RASSEGNA STAMPA 27.02.2004

 

IL MESSAGGERO
«L’Api per noi è ancora un incubo»

di G.M.

Ci tenevano a dire loro, a spiegare agli esperti anti-inquinamento riuniti in convegno alla Fiera di Ancona che la contaminazione da idrocarburi determinata dall'Api per loro è un ancora un “vero incubo”. Una protesta civile e pacata, quella dei comitati dei quartieri falconaresi. Ieri mattina una decina di persone hanno manifestato esponendo un cartello con su scritto “Fiume Esino, acqua in bocca” e hanno consegnato al presidente della Regione D'Ambrosio e ad alcuni relatori un comunicato di protesta contro il «perdurare di un forte inquinamento nel sito Api con i relativi rischi per la popolazione». Loris Calcina e Massimo De Paolis, rispettivamente presidenti dei comitati “Villanova” e “Fiume Esino”, hanno anche fornito ai partecipanti al convegno alcuni dati, resi noti dall'Arpam a seguito di monitoraggi del marzo 2001, da cui risulta una diffusione di idrocarburi leggeri, pesanti e aromatici dal sito raffineria verso il fiume e la sua sponda. Stesso discorso per le acque sotterranee, contaminate anche da mbte e etbe.

Ex Montedison, la spiaggia dei dubbi

Strutture ricettive sull’area dello stabilimento: primi ripensamenti sul progetto. Troppo a rischio gli equilibri ambientali. I consiglieri Flori e Amagliani contro Picciafuoco: «Qui ormai ci sono due Prg»

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - Il sopralluogo di gruppo sul posto guidato dal mago spagnolo delle “resurrezioni urbanistiche”, Oriol Bohigas. E poi dichiarazioni ufficiali intrise di un chiaro e concorde ottimismo che sa però di formale. Al di là della sostanza che lega in una trama aggrovigliata il futuro della spiaggia dei veleni - coi due nodi tutti da sciogliere, quello “scorsoio” del tipo di bonifica da attuare e quello del capannone di produzione vincolato dalla Sovrintendenza come bene di archeologia industriale - decriptando i recenti giorni in cui ci si è affannati per riempire di contenuti l'enigmatica sigla Apu3, emerge almeno una probabile, ragionevole verità: solo strutture leggere a mare dell'eco-mostro Montedison. Veritiere le parole di Riccardo Picciafuoco - redattore del Prg '99 che indica la vocazione turistico-commerciale dell'Apu3 - il quale solo ora «non esclude modifiche al Prg, né edificazioni più consistenti nell'area a monte». Ma già due mesi fa, il più realista Furio Durpetti dell'ufficio tecnico comunale, ipotizzava che la vocazione per gru, cantieri e cemento a mare potesse anche considerarsi «solo sulla carta». Nessuno se la sente di ammettere che - dopo 80 anni di scorie selvagge sui 20 ettari di fronte all'ex gigante della chimica - una spiaggia con verde e servizi ricreativi, balneari di basso impatto, sarebbe la soluzione più pratica, veloce, meno costosa e rischiosa per i precari equilbri geo-ambientali sul campo (come da mesi esterna al vento l'ingegner Biancani, perito d'inchiesta nel processo per l'inquinamento). C'è perfino chi, come Aldo Pollarini, della Agricola del Poggio - che ha acquistato lo scatolone di sabbia avvelenata impegnandosi a risanarlo a sue spese per poi ricostruire, in base a un protocollo coi sindaco di Falconara e Montemarciano - arriva a dire che «la perizia Biancani è roba passata». E non nasconde «idee imprecise» e variabili imponderabili su «una nuova bonifica, allo studio» che dipende in primis dalla «caratterizzazione su cui dovrà esprimersi il ministero». Ma in realtà è la sua Agricola a dover stipendiare una ditta di bonifiche che dovrà poi essere propositiva rispetto a un ministero solo controllore. L'imprenditore tace sul punto dolente? Il celebre architetto catalano Bohigas si occupa «di architettura» e del capannone sogna di «buttare via tutto, tranne tre edifici in legno». Salvo dover fare i conti con il Sovrintendente Scoppola, che ne «vorrebbe salvare quasi tutto». Solo Picciafuoco è sicuro che «non si perderà nulla»: le nuove volumetrie edificabili perse a mare le sposterà a monte. Un'occasione ghiotta, tanta “Babele”, per i consiglieri comunali Massimo Marcelli Flori e Maurizio Amagliani per sparare contro l'equivoco di «due Prg, uno ufficiale per gli obblighi burocratici e un altro (che lo contraddice) pianificato contestualmente e emergente». «Il caso ex-Montedison - scrivono - è emblematico. Quello di Picciafuoco è lo specchio di una concezione tutta tecnicistica in cui nel territorio si mettono come paravento le tre erre (recupero, riuso, riqualificazione) ma in realtà si punta all'espansione indiscriminata e scriteriata». Risultato: effetto boomerang per il Comune di Montemarciano, che «a causa dell'aumento dei residenti si troverà a dover sopperire a esigenze di servizi, di traffico e ad un aumento della cementificazione».

 
CORRIERE ADRIATICO
"Sull'Api la Regione è responsabile"

Idrocarburi nel sottosuolo, i comitati bacchettano l'assessore Amagliani

FALCONARA - "Non c è stata una grave inadempienza da parte della raffineria Api se il sottosuolo, le acque di falda e la sponda destra della foce del fiume Esino sono cariche di residui di idrocarburi evidenziati dagli stessi dati dell'Arpam già dal 2001? Quindi, come ha fatto la Regione Marche a rinnovare sic et simpliciter, con un inquinamento in atto, la concessione all'Api, per così lungo tempo, fino al 2020, molti anni prima della sua naturale scadenza (2008)?". Sulla questione dell'inquinamento del sottosuolo tornano, con una nota, anche i presidenti dei comitati cittadini di Fiumesino e Villanova, Franco Budini e Loris Calcina, e la portavoce del comitato "25 agosto", Elisa Griffoni, per osservare che "a prescindere dalle eventuali temute falsificazioni dei dati sull'inquinamento da parte di ditte incaricate della messa in sicurezza del sito della raffineria Api, il fatto concreto e reale è che l'inquinamento da idrocarburi del sottosuolo esiste e perdura da anni anche fuori dei confini della raffineria". Tanto da essere accertato dall'Arpa Marche e dal comune di Falconara già alla fine del 2000. "Fra l'altro - precisano Budini, Calcina e Griffoni - lo studio prodotto ad ottobre 2002 dalla stessa società indagata, la Remedia S.p.A. aveva fornito dati allarmanti sulla possibile diffusione, attraverso la falda, della massa contaminante di idrocarburi verso il mare ed il fiume Esino: fino a 20 litri al secondo. Noi, infatti, abbiamo sempre sostenuto che la decisione riguardo il rinnovo della concessione alla raffinazione dovesse essere quantomeno rimandata alla sua naturale scadenza poiché, oltre alla mancanza di un Piano Energetico Regionale e di uno Studio Epidemiologico sulla popolazione esposta, non era ancora chiaro il quadro definitivo del reale livello ed estensione della contaminazione da idrocarburi nel sottosuolo e nelle acque di falda". "Oggi - proseguono i comitati - alla luce delle possibili paventate manipolazioni di quei dati, la realtà che ci si presenta è ancor più grave. E, quindi, ancora maggiori diventano le responsabilità della giunta della Regione Marche e, in particolare, dell'assessorato all'ambiente di Marco Amagliani per il rinnovo della concessione all'Api".

Tre aziende col certificato ambientale

Nelle Marche le prime autorizzazioni Ippc in Italia. Amagliani: "E' come ottenere una concessione globale"

ANCONA - I sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni, adottati dalle aziende per la gestione e il controllo delle attività e ora utilizzati dalle amministrazioni pubbliche per monitorare i principali inquinanti in atmosfera sono stati al centro della prima giornata di "Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento". Le Marche fanno parte di un gruppo di lavoro composto anche da Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Umbria e dalle agenzie ambientali delle Marche e delle Province Autonome di Trento e Bolzano che ha stilato una guida di riferimento per la gestione del monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera e una proposta di decreto presentati al ministero. Intanto molte Regioni si stanno muovendo autonomamente, adottando la linea guida per le prescrizioni da imporre agli impianti soggetti a Ippc. A margine c'è stata una protesta, con cartelli e distribuzione di documenti, dei comitati cittadini di Falconara contro il rinnovo della concessione all'Api. Le prime tre Autorizzazioni Ambientali Integrate d'Italia verranno rilasciate oggi ad Ancona alle Cartiere Miliani di Fabriano, alla Jesi Energia, alla Automotive Products di Maiolati. Un traguardo per le tre aziende, ma anche per la Regione, prima in Italia ad avere disciplinato la materia dell'Ippc, che interviene con una logica integrata su tutti i fattori di inquinamento per aria, acqua, suolo, rifiuti e rumore. "L'Autorizzazione - ha spiegato l'assessore Amagliani - sostituisce tutte le precedenti autorizzazioni concesse alle imprese dai vari enti preposti, con una notevole semplificazione burocratica". In sostanza è "una concessione globale". Circa 200 le aziende soggette all'Autorizzazione nelle Marche, dall'Api alle industrie Merloni. L'autorità competente al rilascio è la Regione, attraverso il Dipartimento territorio ambiente: per il procedimento Ippc è stato costituito un gruppo tecnico con l'Arpam. Il presidente Vito D'Ambrosio (nella foto al convegno) ha sottolineato il ruolo delle agenzie ambientali: "Per i controlli sono il nostro braccio tecnico, ma non sono il Noe senza stellette, svolgono una funzione anche di consulenza, per risolvere i problemi e fornire alle aziende un servizio di alto livello a costi contenuti".

"Giù le mani dalle Pojole"

"No alla colonizzazione urbanistica". Le critiche di Rifondazione in merito alla ex Montedison "Il Prg è un contenitore volutamente vuoto" L'altolà dei Verdi: "Deve rimanere una zona agricola"

di MARINA MINELLI

FALCONARA - "Giù le mani dalle Pojole, zona agricola è, zona agricola deve rimanere". Il capogruppo dei Verdi in consiglio comunale, Sergio Badialetti, sulla questione controversa delle cubature che dalla ex Montedison potrebbero passare dall'altro lato della strada statale, è irremovibile. "Niente colonizzazione urbanistica, quella porzione di territorio va salvaguardata perché è l'unica della regione senza insediamenti abitativi continui". "A Falconara - dice Badialetti - questo Prg, che nessun consigliere ha mai potuto vedere nella sua interezza, sta consentendo troppe lottizzazioni, ci sono in programma un centinaio di appartamenti nell'area della ex fabbrica Bilancini, e poi a "La Franca" altri 50, 17 all'ex Molino, per non parlare di quelli in vista al Tesoro. Alle Pojole il Prg consente l'arrivo di almeno altre 500 persone, mi sembra siano anche troppe. Le cubature della ex fabbrica chimica restino dove sono". Secondo Badialetti la città, che vanta una delle densità abitative più alte della regione, non può essere sottoposta ad ulteriori pressioni urbanistiche in zone per di più ancora intatte. Quanto alla destinazione della ex Montedison, "che non è tutta da buttare", il capogruppo dei Verdi chiede di "tenere in maggiore considerazione la vocazione primaria di un territorio vicinissimo al mare". Polemici sulla vicenda ex Montedison ed area delle Pojole anche Massimo Marcelli Flori e Maurizio Amagliani di Rifondazione Comunista i quali osservano come il Prg si mostri "sempre di più come un contenitore volutamente povero". "Il ruolo dinamico del piano - commentano i rappresentanti di Rifondazione - è utilizzato in maniera spregiudicata, non si spiega altrimenti l'alto numero di varianti con cambi di destinazione d'uso e aumenti di cubatura, con cambi in corsa che sembrano essere pianificati prima dell'approvazione del piano". Emblematico, a parere di Marcelli Flori e di Amagliani, il caso dell'ex-Montedison: "Le dichiarazioni dell'architetto Picciafuoco rappresentano lo specchio fedele di una concezione tecnicistica in cui nel territorio si mettono come paravento le tre erre, recupero, riuso, riqualificazione, ma nella realtà si punta all'espansione indiscriminata e spesso scriteriata". "A questo punto - rilevano i due consiglieri di Rc - chi rischia di subire l'operazione Montedison è il Comune di Montemarciano che a fronte di un aumento della popolazione falconarese, si troverà a dover sopperire ad esigenze di servizi, di traffico oltre ad un aumento significativo della cementificazione che ricadenel territorio esteso di Marina di Montemarciano". E infine: "la bonifica di un sito pesantemente inquinato non può essere considerata una variabile superflua, è cardine attorno a cui poi ruoteranno destinazioni d'uso, cubature, servizi e quant'altro".

 
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