Carletti: «Quel terreno è
gravemente inquinato»
Api, il sindaco lancia
l’allarme dopo le accuse mosse dalla Procura a uno studio
ritenuto “ritoccato”
Il rinnovo della concessione
all’Api è illegittimo, quindi va revocato o perlomeno
“congelato” in attesa di chiarimenti. L’indagine della
procura che sta valutando il rinvio a giudizio dei tecnici
della Remedia e dei vertici Api per la vicenda degli studi
“truccati” sulla bonifica, aggiunge acqua al mulino del
sindaco di Falconara. «Il Comune - sostiene Giancarlo
Carletti - ritiene necessario rilevare ancora una volta la
grave situazione di inquinamento del terreno su cui insiste
l’Api, con possibili ripercussioni sulla salute pubblica e
sulla compromissione irreversibile del suolo, e riaffermare
ulteriormente la illegittimità del rinnovo ventennale della
concessione rilasciata a fine giugno 2003 dalla Regione,
nonostante, tra l’altro, tale insoluta questione della
bonifica dei suoli inquinati». Sulla questione, ricorda
Carletti, il Comune ha già presentato ricorso al Tar ma «in
attesa dell’esito del ricorso, il Comune, di fronte ai gravi
fatti che stanno incombendo sulla operazione di bonifica
come risulta dall’intervento della magistratura inquirente,
rivolge un pressante appello alla Regione affinché,
riesaminata la questione dell’inquinamento anche alla luce
dei fatti emersi, voglia revocare, o quanto meno, in via
interinale, sospendere il proprio provvedimento di
concessione rilasciato alla raffineria fino a quando non si
sarà proceduto al più approfondito accertamento degli studi
di bonifica dei suoli inquinati e alla attuazione delle
operazioni relative al loro disinquinamento, se ed in quanto
attuabili». Non solo: «Il Comune - aggiunge il sindaco -
rivendica la diretta partecipazione agli studi di ricerca e
di accertamento dell’inquinamento nonché ai lavori
successivi fino all’integrale bonifica attraverso propria –
il Cam Bonifiche spa - unica a rassicurare l’Ente della
validità degli studi ed accertamenti eseguiti nonché
dell’efficacia delle operazioni di bonifica». Non è finita,
perchè Carletti annuncia anche che Falconara «si tutelerà in
ogni sede, anche costituendosi parte civile nell’eventuale
processo a carico degli indagati, contro i danni provocati
al Comune dai suddetti inquinamenti, siano essi di natura
materiale che di immagine per essere stato offerto della
città l’aspetto di un luogo inquinato e come tale nocivo e
poco sicuro» |
“Bonifica truccata, l’Api se
ne vada”
Il sindaco chiede la revoca
della concessione
di LORENZO SCONOCCHINI
FALCONARA - Il sindaco
Giancarlo Carletti torna all’assalto per chiedere che l’Api
sloggi dal suo comune. Non gli è parso vero leggere le
conclusioni dell’inchiesta condotta dalla magistratura
penale sugli studi di bonifica effettuati da una società
milanese per conto dell’Api. Una “diagnosi” di facciata che
avrebbe nascosto di proposito (stando ad accuse ancora tutte
da provare) le dimensioni e i pericoli dell’inquinamento da
idrocarburi che interessa il sottosuolo della raffineria.
Mentre la procura si appresta a chiedere un processo per due
tecnici di vertice dell’Api e tre uomini della Remedia Spa,
Carletti esce allo scoperto per chiedere alla Regione Marche
di revocare la concessione che allunga fino al 2020 la
convivenza coatta tra la città e la raffineria. “Il Comune
di Falconara - si legge in una nota diffusa ieri - rileva
ancora una volta la grave situazione di inquinamento del
terreno su cui insiste l’Api, con possibili ripercussioni
sulla salute pubblica e sulla compromissione irreversibile
del suolo anche nel tempo”. Carletti insiste, come fa da
oltre un anno in tutte le sedi, compresa quella giudiziaria,
nel “riaffermare la illegittimità del rinnovo ventennale
della concessione rilasciata a fine giugno 2003 dalla
Regione Marche, nonostante, tra l’altro, tale insoluta
questione della bonifica dei suoli inquinati”. Tra i motivi
per i quali quel rinnovo della concessione sarebbe
illegittimo, spiega il sindaco, ci sarebbe “la gravissima
situazione di inquinamento dei terreni ove insiste la
Raffineria”, già illustrati nel ricorso al Tar per
l’annullamento della concessione. Il Comune di Falconara “di
fronte ai gravi fatti che stanno incombendo sulla operazione
di bonifica”, sente come un dovere istituzionale, volto
anche alla tutela della salute dei cittadini, pressare la
Regione “voglia revocare o quanto meno sospendere il
provvedimento di concessione rilasciato, fino a quando non
si sarà proceduto al più approfondito accertamento degli
studi di bonifica dei suoli inquinati e alla attuazione
delle operazioni relative al loro disinquinamento”. Il
Comune non si fida più dell’Api e ora rivendica una diretta
partecipazione, attraverso la Cam Bonifiche Spa, “agli studi
di ricerca e di accertamento dell’inquinamento nonché ai
lavori successivi fino all’integrale bonifica attraverso
propria ed apposita struttura”. Carletti annuncia infine che
l’ente locale si costituirà parte civile nell’eventuale
processo a carico degli indagati sia per l’ inquinamento che
per il danno all’immagine della città.
Depistaggio sui rischi In
cinque sott’accusa
Le conclusioni dell’inchiesta
della procura
Quello studio sulla bonifica
del sottosuolo, secondo la procura, era un bluff, perché
truccava le carte spargendo ottimismo con dati troppo
rassicuranti sulla presenza di idrocarburi sotto il colosso
petrolchimico falconarese. Per questo di recente il pm
Valeria Sottosanti ha notificato un “avviso di chiusura
indagini”, l’atto che prelude alla richiesta di rinvio a
giudizio vera e propria, a cinque indagati, ipotizzando i
reati di violazione della legge Ronchi, per un presunto
depistaggio delle procedure mirate al recupero ambientale
del sito, e di falso in atto pubblico per aver “aggiustato”
i parametri sul reale inquinamento riscontrati nel
sottosuolo. Rischiano un processo l’attuale direttore della
raffineria Api di Falconara, Franco Bellucci, il
responsabile Sistemi ambientali della raffineria, Gianluca
Falaschi, e tre uomini della Remedia Spa, la società
milanese incaricata dall’Api di compiere studi e rilevamenti
preliminari alla messa in sicurezza e la bonifica dell’area.
Si tratta di Federico Sardi, rappresentante legale della
Remedia, e di due tecnici della stessa ditta: il
responsabile tecnico della decontaminazione, Manuel
Tomassoni, e il geologo Adriano Baldini. Secondo la procura
- che dopo una segnalazione dell’Arpam e dei carabinieri del
Noe s’era avvalsa di un super-perito del ministero
dell’Ambiente - i rilievi e le analisi della Remedia
avrebbero sottovalutato le dimensioni del “surnatante” (il
lago sotterraneo di acqua mista a idrocarburi che stagna
sotto la raffineria) e cercato di nascondere i rischi
dell’effetto-risucchio prodotto dal contatto sotterraneo tra
le acque marine e le giacenze di idrocarburi e i pericoli di
contaminazione dell’Esino. |