IL MESSAGGERO |
Falconara vuole accelerare ma
gli altri Comuni sembrano non avere fretta
Per la costituzione della
Esino spa
di LETIZIA LARICI
FALCONARA Esino spa: i Ds di
Falconara chiedono di accelerare il processo per la sua
costituzione. Ma perché tanta fretta? «Per non perdere
l'opportunità - spiega l'assessore al Bilancio Roberto
Pesaresi - di gestire direttamente determinati servizi a
livello intercomunale mediante la costituzione di una
società per azioni con la partecipazione totale di capitale
pubblico. La riforma del Testo unico degli Enti locali
consente infatti agli enti stessi di avvalersi di questo
strumento, evitando il ricorso a onerose gare d'appalto. In
quest'ottica, la Esino spa potrebbe consentire ai Comuni
dell'ambito una gestione meno costosa e più efficiente dei
servizi. Ovviamente la società ha senso solo se si raggiunge
un accordo a livello territoriale. Di qui la necessità di
accelerare i tempi. Se nel frattempo le altre
amministrazioni si dovessero impegnare con ditte esterne, la
costituzione della società non potrebbe più avvenire».
Quindi Falconara non intende procedere da sola:
«L'Amministrazione - sottolinea Pesaresi - potrebbe anche
muovere qualche passo per conto proprio, ma solo in vista di
un coinvolgimento degli altri enti. Procedere
unilateralmente mi pare inopportuno. A che servirebbe?
Abbiamo già il Cam». L'iter per la costituzione della
società aveva subito un’interruzione dopo che il Comune di
Chiaravalle, che aveva collaborato alla stesura dello
statuto con Falconara, si era improvvisamente disimpegnato
per “una valutazione più approfondita”. «Un gesto - spiega
il capogruppo Ds Mauro Mazzieri - che non va letto come un
dietrofront. Semplicemente Falconara ha corso troppo, mentre
noi non avevamo mai affrontato compiutamente la questione».
Incerti gli altri Comuni interessati, anche in
considerazione degli appuntamenti elettorali, che sembrano
consigliare cautela. Il meno possibilista è Lino Secchi,
sindaco di Monte San Vito, che osserva come alcuni dei
servizi ipotizzati per la Esino s.p.a. fossero, in base a
precedenti intese, destinati ad ampliare le competenze del
consorzio Gorgovivo.
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UNIONE SARDA |
Per la morte di un operaio
alla Saras il pm chiede due condanne a nove mesi
Hanno patteggiato in quattro,
gli altri hanno scelto il rito ordinario e, al termine del
processo, il pubblico ministero ha chiesto due condanne e
due assoluzioni. La morte dell’operaio di Pula Roberto Cuccu,
39 anni, sposato con due figli, dipendente di una ditta
d’appalto ucciso il 5 dicembre del 1998 da un violento getto
di vapore fuoriuscito da una tubazione mentre sopra
un’impalcatura era impegnato in alcuni interventi di
manutenzione degli impianti della Saras, è stata ricostruita
ieri mattina dal pm Daniele Caria. Investito dal getto
d’acqua bollente e ustionato in tutto il corpo, l’operaio
era precipitato da un’altezza di 15 metri ed era finito nel
piazzale della centrale termoelettrica della raffineria. Per
Albino Brentan dirigente della Ms-Isolamenti e Marco
Mazzucco della Riva & Mariani (le due società costituivano
un consorzio d’imprese incaricato dalla Saras di realizzare
un pontone per poter verificare successivamente alcune
perdite in una tubazione degli impianti), il pm ha chiesto
la condanna: nove mesi per omicidio colposo. Caria ha invece
chiesto l’assoluzione per Enrico Santu di Portotorres
residente a Sarroch (capo cantiere della Riva & Mariani, la
società per cui lavorava la vittima), Alberto Ferri di
Noceto residente a Milano (vice direttore dello stabilimento
Saras) , Francesco Marini di Cagliari (capo servizio
manutenzione), Carlo Vinci di Arbus residente a Capoterra
(responsabile del servizio manutenzione, subordinato a
Ferri), Enrico Murru di Cagliari (capo servizio impianti),
Giulio Mureddu di Cagliari (responsabile del settore
conversione della centrale termoelettrica). Gli altri
quattro imputati hanno concordato il patteggiamento, sei
mesi di reclusione da convertire in una pena pecuniaria: si
tratta di Paolo Piccaluga di Cagliari (direttore dello
stabilimento Saras), Umberto Iacomoni di Bari residente a
Cagliari (responsabile del servzio manutenzione), Mario
Castello di Quartu (responsabile della centrale
termoelettrica che il giorno dell’incidente sostituiva il
capo reparto), Benvenuto Sanna di Carbonia residente a
Sarroch (capo turno della centrale termoelettrica). Sono
tutti accusati di omicidio colposo: avrebbero fatto eseguire
i lavori per l’individuazione della perdita senza fermare
l’impianto nel quale circolava acqua fra gli 80 e i 160
gradi a una pressione di 80 atmosfere. Secondo l’accusa la
rottura del tubo che causò la morte dell’operaio fu dovuta
alla corrosione interna che non lo rese idoneo a resistere
alla pressione. Il 7 aprile, parola alla difesa |
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