RASSEGNA STAMPA 08.04.2004

 

IL MESSAGGERO
Rogo Api, i testimoni riaprono le ferite

Casoli: «Mario poteva salvarsi ma non udì il mio grido»: I consulenti dell’accusa: scarsa manutenzione

di GIAMPAOLO MILZI

«MARIO dove vai, è pieno di gas!». L'immagine dell'operaio Mario Gandolfi, che si tuffa senza curarsi dell'avvertimento nella nube di carburante vaporizzato che di lì a poco avrebbe bruciato la sua vita e quella del collega Ettore Giulian, ha scandito uno dei passaggi più toccanti della lunga udienza processuale di ieri sul rogo che il 25 agosto 1999 devastò l'Api e fece venire la pelle d'oca a una città, Falconara, ancora non ripresasi del tutto dal trauma. Un'immagine evocata con precisione e commozione da Danilo Casoli, allora aiuto capoturno della raffineria, uno dei testimoni che hanno risposto alle domande del pm Cristina Tedeschini e degli avvocati. «Avevo visto la nube da lontano. Quando raggiunsi le pensiline di carico e mi avvicinai alla zona delle pompe ero solo. Mi accorsi che sotto la nuvola c'era una perdita, una "colonna" di benzina, ma mi fermai, le esalazioni erano fortissime. Vidi Mario arrivare in auto, scendere e dirigersi verso i vapori... Poveretto, non mi ha sentito». Casoli era a 150 metri dalla pompa della perdita, la P4254, quella che scoppiando avrebbe provocato la nebulizzazione del carburante. Di chi, a monte, la responsabilità del disastro? Una serie di concause colpose, secondo i consulenti d'accusa in fase d'inchiesta: il cedimento strutturale fu determinato dalla scarsa manutenzione di una tubatura vecchiotta; lo zampillo uscì da una falla apertasi lungo una linea della benzina ecologica - quella del by -pass che la trasporta dal serbatoio 52 al deposito nazionale - che avrebbe dovuto restare disattivata come al solito; invece funzionò e accadde l'irreparabile perché le valvole erano aperte. «Valvole quasi tutte azionabili a mano (quindi non serrabili in quel frangente, ndr.) compresa la strategica 279», ha detto Casoli. «Una prassi, anche se non scritta, quella di lasciarle aperte», ha confermato poi nel pomeriggio il dipendente Mercorelli, sul banco dei testimoni anche coi colleghi Mariotti, Bacchieca, Bimbo e Sanviti. Ma le vittime Gandolfi e Giulian si sarebbero trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato e, comunque, il gran botto non fu causato dalla rottura della pompa, secondo i legali che difendono dall'accusa di incendio e omicidio colposo plurimo i 6 imputati: l'allora direttore della raffineria Giovanni Saronne, il capo servizio operativo Franco Bellucci, il capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il responsabile manutenzione off-side Claudio Conti e le tute blu Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti. Concordi con il pm, invece, le parti civili che chiedono il risarcimento danni: il Comune di Falconara, i comitati dei residenti dei rioni Fiumesino e Villanova e 11 membri degli stessi. In chiusura d'udienza - il processo riprenderà il 21 aprile - un'altra immagine toccante, descritta dal dipendente del reparto movimentazione combustibile Panzieri: quella di Gandolfi moribondo, bianco di fuliggine come un fantasma, ustionato e barcollante, che esce dai vapori e trova la forza di chiedere aiuto per i compagni.

Nodo Torrette, battaglia sulla Flaminia

Carletti: «Statale a senso unico verso di voi». Sturani: «Forse è meglio parlarne»

di CLAUDIA GRANDI

Flaminia a senso unico verso Ancona, deviazione del traffico diretto a nord verso Palombina Vecchia e Barcaglione. La "battaglia" annunciata dal sindaco di Falconara Carletti contro il Comune di Ancona, reo a suo dire di aver escluso l'amministrazione falconarese dai tavoli tecnici sul traffico, sta tutta qui: riversare sul capoluogo dorico una mole non indifferente di veicoli in risposta all'ipotesi anconetana di deviazione del traffico leggero verso Falconara nei giorni feriali. Pronta la risposta del sindaco dorico, Fabio Sturani. «Se dobbiamo reinserire le dogane tra Comune e Comune - scherza il primo cittadino - vedremo il da farsi. In ogni caso credo che prima di vagliare iniziative del genere sia opportuno discutere unitariamente, noi e il Comune di Falconara. Tanto più che mi sento di smentire il sindaco Carletti quando sostiene di non essere stato convocato ai tavoli sulla mobilità: al summit in Prefettura il Comune di Falconara era rappresentato, a quello presso il Comune di Ancona era stato invitato ma non ha partecipato». Quanto all'ipotesi di senso unico sulla Flaminia in direzione Ancona, Sturani è convinto che i residenti di Palombina Vecchia e zone limitrofe non saranno molto contenti di veder arrivare sulla propria zona le auto dirette verso nord. «Sul proprio territorio - prosegue il sindaco - Falconara può fare ciò che vuole, ma è innegabile che se eventuali provvedimenti adottati interesseranno anche Ancona, se ne dovrà discutere insieme». Perplesso anche l'assessore alla Mobilità Emilio D'Alessio, in questi giorni a Bruxelles per partecipare ad un convegno di esperti di viabilità. «Mi sembra un progetto un po' avventuroso - dice - anche perché non credo che siano state fatte simulazioni con sistemi collaudati come siamo soliti fare noi ad Ancona. Tra l'altro mi chiedo che fine faranno i mezzi pubblici diretti a nord: sarà loro riservata una corsia preferenziale in senso contrario? Quanto poi alla polemica per il mancato coinvolgimento del Comune di Falconara alle discussioni sulla viabilità, non posso che ricordare che quando quell'amministrazione ha deciso di deviare i tir verso Ancona (in occasione dei blocchi di Torrette, ndr) nessuno ci ha consultati». Passa direttamente al contrattacco, al suo solito modo battagliero, Eliseo Coppieri del Comitato di Torrette. «Falconara vuole riversare i mezzi diretti a nord nei nostri quartieri periferici? - dice -. Benissimo: vorrà dire che da oggi in poi gli automobilisti falconaresi a Torrette non passeranno, li bloccheremo noi. Tutta questa vicenda, comunque, ci fa capire una cosa: mentre Carletti fa gli interessi, anche se non condivisibili, dei suoi cittadini, Sturani non esce allo scoperto per risolvere i problemi degli anconetani».

Le proposte devia-TIR

Deviare i Tir sulla strada del Pinocchio verso l'uscita Ancona sud dell'autostrada nei giorni festivi. Il traffico leggero verso il Comune di Falconara nei giorni feriali. Regolare diversamente i semafori a Torrette. Sono queste le proposte avanzate nel corso dell’incontro convocato nei giorni scorsi dal sindaco Fabio Sturani al quale hanno partecipato l'Authority portuale,Anas, polizia stradale e municipale. Per alleggerire il passaggio domenicale dei Tir è stata avanzata l’ipotesi di dirottare tutte le domeniche il traffico pesante in entrata e in uscita dal porti su «itinerari alternativi» ossia verso il Pinocchio. Nei giorni feriali invece, il traffico leggero in direzione del casello autostradale potrebbe essere indirizzato, tramite apposita segnaletica stradale, verso Falconara e poi attraverso Castelferretti all'uscita di Ancona nord dell'A 14 o verso Ancona sud, saltando in entrambi i casi via Conca.

 
CORRIERE ADRIATICO
"Un eroe nella nube della morte"

Incendio all'Api, i testimoni raccontano l'alba tragica. Gli ultimi minuti prima dell'esplosione tra svenimenti e coraggio "Mario Gandolfi era ustionato ma chiedeva aiuto per gli altri"

di LORENZO SCONOCCHINI

Gli ultimi istanti prima che s'accendesse quell'alba d'inferno sapevano di confusione e svenimenti, boccate di aromi aspri e corse coraggiose. Pochi minuti prima che una nube di benzina scoppiasse addosso a Ettore Giulian e Mario Gandolfi, riducendoli a torce umane, nella sala quadri della raffineria Api si cercava di capire come mai un serbatoio non s'abbassava di livello, benché fosse in atto un trasferimento di carburante. Di colpo entrò un operaio, Russo, e diede l'allarme: "C'è una colonna di benzina alta sette metri". C'è chi corre fuori, chi ha un mancamento, chi prova ad avvicinarsi ma desiste per l'odore acre di benzina. E chi, come il capoturno Giulian e il capofabbrica Gandolfi, in quella nube tossica s'infilano per fronteggiare la fuga di benzina. Quel che accadde la mattina del 25 agosto '99, lo hanno raccontato ieri i testi del processo per omicidio colposo e incendio colposo a sei dirigenti e tecnici dell'Api: l'ex direttore della raffineria Giovanni Saronne, quello attuale Franco Bellucci, il capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il responsabile manutenzione off-site Claudio Conti, gli operai Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti. Danilo Casoni, aiuto capoturno, controllava nei monitor che tutto filasse liscio. Dopo l'allarme di Russo scattò fuori. "Sono corso verso l'area delle pompe Sif - ha testimoniato - e c'era una colonna di benzina alta 6/7 metri e alla base una grossa nube di vapori. Ho cercato di disattivare la pompa, ma l'aria era irrespirabile. Vidi arrivare l'auto di Gandolfi, che scese e andò verso la nube. Gli dissi Mario dove vai, è pieno di benzina! Lo vidi entrare dentro la nuvola". Pochi minuti dopo, quando Casoni era tornato nella sala quadri, si sentì il botto. "Dalla nube di fumo - è la testimonianza di un altro operaio, Giancarlo Panzieri - ho visto uscire una persona completamente bianca come un foglio di carta, in condizioni difficili da descrivere, che chiedeva di mandare soccorsi sul luogo dell'incendio perché altri operai ne avevano bisogno. Non lo riconobbi, solo qualche giorno dopo sono venuto a sapere che era Mario Gandolfi". Ieri la sfilata dei tesi del pm Cristina Tedeschini doveva servire a far chiarezza sui passaggi che fecero uscire cinquanta metri cubi di carburante nell'area pompe Sif formando quella nube di vapori esplosa addosso a Gandolfi e Giulian. Colpa, per la procura, di un errato allestimento della linea di trasferimento della benzina ecologica. Secondo la perizia la "verde" passò dal serbatoio 52 al deposito nazionale con un tragitto fuori schema, per una valvola (la 279) che doveva restare chiusa invece fu lasciata aperta. La "svista" mise in pressione la linea al di là della valvola consentendo il flusso di benzina anche in un "troncone" d'impianto dove non sarebbe dovuta arrivare, causando il cedimento di una pompa malmessa.

Treni merci "Moratoria notturna"

Le richieste dei comitati

FALCONARA - Divieto all'uso, per tutto l'arco delle 24 ore del primo binario installato a meno di tre metri dalle abitazioni di via Ugo Bassi, e poi stop alle operazioni di scomposizione e composizione dei convogli merci dalle 23 alle 6. Queste le richieste del comitato dei cittadini residenti a Villanova presentate al sindaco Carletti durante l'incontro svoltosi nei primi giorni di aprile e convocato dallo stesso primo cittadino dopo gli appelli lanciati dall'associazione. "L'attività dello scalo merci ferroviario che circonda in quartiere - dice Loris Calcina, presidente del comitato di Villanova - sta determinando da lungo tempo un forte inquinamento acustico che i residenti non riescono più a tollerare". Durante la riunione in Comune è stata presentata tutta la copiosa documentazione relativa al perdurare della pesante situazione di disagio, tra cui la relazione medica sullo stato psicofisico di alcuni residenti redatta dal dott. Claudio Fratesi che collabora con la sezione falconarese di Medicina Democratica. "La relazione - fa notare Calcina - ha, tra l'altro, accertato che interi nuclei familiari esposti alla situazione di pesante inquinamento acustico determinata dallo scalo merci ferroviario 'soffrono di una prolungata carenza di riposo notturno i cui sintomi frequenti sono caratterizzati da tristezza, irritabilità e tensione continua, diminuzione del rendimento scolastico e lavorativo, difficoltà relazionali ed un calo complessivo delle difese immunitarie" . La delegazione del Comitato e dei Residenti ha formalmente chiesto al Sindaco di inibire, per tutto il giorno l'uso del primo binario installato a meno di tre metri dalle abitazioni e di vietare l'utilizzo dello scalo merci durante la notte e sui binari o tronconi di binari in prossimità delle abitazioni.

Grandi opere, il premier "dimentica" Ancona

C'è ovviamente il ponte sullo stretto di Messina. E ci sono il passante di Mestre e la variante di Valico. Così pure il collegamento tra Genova, che è porto anche della Lombardia, e Milano. Non l'uscita a Ovest, che dovrebbe collegare il porto all'autostrada, ma neppure il raddoppio della linea ferroviaria Falconara-Orte e l'arretramento della linea Adriatica o il Quadrilatero, né la terza corsia dell'A14. Martedì notte, Rai Uno, Porta a Porta. Bruno Vespa conduce, il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e il ministro alle infrastrutture Pietro Lunardi illustrano le grandi opere cantierate e da cantierare. Ma nelle mappe dell'Italia da ricostruire in termini di infrastrutture - mostrate l'altra sera in tv - non compare Ancona, né le Marche. Ai telespettatori sarà sembrato di aspettare un'eternità visto che allo sviluppo della regione le nuove opere ipotizzate tra strade e ferrovie servono come il pane. Nessun accenno dei grandi lavori di casa nostra. In compenso il ministro parla della collaborazione stretta sul territorio anche con le amministrazioni di centrosinistra, nel tentativo di avviare le nuove strade. Caso simile a quello di Ancona, governata dal centrosinistra sia in Comune sia in Provincia. L'ultimo contatto con la Capitale è di due settimane fa, quando il commissario governativo per le infrastrutture di Marche, Umbria e Sardegna - nell'occasione di un summit in prefettura - aveva confermato la scelta di un collegamento est-ovest tra il porto e la grande viabilità, annuncio l'invio di una lettera ufficiale in tal senso. "Ad oggi non è arrivato nulla", riferisce il sindaco Sturani.

 
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