IL MESSAGGERO |
Rogo Api, i testimoni
riaprono le ferite
Casoli: «Mario poteva
salvarsi ma non udì il mio grido»: I consulenti dell’accusa:
scarsa manutenzione
di GIAMPAOLO MILZI
«MARIO dove vai, è pieno di
gas!». L'immagine dell'operaio Mario Gandolfi, che si tuffa
senza curarsi dell'avvertimento nella nube di carburante
vaporizzato che di lì a poco avrebbe bruciato la sua vita e
quella del collega Ettore Giulian, ha scandito uno dei
passaggi più toccanti della lunga udienza processuale di
ieri sul rogo che il 25 agosto 1999 devastò l'Api e fece
venire la pelle d'oca a una città, Falconara, ancora non
ripresasi del tutto dal trauma. Un'immagine evocata con
precisione e commozione da Danilo Casoli, allora aiuto
capoturno della raffineria, uno dei testimoni che hanno
risposto alle domande del pm Cristina Tedeschini e degli
avvocati. «Avevo visto la nube da lontano. Quando raggiunsi
le pensiline di carico e mi avvicinai alla zona delle pompe
ero solo. Mi accorsi che sotto la nuvola c'era una perdita,
una "colonna" di benzina, ma mi fermai, le esalazioni erano
fortissime. Vidi Mario arrivare in auto, scendere e
dirigersi verso i vapori... Poveretto, non mi ha sentito».
Casoli era a 150 metri dalla pompa della perdita, la P4254,
quella che scoppiando avrebbe provocato la nebulizzazione
del carburante. Di chi, a monte, la responsabilità del
disastro? Una serie di concause colpose, secondo i
consulenti d'accusa in fase d'inchiesta: il cedimento
strutturale fu determinato dalla scarsa manutenzione di una
tubatura vecchiotta; lo zampillo uscì da una falla apertasi
lungo una linea della benzina ecologica - quella del by
-pass che la trasporta dal serbatoio 52 al deposito
nazionale - che avrebbe dovuto restare disattivata come al
solito; invece funzionò e accadde l'irreparabile perché le
valvole erano aperte. «Valvole quasi tutte azionabili a mano
(quindi non serrabili in quel frangente, ndr.) compresa la
strategica 279», ha detto Casoli. «Una prassi, anche se non
scritta, quella di lasciarle aperte», ha confermato poi nel
pomeriggio il dipendente Mercorelli, sul banco dei testimoni
anche coi colleghi Mariotti, Bacchieca, Bimbo e Sanviti. Ma
le vittime Gandolfi e Giulian si sarebbero trovate nel posto
sbagliato al momento sbagliato e, comunque, il gran botto
non fu causato dalla rottura della pompa, secondo i legali
che difendono dall'accusa di incendio e omicidio colposo
plurimo i 6 imputati: l'allora direttore della raffineria
Giovanni Saronne, il capo servizio operativo Franco Bellucci,
il capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il
responsabile manutenzione off-side Claudio Conti e le tute
blu Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti. Concordi
con il pm, invece, le parti civili che chiedono il
risarcimento danni: il Comune di Falconara, i comitati dei
residenti dei rioni Fiumesino e Villanova e 11 membri degli
stessi. In chiusura d'udienza - il processo riprenderà il 21
aprile - un'altra immagine toccante, descritta dal
dipendente del reparto movimentazione combustibile Panzieri:
quella di Gandolfi moribondo, bianco di fuliggine come un
fantasma, ustionato e barcollante, che esce dai vapori e
trova la forza di chiedere aiuto per i compagni.
Nodo Torrette, battaglia
sulla Flaminia
Carletti: «Statale a senso
unico verso di voi». Sturani: «Forse è meglio parlarne»
di CLAUDIA GRANDI
Flaminia a senso unico verso
Ancona, deviazione del traffico diretto a nord verso
Palombina Vecchia e Barcaglione. La "battaglia" annunciata
dal sindaco di Falconara Carletti contro il Comune di
Ancona, reo a suo dire di aver escluso l'amministrazione
falconarese dai tavoli tecnici sul traffico, sta tutta qui:
riversare sul capoluogo dorico una mole non indifferente di
veicoli in risposta all'ipotesi anconetana di deviazione del
traffico leggero verso Falconara nei giorni feriali. Pronta
la risposta del sindaco dorico, Fabio Sturani. «Se dobbiamo
reinserire le dogane tra Comune e Comune - scherza il primo
cittadino - vedremo il da farsi. In ogni caso credo che
prima di vagliare iniziative del genere sia opportuno
discutere unitariamente, noi e il Comune di Falconara. Tanto
più che mi sento di smentire il sindaco Carletti quando
sostiene di non essere stato convocato ai tavoli sulla
mobilità: al summit in Prefettura il Comune di Falconara era
rappresentato, a quello presso il Comune di Ancona era stato
invitato ma non ha partecipato». Quanto all'ipotesi di senso
unico sulla Flaminia in direzione Ancona, Sturani è convinto
che i residenti di Palombina Vecchia e zone limitrofe non
saranno molto contenti di veder arrivare sulla propria zona
le auto dirette verso nord. «Sul proprio territorio -
prosegue il sindaco - Falconara può fare ciò che vuole, ma è
innegabile che se eventuali provvedimenti adottati
interesseranno anche Ancona, se ne dovrà discutere insieme».
Perplesso anche l'assessore alla Mobilità Emilio D'Alessio,
in questi giorni a Bruxelles per partecipare ad un convegno
di esperti di viabilità. «Mi sembra un progetto un po'
avventuroso - dice - anche perché non credo che siano state
fatte simulazioni con sistemi collaudati come siamo soliti
fare noi ad Ancona. Tra l'altro mi chiedo che fine faranno i
mezzi pubblici diretti a nord: sarà loro riservata una
corsia preferenziale in senso contrario? Quanto poi alla
polemica per il mancato coinvolgimento del Comune di
Falconara alle discussioni sulla viabilità, non posso che
ricordare che quando quell'amministrazione ha deciso di
deviare i tir verso Ancona (in occasione dei blocchi di
Torrette, ndr) nessuno ci ha consultati». Passa direttamente
al contrattacco, al suo solito modo battagliero, Eliseo
Coppieri del Comitato di Torrette. «Falconara vuole
riversare i mezzi diretti a nord nei nostri quartieri
periferici? - dice -. Benissimo: vorrà dire che da oggi in
poi gli automobilisti falconaresi a Torrette non passeranno,
li bloccheremo noi. Tutta questa vicenda, comunque, ci fa
capire una cosa: mentre Carletti fa gli interessi, anche se
non condivisibili, dei suoi cittadini, Sturani non esce allo
scoperto per risolvere i problemi degli anconetani».
Le proposte devia-TIR
Deviare i Tir sulla strada
del Pinocchio verso l'uscita Ancona sud dell'autostrada nei
giorni festivi. Il traffico leggero verso il Comune di
Falconara nei giorni feriali. Regolare diversamente i
semafori a Torrette. Sono queste le proposte avanzate nel
corso dell’incontro convocato nei giorni scorsi dal sindaco
Fabio Sturani al quale hanno partecipato l'Authority
portuale,Anas, polizia stradale e municipale. Per
alleggerire il passaggio domenicale dei Tir è stata avanzata
l’ipotesi di dirottare tutte le domeniche il traffico
pesante in entrata e in uscita dal porti su «itinerari
alternativi» ossia verso il Pinocchio. Nei giorni feriali
invece, il traffico leggero in direzione del casello
autostradale potrebbe essere indirizzato, tramite apposita
segnaletica stradale, verso Falconara e poi attraverso
Castelferretti all'uscita di Ancona nord dell'A 14 o verso
Ancona sud, saltando in entrambi i casi via Conca. |
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CORRIERE ADRIATICO |
"Un eroe nella nube della
morte" Incendio
all'Api, i testimoni raccontano l'alba tragica. Gli ultimi
minuti prima dell'esplosione tra svenimenti e coraggio
"Mario Gandolfi era ustionato ma chiedeva aiuto per gli
altri"
di LORENZO SCONOCCHINI
Gli ultimi istanti prima che
s'accendesse quell'alba d'inferno sapevano di confusione e
svenimenti, boccate di aromi aspri e corse coraggiose. Pochi
minuti prima che una nube di benzina scoppiasse addosso a
Ettore Giulian e Mario Gandolfi, riducendoli a torce umane,
nella sala quadri della raffineria Api si cercava di capire
come mai un serbatoio non s'abbassava di livello, benché
fosse in atto un trasferimento di carburante. Di colpo entrò
un operaio, Russo, e diede l'allarme: "C'è una colonna di
benzina alta sette metri". C'è chi corre fuori, chi ha un
mancamento, chi prova ad avvicinarsi ma desiste per l'odore
acre di benzina. E chi, come il capoturno Giulian e il
capofabbrica Gandolfi, in quella nube tossica s'infilano per
fronteggiare la fuga di benzina. Quel che accadde la mattina
del 25 agosto '99, lo hanno raccontato ieri i testi del
processo per omicidio colposo e incendio colposo a sei
dirigenti e tecnici dell'Api: l'ex direttore della
raffineria Giovanni Saronne, quello attuale Franco Bellucci,
il capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il
responsabile manutenzione off-site Claudio Conti, gli operai
Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti. Danilo Casoni,
aiuto capoturno, controllava nei monitor che tutto filasse
liscio. Dopo l'allarme di Russo scattò fuori. "Sono corso
verso l'area delle pompe Sif - ha testimoniato - e c'era una
colonna di benzina alta 6/7 metri e alla base una grossa
nube di vapori. Ho cercato di disattivare la pompa, ma
l'aria era irrespirabile. Vidi arrivare l'auto di Gandolfi,
che scese e andò verso la nube. Gli dissi Mario dove vai, è
pieno di benzina! Lo vidi entrare dentro la nuvola". Pochi
minuti dopo, quando Casoni era tornato nella sala quadri, si
sentì il botto. "Dalla nube di fumo - è la testimonianza di
un altro operaio, Giancarlo Panzieri - ho visto uscire una
persona completamente bianca come un foglio di carta, in
condizioni difficili da descrivere, che chiedeva di mandare
soccorsi sul luogo dell'incendio perché altri operai ne
avevano bisogno. Non lo riconobbi, solo qualche giorno dopo
sono venuto a sapere che era Mario Gandolfi". Ieri la
sfilata dei tesi del pm Cristina Tedeschini doveva servire a
far chiarezza sui passaggi che fecero uscire cinquanta metri
cubi di carburante nell'area pompe Sif formando quella nube
di vapori esplosa addosso a Gandolfi e Giulian. Colpa, per
la procura, di un errato allestimento della linea di
trasferimento della benzina ecologica. Secondo la perizia la
"verde" passò dal serbatoio 52 al deposito nazionale con un
tragitto fuori schema, per una valvola (la 279) che doveva
restare chiusa invece fu lasciata aperta. La "svista" mise
in pressione la linea al di là della valvola consentendo il
flusso di benzina anche in un "troncone" d'impianto dove non
sarebbe dovuta arrivare, causando il cedimento di una pompa
malmessa.
Treni merci "Moratoria
notturna"
Le richieste dei comitati
FALCONARA - Divieto all'uso,
per tutto l'arco delle 24 ore del primo binario installato a
meno di tre metri dalle abitazioni di via Ugo Bassi, e poi
stop alle operazioni di scomposizione e composizione dei
convogli merci dalle 23 alle 6. Queste le richieste del
comitato dei cittadini residenti a Villanova presentate al
sindaco Carletti durante l'incontro svoltosi nei primi
giorni di aprile e convocato dallo stesso primo cittadino
dopo gli appelli lanciati dall'associazione. "L'attività
dello scalo merci ferroviario che circonda in quartiere -
dice Loris Calcina, presidente del comitato di Villanova -
sta determinando da lungo tempo un forte inquinamento
acustico che i residenti non riescono più a tollerare".
Durante la riunione in Comune è stata presentata tutta la
copiosa documentazione relativa al perdurare della pesante
situazione di disagio, tra cui la relazione medica sullo
stato psicofisico di alcuni residenti redatta dal dott.
Claudio Fratesi che collabora con la sezione falconarese di
Medicina Democratica. "La relazione - fa notare Calcina -
ha, tra l'altro, accertato che interi nuclei familiari
esposti alla situazione di pesante inquinamento acustico
determinata dallo scalo merci ferroviario 'soffrono di una
prolungata carenza di riposo notturno i cui sintomi
frequenti sono caratterizzati da tristezza, irritabilità e
tensione continua, diminuzione del rendimento scolastico e
lavorativo, difficoltà relazionali ed un calo complessivo
delle difese immunitarie" . La delegazione del Comitato e
dei Residenti ha formalmente chiesto al Sindaco di inibire,
per tutto il giorno l'uso del primo binario installato a
meno di tre metri dalle abitazioni e di vietare l'utilizzo
dello scalo merci durante la notte e sui binari o tronconi
di binari in prossimità delle abitazioni.
Grandi opere, il premier
"dimentica" Ancona
C'è ovviamente il ponte sullo
stretto di Messina. E ci sono il passante di Mestre e la
variante di Valico. Così pure il collegamento tra Genova,
che è porto anche della Lombardia, e Milano. Non l'uscita a
Ovest, che dovrebbe collegare il porto all'autostrada, ma
neppure il raddoppio della linea ferroviaria Falconara-Orte
e l'arretramento della linea Adriatica o il Quadrilatero, né
la terza corsia dell'A14. Martedì notte, Rai Uno, Porta a
Porta. Bruno Vespa conduce, il presidente del Consiglio dei
ministri Silvio Berlusconi e il ministro alle infrastrutture
Pietro Lunardi illustrano le grandi opere cantierate e da
cantierare. Ma nelle mappe dell'Italia da ricostruire in
termini di infrastrutture - mostrate l'altra sera in tv -
non compare Ancona, né le Marche. Ai telespettatori sarà
sembrato di aspettare un'eternità visto che allo sviluppo
della regione le nuove opere ipotizzate tra strade e
ferrovie servono come il pane. Nessun accenno dei grandi
lavori di casa nostra. In compenso il ministro parla della
collaborazione stretta sul territorio anche con le
amministrazioni di centrosinistra, nel tentativo di avviare
le nuove strade. Caso simile a quello di Ancona, governata
dal centrosinistra sia in Comune sia in Provincia. L'ultimo
contatto con la Capitale è di due settimane fa, quando il
commissario governativo per le infrastrutture di Marche,
Umbria e Sardegna - nell'occasione di un summit in
prefettura - aveva confermato la scelta di un collegamento
est-ovest tra il porto e la grande viabilità, annuncio
l'invio di una lettera ufficiale in tal senso. "Ad oggi non
è arrivato nulla", riferisce il sindaco Sturani. |
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