«Già nel 2000 l’Api ha reso
noto il livello d’inquinamento»
FALCONARA La Raffineria Api
aveva reso noto nel giugno 2000, «ben in anticipo rispetto
alla scadenza normativa, a tutti gli enti e le autorità
pubbliche preposte un documento» un documento sullo stato di
contaminazione pregressa del sottosuolo all'interno dello
stabilimento». Lo scrive la raffineria stessa commentando le
notizie sull'inchiesta della procura relativa allo studio di
bonifica dell'inquinamento del sottosuolo dello
stabilimento. Secondo l'Api è proprio grazie al suo
intervento del 2000 che «tutti gli enti e le autorità che lo
hanno ritenuto hanno avviato indagini e controlli periodici
all'interno del sito, in maniera continua, meticolosa e, ad
oggi, ininterrotta». L’Api - che ribadisce «la tradizionale
piena fiducia nell'operato della magistratura» e la
convinzione che ci siano tutti gli elementi «per giungere
all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse
ipotizzate nei confronti dei propri dirigenti ed operatori»
- agginge di essere «in grado di documentare il numero delle
visite effettuate, ora da tecnici del Comune, ora da tecnici
dell'Arpam o ancora da tecnici della Foster Wheeler
Enviromental Italy, cui lo stesso Comune aveva affidato
un'apposita attività di consulenza. Una parte consistente
degli investimenti effettuati negli ultimi anni da Api in
materia ambientale, del valore di svariati milioni di euro,
sono stati volti proprio all'attuazione del programma di
messa in sicurezza di emergenza definito con gli organi
preposti e concretizzatosi, tra altro, nell'installazione di
numerosi punti di controllo e pozzi di recupero e ancora di
impianti di “well point” presso la sponda dell’Esino, nonchè
di una palancolata sempre a protezione di quest'ultimo.
Tutte misure che hanno condotto a una documentata e costante
riduzione della contaminazione del sito dal 2001 ad oggi».
Uno «stato di evidente miglioramento certificato nel
dicembre 2003 dall'Arpam». La raffineria parla quindi di
«conclusioni affrettate» precisando che solo dopo
l’accertamento dei fatti «ognuno, ove ne fosse legittimato,
potrà fondatamente avanzare pretese risarcitorie per danni
materiali, morali o d'immagine. A tale proposito Api ne fa
espressa riserva proprio nei confronti del Comune di
Falconara e, anche personalmente, del suo sindaco».
Scoppia la guerra dei
decibel e i vigili insorgono
di LETIZIA LARICI (ha
collaborato Marco Catalani)
FALCONARA Scoppia la guerra
dei decibel. A fare le spese è il Solaria, pizzicato per la
seconda volta in pochi giorni a superare i limiti fissati
dall'ordinanza Carletti. Risultato: sanzione di 516 euro.
Poteva andar peggio: il Comune sembra infatti intenzionato a
non applicare le disposizioni stabilite in caso di recidiva.
Dunque, nessuna sospensione dell'attività musicale, bensì il
tentativo di risolvere il problema attraverso una
collaborazione con i titolari. Così questa sera Paolo
Angeloni, dirigente della municipale, sarà al Solaria con
tutta l'attrezzatura necessaria alle rilevazioni
fonometriche per una sorta di taratura degli impianti sonori
del locale in modo da evitare altri sforamenti. Ma per il
Comune è in arrivo un'altra gatta da pelare: anche chi
risiede lungo il litorale di Rocca Priora ha da dire la sua
contro «il caos legato all'enorme afflusso di persone
richiamate da una discoteca all'aperto che tiene la musica
ad altissimo volume fino alle 4 del mattino senza alcun
controllo da parte dei Vigili Urbani». Parole contenute in
una lettera con la quale 12 residenti chiedono al primo
cittadino almeno di «far rispettare l'orario di chiusura e
soprattutto i limiti imposti per i decibel». Il riferimento
è ovviamente al Sottosopra, unico locale autorizzato a fare
musica fino alle 4. Un diverso trattamento rispetto al resto
del litorale che induce i firmatari a chiedersi se «il
sindaco ritenga Rocca Priora una zona di serie B», tanto da
inserire nella missiva la richiesta di modifica
dell'ordinanza. Il Comune promette controlli: «Se finora -
spiega Angeloni - ci siamo concentrati nella zona a sud,
presto interverremo alla Rocca, dove comunque l'ordine
pubblico sarà garantito dal servizio di vigilanza notturno
che entrerà in funzione domani (oggi per chi legge; ndr)».
Per tutto agosto infatti una pattuglia di vigili controllerà
l’arenile. Ma ora tra i vigili serpeggia il malumore dopo le
direttive “imposte” dal dirigente della P.M. che istituisce
il terzo turno notturno dalle 21 alle 3 per quattro giorni
settimanali. I sindacati ora chiedono garanzie sul
mantenimento degli standard di sicurezza previsti durante il
giorno mentre per oggi è atteso un incontro tra gli agenti
per stabilire una condotta comune. |
“La bonifica non è un bluff”
“Il nostro impegno ha
prodotto una costante riduzione dell’inquinamento del sito
certificata dalla stessa Arpam” Azione legale in vista
contro il sindaco di Falconara L’Api replica alle accuse
sullo studio “truccato”
FALCONARA - “Nessun bluff
sulla bonifica”. Dopo due giorni trascorsi a incassare colpi
in silenzio, la Raffineria Api esce allo scoperto ricordando
di aver reso noto già nel giugno 2000, “ben in anticipo
rispetto alla scadenza normativa, a tutti gli enti e le
autorità pubbliche preposti un documento” sullo stato di
contaminazione del sottosuolo all’interno dello
stabilimento. Con una nota l’Api commenta le notizie di
stampa sull' inchiesta della Procura di Ancona sullo studio
di bonifica dell’inquinamento del sottosuolo dello
stabilimento spiegando proprio grazie al suo intervento del
2000 “tutti gli enti e le autorità che lo hanno ritenuto,
hanno avviato indagini e controlli periodici all’interno del
sito, in maniera continua, meticolosa e, ad oggi,
ininterrotta”. Api raffineria - che ribadisce “la
tradizionale piena fiducia nell’operato della magistratura”
e la convnzione che ci siano tutti gli elementi “per
giungere all’accertamento dell’assoluta infondatezza delle
accuse ipotizzate nei confronti dei propri dirigenti ed
operatori” - è inoltre “in grado di documentare il numero
delle visite effettuate, ora da tecnici del Comune, ora da
tecnici dell’Arpam o ancora da tecnici della Foster Wheeler
Enviromental Italy, cui lo stesso Comune aveva affidato
un’apposita attività di consulenza”. “Una parte consistente
degli investimenti effettuati negli ultimi anni da Api in
materia ambientale, del valore di svariati milioni di euro,
- si legge - sono stati volti proprio all’attuazione del
programma di messa in sicurezza di emergenza, definito con
gli organi preposti e concretizzatosi, tra altro,
nell’installazione di numerosi punti di controllo e pozzi di
recupero e ancora di impianti di 'well point' presso la
sponda del fiume Esino, nonchè di una palancolata sempre a
protezione di quest’ultimo. Tutte misure che hanno condotto
ad una documentata e costante riduzione della contaminazione
del sito, dal 2001 ad oggi”. E l’Api segnala anche che “lo
stato di evidente miglioramento è stato certificato nel
dicembre 2003 dall’Arpam”. La raffineria invita a non
affrettare giudizi prima dell’accertamento definitivo dei
fatti. “E' solo in quel momento che ognuno, ove ne fosse
legittimato dall’esito di detto accertamento, potrà
fondatamente avanzare pretese risarcitorie per danni
materiali, morali o d’immagine. A tale proposito - è la
conclusione - Api raffineria spa di Ancona ne fa espressa
riserva proprio nei confronti del Comune di Falconara, anche
personalmente, del suo sindaco”. Intanto ieri il capogruppo
di Rifondazione comunista in Provincia, Giuliano Brandoni,
ha presentato un ordine del giorno per impegnare la giunta
provinciale ad aderire all’iniziativa promossa dall’
assessorato all’ambiente della Regione per la creazione di
uno staff tecnico, partecipato anche da altri enti pubblici,
per maggiori e più approfonditi controllo e vigilanza
ambientali del sito della raffineria Api di Falconara.
Torrette, ipotesi numero
chiuso per i Tir
I percorsi alternativi
potrebbero scattare raggiunta una soglia di passaggi. Tutto
agosto per verificare i tracciati del Piano ma anche di via
Bocconi oltre alla Flaminia Il tavolo taglia-camion non
decide e si aggiorna per fine estate
di ALESSANDRA CAMILLETTI
L’estate passerà così. Ma per
l’autunno si valuterà il passaggio dei Tir a Torrette con
una sorta di numero chiuso. Arrivati ad un certo livello, si
chiude via Conca e si attivano i percorsi alternativi.
L’idea è finita là, ieri, sul tavolo spalma-Tir convocato
dal prefetto Giulio Maninchedda, che ha riunito i Comuni di
Ancona e Falconara, la Provincia, la questura e la polizia
stradale, i carabinieri, l’Anas e l’Autorità portuale.
Vertice plenario, ma per rinviare tutto a settembre. Ad
agosto i mezzi pesanti continueranno ad attraversare via
Conca come è sempre stato. Era la seconda riunione dopo il
primo appuntamento del marzo scorso, che pure aveva come
obiettivo un intervento in vista dell’estate. Nelle
intenzioni del prefetto, ripartire il disagio del traffico
portuale in attesa della realizzazione dell’uscita a Ovest.
Proprio oggi il sindaco Sturani presenterà alla stampa le
tre ipotesi di tracciato abbozzate dall’Anas. Mentre è
slittato a dopo l’estate il consiglio comunale che doveva
prendere una decisione definitiva sulla strada da prendere.
Divergenze in maggioranza, per lo più, tra il tracciato
unico e le due bretelle. Come il consiglio, anche gli enti
hanno deciso di prendersi tutto il mese per studiare flussi
di traffico e livelli di inquinamento di Ancona e Falconara
e di darsi appuntamento tra una trentina di giorni per
valutare il da farsi. L’idea resta quella di alleggerire
Torrette dal traffico portuale, almeno per quello in uscita
dallo scalo. E le strade da percorrere non sono molte, si
sa. In territorio di Ancona, c’è il percorso che viene al
momento attivato durante i blocchi di via Conca (anche
questi riprenderanno a settembre): l’anello Piano-Pinocchio.
Soluzione comunque non facile. I raggi di curvatura di
piazza Ugo Bassi sono al limite per il passaggio dei mezzi
pesanti. Nella svolta, i Tir occupano l’intera carreggiata e
tutto il traffico rallenta. Inoltre, il martedì e il venerdì
c’è mercato e già in questi due giorni sarebbe
sconsigliabile l’attivazione del Piano come percorso
alternativo. Tutti elementi finiti al tavolo di ieri. “Il
prefetto - spiega Emilio D’Alessio, assessore alla mobilità,
presente all’incontro col il collega alla polizia municipale
Gitto e la supervisione del sindaco - ci ha chiesto di
effettuare delle prove anche su via Bocconi. Ma sappiamo
bene che la soluzione non sarà praticabile, anche per
questioni di pendenza dell’asse”. Un particolare non da
poco, che tempo fa ha già fatto decidere al Comune
l’installazione del divieto di transito sulla bretella per i
mezzi pesanti, tuttora in vigore. L’altra via possibile è
quella della Flaminia, verso Falconara. Il Comune è al
momento fermo all’ordinanza del sindaco Giancarlo Carletti
che vieta il passaggio dei Tir nel territorio di competenza.
Troppo stretta la strada, così all’interno della città, per
ospitare mezzi pesanti. “Per ora facciamo rispettare
l’ordinanza del nostro sindaco - spiega l’assessore
falconarese Francesco Terranova, presente insieme al
vicesindaco Antonio Graziosi -. E, come Ancona,
l’amministrazione effettuerà il monitoraggio su inquinamento
e flussi di traffico chiesto dal prefetto”. Ancona ha messo
sul tavolo del confronto anche le ipotesi valutate
all’indomani del primo incontro in prefettura. In quel caso
si era però ipotizzata una tregua solo domenicale tra
Torrette e i Tir. L’obiettivo, invece, è quello di dare
respiro a via Conca durante l’intero arco della settimana.
Visto che al momento, da sola, sopporta le 300 mila auto che
ogni anno transito per il porto, insieme ai 195 mila Tir.
L’ipotesi del Comune prevedeva il transito domenicale dei
mezzi pesanti a sud e del traffico leggero verso Falconara.
Previsto anche un nuovo sistema semaforico a monte e a valle
di via Conca, per fluidificare il traffico. Piano che si era
arenato sulla protesta di Torrette, che vuole di più, e la
contrarietà del comune di confine.
Piano energetico, esame in
giunta
Sviluppo economico, tutela e
valorizzazione ambientale. Avviata la fase di consultazione
ANCONA - La giunta regionale
delle Marche ha avviato la fase di consultazione e di
concertazione sulle scelte e i contenuti dello schema di
Piano energetico ambientale regionale (Pear) presentato dal
vicepresidente e assessore all’energia Gian Mario Spacca, in
collaborazione con l’assessore all’ambiente Marco Amagliani.
Si tratta - si legge in un comunicato - di una semplice
adozione e non di approvazione del documento che avverrà, in
sede di governo, solo dopo che tutti i soggetti, pubblici e
privati, si saranno espressi sulle proposte contenute nella
bozza di Piano che si è basato sulle elaborazioni
dell’Università Politecnica delle Marche (Dipartimento di
energetica). Il Pear - si legge ancora - si ispira
all’esigenza di sostenere lo sviluppo economico delle
Marche, in sintonia con la tutela e valorizzazione del suo
territorio. In uno scenario di crescita dei consumi
energetici del 3% all’anno, due sono gli obiettivi di fondo
della proposta: il raggiungimento tendenziale
dell’autosufficienza nel campo elettrico, per accompagnare
lo sforzo di crescita del sistema produttivo marchigiano; il
rispetto degli impegni di Kyoto, con la riduzione delle
emissioni di gas climalteranti. Al riguardo, la Conferenza
dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, nel
protocollo di Torino di giugno 2001 ha assunto impegni ed
obiettivi congruenti con quelli di Kyoto sottoscritti
dall’Italia in ambito comunitario. Lo schema di Pear si
propone di raggiungere tali obiettivi attraverso tra
principali assi di intervento: risparmio energetico, tramite
un vasto sistema di azioni diffuse sul territorio e nei
diversi settori del consumo, soprattutto nel terziario e nel
residenziale; impiego delle energie rinnovabili con
particolare riferimento all’energia eolica ed alle biomasse
di origine agro-forestale anche per la produzione di
biocarburanti; tecnologia di cogenerazione, con impianti di
dimensioni minime efficienti distribuiti a livello
territoriale, anche sulla base dei fabbisogni dei distretti
industriali (cogenerazione di distretto). Vista la
dinamicità del quadro istituzionale (direttive europee e
leggi nazionali in corso di emanazione), economico
(liberalizzazione dei mercati dell’energia e prezzo del
petrolio) e tecnologico in materia, e al fine di monitorare
i risultati conseguiti, il governo regionale ha deciso di
prevedere ogni due anni la valutazione dello stato di
attuazione del Pear per la verifica e l’eventuale correzione
sia degli strumenti che degli obiettivi. La giunta esprime
“soddisfazione per l’avvio di questo processo di
consultazione e auspica che entro l’anno il Piano possa
essere varato in consiglio regionale”.
Dopo le mucillagini
arrivano le alghe
Il fenomeno ieri da
Senigallia a Palombina
Non solo mucillagini. Dopo il
fenomeno che, insieme alle bizze del meteo, ha disturbato i
tuffi di giugno, chiazze di alghe di colore bruno-viola sono
state rilevate ieri mattina dai tecnici dell’Arpam,
segnalate nel tratto di mare tra Senigallia e Palombina
nuova, in territorio di Ancona, per un tratto lungo circa 20
chilometri. Secondo l’Arpam, che sta monitorando la
situazione, si tratta di un fenomeno tipico di questo
periodo dell’anno e determinato dalla Fibrocapsa japonica,
un’alga di origine giapponese arrivata in Adriatico negli
anni Novanta, forse appesa alla chiglia delle navi, o
contenuta nell’acqua di zavorra scaricata in mare. La
fioritura algale non è nociva alla salute - per cui è salva
la balneazione, in questo periodo in cui sono in acqua si
trova un po’ di refrigerio -, sottolineano i tecnici
dell’agenzia di protezione ambientale regionale, secondo i
quali sarebbero auspicabili movimenti meteomarini che di
certo contribuirebbero ad abbreviare la durata del fenomeno.
Per i più curiosi, ulteriori dettagli della situazione si
possono conoscere consultando il sito dell’Arpam alla voce
News. |
L'Api passa al contrattacco
«Chiederemo il risarcimento»
Replica dopo le accuse del
Comune. I dirigenti della raffineria dichiarano di aver
comunicato a tutti gli enti e le autorità già nel 2000 lo
stato di contaminazione del suolo. Da allora sono stati
avviati controlli e bonifiche che hanno portato a un
miglioramento nel 2003
FALCONARA - L'Api ribatte
alle accuse sull'inquinamento e sulla bonifica, e annuncia
richieste risarcitorie per il danno d'immagine «nei
confronti del Comune, e del sindaco in prima persona». «Ben
in anticipo rispetto alla scadenza normativa - scrivono
dirigenti della raffineria - l'Api ha reso noto nel giugno
2000 a tutti gli enti e le autorità un documento attestante
lo stato di contaminazione pregressa del sottosuolo
all'interno dello stabilimento. A seguito di tale intervento
gli enti e le autorità che lo hanno ritenuto, hanno avviato
controlli periodici all'interno del sito in maniera
continua, meticolosa e ininterrotta. Naturalmente Api
Raffineria è in grado di documentare il numero delle visite
effettuate, da tecnici del Comune, da tecnici dell'Arpam o
della Foster Wheeler Enviromental Italy, cui lo stesso
Comune aveva affidato un'apposita attività di consulenza.
Una parte consistente degli investimenti effettuati negli
ultimi anni da Api in materia ambientale - del valore di
svariati milioni di euro - sono stati volti proprio
all'attuazione del programma di messa in sicurezza di
emergenza, definite con gli organi preposti e
concretizzatosi, tra altro, nell'installazione di numerosi
punti di controllo e pozzi di recupero e ancora di impianti
di "well point" sulla sponda dell'Esino, nonché di una
palancolata sempre a protezione di quest'ultimo. Tutte
misure che hanno condotto a una documentata e costante
riduzione della contaminazione del sito. E' doveroso
segnalare che lo stato di evidente miglioramento sia stato
certificato nel dicembre 2003 dall'Arpam. Quando ci sarà un
definitivo accertamento dei fatti da parte della
magistratura, ognuno, ove ne fosse legittimato, potrà
fondatamente avanzare pretese risarcitorie per danni
materiali, morali o d'immagine. A tale proposito, a sua
volta ne fa espressa riserva la Api Raffineria Ancona Spa,
proprio nei confronti del Comune di Falconara Marittima e,
anche personalmente, del suo sindaco».
Contro i Tir un esposto e
blocchi del traffico
Il sindaco si sarebbe già
rivolto alla Procura per contestare la decisione di
dirottare i mezzi pesanti nella sua città. Alzano la voce
anche i cittadini
FALCONARA - Un esposto alla
Procura da parte del Comune e manifestazioni spontanee di
protesta dei cittadini: Falconara promette la linea dura
contro i disordini annunciati dal Comitato di via Conca, che
ha rinviato a dopo l'estate la minaccia di rallentare il
traffico lungo la Flaminia per creare disagi alla città di
Carletti, la cui «colpa» e quella di opporsi strenuamente
all'ipotesi «spalma-tir». La battaglia avrebbe dovuto
prendere il via lunedì pomeriggio, quando gli uomini di
Eliseo Coppieri avevano intenzione di posizionarsi
all'altezza di Collemarino per rallentare il transito su via
Nazionale delle auto dirette a sud, congestionando la
viabilità falconarese. Stando a voci di Palazzo, Carletti
avrebbe risposto rivolgendosi alla Procura, mentre gli
aderenti all'associazione Città Viva si preparavano già a
rilanciare con una provocazione: «Scenderemo in strada con
una decina di automobili - aveva riferito Onorino Maiolatesi,
uno dei portavoce - e facendo manovra di parcheggio in
contemporanea lungo tutta la Flaminia bloccheremo il
traffico, dimostrando come le strade falconaresi, per
dimensione e caratteristiche viarie, non siano adatte ad un
simile "assalto"». Una «guerra tra poveri» rimandata a
settembre: lunedì pomeriggio il Comitato di via Conca si è
limitato al solito blocco e I'assessore Terranova, come da
copione, ha fatto barriera alle porte della città, dove la
municipale ha respinto 59 autocarri. In compenso i
rallentamenti lungo la Flaminia, in direzione sud, si sono
verificati ieri mattina proprio per colpa di un autocarro,
rimasto incastrato per 20 minuti nel sottopassaggio di
Villanova perché di altezza superiore a quella consentita. |