IL MESSAGGERO |
Gandolfi urlò: «Via, qui
saltiamo tutti»
IL PROCESSO PER IL ROGO - Le
agghiaccianti testimonianze dei colleghi della vittima in
Tribunale
di G. Milzi
FALCONARA «Via, via, c'è
puzza di gas, qui saltiamo in aria tutti». L'operaio Mario
Gandolfi fece giusto in tempo a lanciare l'sos. Due minuti,
poi il botto e la fiammata che uccise lui e il collega
Ettore Giuliani. Al terminale della sala bunker dell'Api, ad
ascoltare quell'sos, all'alba del 25 agosto 1999, c'era la
tuta blu Massimo Angeloni. Che ieri, dal banco dei
testimoni, ha contribuito a ricostruire quanto accadde nella
raffineria di Falconara nella decina di minuti prima del
rogo al centro del processo. Gandolfi fu forse il primo a
dirigersi verso la nube di carburante vaporizzato sopra la
pompa della perdita, la P4254 della linea 29, per poi
uscirne moribondo dopo il boato. Poco prima Vincenzo Russo,
dipendente della "Comiver" (subappaltatrice dell'Api) aveva
bloccato la sua bici allarmato da una forte puzza di
benzina: «Mi avvicinai fino a 6 metri dalla zona pompe, ma
quando vidi il carburante zampillare sono andato in sala "blamming"
a dare l'allarme - ha testimoniato - poi mi diressi in
portineria. Da lì vidi Gandolfi scendere dall'auto e
procedere verso il punto dell'esplosione». Un disastro -
quello a margine di un trasferimento di verde dal serbatoio
Pk52 al deposito nazionale - evitabile, così come erano
evitabili le due vittime, per il pm Tedeschini. Che avalla
la "teoria della serie di concause colpose" dei suoi
consulenti: il cedimento strutturale fu determinato dalla
scarsa manutenzione di una tubatura; lo zampillo uscì da una
falla lungo la linea 29 che avrebbe dovuto restare
disattivata come al solito; invece funzionò e accadde
l'irreparabile anche perché le valvole erano aperte. Teoria
da riscontrare in dibattimento. E confutata dalla difesa. In
aula è emersa una consuetudine: nel tratto "incriminato" il
combustibile passava spesso; e spesso le valvole, compresa
la 279, erano lasciate aperte. Tanto che l'apprendista
Daniele Schiaroli e l'operatore Ivan Giacchetti, 5 giorni
prima furono incaricati proprio di attivare la linea 29.
Ieri hanno confermato che dopo il passaggio del carburante
lasciarono la 279 aperta. «Ma - ha detto Giacchetti - ciò
non avrebbe potuto creare problemi, dato che era una valvola
fiscale (non di sicurezza, ndr.) e quindi andava chiusa solo
in certe occasioni». E il "giallo" dell'operatività della
linea 29? «Normale che in quel tratto fluisse carburante in
caso di trasferimenti». Il processo riprende il 17 maggio.
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CORRIERE ADRIATICO |
La maggioranza gela
Rifondazione
"Si è messa sempre di
traverso: cambi registro oppure non entra"
di EMANUELE COPPARI
FALCONARA - C'è chi volta le
spalle, almeno per il momento. Chi non vuol parlare, e chi
mette paletti ben precisi. Non si può certo dire che la
maggioranza sia intenzionata a spalancare le porte a un
eventuale ingresso di Rifondazione. Anzi. Sembra davvero che
non abbia nessuna intenzione di aggiungere un posto al
tavolo. Se il clima nei confronti dell'estrema sinistra
sembra essersi ammorbidito negli ultimi tempi, a irrigidire
l'atmosfera arriva la freddezza dei rappresentanti delle
forze di governo della città. Il coordinatore della
Margherita Marco Salustri non vuole affrettare i tempi, e
neppure sbilanciarsi visto che è chiamato ad esprimersi su
una vicenda non ancorata su atti o dichiarazioni ufficiali e
che affonda le radici su indiscrezioni, anche se insistenti.
"E' qualcosa di molto prematuro, bisogna individuare un
percorso". Poi esce dai binari della diplomazia. "Certo oggi
non ci sono le condizioni". Affila le armi Salustri, prima
di affondare il colpo. "Come si fa a far entrare in giunta
una forza politica che non ha condiviso niente fino ad ora?
E' un controsenso". Di più. "Politicamente assurdo". E
spiega. "Rifondazione ha sempre contestato tutto, non ha
condiviso niente, ha bocciato pure il bilancio, ci vuole un
minimo di coerenza". Più chiaro di così. Servirebbe
un'inversione di marcia nella strada senza sbocco che
percorre un'ipotesi bollata da Salustri da "fantapolitica".
"Bisognerebbe definire un cammino, e una tempistica". Del
resto di un rafforzamento della maggioranza "oggi non c'è
bisogno". Nessun pregiudizio, ma neppure cedimenti sul piano
dei contenuti. E' la stessa gelida linea di Mauro
Brugiaferri, vice segretario dello Sdi. Che non si oppone
pregiudizialmente alla new entry di Marcelli Flori e
compagni tanto che, ricorda, "ai tempi delle elezioni sono
stato uno dei pochi a voler chiamare a far parte di un
centrosinistra organico anche Rifondazione". Ma le
dichiarazioni di principio in politica vanno commisurate
alle scelte concrete a all'atteggiamento nelle stanze dove
si prendono le decisioni sugli indirizzi amministrativi. E
anche Brugiaferri non può non prendere atto che chi bussa
alle porte della maggioranza si è messo spesso di traverso.
Vada per un allargamento della coalizione, "a patto - però -
che Rifondazione riveda le proprie posizioni e accetti i
nostri programmi". Il prezzo da pagare sarebbe troppo alto,
in ballo c'è la credibilità. "Ci siamo presentati agli
elettori con un un progetto - avverte il numero due dello
Sdi - e vogliamo attenerci a quello". Glaciali pure i Ds.
Acqua in bocca per l'assessore all'ambiente Giancarlo
Scortichini: "In questo momento preferiamo non dire nulla,
se dovessimo decidere di intervenire faremo un comunicato".
Fine del messaggio. |
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