L’avvocato studia tre ani di
documenti
Carletti: «La vicenda è
delicata» e chiede lumi all’ufficio legale. L’esposto del
segretario
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA Il "super-manager"
Gianfranco Moschini autorizza se stesso a infilarsi in tasca
un bonus di 28.000 euro, la Finanza indaga su delega della
magistratura. Puzza di reato? No, secondo il Comune di
Falconara, solo un errore di procedura interna. Anche se il
sindaco Carletti non nasconde «difficoltà, visto che la
vicenda è delicata». Nulla da obiettare, nella forma, di
fronte alla dirompente iniziativa del segretario municipale
Gracco Vittorio Mattioli: da bravo controllore della
burocrazia di palazzo ha presentato un esposto tacciando di
irregolarità l'iter che ha portato all'incremeno delle
spettanze del ragioniere capo Moschini (quelle di dirigente
dell'area risorse e personale e di direttore generale del
Comune); iter andato in porto grazie ad una determina
dirigenziale che però è una "autodetermina", dato che è
firmata da Moschini. Certo, avallata dal Piano economico di
gestione del Comune (Peg). Ma per il segretario-notaio,
norme di diritto amministrativo alla mano, Peg e determina
non bastano: il bonus andava attribuito con un decreto
sindacale che Carletti non ha emesso. Ma perché non si è
accontentato di una segnalazione interna della lacuna,
magari foriera di un atto di autotela del Comune, e ha
bussato alle alte porte del pm Pucilli? Carletti ha chiesto
lumi all'ufficio legale del Comune: l'avvocato Pirani studia
carte che vanno dal 2001 - da quando il dirigente d'area
Moschini è diventato anche direttore generale - alla fine
del 2002 inizi 2003. Tra queste 4 delibere di Giunta. Le
stesse carte sono radiografate dalla Guardia di Finanza, che
indaga anche su altri incarichi dirigenziali. |
Aree a rischio, un passo
avanti
Passa in consiglio la
proposta di legge, soddisfatto Amagliani
ANCONA - Soddisfazione è
stata espressa dall'assessore all'Ambiente Marco Amagliani
per l'approvazione da parte del consiglio regionale della
proposta di legge che disciplina le aree ad elevato rischio
di crisi ambientale. "Il consenso dell'assemblea - ha detto
- costituisce un passo avanti molto importante perché la
nuova legge regolamenta le funzioni e i compiti della
Regione in una materia molto delicata, permettendo all'ente
di governare i processi di risanamento e di trasformazione
delle aree interessate in un quadro di certezze. L'impianto
legislativo consolida anche l'azione regionale tesa a
realizzare il programma connesso alla dichiarazione
dell'area di Ancona, Falconara e bassa valle dell'Esino come
zona al elevato rischio di crisi ambientale". "La normativa,
oltre a disciplinare l'individuazione delle aree - afferma
Amagliani - delinea gli interventi organici di eliminazione
o riduzione dei fenomeni di inquinamento e di squilibrio
ambientale, previsti dai relativi piani di risanamento. La
dichiarazione ha la durata di 5 anni ed è rinnovabile solo
una volta". "L' individuazione delle aree e la dichiarazione
di elevato rischio - ha proseguito - sono di competenza del
consiglio regionale. Le Province hanno il compito di
elaborare il piano di risanamento".
L'indagine si allarga
Falconara, le verifiche della
Gdf potrebbero riguardare altri dirigenti
di MARINA MINELLI
Ancora nessuna novità sulla
verifica che la Guardia di Finanza sta effettuando da lunedì
scorso presso il comune di Falconara. L'indagine che
coinvolge il direttore generale del comune Gianfranco
Moschini sembra potrebbe riguardare anche altri dirigenti,
ma per il momento non sono trapelati nomi, né motivazioni.
Pare, inoltre, che tutte le delibere dirigenziali siano
state ritirate per ordine della Procura della Repubblica.
Moschini, a cui il sindaco aveva affidato l'incarico di
direttore generale dell'ente, nei giorni scorsi ha preso
parte a tutte le commissioni convocate per presentare il
bilancio di previsione del 2004, ma non è intervenuto poi
alla seduta consiliare di martedì 30 marzo, durante la quale
sono stati discussi il documento finanziario comunale e gli
emendamenti proposti sia dall'opposizione che dalla
maggioranza. Sempre Moschini, alla fine del 2003, aveva
deciso di non firmare e quindi di non avvallare una
variazione di bilancio per svariati milioni di euro proposta
dalla giunta per il finanziamento del contratto di quartiere
di Fiumesino. Cautela sulla vicenda è stata espressa dalle
forze di opposizione che comunque chiedono chiarezza.
Massimo Marcelli Flori, capo gruppo di Rifondazione
comunista afferma che il suo partito è "in attesa di capire
cosa realmente stia accadendo" ed auspica la tempestiva
informazione del consiglio comunale". "Un famoso allenatore
di calcio, Vujadin Boskov diceva 'rigore c'è quando arbitro
fischia' - commenta Marcelli Flori - quindi credo che reato
ci sia quando tribunale condanna e, a quello che so, non
siamo neanche entrati in area di rigore". Luigi Conte capo
gruppo di Forza Italia esprime la sua fiducia nella
magistratura ma dice anche: "confermo la mia stima verso
Moschini, persona seria con alle spalle anni di lavoro in
comune e poi sono un garantista fino a prova contraria, o
meglio fino al terzo grado di giudizio". |
Priolo, il Petrolchimico
smantella
La linea del cloro chiude:
circa un migliaio di operai senza lavoro. A rischio anche la
raffineria ex Agip. La rabbia dei sindacati
di Salvatore Maiorca
Priolo. Fallito l'ultimo
tentativo di salvare la chimica del cloro al cosiddetto
tavolo tecnico convocato dal coordinatore del Comitato per
l'occupazione presso la presidenza del Consiglio, Gianfranco
Borghini, a Roma, su richiesta del sindacato confederale e
del prefetto di Siracusa Francesco Alecci. E Cgil, Cisl e
Uil preannunciano «iniziative di lotta clamorose». Ieri a
quel tavolo il presidente della Syndial (ex Enichem),
Carmine Cuomo, ha ribadito la irreversibilità della
decisione presa a suo tempo: la linea del cloro chiude.
Conseguentemente Flavio Terruzzi, presidente e
amministratore delegato di Dow chemical Italy, che a Priolo
utilizzava i semilavorati della linea del cloro per la
produzione di polioli e derivati, ha comunicato, a quello
stesso tavolo, la chiusura degli impianti Dow di Priolo.
Terruzzi era anch'egli fra i partecipanti alla riunione
romana di ieri, che ha praticamente sancito, a meno di un
imprevedibile miracolo, «il principio della fine» del polo
petrolchimico siracusano. Nella linea del cloro sono finora
impiegati, fra diretti e indiretti, circa 800 lavoratori.
Nella Dow 59 dipendenti diretti e qualche decina delle
imprese addetti ai servizi e alle manutenzioni. In totale
circa un migliaio di posti di lavoro. Il primo atto
consequenziale si è consumato subito, ieri pomeriggio, nello
stabilimento Dow di Priolo. La direzione di fabbrica ha
convocato la Rappresentanza sindacale unitaria ed ha
comunicato la decisione della chiusura. «Eravamo disponibili
a riprendere la produzione, nonostante la fermata che si
protrae da quindici mesi ormai. Ma di fronte alla decisione
di chiudere ribadita da Syndial la nostra chiusura non è
altro che un fatto consequenziale». D'altra parte già da lì,
da quel cosiddetto tavolo tecnico romano, il pensiero di
tutti era rivolto alle dichiarazioni rilasciate l'altro ieri
da Edoardo Garrone, presidente del gruppo Erg, titolare
dell'unico progetto consistente nella zona: «Se non
otterremo per tempo le autorizzazioni necessarie alle
interconnessioni tra le raffinerie ex Isab ed ex Agip
chiuderemo quest'ultima, tenendone in vita soltanto
l'impianto di cracking, e trasferiremo altrove il previsto
investimento di 500 milioni di euro». E lì si tratta di un
altro migliaio di posti di lavoro ormai in bilico. Immediata
la reazione del sindacato confederale: «A Roma si è
consumato un autentico tavolo farsa: Syndial conferma la
chiusura del clorosoda, la Dow annuncia la prossima chiusura
e il sindacato annuncia battaglie adeguate alla gravita'
della situazione. È stato un tavolo farsa, privo di
qualsiasi rappresentante dei governi nazionale e regionale,
servito soltanto a confermare i piani di dismissione delle
grandi aziende». Pippo Zappulla, Enzo Scatà e Stefano Munafò,
segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, accompagnati dai
segretari della Fulc Paolo Zappulla, Sebastiano Spagna ed
Emanuele Sorrentino, non nascondono la delusione e la
rabbia. «Non credevamo che si giungesse a tanto – commentano
all'unisono.– A Roma si è compiuta una farsa che ha come
vittime i lavoratori del polo priolese e le migliaia di
famiglie che a questi fanno riferimento. Noi abbiamo
responsabilmente risposto all'appello del direttore Borghini;
al tavolo abbiamo constatato l'assenza dell'Eni, dei
rappresentanti del governo nazionale Prestigiacomo e
Miccichè, dell'assessore regionale Noè. Il sindacato non
siederà a nessun tavolo sull'Accordo di programma se non si
chiude definitivamente la vicenda del clorosoda. Il
sindacato ha inserito il tema della bonifica e del
risanamento dei siti nella propria piattaforma, ma unendola
all'esigenza di una chiara volontà politica di sviluppo
industriale. Se questi princìpi, insieme, mancano o non
vengono perseguiti andiamo contro la desertificazione
industriale».
Assetti produttivi e
occupazionali
di Salvatore Maiorca
Ecco, in sintesi, gli assetti
produttivi e occupazionali del polo petrolchimico siracusano.
Syndial (ex Enichem, gruppo Eni): produzione di cloro-soda e
derivati, aromatici, acetaldeide, ossido di etilene e
derivati, ossido di propilene e derivati; 600 dipendenti.
Polimeri Europa (gruppo Eni): produzione di etilene,
polietilene lineare ed altre materie plastiche; 560
dipendenti. Dow chemical Italy: linea poliuretani; 59
dipendenti. Sasol Italy: paraffine, olefine, alcoli,
cherosene, benzene, metano chimico; 560 dipendenti. Esso
italiana: benzine, olii lubrificanti, propilene, zolfo; 760
dipendenti. Ergmed (gruppo Erg, compresa ex Agip petroli):
1450 dipendenti. Isab Energy (gruppo Erg): energia
elettrica, zolfo, concentrato di vanadio; 180 dipendenti.
Air liquide: ossigeno, azoto e altri gas nobili; 52
dipendenti. Celene: ossido di magnesio e idrossido di
magnesio; 114 dipendenti, tutti in cassa integrazione per
crisi aziendale con procedura fallimentare in corso. Unimed
Augusta: cemento; 120 dipendenti. Edison gas: estrazione
sottomarina di greggio; 60 dipendenti. Sono in tutto 4 mila
515 posti di lavoro diretti. A questi sono da aggiungere
quasi altrettanti posti di lavoro nelle imprese appaltatrici
di manutenzioni e servizi e alcune centinaia di addetti a
piccole fabbriche utilizzatrici dei prodotti semilavorati
della grande industria. Si arriva a poco meno di una decina
di migliaia di posti di lavoro. Tutti collegati,
direttamente o indirettamente, alle sorti del polo
petrolchimico. |