RASSEGNA STAMPA 02.08.2004

 

MESSAGGERO
Carletti: «Quel terreno è gravemente inquinato»

Api, il sindaco lancia l’allarme dopo le accuse mosse dalla Procura a uno studio ritenuto “ritoccato”

Il rinnovo della concessione all’Api è illegittimo, quindi va revocato o perlomeno “congelato” in attesa di chiarimenti. L’indagine della procura che sta valutando il rinvio a giudizio dei tecnici della Remedia e dei vertici Api per la vicenda degli studi “truccati” sulla bonifica, aggiunge acqua al mulino del sindaco di Falconara. «Il Comune - sostiene Giancarlo Carletti - ritiene necessario rilevare ancora una volta la grave situazione di inquinamento del terreno su cui insiste l’Api, con possibili ripercussioni sulla salute pubblica e sulla compromissione irreversibile del suolo, e riaffermare ulteriormente la illegittimità del rinnovo ventennale della concessione rilasciata a fine giugno 2003 dalla Regione, nonostante, tra l’altro, tale insoluta questione della bonifica dei suoli inquinati». Sulla questione, ricorda Carletti, il Comune ha già presentato ricorso al Tar ma «in attesa dell’esito del ricorso, il Comune, di fronte ai gravi fatti che stanno incombendo sulla operazione di bonifica come risulta dall’intervento della magistratura inquirente, rivolge un pressante appello alla Regione affinché, riesaminata la questione dell’inquinamento anche alla luce dei fatti emersi, voglia revocare, o quanto meno, in via interinale, sospendere il proprio provvedimento di concessione rilasciato alla raffineria fino a quando non si sarà proceduto al più approfondito accertamento degli studi di bonifica dei suoli inquinati e alla attuazione delle operazioni relative al loro disinquinamento, se ed in quanto attuabili». Non solo: «Il Comune - aggiunge il sindaco - rivendica la diretta partecipazione agli studi di ricerca e di accertamento dell’inquinamento nonché ai lavori successivi fino all’integrale bonifica attraverso propria – il Cam Bonifiche spa - unica a rassicurare l’Ente della validità degli studi ed accertamenti eseguiti nonché dell’efficacia delle operazioni di bonifica». Non è finita, perchè Carletti annuncia anche che Falconara «si tutelerà in ogni sede, anche costituendosi parte civile nell’eventuale processo a carico degli indagati, contro i danni provocati al Comune dai suddetti inquinamenti, siano essi di natura materiale che di immagine per essere stato offerto della città l’aspetto di un luogo inquinato e come tale nocivo e poco sicuro»

 
CORRIERE ADRIATICO
“Bonifica truccata, l’Api se ne vada”

Il sindaco chiede la revoca della concessione

di LORENZO SCONOCCHINI

FALCONARA - Il sindaco Giancarlo Carletti torna all’assalto per chiedere che l’Api sloggi dal suo comune. Non gli è parso vero leggere le conclusioni dell’inchiesta condotta dalla magistratura penale sugli studi di bonifica effettuati da una società milanese per conto dell’Api. Una “diagnosi” di facciata che avrebbe nascosto di proposito (stando ad accuse ancora tutte da provare) le dimensioni e i pericoli dell’inquinamento da idrocarburi che interessa il sottosuolo della raffineria. Mentre la procura si appresta a chiedere un processo per due tecnici di vertice dell’Api e tre uomini della Remedia Spa, Carletti esce allo scoperto per chiedere alla Regione Marche di revocare la concessione che allunga fino al 2020 la convivenza coatta tra la città e la raffineria. “Il Comune di Falconara - si legge in una nota diffusa ieri - rileva ancora una volta la grave situazione di inquinamento del terreno su cui insiste l’Api, con possibili ripercussioni sulla salute pubblica e sulla compromissione irreversibile del suolo anche nel tempo”. Carletti insiste, come fa da oltre un anno in tutte le sedi, compresa quella giudiziaria, nel “riaffermare la illegittimità del rinnovo ventennale della concessione rilasciata a fine giugno 2003 dalla Regione Marche, nonostante, tra l’altro, tale insoluta questione della bonifica dei suoli inquinati”. Tra i motivi per i quali quel rinnovo della concessione sarebbe illegittimo, spiega il sindaco, ci sarebbe “la gravissima situazione di inquinamento dei terreni ove insiste la Raffineria”, già illustrati nel ricorso al Tar per l’annullamento della concessione. Il Comune di Falconara “di fronte ai gravi fatti che stanno incombendo sulla operazione di bonifica”, sente come un dovere istituzionale, volto anche alla tutela della salute dei cittadini, pressare la Regione “voglia revocare o quanto meno sospendere il provvedimento di concessione rilasciato, fino a quando non si sarà proceduto al più approfondito accertamento degli studi di bonifica dei suoli inquinati e alla attuazione delle operazioni relative al loro disinquinamento”. Il Comune non si fida più dell’Api e ora rivendica una diretta partecipazione, attraverso la Cam Bonifiche Spa, “agli studi di ricerca e di accertamento dell’inquinamento nonché ai lavori successivi fino all’integrale bonifica attraverso propria ed apposita struttura”. Carletti annuncia infine che l’ente locale si costituirà parte civile nell’eventuale processo a carico degli indagati sia per l’ inquinamento che per il danno all’immagine della città.

Depistaggio sui rischi In cinque sott’accusa

Le conclusioni dell’inchiesta della procura

Quello studio sulla bonifica del sottosuolo, secondo la procura, era un bluff, perché truccava le carte spargendo ottimismo con dati troppo rassicuranti sulla presenza di idrocarburi sotto il colosso petrolchimico falconarese. Per questo di recente il pm Valeria Sottosanti ha notificato un “avviso di chiusura indagini”, l’atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio vera e propria, a cinque indagati, ipotizzando i reati di violazione della legge Ronchi, per un presunto depistaggio delle procedure mirate al recupero ambientale del sito, e di falso in atto pubblico per aver “aggiustato” i parametri sul reale inquinamento riscontrati nel sottosuolo. Rischiano un processo l’attuale direttore della raffineria Api di Falconara, Franco Bellucci, il responsabile Sistemi ambientali della raffineria, Gianluca Falaschi, e tre uomini della Remedia Spa, la società milanese incaricata dall’Api di compiere studi e rilevamenti preliminari alla messa in sicurezza e la bonifica dell’area. Si tratta di Federico Sardi, rappresentante legale della Remedia, e di due tecnici della stessa ditta: il responsabile tecnico della decontaminazione, Manuel Tomassoni, e il geologo Adriano Baldini. Secondo la procura - che dopo una segnalazione dell’Arpam e dei carabinieri del Noe s’era avvalsa di un super-perito del ministero dell’Ambiente - i rilievi e le analisi della Remedia avrebbero sottovalutato le dimensioni del “surnatante” (il lago sotterraneo di acqua mista a idrocarburi che stagna sotto la raffineria) e cercato di nascondere i rischi dell’effetto-risucchio prodotto dal contatto sotterraneo tra le acque marine e le giacenze di idrocarburi e i pericoli di contaminazione dell’Esino.

 
RESTO DEL CARLINO
 
 
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