RASSEGNA STAMPA 22.04.2004

 

IL MESSAGGERO
Gandolfi urlò: «Via, qui saltiamo tutti»

IL PROCESSO PER IL ROGO - Le agghiaccianti testimonianze dei colleghi della vittima in Tribunale

di G. Milzi

FALCONARA «Via, via, c'è puzza di gas, qui saltiamo in aria tutti». L'operaio Mario Gandolfi fece giusto in tempo a lanciare l'sos. Due minuti, poi il botto e la fiammata che uccise lui e il collega Ettore Giuliani. Al terminale della sala bunker dell'Api, ad ascoltare quell'sos, all'alba del 25 agosto 1999, c'era la tuta blu Massimo Angeloni. Che ieri, dal banco dei testimoni, ha contribuito a ricostruire quanto accadde nella raffineria di Falconara nella decina di minuti prima del rogo al centro del processo. Gandolfi fu forse il primo a dirigersi verso la nube di carburante vaporizzato sopra la pompa della perdita, la P4254 della linea 29, per poi uscirne moribondo dopo il boato. Poco prima Vincenzo Russo, dipendente della "Comiver" (subappaltatrice dell'Api) aveva bloccato la sua bici allarmato da una forte puzza di benzina: «Mi avvicinai fino a 6 metri dalla zona pompe, ma quando vidi il carburante zampillare sono andato in sala "blamming" a dare l'allarme - ha testimoniato - poi mi diressi in portineria. Da lì vidi Gandolfi scendere dall'auto e procedere verso il punto dell'esplosione». Un disastro - quello a margine di un trasferimento di verde dal serbatoio Pk52 al deposito nazionale - evitabile, così come erano evitabili le due vittime, per il pm Tedeschini. Che avalla la "teoria della serie di concause colpose" dei suoi consulenti: il cedimento strutturale fu determinato dalla scarsa manutenzione di una tubatura; lo zampillo uscì da una falla lungo la linea 29 che avrebbe dovuto restare disattivata come al solito; invece funzionò e accadde l'irreparabile anche perché le valvole erano aperte. Teoria da riscontrare in dibattimento. E confutata dalla difesa. In aula è emersa una consuetudine: nel tratto "incriminato" il combustibile passava spesso; e spesso le valvole, compresa la 279, erano lasciate aperte. Tanto che l'apprendista Daniele Schiaroli e l'operatore Ivan Giacchetti, 5 giorni prima furono incaricati proprio di attivare la linea 29. Ieri hanno confermato che dopo il passaggio del carburante lasciarono la 279 aperta. «Ma - ha detto Giacchetti - ciò non avrebbe potuto creare problemi, dato che era una valvola fiscale (non di sicurezza, ndr.) e quindi andava chiusa solo in certe occasioni». E il "giallo" dell'operatività della linea 29? «Normale che in quel tratto fluisse carburante in caso di trasferimenti». Il processo riprende il 17 maggio.

 
CORRIERE ADRIATICO
La maggioranza gela Rifondazione

"Si è messa sempre di traverso: cambi registro oppure non entra"

di EMANUELE COPPARI

FALCONARA - C'è chi volta le spalle, almeno per il momento. Chi non vuol parlare, e chi mette paletti ben precisi. Non si può certo dire che la maggioranza sia intenzionata a spalancare le porte a un eventuale ingresso di Rifondazione. Anzi. Sembra davvero che non abbia nessuna intenzione di aggiungere un posto al tavolo. Se il clima nei confronti dell'estrema sinistra sembra essersi ammorbidito negli ultimi tempi, a irrigidire l'atmosfera arriva la freddezza dei rappresentanti delle forze di governo della città. Il coordinatore della Margherita Marco Salustri non vuole affrettare i tempi, e neppure sbilanciarsi visto che è chiamato ad esprimersi su una vicenda non ancorata su atti o dichiarazioni ufficiali e che affonda le radici su indiscrezioni, anche se insistenti. "E' qualcosa di molto prematuro, bisogna individuare un percorso". Poi esce dai binari della diplomazia. "Certo oggi non ci sono le condizioni". Affila le armi Salustri, prima di affondare il colpo. "Come si fa a far entrare in giunta una forza politica che non ha condiviso niente fino ad ora? E' un controsenso". Di più. "Politicamente assurdo". E spiega. "Rifondazione ha sempre contestato tutto, non ha condiviso niente, ha bocciato pure il bilancio, ci vuole un minimo di coerenza". Più chiaro di così. Servirebbe un'inversione di marcia nella strada senza sbocco che percorre un'ipotesi bollata da Salustri da "fantapolitica". "Bisognerebbe definire un cammino, e una tempistica". Del resto di un rafforzamento della maggioranza "oggi non c'è bisogno". Nessun pregiudizio, ma neppure cedimenti sul piano dei contenuti. E' la stessa gelida linea di Mauro Brugiaferri, vice segretario dello Sdi. Che non si oppone pregiudizialmente alla new entry di Marcelli Flori e compagni tanto che, ricorda, "ai tempi delle elezioni sono stato uno dei pochi a voler chiamare a far parte di un centrosinistra organico anche Rifondazione". Ma le dichiarazioni di principio in politica vanno commisurate alle scelte concrete a all'atteggiamento nelle stanze dove si prendono le decisioni sugli indirizzi amministrativi. E anche Brugiaferri non può non prendere atto che chi bussa alle porte della maggioranza si è messo spesso di traverso. Vada per un allargamento della coalizione, "a patto - però - che Rifondazione riveda le proprie posizioni e accetti i nostri programmi". Il prezzo da pagare sarebbe troppo alto, in ballo c'è la credibilità. "Ci siamo presentati agli elettori con un un progetto - avverte il numero due dello Sdi - e vogliamo attenerci a quello". Glaciali pure i Ds. Acqua in bocca per l'assessore all'ambiente Giancarlo Scortichini: "In questo momento preferiamo non dire nulla, se dovessimo decidere di intervenire faremo un comunicato". Fine del messaggio.

 
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