RASSEGNA STAMPA 02.04.2004

 

IL MESSAGGERO
L’avvocato studia tre ani di documenti

Carletti: «La vicenda è delicata» e chiede lumi all’ufficio legale. L’esposto del segretario

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA Il "super-manager" Gianfranco Moschini autorizza se stesso a infilarsi in tasca un bonus di 28.000 euro, la Finanza indaga su delega della magistratura. Puzza di reato? No, secondo il Comune di Falconara, solo un errore di procedura interna. Anche se il sindaco Carletti non nasconde «difficoltà, visto che la vicenda è delicata». Nulla da obiettare, nella forma, di fronte alla dirompente iniziativa del segretario municipale Gracco Vittorio Mattioli: da bravo controllore della burocrazia di palazzo ha presentato un esposto tacciando di irregolarità l'iter che ha portato all'incremeno delle spettanze del ragioniere capo Moschini (quelle di dirigente dell'area risorse e personale e di direttore generale del Comune); iter andato in porto grazie ad una determina dirigenziale che però è una "autodetermina", dato che è firmata da Moschini. Certo, avallata dal Piano economico di gestione del Comune (Peg). Ma per il segretario-notaio, norme di diritto amministrativo alla mano, Peg e determina non bastano: il bonus andava attribuito con un decreto sindacale che Carletti non ha emesso. Ma perché non si è accontentato di una segnalazione interna della lacuna, magari foriera di un atto di autotela del Comune, e ha bussato alle alte porte del pm Pucilli? Carletti ha chiesto lumi all'ufficio legale del Comune: l'avvocato Pirani studia carte che vanno dal 2001 - da quando il dirigente d'area Moschini è diventato anche direttore generale - alla fine del 2002 inizi 2003. Tra queste 4 delibere di Giunta. Le stesse carte sono radiografate dalla Guardia di Finanza, che indaga anche su altri incarichi dirigenziali.

 
CORRIERE ADRIATICO
Aree a rischio, un passo avanti

Passa in consiglio la proposta di legge, soddisfatto Amagliani

ANCONA - Soddisfazione è stata espressa dall'assessore all'Ambiente Marco Amagliani per l'approvazione da parte del consiglio regionale della proposta di legge che disciplina le aree ad elevato rischio di crisi ambientale. "Il consenso dell'assemblea - ha detto - costituisce un passo avanti molto importante perché la nuova legge regolamenta le funzioni e i compiti della Regione in una materia molto delicata, permettendo all'ente di governare i processi di risanamento e di trasformazione delle aree interessate in un quadro di certezze. L'impianto legislativo consolida anche l'azione regionale tesa a realizzare il programma connesso alla dichiarazione dell'area di Ancona, Falconara e bassa valle dell'Esino come zona al elevato rischio di crisi ambientale". "La normativa, oltre a disciplinare l'individuazione delle aree - afferma Amagliani - delinea gli interventi organici di eliminazione o riduzione dei fenomeni di inquinamento e di squilibrio ambientale, previsti dai relativi piani di risanamento. La dichiarazione ha la durata di 5 anni ed è rinnovabile solo una volta". "L' individuazione delle aree e la dichiarazione di elevato rischio - ha proseguito - sono di competenza del consiglio regionale. Le Province hanno il compito di elaborare il piano di risanamento".

L'indagine si allarga

Falconara, le verifiche della Gdf potrebbero riguardare altri dirigenti

di MARINA MINELLI

Ancora nessuna novità sulla verifica che la Guardia di Finanza sta effettuando da lunedì scorso presso il comune di Falconara. L'indagine che coinvolge il direttore generale del comune Gianfranco Moschini sembra potrebbe riguardare anche altri dirigenti, ma per il momento non sono trapelati nomi, né motivazioni. Pare, inoltre, che tutte le delibere dirigenziali siano state ritirate per ordine della Procura della Repubblica. Moschini, a cui il sindaco aveva affidato l'incarico di direttore generale dell'ente, nei giorni scorsi ha preso parte a tutte le commissioni convocate per presentare il bilancio di previsione del 2004, ma non è intervenuto poi alla seduta consiliare di martedì 30 marzo, durante la quale sono stati discussi il documento finanziario comunale e gli emendamenti proposti sia dall'opposizione che dalla maggioranza. Sempre Moschini, alla fine del 2003, aveva deciso di non firmare e quindi di non avvallare una variazione di bilancio per svariati milioni di euro proposta dalla giunta per il finanziamento del contratto di quartiere di Fiumesino. Cautela sulla vicenda è stata espressa dalle forze di opposizione che comunque chiedono chiarezza. Massimo Marcelli Flori, capo gruppo di Rifondazione comunista afferma che il suo partito è "in attesa di capire cosa realmente stia accadendo" ed auspica la tempestiva informazione del consiglio comunale". "Un famoso allenatore di calcio, Vujadin Boskov diceva 'rigore c'è quando arbitro fischia' - commenta Marcelli Flori - quindi credo che reato ci sia quando tribunale condanna e, a quello che so, non siamo neanche entrati in area di rigore". Luigi Conte capo gruppo di Forza Italia esprime la sua fiducia nella magistratura ma dice anche: "confermo la mia stima verso Moschini, persona seria con alle spalle anni di lavoro in comune e poi sono un garantista fino a prova contraria, o meglio fino al terzo grado di giudizio".

 
LA SICILIA
Priolo, il Petrolchimico smantella

La linea del cloro chiude: circa un migliaio di operai senza lavoro. A rischio anche la raffineria ex Agip. La rabbia dei sindacati

di Salvatore Maiorca

Priolo. Fallito l'ultimo tentativo di salvare la chimica del cloro al cosiddetto tavolo tecnico convocato dal coordinatore del Comitato per l'occupazione presso la presidenza del Consiglio, Gianfranco Borghini, a Roma, su richiesta del sindacato confederale e del prefetto di Siracusa Francesco Alecci. E Cgil, Cisl e Uil preannunciano «iniziative di lotta clamorose». Ieri a quel tavolo il presidente della Syndial (ex Enichem), Carmine Cuomo, ha ribadito la irreversibilità della decisione presa a suo tempo: la linea del cloro chiude. Conseguentemente Flavio Terruzzi, presidente e amministratore delegato di Dow chemical Italy, che a Priolo utilizzava i semilavorati della linea del cloro per la produzione di polioli e derivati, ha comunicato, a quello stesso tavolo, la chiusura degli impianti Dow di Priolo. Terruzzi era anch'egli fra i partecipanti alla riunione romana di ieri, che ha praticamente sancito, a meno di un imprevedibile miracolo, «il principio della fine» del polo petrolchimico siracusano. Nella linea del cloro sono finora impiegati, fra diretti e indiretti, circa 800 lavoratori. Nella Dow 59 dipendenti diretti e qualche decina delle imprese addetti ai servizi e alle manutenzioni. In totale circa un migliaio di posti di lavoro. Il primo atto consequenziale si è consumato subito, ieri pomeriggio, nello stabilimento Dow di Priolo. La direzione di fabbrica ha convocato la Rappresentanza sindacale unitaria ed ha comunicato la decisione della chiusura. «Eravamo disponibili a riprendere la produzione, nonostante la fermata che si protrae da quindici mesi ormai. Ma di fronte alla decisione di chiudere ribadita da Syndial la nostra chiusura non è altro che un fatto consequenziale». D'altra parte già da lì, da quel cosiddetto tavolo tecnico romano, il pensiero di tutti era rivolto alle dichiarazioni rilasciate l'altro ieri da Edoardo Garrone, presidente del gruppo Erg, titolare dell'unico progetto consistente nella zona: «Se non otterremo per tempo le autorizzazioni necessarie alle interconnessioni tra le raffinerie ex Isab ed ex Agip chiuderemo quest'ultima, tenendone in vita soltanto l'impianto di cracking, e trasferiremo altrove il previsto investimento di 500 milioni di euro». E lì si tratta di un altro migliaio di posti di lavoro ormai in bilico. Immediata la reazione del sindacato confederale: «A Roma si è consumato un autentico tavolo farsa: Syndial conferma la chiusura del clorosoda, la Dow annuncia la prossima chiusura e il sindacato annuncia battaglie adeguate alla gravita' della situazione. È stato un tavolo farsa, privo di qualsiasi rappresentante dei governi nazionale e regionale, servito soltanto a confermare i piani di dismissione delle grandi aziende». Pippo Zappulla, Enzo Scatà e Stefano Munafò, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, accompagnati dai segretari della Fulc Paolo Zappulla, Sebastiano Spagna ed Emanuele Sorrentino, non nascondono la delusione e la rabbia. «Non credevamo che si giungesse a tanto – commentano all'unisono.– A Roma si è compiuta una farsa che ha come vittime i lavoratori del polo priolese e le migliaia di famiglie che a questi fanno riferimento. Noi abbiamo responsabilmente risposto all'appello del direttore Borghini; al tavolo abbiamo constatato l'assenza dell'Eni, dei rappresentanti del governo nazionale Prestigiacomo e Miccichè, dell'assessore regionale Noè. Il sindacato non siederà a nessun tavolo sull'Accordo di programma se non si chiude definitivamente la vicenda del clorosoda. Il sindacato ha inserito il tema della bonifica e del risanamento dei siti nella propria piattaforma, ma unendola all'esigenza di una chiara volontà politica di sviluppo industriale. Se questi princìpi, insieme, mancano o non vengono perseguiti andiamo contro la desertificazione industriale».

Assetti produttivi e occupazionali

di Salvatore Maiorca

Ecco, in sintesi, gli assetti produttivi e occupazionali del polo petrolchimico siracusano. Syndial (ex Enichem, gruppo Eni): produzione di cloro-soda e derivati, aromatici, acetaldeide, ossido di etilene e derivati, ossido di propilene e derivati; 600 dipendenti. Polimeri Europa (gruppo Eni): produzione di etilene, polietilene lineare ed altre materie plastiche; 560 dipendenti. Dow chemical Italy: linea poliuretani; 59 dipendenti. Sasol Italy: paraffine, olefine, alcoli, cherosene, benzene, metano chimico; 560 dipendenti. Esso italiana: benzine, olii lubrificanti, propilene, zolfo; 760 dipendenti. Ergmed (gruppo Erg, compresa ex Agip petroli): 1450 dipendenti. Isab Energy (gruppo Erg): energia elettrica, zolfo, concentrato di vanadio; 180 dipendenti. Air liquide: ossigeno, azoto e altri gas nobili; 52 dipendenti. Celene: ossido di magnesio e idrossido di magnesio; 114 dipendenti, tutti in cassa integrazione per crisi aziendale con procedura fallimentare in corso. Unimed Augusta: cemento; 120 dipendenti. Edison gas: estrazione sottomarina di greggio; 60 dipendenti. Sono in tutto 4 mila 515 posti di lavoro diretti. A questi sono da aggiungere quasi altrettanti posti di lavoro nelle imprese appaltatrici di manutenzioni e servizi e alcune centinaia di addetti a piccole fabbriche utilizzatrici dei prodotti semilavorati della grande industria. Si arriva a poco meno di una decina di migliaia di posti di lavoro. Tutti collegati, direttamente o indirettamente, alle sorti del polo petrolchimico.

 
inizio pagina   rassegna stampa