RASSEGNA STAMPA 28.02.2004

 

IL MESSAGGERO
«Quale Cirami. Il processo resti ad Ancona»

Lo chiede anche l’Api: «Mai pensato di invocare il legittimo sospetto»

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - Pioggia di fischi sui legali che hanno tirato in ballo la “Cirami” per stoppare il processo sul rogo che il 25 agosto 1999 uccise in raffineria i tecnici Mario Gandolfi ed Ettore Giulian. Fischi da tutte le parti, Api compresa, nonostante il suo duplice ruolo di parte offesa e responsabile civile in una causa penale che vede come imputati 6 persone (tra dirigenti, capiservizio e operai) accusate di incendio e omicidio colposo plurimo. «Mai pensato di invocare la legge Cirami, nonostante la costante attenzione della stampa sulle vicende della raffineria. Mai pensato che il nostro giudice naturale potesse essere condizionato», ha detto l'avvocato Giuseppe Biacca a nome dell'azienda falconarese. «Addolorato di fronte a un'istanza per la sospensione del processo che, per essere buoni, può essere definita paradossale e fuori luogo» l'avvocato Stefano Crispiani, che assiste i comitati dei residenti di Fiumesino e Villanova, assieme a 11 cittadini parte civile in giudizio come titolari dell'interesse dei falconaresi alla qualità della vita. Ma proprio per questo artefici di quel «contesto climatico pesante, amplificato da manifestazioni di piazza e dalla stampa e quindi capace di influenzare indirettamente l'oggetto del giudizio e il soggetto giudicante», menzionato dall'avvocato Alberto Simeone nell'illustrare l'istanza di remissione scritta con Alessandro Sorana (che con lui difende il dipendente Api Pierfrancesco Carletti, figlio dell'europarlamentare Silvana Barbati) e presentata nell'udienza di lunedì scorso. Di più: Sorana scrive di «cittadini e comitati animati da volontà di vendetta» (da qui lo «sgomento» e «il dispiacere» di Crispiani). Quanto al giudice monocratico del Tribunale di Ancona Vincenzo Capezza, ha sì ammesso l'istanza, trasmettendola alla Corte di Cassazione, ma non ha sospeso il processo. Che però ora corre il rischio di essere trasferito dalla Corte in un altro foro, qualora essa riconosca che quello di Ancona è viziato da “incompatibilità ambientale”, perché condizionabile dal “polverone” sollevato da media, ambientalisti, gruppi di cittadini e da «tutti i soggetti che hanno interesse ad amplificare l'eco del processo» (sempre per citare le motivazioni pro-trasferimento della richiesta di Simeone, il cui nome, come parlamentare di An, è legato anche a una legge sui benefici penitenziari). Istanza di remissione bollata come «paradossale» anche dall'avvocato Rino Pirani, battutosi con successo per la costituzione di parte civile del Comune di Falconara, che a seguito del rogo ha dovuto «modificare il Prg, spendere per costituire un Ufficio Ambiente e incassare una batosta riguardo alla sua vocazione turistica». Difende l'operato dei giornali, Pirani, così come Crispiani: «Si sono occupati del caso senza mai esagerare, e poi non è stato forse un disastro?». «Né gli articoli né la pubblica opinione possono condizionare il nostro giudice naturale - ha aggiunto interpretando l'Api-pensiero Biacca - Viviamo a Falconara, compresa nella sede di questo giudice, da 70 anni, e non ci è mai venuta in mente un'idea del genere. Esprimiamo piena fiducia nella Magistratura anconetana, ben capace di garantire la terzietà nel giudizio». Il processo riprenderà il 7 aprile. Il pm Tedeschini avrebbe le prove che tutti gli imputati - l'ex direttore della raffineria Giovanni Saronne, quello attuale Franco Bellucci, i responsabili manutenzione Claudio Conti e Sergio Brunelli, gli operai Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti - abbiano commesso leggerezze, tali da non evitare il disastro.

Targhe alterne, lunedì si parte

di Letizia Larici

FALCONARA - Operazione targhe alterne: lunedì è il turno delle dispari. Il Comune ha emesso l'altro ieri la sua ordinanza di adesione al provvedimento provinciale contro l'inquinamento. Così a partire da dopodomani sino al 29 marzo, ogni domenica e lunedì circolazione limitata dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19 su tutto il territorio di Falconara. Via libera nei giorni pari ai veicoli con ultimo numero di targa zero o pari, mentre nei giorni dispari a quelli con ultimo numero dispari. Il comando di polizia municipale, che non ha fatto in tempo a predisporre per questo lunedì un'apposita segnaletica, è comunque pronto a far fronte alla prima giornata del provvedimento. «In linea di massima- dice il dirigente Paolo Angeloni - pensiamo di posizionare 5 pattuglie nei 5 accessi strategici al territorio: Palombina, Barcaglione, Castelferretti (uscita autostrada), Villanova e via Marconi. Nessun blocco del traffico, ma semplici controlli. Chi verrà colto a transitare in divieto sarà sanzionato e probabilmente rimandato indietro». La sanzione per i contravventori è di 68.25 euro. Esentate dalla limitazione 27 categorie di veicoli, tra cui quelli alimentati a Gpl ed elettrici.

 
CORRIERE ADRIATICO
"Ho negoziato con l'Api per tutelare l'ambiente"

L'assessore Amagliani replica ai comitati

L'assessore regionale all'Ambiente, Marco Amagliani, replica ai Comitati cittadini di Falconara che sulla questione dell'inquinamento da idrocarburi del sottosuolo della raffineria avevano chiamato direttamente in causa "le responsabilità della Giunta regionale e, in particolare, dell'assessore Amagliani, per il rinnovo della concessione". Amagliani ricorda che all'inizio della sua attività di assessore all'Ambiente mancavano 40 giorni per il rinnovo anticipato all'API con lo strumento del silenzio-assenso, il che sarebbe automaticamente avvenuto senza poter inserire alcuna prescrizione, impegni e scadenze tramite il Protocollo d'Intesa. "La prima azione svolta - ricorda Amagliani - è stata quella di costruire un percorso complesso e negoziale, che era ed é inevitabile nel contesto giuridico delle norme vigenti. Su questo punto cruciale, le diverse componenti tecnico-amministrative e legali dell'apparato regionale hanno indicato lo scenario operativo, al cui interno esercitare le diverse opzioni della politica, escludendo in quanto non praticabile, l'ipotesi del rinvio ulteriore o del diniego della concessione". E' in quel contesto, che per Amagliani non prevede l'uso giuridico strumentale delle norme sulla bonifica come grimaldello per negazioni o rinvii, che "si è avviato il difficile lavoro sulle prescrizioni e sui contenuti del Protocollo d'Intesa con l'API". "E' bene ricordare alle istituzioni e ai cittadini attenti, che fino ad allora, sono stato l'unico capogruppo consiliare della maggioranza regionale a chiedere di discutere la questione Api in modo approfondito e completo, che significa appunto mettere nella giusta considerazione la sicurezza, l'ambiente, la salute, il lavoro". Amagliani chiede allora: "Perché puntare l'indice esclusivamente su chi ha messo in essere tutto ciò che era in grado di fare, giuridicamente e amministrativamente, assumendosi responsabilità che andavano ben oltre il proprio ruolo?"

 
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