IL MESSAGGERO |
“Legittimo sospetto” sul rogo
all’Api
Incompatibilità ambientale,
rischia lo stop il processo per la morte dei due operai
di GIAMPAOLO MILZI
Da un lato l'ombra della "Cirami",
dall'altro l'esclusione dalle parti civili del figlio di uno
dei due operai che persero la vita. E' il bilancio
dell'udienza svoltasi ieri in Tribunale sul rogo che il 25
agosto 1999 bruciò le vite degli operai dell’Api i Mario
Gandolfi ed Ettore Giulian. Il giudice monocratico Capezza
ha ammesso la richiesta di rimessione degli atti alla Corte
di Cassazione per "incompatibilità ambientale" presentata
dagli avvocati Simeone e Sorana, difensori del dipendente
Pierfrancesco Carletti, accusato dal pm Tedeschini dei reati
di incendio e omicidio colposo plurimo assieme all'altra
tuta blu Gaetano Bonvissuto, all'allora direttore della
raffineria Giovanni Saronne, al capo servizio operativo
Franco Bellucci, al numero uno del servizio manutenzione
Sergio Brunelli e al responsabile della manutenzione
off-side Claudio Conti. Ma il magistrato non ha ritenuto di
dover sospendere il processo, considerandone lo sviluppo
tempistico tale da «non precludere il normale diritto di
difesa degli imputati». Così in teoria il dibattimento
rischia di restare stoppato, nel corso del suo svolgimento,
da un'eventuale decisione della Corte che riconosca
l'incombere sul foro di Ancona di «un contesto climatico
pesante, prodotto dai comitati cittadini costituitisi
specificamente come parti in causa, amplificato da
manifestazioni di piazza e dalla stampa e quindi capace di
influenzare indirettamente l'oggetto del giudizio e il
soggetto giudicante», secondo la motivazione dell'avvocato
Simeone. I comitati dei residenti di Fiumesino e Villanova
(rappresentati dai legali Crispiani e Pesaresi) restano però
parte civile perché associazioni riconosciute per la tutela
dell'interesse diffuso alla salvaguardia ambientale, sebbene
solo in relazione al capo d'imputazione di incendio, così
come 11 membri degli stessi (alcuni presenti in aula,
danneggiati nella salute e nei valori immobiliari) e il
Comune di Falconara (avvocato Pirani). Quanto all'esclusione
dal processo del figlio dell'operaio Gandolfi (assistito
dall'avvocato Nucera, che ricorrerà in Cassazione, e
rappresentato in aula in sua assenza dalla madre-vedova Elsa
Mattioni) il magistrato ha ritenuto "liberatorio" per tutti
gli imputati il risarcimento di 700 milioni di vecchie lire
versato dall'assicurazione dell'Api alla famiglia a titolo
di responsabilità civile per incidente sul lavoro (così come
sostenuto dall'avvocato Vettori che assiste Saronne,
Bellucci, Brunelli e Conte). Diritto a un eventuale
risarcimento danni, in caso di condanna per gli imputati,
anche per il Comune di Falconara: che a seguito del disastro
ha dovuto modificare il suo Prg, sostenere le spese per
l'istituzione di un Ufficio ambiente e incassare il calo
d'immagine legato alla vocazione turistica della città. I
sindacati, intervenendo sull’inchiesta in atto per
verificare se le ditte incaricate di verificare la bonifica
abbiano fornito dati e parametri non veritieri, sototliennao
che «fermo restando il diritto di ricorrere contro la
concessione, come peraltro già fatto dal Comune di
Falconara, sia sbagliato e non condivisibile utilizzare
questo frangente per richiedere ora il ritiro della
concessione, la quale prevede una serie di interventi e di
prescrizioni che la raffineria in ogni caso deve portare
avanti. E su questo vigileremo». i sindacati hanno inoltre
già richiesto un incontro alla direzione aziendale per una
valutazione complessiva dello stato di attuazione dei
contenuti del protocollo.
Targhe alterne da domenica
in dieci comuni
In vigore un mese. Il popolo
degli esentati: dagli agenti di commercio ai sacerdoti
di CLAUDIA GRANDI
Varata l'operazione targhe
alterne. Si parte, come anticipato, domenica 29 febbraio e
si va avanti per tutto marzo, con una possibile proroga ad
aprile. Provincia, Comuni e associazioni di categoria hanno
stabilito ieri nel corso di un tavolo tecnico tempi e
modalità del provvedimento che, almeno nelle speranze dei
promotori, sarà in grado di ridurre l'inquinamento da
polveri sottili, ma soprattutto di cambiare la mentalità
degli automobilisti della provincia: obiettivo, incentivare
l'uso del mezzo pubblico e l'utilizzo collettivo delle auto
private. Dal 29, dunque, circolazione a targhe alterne (per
auto, camion e ciclomotori) su tutto il territorio comunale
la domenica e il lunedì, dalle 8 alle 20 (e non più dalle
8,30 alle 18,30 come stabilito in un primo momento).
Potranno circolare nei giorni pari i veicoli con ultimo
numero di targa pari o uguale a zero e nei giorni dispari i
veicoli con ultimo numero dispari. Unica eccezione lunedì
primo marzo, quando potranno circolare solo quelli con targa
zero o pari. In pratica, per consentire l'alternanza, una
domenica (e un lunedì) potranno circolare le dispari, la
domenica successiva (e il lunedì successivo) le pari, ad
eccezione di domenica 7 marzo (dispari, come la domenica
precedente) e lunedì 8 marzo (pari come il lunedì
precedente). Dieci, finora, i Comuni che hanno aderito al
provvedimento e su cui quindi saranno vigenti le
limitazioni: Ancona, Senigallia, Montemarciano, Falconara,
Chiaravalle, Osimo, Jesi, Monsano, Fabriano e Polverigi , ma
nel corso di questa settimana potrà arrivare l'ok di altri
Comuni. Un'attenzione particolare, ovviamente, dovrà essere
posta dai residenti dei Comuni non interessati dal
provvedimento e delle altre province (non ancora pronte per
le targhe alterne): anche per loro, ovviamente, i controlli
saranno ferrei. Ai responsabili dei Comuni aderenti, poi, la
Provincia ha distribuito un'ordinanza-tipo che i sindaci
dovranno emanare per rendere operative le targhe alterne.
Oltre agli orari e alle modalità, sull'ordinanza viene
ribadito un altro provvedimento, la limitazione totale della
circolazione nelle vie scelte dai singoli Comuni (per Ancona
il Viale e corso Garibaldi) la domenica dalle 8 alle 20.
Prescritto anche l'obbligo di spegnimento del motore dei
veicoli in tutte le situazioni non derivanti dalle dinamiche
della circolazione stradale. Non tutti i veicoli, però,
saranno soggetti al provvedimento: nell'ordinanza vengono
elencati i mezzi esentati, ai quali domani, nel corso di un
ulteriore incontro in Provincia, ne saranno aggiunti degli
altri. Via libera, dunque, ai veicoli elettrici, veicoli dei
servizi di emergenza e di soccorso, forze dell'ordine e
della pubblica sicurezza, taxi, servizio a noleggio con
conducente, autobus di linea e veicoli per il trasporto
scolastico, veicoli a servizio di persone invalide, mezzi in
servizio pubblico appartenenti ad aziende e concessionari
delle aziende che effettuano interventi urgenti. E ancora,
veicoli per il recapito posta, veicoli di proprietà dello
Stato, della Regione, delle Province, dei Comuni, della Asl
e dell'Arpam, veicoli appartenenti ad istituti di vigilanza,
quelli utilizzati dagli ufficiali giudiziari, i carri
funebri e veicoli al seguito, i veicoli per matrimoni e
cortei nuziali, veicoli utilizzati per il trasporto di
persone sottoposte a terapie indispensabili o per visite
programmate in grado di esibire la relativa certificazione
medica o prenotazione, i veicoli di donatori Avis, i mezzi
di assistenti domiciliari e associazioni socio-sanitarie, le
auto di medici e veterinari, i veicoli che trasportano merci
deperibili, alimentari, farmaci. Infine, veicoli di aziende
di pronto intervento, mezzi di operatori dell'informazione,
veicoli che distribuiscono merci agli edicolanti, mezzi di
sacerdoti e ministri del culto, di fioristi per la consegna
dei prodotti, di autoscuole, di personale scolastico, di
ambulanti che si recano a mercati, mezzi per la raccolta dei
rifiuti, veicoli dei fotografi. Ieri, poi, sono stati
aggiunti all'elenco le auto di rappresentanti di commercio e
i veicoli commerciali fino a 3,5 tonnellate (Euro 2 o
immatricolati dopo il '98) e sopra le 3,5 tonnellate (Euro 3
o immatricolati dopo il 2001).Ieri mattina infine i
capigruppo in Comune ha deciso di invitare al Consiglio
comunale aperto monotematico sulla viabilità (previsto per
il 15 marzo) anche le categorie economiche, oltre al
ministro ai Lavori pubblici (o chi per lui), alla Regione,
alla Provincia e all'Anas.
Ex Montedison, arriva
Bohigas
Area da riqualificare, il
tecnico “in missione” per due giorni
di LETIZIA LARICI
FALCONARA - Tutto pronto per
l'arrivo di Oriol Bohigas che sbarcherà a Falconara questa
mattina per una due giorni (ripartirà domani sera) scandita
da un fitto calendario di appuntamenti. Il luminare
dell'urbanistica europea, incaricato dai sindaci di
Falconara e Montemarciano Carletti e Cingolani, nonché da
Aldo Pollarini, presidente dell'Azienda Agricola del Poggio,
proprietaria del sito ex Montedison, di realizzare uno
studio per la riqualificazione e la riabilitazione dell'area
a nord di Falconara, al confine con il Comune di
Montemarciano, sulla quale insiste lo stabilimento ex
Montedison, compirà anzitutto un sopralluogo in zona. Su
quell'area infatti, denominata Apu3, Bohigas sino ad ora non
c'ha mai messo piede. L'architetto poi incontrerà i vertici
dell'Azienda Agricola del Poggio, che si è assunta il
pesante onere della fase preliminare di progettazione,
incluse le spese di bonifica del sito contaminato da scorie
chimiche, attingendo ad appositi fondi ministeriali. Quindi
un summit con il sovrintendente Liana Lippi, che nel
frattempo ha avviato un procedimento di vincolo
architettonico e urbanistico sui fabbricati che si
affacciano sulla spiaggia ai confini con il Comune di Marina
di Montemarciano. Due incontri fondamentali perché il
progetto di rinascita dell'Apu3 (possibilmente nel segno
della vocazione turistico - commerciale indicata dal Prg'99)
decolli. Nodo cruciale da sciogliere per la realizzazione
della riconversione, la procedura di bonifica da attuare
nell'area contaminata. Se i firmatari del protocollo di
intesa auspicano una bonifica in profondità, in quanto solo
così sarà possibile procedere alla costruzione di alberghi,
villette, stabilimenti balneari, capannoni espositivi e
commerciali, come indicato dal Prg, i suggerimenti di Nedo
Biancani, perito dell'inchiesta giudiziaria sulle
responsabilità dell'"eco - disastro", vanno in tutt'altra
direzione. Secondo Biancani infatti sarebbe più opportuno
orientarsi verso un risanamento "leggero", funzionale alla
realizzazione di un'area di verde pubblico attrezzato. Non
resta che attendere. A quali sviluppi condurrà questa
visita? Bohigas, per ora, ha semplicemente visionato
documenti sullo stato di contaminazione del capannone ed
altri tipi di incartamenti. Ma solo da oggi sarà
effettivamente in prima linea. Appuntamento da cui sembra
dipendere il futuro di questa zona di Falconara e
Montemarciano che sperano di poter riconvertire la vecchia
zona industriale. |
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CORRIERE ADRIATICO |
"Spostate il processo contro
l'Api"
Una difesa si appella alla
Cirami. "Incompatibilità ambientale"
di LORENZO SCONOCCHINI
Entrano ed escono le parti
civili al processo per il rogo all'Api del 25 agosto '99,
costato la vita a due tecnici della raffineria, mentre la
difesa di uno degli imputati s'appella alla legge Cirami e
chiede di trasferire altrove il processo per incompatibilità
ambientale, perché da queste parti ci sarebbe troppo clamore
e si rischia un giudizio condizionato dal baccano che
farebbero giornali e comitati di cittadini. Siamo alla prima
vera udienza, ma arrivano già alcuni verdetti. Riguardano
soprattutto i soggetti che secondo il giudice Vincenzo
Capezza sono legittimati a stare in giudizio per chiedere un
risarcimento danni ai sei imputati - dirigenti, tecnici e
operai della raffineria - e all'azienda Api chiamata in
causa come responsabile civile. Resta fuori dal processo
Elsa Mattioni, vedova del capofabbrica Mario Gandolfi, che
s'era costituita parte civile nonostante l'Api l'avesse
risarcita con quasi un miliardo di lire nell'ottobre del
2000. "Un conto è l'azienda, che è parte offesa del
processo, altro gli imputati", aveva sostenuto l'avvocato
Francesco Nucera, legale della vedova. Ma il giudice ha
accolto la richiesta di estrometterla avanzata dai legali
dell'Api, Giacomo Vettori e Giuseppe Biacca, secondo i quali
il risarcimento dell'azienda "copriva" anche i singoli
dipendenti. Entrano in ballo come parte civile invece i
comitati di Villanova e Fiumesino, attraverso gli avvocati
Carlo Pesaresi e Stefano Crispiani. Contro di loro le difese
avevano alzato un nutrito fuoco di sbarramento, sostenendo
che nel processo gli interessi della comunità locale erano
già rappresentati dal Comune di Falconara e che le due
associazioni non si erano ancora costituite formalmente
quando accadde l'incidente all'Api. Il giudice Capezza ha
invece ammesso la costituzione dei comitati, ritenendoli
portatori di un interesse dei cittadini alla qualità della
vita. Quanto alla loro nascita, secondo il giudice,
risultato attivi come interlocutori del Comune e dell'Api
stessa sin dal '98. Così i comitati dei due quartieri più
vicini alla raffineria saranno in giudizio a fianco di
undici residenti già costituiti in proprio e del Comune. Il
processo è stato aggiornato al 7 aprile e non sarà sospeso
benché il giudice Capezza abbia trasmesso alla Cassazione
l'istanza di rimessione presentata dagli avvocati Alberto
Simeone e Alessandro Sorana, difensori di Pierfrancesco
Carletti, figlio dell'europarlamentare Luciana Sbarbati,
segretaria nazionale dei Repubblicani europei. "Si è creato
un clima del quale potrebbe essere vittima lo stesso
giudicante", spiegava ieri Simeone, che come parlamentare di
An aveva legato anni fa il suo nome alla legge che ha
allargato le maglie dei benefici penitenziari. Il contesto
ambientale sfavorevole, secondo Simeone, "è testimoniato
anche dalle continue richieste di costituzione di parte
civile di soggetti che hanno interesse ad amplificare l'eco
del processo, dopo i titoloni dei giornali e le
manifestazioni di piazza del passato".
In sei a giudizio per
l'alba di fuoco
Istanza degli avvocati di
Pierfrancesco Carletti figlio della segretaria dei
Repubblicani europei Luciana Sbarbati "In troppi cercano di
amplificare il clamore" Il Comune di Falconara chiede venti
milioni
Dopo le due sentenze con
giudizio abbreviato (condanna a dieci mesi per Silvio Re e
assoluzione per Ivan Giacchetti) ora il processo riguarda
sei imputati: l'ex direttore della raffineria Giovanni
Saronne, quello attuale Franco Bellucci, allora capo
servizio operativo, il capo servizio manutenzione Sergio
Brunelli, il responsabile manutenzione off-site Claudio
Conti, gli operai Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco
Carletti. L'accusa è di incendio ed omicidio colposo plurimo
per il rogo di cui rimasero vittime Mario Gandolfi ed Ettore
Giulian. L'accusa ipotizza errori e leggerezze operative,
dal trasferimento della benzina verde al deposito nazionale
lungo una linea anomala, alla mancata chiusura di alcune
valvole di sicurezza, al cedimento di una pompa, in cui
venne trovato un pezzo di calcestruzzo. Il Comune di
Falconara chiede un risarcimento di venti milioni di euro
per il danno d'immagine alla sua vocazione turistica, le
spese sostenute per potenziare l'ufficio Ambiente e il freno
alle scelte urbanistiche. "L'amministrazione ha dovuto
rivedere il Prg, che prevedeva un'espansione residenziale
nella zona accanto all'ex caserma Saracini", ha fatto notare
l'avvocato Rino Pirani. Per l'avvocato Vettori, che assiste
i dirigenti Api sotto processo, la zona di rispetto intorno
alla raffineria non c'entra con l'incendio di cinque anni
fa. "E' prevista dalle normative che disciplinano impianti
industriali di quel tipo".
I sindacati chiedono
chiarezza
Sul caso bonifica
Intervenendo sulla vicenda
della società "Remedia", incaricata dall'Api di valutare la
contaminazione da idrocarburi nel sottosuolo della
raffineria, il cui operato è al centro di un'inchiesta in
cui si ipotizzano i reati di omessa bonifica e falso, i
sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil ribadiscono in
una nota "l' assoluta necessità che le indagini facciano
rapidamente piena luce sui fatti ed eventuali
responsabilità". I sindacati ritengono poi che, "fermo
restando il diritto di ricorrere contro la concessione, come
peraltro già fatto dal Comune di Falconara, sia sbagliato e
non condivisibile utilizzare questo frangente per richiedere
ora il ritiro della concessione, la quale, va ricordato,
prevede una serie di interventi e di prescrizioni che la
raffineria in ogni caso deve portare avanti". Cgil, Cisl e
Uil ribadiscono infine il proprio impegno a "vigilare,
nell'ambito della proprie competenze di ordine contrattuale
nei confronti della direzione dell'Api, affinché le
prescrizioni per la messa in sicurezza degli impianti, per
la sicurezza ambientale dei lavoratori e dei cittadini di
Falconara sia l'obiettivo primario dell'azione sindacale
dentro e fuori la raffineria". A tale proposito è già stato
richiesto un incontro alla direzione aziendale per una
valutazione complessiva dello stato di attuazione dei
contenuti del protocollo.
Lotta alle polveri 2, le
targhe alterne
Domenica le dispari, lunedì
le pari in nove comuni della provincia. Ancona, Senigallia,
Jesi Fabriano, Falconara Osimo, Montemarciano Monsano e
Chiaravalle hanno già detto sì Domani aggiornamento
definitivo
di Luca Frezzotti
Stimoli anti-smog. La
Provincia di Ancona parte dalla mente degli automobilisti
per lanciare la sua sfida alle polveri sottili una sfida che
affronta da sola, senza il supporto cioè delle altre
province marchigiane. Solletica il cervello dei cittadini
con uno slogan arioso, "Prendiamo fiato", e lo invita a
ragionare sulle alternative all'auto partendo dal
provvedimento delle targhe alterne. Indispensabile, urgente
e necessario tre aggettivi che ben si addicono alla
limitazione che spingerà gli automobilisti della provincia
di Ancona a chiedersi, tra le altre cose, "Come
raggiungeremo il posto di lavoro?". Questa è la molla
mentale su cui la Provincia di Ancona vuole puntare per
battere i PM10 prima di affrontare il capitolo mobilità
attraverso gli interventi strutturali. La via
dell'abbattimento immediato dei dati più che allarmanti è
quella delle targhe alterne dalla prossima domenica in poi.
Dieci giornate complessive prima del bilancio da sottoporre
al tavolo tecnico di confronto che deciderà se proseguire
sulla strada delle limitazioni. L'impressione è che dopo un
marzo serrato si arriverà ad un aprile più soft che porterà
a provvedimenti meno drastici a partire magari da deroghe
sulle targhe alterne per le auto con quattro persone a
bordo. Ogni passo sarà costantemente monitorato ed ora
fervono i preparativi per dare corso ad un immediato che se
non pianificato rischia di scadere nel caos. Per questo
domani mattina verrà riaperto il tavolo tecnico per definire
un protocollo d'intesa. Ci sono ancora degli interrogativi
legati alle lista dei veicoli esclusi dal provvedimento,
omogeneo per tutti i comuni aderenti all'iniziativa. Le
targhe alterne interesseranno prioritariamente i comuni di
Senigallia, Fabriano, Montemarciano, Falconara, Chiaravalle,
Ancona, Osimo, Jesi, Monsano che sono quelli più esposti ma
possono aderire tutti i comuni della Provincia. La
limitazione sarà estesa a tutto il territorio comunale della
circolazione privata a targhe alterne la domenica ed il
lunedì dalle 8 alle 20 di tutto il mese di marzo. Possono
quindi circolare nei giorni pari i veicoli (compresi i
ciclomotori) con ultimo numero della targa zero o pari e nei
giorni dispari i veicoli con ultimo numero della targa
dispari. La disposizione sui giorni dispari avrà una sola
eccezione legata al via dell'iniziativa. Domenica prossima,
29 febbraio, si partirà con lo stop alle targhe pari che si
sarebbero dovute fermare, secondo calendario, anche lunedì 1
marzo che è un altro giorno dispari. Ecco l'eccezione
dunque. Lunedì 1 marzo potranno girare solo le auto con
l'ultimo numero di targa zero o pari. E' a discrezione dei
Comuni invece, in aggiunta alla circolazione a targhe
alterne, la chiusura di alcune strade, come visto nelle
domeniche ecologiche. Ancona si avvale di questa facoltà:
l'unica strada chiusa sarà pertanto corso Garibaldi dalle 17
alle 20, ovvero la tradizionale isola pedonale. Ovviamente
non rientrano nel provvedimento le categorie inserite nel
lungo elenco dei veicoli esclusi (la Polizia Municipale
provvederà poi al rilascio di eventuali autorizzazioni in
deroga alle disposizioni di fronte a motivazioni
straordinarie e d'emergenza). Una lista corposa a suffragare
la statistica che vuole, nei giorni di targhe alterne, una
diminuzione tra il venti ed il trenta per cento del traffico
e quindi non un abbattimento verticale. Quel tanto che
dovrebbe bastare comunque per dare quella spallata
all'inquinamento tanto agognata da Patrizia Casagrande "assessore in prima"
linea in questa battaglia: "La chiusura
dei centri storici - ha detto la Casagrande presentando il
provvedimento - non era sufficiente a risolvere il problema
che veniva soltanto spostato in un'altra parte della città
senza dissuadere i cittadini a non prendere l'auto. Di
fronte ad una situazione come questa non si poteva restare
immobili: per questo abbiamo deciso di affrontare
coscienziosamente la questione senza muoverci dalla delibera
della Regione ma dai dati allarmanti". "Crediamo - ancora
l'assessore che parla - in primis di abbattere il livello di
inquinamento con un provvedimento sì impopolare ma
necessario e capace di creare a tutti, categorie comprese,
il minor disagio possibile e poi di dare il la ad una
rivisitazione dell'idea di utilizzo dell'auto senza pensare
di 'smettere' ma limitandone l'uso. La partita comincia oggi
(ieri per chi legge ndr) e la giocheremo soltanto se saremo
solidali confrontandoci costantemente sui risultati". La
traccia è stata fatta e al tavolo si sono iniziati anche
discorsi più ampi. "Non possiamo prescindere - chiude
l'assessore - dagli interventi di tipo strutturale nella
stesura del prossimo protocollo per il 2005 parlando di
mobilità sui parcheggi, sulle nuove infrastrutture, penso
alla metro di superficie, all'uso del mezzo pubblico ed alla
deviazione dei mezzi pesanti sulla A14". Infine una chicca:
oltre alla multa di 68 euro per la violazione della
circolazione a targhe alterne, attenzione a tenere il motore
acceso in tutte "le situazioni di dinamica del traffico e di
circolazione stradale". Insomma, in caso di sosta meglio
spegnere il motore. |
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