Non sono loro gli eco-pirati.
Assolti quattro imprenditori
di G.M.
FALCONARA Col "ceneraccio"
della spiaggia dei veleni Montedison non si sono mai
sporcati le mani. E' il caso di dirlo, alla luce
dell'assoluzione per non aver commesso il fatto ottenuta
ieri in Tribunale dai quattro imprenditori imputati per
violazione del Decreto Ronchi a proposito dell'inquinamento
da produzione di concimi chimici subito dal litorale tra
Falconara e Marina di Montemarciano. Sulla non colpevolezza
di Vito De Lucia e Cosimo Capobianco, di "Enichem
Agricoltura", che gestì la dismissione della fabbrica tra
l'88 e l'89, e Giuseppe Torroni e Dino Simonetti,
rispettivamente, della "Rocca mare spa" e della "Agricola
'92", le aziende che acquistarono da "Enichem agricoltura"
in liquidazione il sito, si erano espressi anche il pm
Lioniello e il suo consulente Biancani. Certo, per decenni,
a partire dal 1920, quando cominciò la produzione di
iperfosfato e altri fertilizzanti, tonnellate di scorie e
sabbia rossastri zeppi di pirite, piombo, arsenico vennero "piratescamente"
smaltiti o finirono in spiaggia e in mare. Ma gli imputati
non ne furono responsabili: quando ricoprirono le funzioni
l'attività industriale era cessata, e la pirite inquinante
non veniva già più usata da un pezzo.
Turbogas in servizio per
evitare blackout. Malumori del Comune
di MARCO CATALANI
CAMERATA PICENA - Riattivata
dopo 4 anni la centrale Turbogas di Camerata Picena. Avviata
per la prima volta nel 1974, l’impianto dal 2000 non era
stato più chiamato a produrre. Poi l’estate 2003, costellata
di distacchi programmati dovuti da un aumento della domanda
di energia, ha convinto i vertici dell’azienda ad attuare un
piano che prevedesse potenze di riserva da attivare nei
momenti d’emergenza. Ieri Fabio Persichetti, direttore
dell’Unità di Business Termoelettrica Enel, ha illustrato i
lavori di manutenzione straordinaria per riavviare i gruppi
turbogas di Camerata, la prima centrale termoelettrica della
provincia di Ancona. Anche se l’avvio ufficiale doveva
avvenire oggi, già da lunedì scorso la centrale è stata
chiamata dal Gestore di Rete Nazionale ad un primo
intervento di emergenza atto a impedire un possibile black
out dimostrando una capacità operativa che in meno di
mezzora consente di raggiungere i 104 megawatt. Contornata
da 20 ettari di bosco, durante le prove di impatto
ambientale sui valori di monossido di carbonio e ossidi di
azoto immessi nell’aria sono stati registrati dati di molto
inferiori alla media consentita dalla legge. Alla
presentazione erano presenti oltre a Maurizio Ferretti della
Protezione Civile, Renato Carbonetti, vicesindaco di
Chiaravalle, Lino Secchi, sindaco di Monte San Vito e
Massimo Tittarelli, sindaco di Camerata che intervenendo
sull’argomento ha ricordato che «ora ci sono 3 centrali in 3
chilometri. Con l’Enel c’è collaborazione e dialogo ma noi
non siamo per nulla contenti di questa riattivazione. Con l’Arpam
abbiamo effettuato verifiche sulle emissioni sonore
dell’impianto e siamo in attesa dei risultati. Certo è un
bene che la centrale non abbia un utilizzo costante e da
parte nostra ci opporremo a future ipotesi di
privatizzazione. Se fosse necessario potremmo partecipare
come Comune ma per il momento restiamo a guardare». |
Fiumesino nord, arriva il
finanziamento
Il primo appalto per
ripristinare il ponte per Rocca Priora. Per la prima fase di
riqualificazione dell'area stanziati quasi novecento mila
euro
FALCONARA - Il contratto di
quartiere "Fiumesino Nord" ha fatto un ulteriore passo
avanti, è stata infatti di recente firmata la convenzione
tra il Comune di Falconara ed il Ministero delle
Infrastrutture e Trasporti per la realizzazione del progetto
di riqualificazione di una parte della zona a ridosso del
fiume Esino. "Il percorso lungo ed articolato - si legge in
una del Comune - è stato avviato nel 1998 e adesso si chiude
la prima fase dell'operazione destinata a risanare una parte
del quartiere di Fiumesino". Fra gli interventi previsti dal
contratto di quartiere "Fiumesino Nord" ci sono la
ristrutturazione degli edifici per la realizzazione di 13
alloggi; la sistemazione del circolo ricreativo Arci
individuato nel contratto di quartiere come luogo di
connessione sociale dell'abitato di Fiumesino; il
rifacimento dell'arredo urbano via Fiumesino compresa la
fruibilità verde pubblico e la trasformazione dell'area
attualmente degradata di proprietà demaniale situata tra la
fine della via e il fiume per la realizzazione di una zona
verde attrezzata, aperta e fruibile. "Il nuovo ponte -
prosegue la nota dell'amministrazione - rappresenta
l'intervento più importante e maggiormente qualificato del
progetto perché riapre il collegamento diretto tra le sponde
del fiume sul tracciato storico della strada litoranea,
aggiornato all'esigenza di disporre di una viabilità
pedonale-ciclabile svincolata da quella veicolare, che
costituisse uno degli accessi al futuro parco fluviale".
Nella riqualificazione del quartiere sono comprese anche
l'adeguamento e la sistemazione delle reti dei servizi
tecnologici con evidente vantaggio dell'intero abitato di
Fiumesino. Dopo la firma del protocollo d'intesa nel luglio
2003 la convenzione apre le porte alla fase operativa:
arriveranno 873.000 euro che serviranno per attivare le
procedure per le gare d'appalto e per avviare i cantieri dei
lavori. I primi interventi che saranno appaltati riguardano:
il ripristino del ponte pedonale e ciclabile che consentirà
il collegamento tra Fiumesino e Rocca Priora.
Ex Montedison, tutti
assolti
Per il giudice l'inquinamento
dell'area non era rilevabile dagli imputati. Per gli esperti
allo stato attuale non ci sono pericoli per la salute dei
cittadini
Assolti per non aver commesso
il fatto. Vito De Lucia, 60 anni, e Cosimo Capobianco, 63
anni, entrambi ex addetti Enichem al controllo dei locali
dell'ex Montedison; Giuseppe Torroni, 74 anni e Dino
Simonetti, 55 anni, rappresentanti legali di altrettante
ditte (Rocca Mare spa e Agricola '92) erano accusata di
disastro ambientale e avvelenamento delle falde acquifere
per l' inquinamento dell'area occupata dall'ex Montedison
tra Falconara e Marina di Montemarciano. Ieri mattina invece
il tribunale di Ancona li ha assolti così come richiesto
anche dal pubblico ministero Rosario Lioniello. Il giudice
monocratico Lauro Mogetta ha constatato infatti l'assenza di
elementi di responsabilità a carico degli imputati.
Soprattutto in considerazione del fatto che il notevole
inquinamento dell'area, dovuto in gran parte a residui di
pirite, risale agli anni venti e non era rilevabile dalle
persone che si sono occupate degli impianti dismessi a
partire dai primi anni novanta. Questa la motivazione
principale per cui sono stati assolti che acquisirono
successivamente l'area in questione. Nel corso del
dibattimento i consulenti tecnici incaricati dalla difesa,
Italo Pasquon e Fabio Colombo, avevano precisato che sin dal
1920, per la produzione nello stabilimento si utilizzava lo
zolfo al posto della pirite, ritenuta più inquinante. Allo
stato attuale, comunque, avevano inoltre sottolineato gli
esperti, non ci sono pericoli per la salute dei cittadini,
per l'ambiente e per le falde acquifere circostanti. Tra gli
elementi a discarico, forniti dalle difese, c' era anche
l'esborso di circa 1 miliardo e 300 milioni di vecchie lire
per una parziale bonifica dell'area da parte delle ditte
private i cui legali rappresentanti erano stati imputati.
Con la chiusura della vicenda giudiziaria può tornarsi a
parlare del futuro dell'area ex Montedison. Una volta che la
zona sarà bonificata in suo aiuto verrà il piano regolatore
di Falconara che prevede un salto di qualità dell'area dove
dovrebbe sorgere una discoteca, una multisala, un acquapark
e forse anche un porticciolo.
Tre spine per un centro da
vivere
Cresce la qualità ma restano
i nodi di traffico, verde e caro-affitti. Prezzi alle stelle
per gli appartamenti ma anche molti servizi concentrati in
poco spazio. E l'eterno incubo della viabilità
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Manca il verde
più dei parcheggi e si sente la difficoltà di "un rapporto
stretto e diretto con il mare". A Falconara centro (cioè
quello stretto rettangolo di strade comprese fra la Flaminia
e la zona collinare e delimitate a sud da via degli Spagnoli
e a nord da via XX Settembre) però alla fine si vive
abbastanza bene, perché questa è la zona dove sono
concentrati servizi (anagrafe, asl, banche, negozi) e anche
infrastrutture come la stazione ferroviaria e la linea
diretta del bus verso Ancona. Dato negativo, secondo tutti i
residenti, il caro affitti e gli acquisti immobiliari
praticamente impossibili (oltre 2500 euro al metro quadrato)
Ma anche qualche carenza dal punto di vista dei controlli
per la sicurezza e la viabilità visto che, commentano
alcuni, "i vigili fanno solo le multe e mai che si mostrino
all'orizzonte quando c'è la regolamentare situazioni di
traffico particolarmente intenso o da risolvere questioni di
ordine pubblico". Il "centro-centro", fra l'altro oggi, dopo
il giro di vite dell'estensione delle aree a sosta
regolamentata da parchimetro o da disco orario, vive anche
con qualche apprensione il problema di una probabile
chiusura del tratto di via Bixio fra le vie Cairoli e IV
Novembre, quasi certo preludio ad un riassetto totale del
traffico dei sensi di marcia. "La vivibilità è buona -
assicura Carlo Brunelli - mancano, ma questo è un problema
di Falconara come città e non solo del centro, la coesione
sociale ed il senso di appartenenza". Brunelli poi rileva
anche l'eccessiva concentrazione di strutture importanti fra
piazza Mazzini e dintorni. "Penso sia sbagliato creare un
quadrilatero della cultura - dice - in una realtà come la
nostra avrebbero valorizzate, invece, zone diverse". Tanti
gli abitanti del centro che negli anni hanno fatto la conta
degli alberi abbattuti e mai ripiantumati, "nonostante le
promesse ed i piani del verde periodicamente aggiornati e
pubblicizzati con grandi titoli". "Dalla metà degli anni '90
- ricorda un residente in via de' Bosis - è stata una vera e
propria ecatombe, hanno eliminato moltissimi pini motivando
il taglio con la pericolosità delle vecchie piante, ma poi
perché non hanno sistemato altre essenze negli spazi
lasciati liberi?". Una questione sollevata più volte anche
dal consigliere di Forza Italia Goffredo Brandoni che aveva
chiesto anche la sistemazione della pinetina di via IV
Novembre e del vialetto che la fiancheggia ed arriva alla
sede dell'ex municipio. "Non hanno mai fatto nulla - precisa
- e pensare che il verde diffuso era una delle peculiarità
della vecchia Falconara". Però se verso le zone collinari
sono state qualche modo favorite da una urbanizzazione anni
'50 del XX secolo che ha privilegiato le alberature, i
giardini e le case basse, nelle strade che scendono verso il
mare la situazione appare del tutto diversa a causa dei mega
condomini anni '70 e di un paio di strade diventate ormai
arterie di scorrimento e quindi molto trafficate, come via
Leopardi e via Flaminia. Lungo la ex strada statale i
residenti hanno anche creato un comitato il cui obiettivo
principale è quello di evitare che l'arteria venga
utilizzata per il passaggio dei Tir dal porto di Ancona.
"Siamo stretti in una morsa - afferma il presidente Nino
Chiesi - da una parte 26 mila auto al giorno e dall'altra la
ferrovia con la movimentazione dei vagoni di giorno e di
notte. Siamo cittadini come gli altri, vogliamo essere
tutelati".
L'Enel riaccende la
centrale di Camerata
Dovrà scongiurare il rischio
blackout, tre gli impianti in Vallesina. E' entrata in
funzione lunedì scorso per colmare un vuoto di energia
Investimento da 1,2 milioni di euro "Una struttura modello".
Piantumato il boschetto
di CLAUDIA ANTOLINI
CAMERATA PICENA - La centrale
Turbogas che sorge a Piane è stata riattivata come impianto
disponibile per l'emergenza. E già lunedì scorso è entrata
in funzione, insieme alle altre strutture simili sparse in
tutte il territorio nazionale, per evitare una situazione di
distacchi di energia. "La sua missione è proprio questa:
scongiurare il pericolo di blackout". Lo ha fatto sapere
Fabio Persichetti, direttore dell'Unità di business
termoelettrice Enel, durante la conferenza stampa per
illustrare i lavori di manutenzione straordinaria effettuati
per riavviare i gruppi turbogas Enel. Esce dunque dal
letargo la più "anziana" centrale termoelettrica dell'intera
regione, costruita nel 1974, riaccendendo i motori dopo tre
anni di inattività. Risultato: in Vallesina entrano a regime
tre impianti per la produzione di energia. Tre impianti in
un raggio di dieci chilometri quadrati. Camerata, in realtà,
a differenza della Edison-Sadam di Jesi e della raffineria
di Falconara, funzionerà solo per un massimo di cento ore
all'anno. In pratica solo nelle situazioni più critiche,
come quelle che si sono verificate nella scorsa, torrida,
estate. E proprio nel luglio scorso, "dopo aver preso atto
della situazione del settore elettrico italiano - fa sapere
l'Enel - e al fine di costituire una potenza di riserva da
utilizzare nei momenti di emergenza, il consiglio di
amministrazione dell'azienda ha deciso di fare un
investimento di 25 milioni di euro per il riavvio di questo
come di altri sei impianti, da Campobasso ad Alessandria".
Per la centrale di Piane sono stati spesi un milione e 200
mila euro: sono serviti per la manutenzione straordinaria e
per il collegamento con la centrale di Perugia che
telecontrolla l'impianto di Camerata. "La potenza nominale
massima che può fornire - ha spiegato Persichetti - è di 104
megawatt, ossia 104 mila chilowatt elettrici, con una
potenza termina di quasi 500 megawatt. Camerata, quindi,
rimane un impianto turbogas e conserva la sua specifica
attitudine che è quella di rispondere i breve tempo alla
richiesta di potenza e di energia che si può manifestare
sulla rete elettrica italiana". Insomma, è una "risorsa
strategica per gli interventi rapidi, insostituibile nel suo
ruolo di presidio anti blackout". La Vallesina, dunque, sarà
meno soggetta ai razionamenti di potenza sperimentati nella
scorsa estate. L'Enel rassicura anche sul fronte della
tutela ambientale. "Quello di Camerata è un impianto
modello. Per funzionare - fa sapere Persichetti - utilizza
metano, il meno inquinante dei combustibili. Ma non solo. Si
trova all'interno di un bosco esteso circa 20 ettari,
piantumato da Enel in occasione della costruzione della
centrale, nel 1974, e dove nel corso dei decenni si sono
insediate varie specie animali e soprattutto una grande
varietà di uccelli". La riattivazione della centrale è stata
fatta coincidere con una manifestazione sportiva. Un evento
che, secondo il gestore nazionale dell'energia elettrica,
dovrà servire a stabilire un legame positivo con il
territorio, ossia una gara ciclistica internazionale.
L'ingegner Persichetti nel presentare l'impianto ha
ricordato "che per noi è una grande soddisfazione aver
raggiunto il traguardo nei tempi assegnatici dal vertice
aziendale. Un obiettivo raggiunto con la collaborazione e le
sinergie tra risorse interne all'azienda e risorse esterne,
che è funzionale a prevenire i distacchi programmati di
carico sulla rete, del tipo che si resero necessari nel
giugno 2003". Insomma, il rischio blackout è messo da parte.
"Penalizzato il
territorio"
Il sindaco: "Per noi
non è una giornata di festa". Criticata l'eccessiva
concentrazione: "No alla privatizzazione"
di CLAUDIA ANTOLINI
CAMERATA PICENA - "Per noi
oggi non è una giornata di festa. La riattivazione della
centrale, per quanto sia un intervento soft, penalizza il
nostro territorio. E soprattutto la Vallesina si ritrova ad
avere tre centrali a una distanza, in linea d'aria, di soli
5 chilometri l'una dall'altra". Non nasconde tutte le sue
perplessità il sindaco Massimo Tittarelli. Il primo
cittadino, da sempre contrario alla riattivazione della
centrale, era presente all'incontro organizzato dall'Enel
insieme con il vicesindaco di Chiaravalle Carbonelli, il
primo cittadino di Monte San Vito Lino Secchi, nella veste
anche di presidente regionale della Federazione ciclistica,
e il responsabile della Protezione civile delle Marche
Maurizio Ferretti. "E' vero che le emissioni sono al di
sotto della norma - osserva Tittarelli - ma questo vale su
base annua. La centrale di Camerata funzionerà solo nelle
emergenze, di conseguenza con dei picchi concentrati nelle
cento ore previste di attività". Insomma, l'evento tanto
temuto si è verificato. Ma Tittarelli non se la prende con
il gestore dell'energia. Anzi, riconosce come "l'Enel ci
abbia fornito garanzie. E ci teniamo che la struttura resti
pubblica perché l'ipotesi di una ristrutturazione e di un
passaggio ai privati rappresenta a nostro avviso un fatto
assolutamente da scongiurare. La mia critica, piuttosto, è
nei confronti delle scelte politiche che hanno consentito la
costruzione di due centrali, a Jesi e Falconara, sapendo che
quella di Piane aveva una licenza a tempo indeterminato. E
che quindi poteva prima o poi, come è successo oggi, essere
riattivata". Tittarelli fa sapere che il Comune userà tutti
i mezzi a sua disposizione. "Abbiamo richiesto verifiche
acustiche e sulla qualità dell'aria a due diverse agenzie e
presto dovranno arrivare i pareri. Agiremo poi di
conseguenza. Il mio timore, comunque, è che la centrale sia
come una vecchia signora cui è stata messa un po' di cipria.
Avremmo preferito che l'annuncio della riattivazione non
fosse mai arrivato".
Il mare inghiotte quindici
metri di spiaggia
Marina di Montemarciano, a
rischio le abitazioni vicine alla costa. Sopralluogo del
sindaco Gerardo Cingolani: "L'erosione ha provocato danni
ingenti. Siamo in piena emergenza"
di MARCELLO PAGLIARI
MONTEMARCIANO - Il mare non
lascia scampo alla spiaggia di Marina. "Non pensavo che i
danni fossero di tale portata, siamo molto preoccupati".
Queste le prime parole del sindaco di Montemarciano Gerardo
Cingolani poco dopo aver eseguito un'ispezione sul lungomare
di Marina che per tutto il pomeriggio di ieri e durante la
scorsa notte è stato colpito dall'erosione del mare, spinto
da un costante scirocco che non ha mai lasciato la nostra
zona. Lo stillicidio delle onde è iniziato nel tardo
pomeriggio dopo che a sud del Conero aveva già colpito
violentemente. In alcuni tratti la spiaggia è stata ridotta
a poco più di tre metri. Sia all'altezza del sottopasso
Buglione che del "Lido Azzurro" la ghiaia è stata portata
via inesorabilmente, addirittura fino a 15 metri in meno.
Zone che sarebbero state ripristinate non più di un anno fa.
"Ci ha risparmiato l'inverno e ora, a ridosso della stagione
estiva, ci ritroviamo a gestire una situazione di emergenza.
Il problema non è tanto quello di salvare la spiaggia, che è
una questione grave già di per se, ma di evitare disastri
peggiori. Ad essere in pericolo sono anche le costruzioni
sul litorale. Non è possibile tollerare oltre questa
situazione". Il primo cittadino di Montemarciano ha voluto
spiegare il fenomeno che colpisce, oramai inesorabilmente da
tempo, Marina di Montemarciano. "La storia, e soprattutto
gli studi, sulla nostra spiaggia ci spiegano chiaramente che
il trasporto verso nord della ghiaia quando il mare è nelle
stesse condizioni di questi giorni è indubbio. L'erosione
c'è sempre stata ma sino a pochi anni fa il fenomeno non
costituiva un problema perché avveniva una sorta di
ripascimento naturale. La ghiaia spinta verso Senigallia
veniva sostituita naturalmente da quella della riserva
naturale quale era la foce dell'Esino". I disastri sarebbero
iniziati quando l'uomo ci ha messo del suo. "L'equilibrio
naturale è stato stravolto dal pontile della raffineria Api
che ha creato una barriera che di fatto blocca il passaggio
della ghiaia. A questo aggiungerei anche i lavori eseguiti
per proteggere la ferrovia". Il sindaco, contrariato e
amareggiato, non demorde e annuncia iniziative. "Entro
domani (oggi per chi legge, ndr) invieremo telegrammi alla
Regione per chiedere che i tecnici vengano quanto prima e
vedere cosa è successo. Subito dopo invierò una formale
richiesta perché sia finanziato il ripascimento ma è chiaro
che occorre guardare avanti e aprire gli occhi. Non è
possibile pensare ancora che le scogliere non servano". Ed è
polemica proprio sulle "barriere" marine. "In molte zone
costiere delle Marche le scogliere sono state completate:
perché il nostro comune ne è rimasto fuori? Credo sia tempo
di chiamare l'Api a compartecipare al raggiungimento di una
soluzione definitiva per salvare il litorale". Erosione,
seppur in forma minore, viene segnalata, anche a Senigallia.
"Il mare ha colpito anche a ponente - afferma Valter
Morganti, presidente dell' Fiba Confesercenti - proprio a
ridosso del porto. Non possiamo parlare di danni veri e
propri ma il mare, nonostante le scogliere, è salito
parecchio raggiungendo in alcuni punti le prime file degli
ombrelloni". L' esponente della Confesercenti non nasconde
però un timore. "Nel 2003 si sono verificate mareggiate e
non è accaduto nulla. Ad un anno di distanza la differenza
sta nel fatto che è stato costruito il "braccio" per l'
avamporto e i segnali, se sono questi, non sarebbero
confortanti. Iniziamo a preoccuparci perché non sappiamo
cosa potrebbe accadere con una mareggiata più forte".
"Una centrale già nel
futuro"
Il titolare del dicastero
dell'Ambiente: "E' possibile annullare la dipendenza
energetica dalla Francia" La Turbogas del consorzio Jesi
Energia
di BRUNO LUMINARI
JESI - "Sono qui per visitare
una centrale di produzione d'energia elettrica tra le
migliori d'Europa". Il ministro per l'Ambiente Altero
Matteoli è uno che vuol vedere con gli occhi suoi e toccare
con mano. Alle 11 di ieri è arrivato alla centrale Turbogas
del consorzio Jesi Energia (Edison - Sadam) accompagnato dal
vice ministro dell'Economia Mario Baldassarri, dal
sottosegretario Sospiri, dal senatore Magnalbò, e dai
vertici marchigiani di Alleanza nazionale. A ricevere il
ministro e il seguito c'erano - oltre il sindaco di Jesi
Fabiano Belcecchi, il dirigente del commissariato e il
comandante della compagnia carabinieri - l'ingegner Del
Ninno (amministratore delegato della Edison), l'ingegner
Carlo Banfi (presidente di Jesi Energia), il direttore di
produzione della Sadam Aldo Cartuccia. Il ministro ha
rivolto numerose domande a Del Ninno e ai tecnici presenti.
In sintesi ha voluto verificare dati su produzione di
energia elettrica, inquinamento atmosferico e acustico. Poi,
nel corso della visita all'interno della centrale, Matteoli
ha avuto modo di apprezzare questa realtà di cui gli aveva
parlato il collega marchigiano Baldassarri. "Mi hanno detto
che questa centrale è stata costruita in 20 mesi, ma che ci
sono voluti otto anni per i permessi" ci ha detto il
ministro nel breve colloquio finale assieme a Baldassarri e
al sindaco Belcecchi. "E' un esempio concreto - ha
proseguito Matteoli - di quanto vado ripetendo, e cioè che è
possibile diminuire e forse annullare la dipendenza
energetica dalla Francia senza danneggiare l'ambiente.
Questa centrale, da sola, è in grado di fornire un quinto
dell'energia necessaria alle Marche, inquinando l'ambiente
in modo irrilevante e senza alcun problema acustico o di
prelievo d'acqua". Poi ha chiesto al sindaco la ragione di
quegli 8 anni per i permessi. Belcecchi - al tempo era
dirigente della Cgil - ha detto come i sindacati fossero a
favore della centrale tecnologicamente innovativa che
chiedeva il suo predecessore Polita. "Ho girato l'Europa per
trovare risposte valide ai nostri problemi energetici e
quelli legati ai termovalorizzatori- ha proseguito il
ministro - ma non riesco a far capire alla gente le
soluzioni identificate. Appena si accenna a un luogo dove
realizzare una centrale o un bruciatore di rifiuti scoppia
una rivoluzione". Gli abbiamo chiesto se è vero che ha dato
l'ok per realizzare 27 nuove mega centrali Turbogas di
produzione di energia elettrica. "Certo, è vero, ho firmato
le valutazioni d'impatto ambientale per le aree indicate e
per strutture a bassissimo tasso di inquinamento ha concluso
-. Se venissero realmente costruite, annulleremmo la costosa
e pesante dipendenza energetica dalla Francia". Dopo un'ora
la visita è finita e tutti sono risaliti sulle auto blu. Che
sono partite a folle velocità com'erano arrivate, rischiano
anche di investire una donna. |