«L’Api per noi è ancora un incubo»
di G.M.
Ci tenevano a dire loro, a spiegare agli esperti
anti-inquinamento riuniti in convegno alla Fiera di Ancona
che la contaminazione da idrocarburi determinata dall'Api
per loro è un ancora un “vero incubo”. Una protesta civile e
pacata, quella dei comitati dei quartieri falconaresi. Ieri
mattina una decina di persone hanno manifestato esponendo un
cartello con su scritto “Fiume Esino, acqua in bocca” e
hanno consegnato al presidente della Regione D'Ambrosio e ad
alcuni relatori un comunicato di protesta contro il
«perdurare di un forte inquinamento nel sito Api con i
relativi rischi per la popolazione». Loris Calcina e Massimo
De Paolis, rispettivamente presidenti dei comitati
“Villanova” e “Fiume Esino”, hanno anche fornito ai
partecipanti al convegno alcuni dati, resi noti dall'Arpam a
seguito di monitoraggi del marzo 2001, da cui risulta una
diffusione di idrocarburi leggeri, pesanti e aromatici dal
sito raffineria verso il fiume e la sua sponda. Stesso
discorso per le acque sotterranee, contaminate anche da mbte
e etbe.
Ex Montedison, la spiaggia dei dubbi
Strutture ricettive sull’area dello stabilimento: primi
ripensamenti sul progetto. Troppo a rischio gli equilibri
ambientali. I consiglieri Flori e Amagliani contro Picciafuoco: «Qui
ormai ci sono due Prg»
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA - Il sopralluogo di gruppo sul posto guidato
dal mago spagnolo delle “resurrezioni urbanistiche”, Oriol
Bohigas. E poi dichiarazioni ufficiali intrise di un chiaro
e concorde ottimismo che sa però di formale. Al di là della
sostanza che lega in una trama aggrovigliata il futuro della
spiaggia dei veleni - coi due nodi tutti da sciogliere,
quello “scorsoio” del tipo di bonifica da attuare e quello
del capannone di produzione vincolato dalla Sovrintendenza
come bene di archeologia industriale - decriptando i recenti
giorni in cui ci si è affannati per riempire di contenuti
l'enigmatica sigla Apu3, emerge almeno una probabile,
ragionevole verità: solo strutture leggere a mare
dell'eco-mostro Montedison. Veritiere le parole di Riccardo
Picciafuoco - redattore del Prg '99 che indica la vocazione
turistico-commerciale dell'Apu3 - il quale solo ora «non
esclude modifiche al Prg, né edificazioni più consistenti
nell'area a monte». Ma già due mesi fa, il più realista
Furio Durpetti dell'ufficio tecnico comunale, ipotizzava che
la vocazione per gru, cantieri e cemento a mare potesse
anche considerarsi «solo sulla carta». Nessuno se la sente
di ammettere che - dopo 80 anni di scorie selvagge sui 20
ettari di fronte all'ex gigante della chimica - una spiaggia
con verde e servizi ricreativi, balneari di basso impatto,
sarebbe la soluzione più pratica, veloce, meno costosa e
rischiosa per i precari equilbri geo-ambientali sul campo
(come da mesi esterna al vento l'ingegner Biancani, perito
d'inchiesta nel processo per l'inquinamento). C'è perfino
chi, come Aldo Pollarini, della Agricola del Poggio - che ha
acquistato lo scatolone di sabbia avvelenata impegnandosi a
risanarlo a sue spese per poi ricostruire, in base a un
protocollo coi sindaco di Falconara e Montemarciano - arriva
a dire che «la perizia Biancani è roba passata». E non
nasconde «idee imprecise» e variabili imponderabili su «una
nuova bonifica, allo studio» che dipende in primis dalla
«caratterizzazione su cui dovrà esprimersi il ministero». Ma
in realtà è la sua Agricola a dover stipendiare una ditta di
bonifiche che dovrà poi essere propositiva rispetto a un
ministero solo controllore. L'imprenditore tace sul punto
dolente? Il celebre architetto catalano Bohigas si occupa
«di architettura» e del capannone sogna di «buttare via
tutto, tranne tre edifici in legno». Salvo dover fare i
conti con il Sovrintendente Scoppola, che ne «vorrebbe
salvare quasi tutto». Solo Picciafuoco è sicuro che «non si
perderà nulla»: le nuove volumetrie edificabili perse a mare
le sposterà a monte. Un'occasione ghiotta, tanta “Babele”,
per i consiglieri comunali Massimo Marcelli Flori e Maurizio
Amagliani per sparare contro l'equivoco di «due Prg, uno
ufficiale per gli obblighi burocratici e un altro (che lo
contraddice) pianificato contestualmente e emergente». «Il
caso ex-Montedison - scrivono - è emblematico. Quello di
Picciafuoco è lo specchio di una concezione tutta
tecnicistica in cui nel territorio si mettono come paravento
le tre erre (recupero, riuso, riqualificazione) ma in realtà
si punta all'espansione indiscriminata e scriteriata».
Risultato: effetto boomerang per il Comune di Montemarciano,
che «a causa dell'aumento dei residenti si troverà a dover
sopperire a esigenze di servizi, di traffico e ad un aumento
della cementificazione».
|
"Sull'Api la Regione è responsabile"
Idrocarburi nel sottosuolo, i comitati bacchettano
l'assessore Amagliani
FALCONARA - "Non c è stata una grave inadempienza da
parte della raffineria Api se il sottosuolo, le acque di
falda e la sponda destra della foce del fiume Esino sono
cariche di residui di idrocarburi evidenziati dagli stessi
dati dell'Arpam già dal 2001? Quindi, come ha fatto la
Regione Marche a rinnovare sic et simpliciter, con un
inquinamento in atto, la concessione all'Api, per così lungo
tempo, fino al 2020, molti anni prima della sua naturale
scadenza (2008)?". Sulla questione dell'inquinamento del
sottosuolo tornano, con una nota, anche i presidenti dei
comitati cittadini di Fiumesino e Villanova, Franco Budini e
Loris Calcina, e la portavoce del comitato "25 agosto",
Elisa Griffoni, per osservare che "a prescindere dalle
eventuali temute falsificazioni dei dati sull'inquinamento
da parte di ditte incaricate della messa in sicurezza del
sito della raffineria Api, il fatto concreto e reale è che
l'inquinamento da idrocarburi del sottosuolo esiste e
perdura da anni anche fuori dei confini della raffineria".
Tanto da essere accertato dall'Arpa Marche e dal comune di
Falconara già alla fine del 2000. "Fra l'altro - precisano
Budini, Calcina e Griffoni - lo studio prodotto ad ottobre
2002 dalla stessa società indagata, la Remedia S.p.A. aveva
fornito dati allarmanti sulla possibile diffusione,
attraverso la falda, della massa contaminante di idrocarburi
verso il mare ed il fiume Esino: fino a 20 litri al secondo.
Noi, infatti, abbiamo sempre sostenuto che la decisione
riguardo il rinnovo della concessione alla raffinazione
dovesse essere quantomeno rimandata alla sua naturale
scadenza poiché, oltre alla mancanza di un Piano Energetico
Regionale e di uno Studio Epidemiologico sulla popolazione
esposta, non era ancora chiaro il quadro definitivo del
reale livello ed estensione della contaminazione da
idrocarburi nel sottosuolo e nelle acque di falda". "Oggi -
proseguono i comitati - alla luce delle possibili paventate
manipolazioni di quei dati, la realtà che ci si presenta è
ancor più grave. E, quindi, ancora maggiori diventano le
responsabilità della giunta della Regione Marche e, in
particolare, dell'assessorato all'ambiente di Marco
Amagliani per il rinnovo della concessione all'Api".
Tre aziende col certificato ambientale
Nelle Marche le prime autorizzazioni Ippc in Italia.
Amagliani: "E' come ottenere una concessione globale"
ANCONA - I sistemi di monitoraggio in continuo delle
emissioni, adottati dalle aziende per la gestione e il
controllo delle attività e ora utilizzati dalle
amministrazioni pubbliche per monitorare i principali
inquinanti in atmosfera sono stati al centro della prima
giornata di "Prevenzione e riduzione integrate
dell'inquinamento". Le Marche fanno parte di un gruppo di
lavoro composto anche da Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte
e Umbria e dalle agenzie ambientali delle Marche e delle
Province Autonome di Trento e Bolzano che ha stilato una
guida di riferimento per la gestione del monitoraggio in
continuo delle emissioni in atmosfera e una proposta di
decreto presentati al ministero. Intanto molte Regioni si
stanno muovendo autonomamente, adottando la linea guida per
le prescrizioni da imporre agli impianti soggetti a Ippc. A
margine c'è stata una protesta, con cartelli e distribuzione
di documenti, dei comitati cittadini di Falconara contro il
rinnovo della concessione all'Api. Le prime tre
Autorizzazioni Ambientali Integrate d'Italia verranno
rilasciate oggi ad Ancona alle Cartiere Miliani di Fabriano,
alla Jesi Energia, alla Automotive Products di Maiolati. Un
traguardo per le tre aziende, ma anche per la Regione, prima
in Italia ad avere disciplinato la materia dell'Ippc, che
interviene con una logica integrata su tutti i fattori di
inquinamento per aria, acqua, suolo, rifiuti e rumore.
"L'Autorizzazione - ha spiegato l'assessore Amagliani -
sostituisce tutte le precedenti autorizzazioni concesse alle
imprese dai vari enti preposti, con una notevole
semplificazione burocratica". In sostanza è "una concessione
globale". Circa 200 le aziende soggette all'Autorizzazione
nelle Marche, dall'Api alle industrie Merloni. L'autorità
competente al rilascio è la Regione, attraverso il
Dipartimento territorio ambiente: per il procedimento Ippc è
stato costituito un gruppo tecnico con l'Arpam. Il
presidente Vito D'Ambrosio (nella foto al convegno) ha
sottolineato il ruolo delle agenzie ambientali: "Per i
controlli sono il nostro braccio tecnico, ma non sono il Noe
senza stellette, svolgono una funzione anche di consulenza,
per risolvere i problemi e fornire alle aziende un servizio
di alto livello a costi contenuti".
"Giù le mani dalle Pojole"
"No alla colonizzazione urbanistica". Le critiche di
Rifondazione in merito alla ex Montedison "Il Prg è un
contenitore volutamente vuoto" L'altolà dei Verdi: "Deve
rimanere una zona agricola"
di MARINA MINELLI
FALCONARA - "Giù le mani dalle Pojole, zona agricola è,
zona agricola deve rimanere". Il capogruppo dei Verdi in
consiglio comunale, Sergio Badialetti, sulla questione
controversa delle cubature che dalla ex Montedison
potrebbero passare dall'altro lato della strada statale, è
irremovibile. "Niente colonizzazione urbanistica, quella
porzione di territorio va salvaguardata perché è l'unica
della regione senza insediamenti abitativi continui". "A
Falconara - dice Badialetti - questo Prg, che nessun
consigliere ha mai potuto vedere nella sua interezza, sta
consentendo troppe lottizzazioni, ci sono in programma un
centinaio di appartamenti nell'area della ex fabbrica
Bilancini, e poi a "La Franca" altri 50, 17 all'ex Molino,
per non parlare di quelli in vista al Tesoro. Alle Pojole il
Prg consente l'arrivo di almeno altre 500 persone, mi sembra
siano anche troppe. Le cubature della ex fabbrica chimica
restino dove sono". Secondo Badialetti la città, che vanta
una delle densità abitative più alte della regione, non può
essere sottoposta ad ulteriori pressioni urbanistiche in
zone per di più ancora intatte. Quanto alla destinazione
della ex Montedison, "che non è tutta da buttare", il
capogruppo dei Verdi chiede di "tenere in maggiore
considerazione la vocazione primaria di un territorio
vicinissimo al mare". Polemici sulla vicenda ex Montedison
ed area delle Pojole anche Massimo Marcelli Flori e Maurizio
Amagliani di Rifondazione Comunista i quali osservano come
il Prg si mostri "sempre di più come un contenitore
volutamente povero". "Il ruolo dinamico del piano -
commentano i rappresentanti di Rifondazione - è utilizzato
in maniera spregiudicata, non si spiega altrimenti l'alto
numero di varianti con cambi di destinazione d'uso e aumenti
di cubatura, con cambi in corsa che sembrano essere
pianificati prima dell'approvazione del piano". Emblematico,
a parere di Marcelli Flori e di Amagliani, il caso dell'ex-Montedison:
"Le dichiarazioni dell'architetto Picciafuoco rappresentano
lo specchio fedele di una concezione tecnicistica in cui nel
territorio si mettono come paravento le tre erre, recupero,
riuso, riqualificazione, ma nella realtà si punta
all'espansione indiscriminata e spesso scriteriata". "A
questo punto - rilevano i due consiglieri di Rc - chi
rischia di subire l'operazione Montedison è il Comune di
Montemarciano che a fronte di un aumento della popolazione
falconarese, si troverà a dover sopperire ad esigenze di
servizi, di traffico oltre ad un aumento significativo della
cementificazione che ricadenel territorio esteso di Marina
di Montemarciano". E infine: "la bonifica di un sito
pesantemente inquinato non può essere considerata una
variabile superflua, è cardine attorno a cui poi ruoteranno
destinazioni d'uso, cubature, servizi e quant'altro".
|