RASSEGNA STAMPA 09.04.2004

 

IL MESSAGGERO
Moschini si dimette da direttore generale

L’abbandono dopo l’indagine della Finanza sul bonus che si è auto-assegnato. Il dirigente resta a capo dell’area risorse e personale. Il gesto sarebbe stato sollecitato da Carletti

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA Il numero uno del comparto amministrativo della Corte del Castello di Falconara è stato degradato. O meglio, formalmente è stato lui, Gianfranco Moschini - nell'occhio delle indagini della Finanza sull'autodetermina con con sui si è concesso un surplus di spettanze per 28.000 euro - a dimettersi dall'incarico di direttore generale. Ma pare sia stato il sindaco Carletti a chiedergli perentoriamente di abbandonare l'incarico più prestigioso e di accontentarsi dell'altra carica ricoperta, quella di dirigente area risorse e personale. Uno sviluppo tutto interno al Comune, legato ai non sempre cristallini e franchi rapporti tra il primo cittadino e alcuni dei suoi più alti funzionari, resi più precari e indecifrabili dall'esposto presentato alla Magistratura dal segretario municipale Gracco Vittorio Mattioli. Che lui, per legge controllore delle procedure burocratiche di casa, ha sparato dritto contro il ragioniere capo Moschini. Ma che ha supportato con notarili accertamenti che inquisiscono tutto l'iter che avrebbe irregolarmente consentito al manager di emettere l'autodetermina che gli ha garantito la prebenda. La denuncia quindi, di fatto, è anche uno schiaffone ai responsabili politici e amministrativi che hanno "benedetto" quell'iter. La recentisisma retrocessione forzata di Moschini, dunque, può essere letta pure come la volontà della Giunta Carletti di chiamarsi fuori da una vicenda che, almeno dal punto di vista amministrativo, la riguarda da vicino. Del resto, la mancanza di un decreto sindacale che legittimasse nella forma l'erogazione dell'extra, era emersa subito dopo l'acquisizione delle carte in Comune da parte delle Fiamme Gialle. Moschini si era spiegato relazionando in Giunta. Carletti, anche prima di essere illuminato dall'ufficio legale, aveva ammesso: «Mai firmato un decreto». Ma in prima battuta, dopo aver sottolineato che quei 28.000 euro in più per il direttore generale erano già nero su bianco nel Piano economico di gestione ed erano stati avallati dalla Giunta, e pur definendo "delicatissimo" l'inghippo, lo aveva minimizzato a «ininfluente, semplice errore di procedura interna». Ma ora ecco che quell'ininfluente errore lo paga il diretto interessato, che perde bonus e posto. Mentre la guardia di finanza indaga e concretizza l'inchiesta della Procura.

 
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