Moschini si dimette da
direttore generale
L’abbandono dopo l’indagine
della Finanza sul bonus che si è auto-assegnato. Il
dirigente resta a capo dell’area risorse e personale. Il
gesto sarebbe stato sollecitato da Carletti
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA Il numero uno del
comparto amministrativo della Corte del Castello di
Falconara è stato degradato. O meglio, formalmente è stato
lui, Gianfranco Moschini - nell'occhio delle indagini della
Finanza sull'autodetermina con con sui si è concesso un
surplus di spettanze per 28.000 euro - a dimettersi
dall'incarico di direttore generale. Ma pare sia stato il
sindaco Carletti a chiedergli perentoriamente di abbandonare
l'incarico più prestigioso e di accontentarsi dell'altra
carica ricoperta, quella di dirigente area risorse e
personale. Uno sviluppo tutto interno al Comune, legato ai
non sempre cristallini e franchi rapporti tra il primo
cittadino e alcuni dei suoi più alti funzionari, resi più
precari e indecifrabili dall'esposto presentato alla
Magistratura dal segretario municipale Gracco Vittorio
Mattioli. Che lui, per legge controllore delle procedure
burocratiche di casa, ha sparato dritto contro il ragioniere
capo Moschini. Ma che ha supportato con notarili
accertamenti che inquisiscono tutto l'iter che avrebbe
irregolarmente consentito al manager di emettere l'autodetermina
che gli ha garantito la prebenda. La denuncia quindi, di
fatto, è anche uno schiaffone ai responsabili politici e
amministrativi che hanno "benedetto" quell'iter. La
recentisisma retrocessione forzata di Moschini, dunque, può
essere letta pure come la volontà della Giunta Carletti di
chiamarsi fuori da una vicenda che, almeno dal punto di
vista amministrativo, la riguarda da vicino. Del resto, la
mancanza di un decreto sindacale che legittimasse nella
forma l'erogazione dell'extra, era emersa subito dopo
l'acquisizione delle carte in Comune da parte delle Fiamme
Gialle. Moschini si era spiegato relazionando in Giunta.
Carletti, anche prima di essere illuminato dall'ufficio
legale, aveva ammesso: «Mai firmato un decreto». Ma in prima
battuta, dopo aver sottolineato che quei 28.000 euro in più
per il direttore generale erano già nero su bianco nel Piano
economico di gestione ed erano stati avallati dalla Giunta,
e pur definendo "delicatissimo" l'inghippo, lo aveva
minimizzato a «ininfluente, semplice errore di procedura
interna». Ma ora ecco che quell'ininfluente errore lo paga
il diretto interessato, che perde bonus e posto. Mentre la
guardia di finanza indaga e concretizza l'inchiesta della
Procura. |