: lunedì pomeriggio il Comitato di via Conca si è limitato al solito blocco e I'assessore Terranova, come da copione, ha fatto barriera alle porte della città, dove la municipale ha respinto 59 autocarri. In compenso i rallentamenti lungo la Flaminia, in direzione sud, si sono verificati ieri mattina proprio per colpa di un autocarro, rimasto incastrato per 20 minuti nel sottopassaggio di Villanova perché di altezza superiore a quella consentita.

 
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