RASSEGNA STAMPA 06.05.2004

 

IL MESSAGGERO
Non sono loro gli eco-pirati. Assolti quattro imprenditori

di G.M.

FALCONARA Col "ceneraccio" della spiaggia dei veleni Montedison non si sono mai sporcati le mani. E' il caso di dirlo, alla luce dell'assoluzione per non aver commesso il fatto ottenuta ieri in Tribunale dai quattro imprenditori imputati per violazione del Decreto Ronchi a proposito dell'inquinamento da produzione di concimi chimici subito dal litorale tra Falconara e Marina di Montemarciano. Sulla non colpevolezza di Vito De Lucia e Cosimo Capobianco, di "Enichem Agricoltura", che gestì la dismissione della fabbrica tra l'88 e l'89, e Giuseppe Torroni e Dino Simonetti, rispettivamente, della "Rocca mare spa" e della "Agricola '92", le aziende che acquistarono da "Enichem agricoltura" in liquidazione il sito, si erano espressi anche il pm Lioniello e il suo consulente Biancani. Certo, per decenni, a partire dal 1920, quando cominciò la produzione di iperfosfato e altri fertilizzanti, tonnellate di scorie e sabbia rossastri zeppi di pirite, piombo, arsenico vennero "piratescamente" smaltiti o finirono in spiaggia e in mare. Ma gli imputati non ne furono responsabili: quando ricoprirono le funzioni l'attività industriale era cessata, e la pirite inquinante non veniva già più usata da un pezzo.

Turbogas in servizio per evitare blackout. Malumori del Comune

di MARCO CATALANI

CAMERATA PICENA - Riattivata dopo 4 anni la centrale Turbogas di Camerata Picena. Avviata per la prima volta nel 1974, l’impianto dal 2000 non era stato più chiamato a produrre. Poi l’estate 2003, costellata di distacchi programmati dovuti da un aumento della domanda di energia, ha convinto i vertici dell’azienda ad attuare un piano che prevedesse potenze di riserva da attivare nei momenti d’emergenza. Ieri Fabio Persichetti, direttore dell’Unità di Business Termoelettrica Enel, ha illustrato i lavori di manutenzione straordinaria per riavviare i gruppi turbogas di Camerata, la prima centrale termoelettrica della provincia di Ancona. Anche se l’avvio ufficiale doveva avvenire oggi, già da lunedì scorso la centrale è stata chiamata dal Gestore di Rete Nazionale ad un primo intervento di emergenza atto a impedire un possibile black out dimostrando una capacità operativa che in meno di mezzora consente di raggiungere i 104 megawatt. Contornata da 20 ettari di bosco, durante le prove di impatto ambientale sui valori di monossido di carbonio e ossidi di azoto immessi nell’aria sono stati registrati dati di molto inferiori alla media consentita dalla legge. Alla presentazione erano presenti oltre a Maurizio Ferretti della Protezione Civile, Renato Carbonetti, vicesindaco di Chiaravalle, Lino Secchi, sindaco di Monte San Vito e Massimo Tittarelli, sindaco di Camerata che intervenendo sull’argomento ha ricordato che «ora ci sono 3 centrali in 3 chilometri. Con l’Enel c’è collaborazione e dialogo ma noi non siamo per nulla contenti di questa riattivazione. Con l’Arpam abbiamo effettuato verifiche sulle emissioni sonore dell’impianto e siamo in attesa dei risultati. Certo è un bene che la centrale non abbia un utilizzo costante e da parte nostra ci opporremo a future ipotesi di privatizzazione. Se fosse necessario potremmo partecipare come Comune ma per il momento restiamo a guardare».

 
CORRIERE ADRIATICO
Fiumesino nord, arriva il finanziamento

Il primo appalto per ripristinare il ponte per Rocca Priora. Per la prima fase di riqualificazione dell'area stanziati quasi novecento mila euro

FALCONARA - Il contratto di quartiere "Fiumesino Nord" ha fatto un ulteriore passo avanti, è stata infatti di recente firmata la convenzione tra il Comune di Falconara ed il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per la realizzazione del progetto di riqualificazione di una parte della zona a ridosso del fiume Esino. "Il percorso lungo ed articolato - si legge in una del Comune - è stato avviato nel 1998 e adesso si chiude la prima fase dell'operazione destinata a risanare una parte del quartiere di Fiumesino". Fra gli interventi previsti dal contratto di quartiere "Fiumesino Nord" ci sono la ristrutturazione degli edifici per la realizzazione di 13 alloggi; la sistemazione del circolo ricreativo Arci individuato nel contratto di quartiere come luogo di connessione sociale dell'abitato di Fiumesino; il rifacimento dell'arredo urbano via Fiumesino compresa la fruibilità verde pubblico e la trasformazione dell'area attualmente degradata di proprietà demaniale situata tra la fine della via e il fiume per la realizzazione di una zona verde attrezzata, aperta e fruibile. "Il nuovo ponte - prosegue la nota dell'amministrazione - rappresenta l'intervento più importante e maggiormente qualificato del progetto perché riapre il collegamento diretto tra le sponde del fiume sul tracciato storico della strada litoranea, aggiornato all'esigenza di disporre di una viabilità pedonale-ciclabile svincolata da quella veicolare, che costituisse uno degli accessi al futuro parco fluviale". Nella riqualificazione del quartiere sono comprese anche l'adeguamento e la sistemazione delle reti dei servizi tecnologici con evidente vantaggio dell'intero abitato di Fiumesino. Dopo la firma del protocollo d'intesa nel luglio 2003 la convenzione apre le porte alla fase operativa: arriveranno 873.000 euro che serviranno per attivare le procedure per le gare d'appalto e per avviare i cantieri dei lavori. I primi interventi che saranno appaltati riguardano: il ripristino del ponte pedonale e ciclabile che consentirà il collegamento tra Fiumesino e Rocca Priora.

Ex Montedison, tutti assolti

Per il giudice l'inquinamento dell'area non era rilevabile dagli imputati. Per gli esperti allo stato attuale non ci sono pericoli per la salute dei cittadini

Assolti per non aver commesso il fatto. Vito De Lucia, 60 anni, e Cosimo Capobianco, 63 anni, entrambi ex addetti Enichem al controllo dei locali dell'ex Montedison; Giuseppe Torroni, 74 anni e Dino Simonetti, 55 anni, rappresentanti legali di altrettante ditte (Rocca Mare spa e Agricola '92) erano accusata di disastro ambientale e avvelenamento delle falde acquifere per l' inquinamento dell'area occupata dall'ex Montedison tra Falconara e Marina di Montemarciano. Ieri mattina invece il tribunale di Ancona li ha assolti così come richiesto anche dal pubblico ministero Rosario Lioniello. Il giudice monocratico Lauro Mogetta ha constatato infatti l'assenza di elementi di responsabilità a carico degli imputati. Soprattutto in considerazione del fatto che il notevole inquinamento dell'area, dovuto in gran parte a residui di pirite, risale agli anni venti e non era rilevabile dalle persone che si sono occupate degli impianti dismessi a partire dai primi anni novanta. Questa la motivazione principale per cui sono stati assolti che acquisirono successivamente l'area in questione. Nel corso del dibattimento i consulenti tecnici incaricati dalla difesa, Italo Pasquon e Fabio Colombo, avevano precisato che sin dal 1920, per la produzione nello stabilimento si utilizzava lo zolfo al posto della pirite, ritenuta più inquinante. Allo stato attuale, comunque, avevano inoltre sottolineato gli esperti, non ci sono pericoli per la salute dei cittadini, per l'ambiente e per le falde acquifere circostanti. Tra gli elementi a discarico, forniti dalle difese, c' era anche l'esborso di circa 1 miliardo e 300 milioni di vecchie lire per una parziale bonifica dell'area da parte delle ditte private i cui legali rappresentanti erano stati imputati. Con la chiusura della vicenda giudiziaria può tornarsi a parlare del futuro dell'area ex Montedison. Una volta che la zona sarà bonificata in suo aiuto verrà il piano regolatore di Falconara che prevede un salto di qualità dell'area dove dovrebbe sorgere una discoteca, una multisala, un acquapark e forse anche un porticciolo.

Tre spine per un centro da vivere

Cresce la qualità ma restano i nodi di traffico, verde e caro-affitti. Prezzi alle stelle per gli appartamenti ma anche molti servizi concentrati in poco spazio. E l'eterno incubo della viabilità

di MARINA MINELLI

FALCONARA - Manca il verde più dei parcheggi e si sente la difficoltà di "un rapporto stretto e diretto con il mare". A Falconara centro (cioè quello stretto rettangolo di strade comprese fra la Flaminia e la zona collinare e delimitate a sud da via degli Spagnoli e a nord da via XX Settembre) però alla fine si vive abbastanza bene, perché questa è la zona dove sono concentrati servizi (anagrafe, asl, banche, negozi) e anche infrastrutture come la stazione ferroviaria e la linea diretta del bus verso Ancona. Dato negativo, secondo tutti i residenti, il caro affitti e gli acquisti immobiliari praticamente impossibili (oltre 2500 euro al metro quadrato) Ma anche qualche carenza dal punto di vista dei controlli per la sicurezza e la viabilità visto che, commentano alcuni, "i vigili fanno solo le multe e mai che si mostrino all'orizzonte quando c'è la regolamentare situazioni di traffico particolarmente intenso o da risolvere questioni di ordine pubblico". Il "centro-centro", fra l'altro oggi, dopo il giro di vite dell'estensione delle aree a sosta regolamentata da parchimetro o da disco orario, vive anche con qualche apprensione il problema di una probabile chiusura del tratto di via Bixio fra le vie Cairoli e IV Novembre, quasi certo preludio ad un riassetto totale del traffico dei sensi di marcia. "La vivibilità è buona - assicura Carlo Brunelli - mancano, ma questo è un problema di Falconara come città e non solo del centro, la coesione sociale ed il senso di appartenenza". Brunelli poi rileva anche l'eccessiva concentrazione di strutture importanti fra piazza Mazzini e dintorni. "Penso sia sbagliato creare un quadrilatero della cultura - dice - in una realtà come la nostra avrebbero valorizzate, invece, zone diverse". Tanti gli abitanti del centro che negli anni hanno fatto la conta degli alberi abbattuti e mai ripiantumati, "nonostante le promesse ed i piani del verde periodicamente aggiornati e pubblicizzati con grandi titoli". "Dalla metà degli anni '90 - ricorda un residente in via de' Bosis - è stata una vera e propria ecatombe, hanno eliminato moltissimi pini motivando il taglio con la pericolosità delle vecchie piante, ma poi perché non hanno sistemato altre essenze negli spazi lasciati liberi?". Una questione sollevata più volte anche dal consigliere di Forza Italia Goffredo Brandoni che aveva chiesto anche la sistemazione della pinetina di via IV Novembre e del vialetto che la fiancheggia ed arriva alla sede dell'ex municipio. "Non hanno mai fatto nulla - precisa - e pensare che il verde diffuso era una delle peculiarità della vecchia Falconara". Però se verso le zone collinari sono state qualche modo favorite da una urbanizzazione anni '50 del XX secolo che ha privilegiato le alberature, i giardini e le case basse, nelle strade che scendono verso il mare la situazione appare del tutto diversa a causa dei mega condomini anni '70 e di un paio di strade diventate ormai arterie di scorrimento e quindi molto trafficate, come via Leopardi e via Flaminia. Lungo la ex strada statale i residenti hanno anche creato un comitato il cui obiettivo principale è quello di evitare che l'arteria venga utilizzata per il passaggio dei Tir dal porto di Ancona. "Siamo stretti in una morsa - afferma il presidente Nino Chiesi - da una parte 26 mila auto al giorno e dall'altra la ferrovia con la movimentazione dei vagoni di giorno e di notte. Siamo cittadini come gli altri, vogliamo essere tutelati".

L'Enel riaccende la centrale di Camerata

Dovrà scongiurare il rischio blackout, tre gli impianti in Vallesina. E' entrata in funzione lunedì scorso per colmare un vuoto di energia Investimento da 1,2 milioni di euro "Una struttura modello". Piantumato il boschetto

di CLAUDIA ANTOLINI

CAMERATA PICENA - La centrale Turbogas che sorge a Piane è stata riattivata come impianto disponibile per l'emergenza. E già lunedì scorso è entrata in funzione, insieme alle altre strutture simili sparse in tutte il territorio nazionale, per evitare una situazione di distacchi di energia. "La sua missione è proprio questa: scongiurare il pericolo di blackout". Lo ha fatto sapere Fabio Persichetti, direttore dell'Unità di business termoelettrice Enel, durante la conferenza stampa per illustrare i lavori di manutenzione straordinaria effettuati per riavviare i gruppi turbogas Enel. Esce dunque dal letargo la più "anziana" centrale termoelettrica dell'intera regione, costruita nel 1974, riaccendendo i motori dopo tre anni di inattività. Risultato: in Vallesina entrano a regime tre impianti per la produzione di energia. Tre impianti in un raggio di dieci chilometri quadrati. Camerata, in realtà, a differenza della Edison-Sadam di Jesi e della raffineria di Falconara, funzionerà solo per un massimo di cento ore all'anno. In pratica solo nelle situazioni più critiche, come quelle che si sono verificate nella scorsa, torrida, estate. E proprio nel luglio scorso, "dopo aver preso atto della situazione del settore elettrico italiano - fa sapere l'Enel - e al fine di costituire una potenza di riserva da utilizzare nei momenti di emergenza, il consiglio di amministrazione dell'azienda ha deciso di fare un investimento di 25 milioni di euro per il riavvio di questo come di altri sei impianti, da Campobasso ad Alessandria". Per la centrale di Piane sono stati spesi un milione e 200 mila euro: sono serviti per la manutenzione straordinaria e per il collegamento con la centrale di Perugia che telecontrolla l'impianto di Camerata. "La potenza nominale massima che può fornire - ha spiegato Persichetti - è di 104 megawatt, ossia 104 mila chilowatt elettrici, con una potenza termina di quasi 500 megawatt. Camerata, quindi, rimane un impianto turbogas e conserva la sua specifica attitudine che è quella di rispondere i breve tempo alla richiesta di potenza e di energia che si può manifestare sulla rete elettrica italiana". Insomma, è una "risorsa strategica per gli interventi rapidi, insostituibile nel suo ruolo di presidio anti blackout". La Vallesina, dunque, sarà meno soggetta ai razionamenti di potenza sperimentati nella scorsa estate. L'Enel rassicura anche sul fronte della tutela ambientale. "Quello di Camerata è un impianto modello. Per funzionare - fa sapere Persichetti - utilizza metano, il meno inquinante dei combustibili. Ma non solo. Si trova all'interno di un bosco esteso circa 20 ettari, piantumato da Enel in occasione della costruzione della centrale, nel 1974, e dove nel corso dei decenni si sono insediate varie specie animali e soprattutto una grande varietà di uccelli". La riattivazione della centrale è stata fatta coincidere con una manifestazione sportiva. Un evento che, secondo il gestore nazionale dell'energia elettrica, dovrà servire a stabilire un legame positivo con il territorio, ossia una gara ciclistica internazionale. L'ingegner Persichetti nel presentare l'impianto ha ricordato "che per noi è una grande soddisfazione aver raggiunto il traguardo nei tempi assegnatici dal vertice aziendale. Un obiettivo raggiunto con la collaborazione e le sinergie tra risorse interne all'azienda e risorse esterne, che è funzionale a prevenire i distacchi programmati di carico sulla rete, del tipo che si resero necessari nel giugno 2003". Insomma, il rischio blackout è messo da parte.

"Penalizzato il territorio"

 Il sindaco: "Per noi non è una giornata di festa". Criticata l'eccessiva concentrazione: "No alla privatizzazione"

di CLAUDIA ANTOLINI

CAMERATA PICENA - "Per noi oggi non è una giornata di festa. La riattivazione della centrale, per quanto sia un intervento soft, penalizza il nostro territorio. E soprattutto la Vallesina si ritrova ad avere tre centrali a una distanza, in linea d'aria, di soli 5 chilometri l'una dall'altra". Non nasconde tutte le sue perplessità il sindaco Massimo Tittarelli. Il primo cittadino, da sempre contrario alla riattivazione della centrale, era presente all'incontro organizzato dall'Enel insieme con il vicesindaco di Chiaravalle Carbonelli, il primo cittadino di Monte San Vito Lino Secchi, nella veste anche di presidente regionale della Federazione ciclistica, e il responsabile della Protezione civile delle Marche Maurizio Ferretti. "E' vero che le emissioni sono al di sotto della norma - osserva Tittarelli - ma questo vale su base annua. La centrale di Camerata funzionerà solo nelle emergenze, di conseguenza con dei picchi concentrati nelle cento ore previste di attività". Insomma, l'evento tanto temuto si è verificato. Ma Tittarelli non se la prende con il gestore dell'energia. Anzi, riconosce come "l'Enel ci abbia fornito garanzie. E ci teniamo che la struttura resti pubblica perché l'ipotesi di una ristrutturazione e di un passaggio ai privati rappresenta a nostro avviso un fatto assolutamente da scongiurare. La mia critica, piuttosto, è nei confronti delle scelte politiche che hanno consentito la costruzione di due centrali, a Jesi e Falconara, sapendo che quella di Piane aveva una licenza a tempo indeterminato. E che quindi poteva prima o poi, come è successo oggi, essere riattivata". Tittarelli fa sapere che il Comune userà tutti i mezzi a sua disposizione. "Abbiamo richiesto verifiche acustiche e sulla qualità dell'aria a due diverse agenzie e presto dovranno arrivare i pareri. Agiremo poi di conseguenza. Il mio timore, comunque, è che la centrale sia come una vecchia signora cui è stata messa un po' di cipria. Avremmo preferito che l'annuncio della riattivazione non fosse mai arrivato".

Il mare inghiotte quindici metri di spiaggia

Marina di Montemarciano, a rischio le abitazioni vicine alla costa. Sopralluogo del sindaco Gerardo Cingolani: "L'erosione ha provocato danni ingenti. Siamo in piena emergenza"

di MARCELLO PAGLIARI

MONTEMARCIANO - Il mare non lascia scampo alla spiaggia di Marina. "Non pensavo che i danni fossero di tale portata, siamo molto preoccupati". Queste le prime parole del sindaco di Montemarciano Gerardo Cingolani poco dopo aver eseguito un'ispezione sul lungomare di Marina che per tutto il pomeriggio di ieri e durante la scorsa notte è stato colpito dall'erosione del mare, spinto da un costante scirocco che non ha mai lasciato la nostra zona. Lo stillicidio delle onde è iniziato nel tardo pomeriggio dopo che a sud del Conero aveva già colpito violentemente. In alcuni tratti la spiaggia è stata ridotta a poco più di tre metri. Sia all'altezza del sottopasso Buglione che del "Lido Azzurro" la ghiaia è stata portata via inesorabilmente, addirittura fino a 15 metri in meno. Zone che sarebbero state ripristinate non più di un anno fa. "Ci ha risparmiato l'inverno e ora, a ridosso della stagione estiva, ci ritroviamo a gestire una situazione di emergenza. Il problema non è tanto quello di salvare la spiaggia, che è una questione grave già di per se, ma di evitare disastri peggiori. Ad essere in pericolo sono anche le costruzioni sul litorale. Non è possibile tollerare oltre questa situazione". Il primo cittadino di Montemarciano ha voluto spiegare il fenomeno che colpisce, oramai inesorabilmente da tempo, Marina di Montemarciano. "La storia, e soprattutto gli studi, sulla nostra spiaggia ci spiegano chiaramente che il trasporto verso nord della ghiaia quando il mare è nelle stesse condizioni di questi giorni è indubbio. L'erosione c'è sempre stata ma sino a pochi anni fa il fenomeno non costituiva un problema perché avveniva una sorta di ripascimento naturale. La ghiaia spinta verso Senigallia veniva sostituita naturalmente da quella della riserva naturale quale era la foce dell'Esino". I disastri sarebbero iniziati quando l'uomo ci ha messo del suo. "L'equilibrio naturale è stato stravolto dal pontile della raffineria Api che ha creato una barriera che di fatto blocca il passaggio della ghiaia. A questo aggiungerei anche i lavori eseguiti per proteggere la ferrovia". Il sindaco, contrariato e amareggiato, non demorde e annuncia iniziative. "Entro domani (oggi per chi legge, ndr) invieremo telegrammi alla Regione per chiedere che i tecnici vengano quanto prima e vedere cosa è successo. Subito dopo invierò una formale richiesta perché sia finanziato il ripascimento ma è chiaro che occorre guardare avanti e aprire gli occhi. Non è possibile pensare ancora che le scogliere non servano". Ed è polemica proprio sulle "barriere" marine. "In molte zone costiere delle Marche le scogliere sono state completate: perché il nostro comune ne è rimasto fuori? Credo sia tempo di chiamare l'Api a compartecipare al raggiungimento di una soluzione definitiva per salvare il litorale". Erosione, seppur in forma minore, viene segnalata, anche a Senigallia. "Il mare ha colpito anche a ponente - afferma Valter Morganti, presidente dell' Fiba Confesercenti - proprio a ridosso del porto. Non possiamo parlare di danni veri e propri ma il mare, nonostante le scogliere, è salito parecchio raggiungendo in alcuni punti le prime file degli ombrelloni". L' esponente della Confesercenti non nasconde però un timore. "Nel 2003 si sono verificate mareggiate e non è accaduto nulla. Ad un anno di distanza la differenza sta nel fatto che è stato costruito il "braccio" per l' avamporto e i segnali, se sono questi, non sarebbero confortanti. Iniziamo a preoccuparci perché non sappiamo cosa potrebbe accadere con una mareggiata più forte".

"Una centrale già nel futuro"

Il titolare del dicastero dell'Ambiente: "E' possibile annullare la dipendenza energetica dalla Francia" La Turbogas del consorzio Jesi Energia

di BRUNO LUMINARI

JESI - "Sono qui per visitare una centrale di produzione d'energia elettrica tra le migliori d'Europa". Il ministro per l'Ambiente Altero Matteoli è uno che vuol vedere con gli occhi suoi e toccare con mano. Alle 11 di ieri è arrivato alla centrale Turbogas del consorzio Jesi Energia (Edison - Sadam) accompagnato dal vice ministro dell'Economia Mario Baldassarri, dal sottosegretario Sospiri, dal senatore Magnalbò, e dai vertici marchigiani di Alleanza nazionale. A ricevere il ministro e il seguito c'erano - oltre il sindaco di Jesi Fabiano Belcecchi, il dirigente del commissariato e il comandante della compagnia carabinieri - l'ingegner Del Ninno (amministratore delegato della Edison), l'ingegner Carlo Banfi (presidente di Jesi Energia), il direttore di produzione della Sadam Aldo Cartuccia. Il ministro ha rivolto numerose domande a Del Ninno e ai tecnici presenti. In sintesi ha voluto verificare dati su produzione di energia elettrica, inquinamento atmosferico e acustico. Poi, nel corso della visita all'interno della centrale, Matteoli ha avuto modo di apprezzare questa realtà di cui gli aveva parlato il collega marchigiano Baldassarri. "Mi hanno detto che questa centrale è stata costruita in 20 mesi, ma che ci sono voluti otto anni per i permessi" ci ha detto il ministro nel breve colloquio finale assieme a Baldassarri e al sindaco Belcecchi. "E' un esempio concreto - ha proseguito Matteoli - di quanto vado ripetendo, e cioè che è possibile diminuire e forse annullare la dipendenza energetica dalla Francia senza danneggiare l'ambiente. Questa centrale, da sola, è in grado di fornire un quinto dell'energia necessaria alle Marche, inquinando l'ambiente in modo irrilevante e senza alcun problema acustico o di prelievo d'acqua". Poi ha chiesto al sindaco la ragione di quegli 8 anni per i permessi. Belcecchi - al tempo era dirigente della Cgil - ha detto come i sindacati fossero a favore della centrale tecnologicamente innovativa che chiedeva il suo predecessore Polita. "Ho girato l'Europa per trovare risposte valide ai nostri problemi energetici e quelli legati ai termovalorizzatori- ha proseguito il ministro - ma non riesco a far capire alla gente le soluzioni identificate. Appena si accenna a un luogo dove realizzare una centrale o un bruciatore di rifiuti scoppia una rivoluzione". Gli abbiamo chiesto se è vero che ha dato l'ok per realizzare 27 nuove mega centrali Turbogas di produzione di energia elettrica. "Certo, è vero, ho firmato le valutazioni d'impatto ambientale per le aree indicate e per strutture a bassissimo tasso di inquinamento ha concluso -. Se venissero realmente costruite, annulleremmo la costosa e pesante dipendenza energetica dalla Francia". Dopo un'ora la visita è finita e tutti sono risaliti sulle auto blu. Che sono partite a folle velocità com'erano arrivate, rischiano anche di investire una donna.

 
LA SICILIA
Petrolchimico Priolo, protesta spontanea degli operai

Più di tremila lavoratori del petrolchimico di Priolo, dalle 7 di ieri, si sono aggregati prima in capannelli, poi in presidi e, infine, in cortei che hanno attraversato la statale 114 e il centro di Priolo. Una manifestazione spontanea di protesta che è poi rientrata alle dieci. «Quanto accaduto - dicono i segretari provinciali di Cgil-Cisl e Uil, Giuseppe Zappulla, Enzo Scatà e Stefano Munafò - rappresenta la drammatizzazione inevitabile della lotta e della mobilitazione alla luce dei silenzi dell' Eni, della Dow, ma anche dei governi nazionale e regionale». Cgil-Cisl e Uil chiedono la revoca della decisione di chiusura immediata degli impianti Dow e la modifica delle volontà di dismissione del ciclo del cloro da parte dell'Eni; quindi l'apertura a Roma o a Palermo di una trattativa per la realizzazione dell'accordo di programma «che preveda insieme al risanamento, alla bonifica, alla riqualificazione anche un piano industriale sul rilancio ecosostenibile delle produzioni chimiche».

 
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