RASSEGNA STAMPA 22.02.2004

 

IL MESSAGGERO
Ecco il “lungomare dei sogni”

Ferrovia arretrata e 4 linee di metro: opera da un miliardo di euro

di CLAUDIA GRANDI

Arretrare la ferrovia di 5-8 chilometri dalla costa e far nascere contemporaneamente la metropolitana di superficie sul lungomare. Un sogno? Un progetto fattibile, secondo la Provincia che ha commissionato uno studio alla società romana di ingegneria e architettura, la Mosco & Associati. Lo studio di pre-fattibilità, ora, è pronto e verrà presentato a breve a Regione, ministeri competenti, Ferrovie e Comuni della provincia. Un progetto che, se verrà attuato, sarà in grado di rivoluzionare la mobilità della provincia di Ancona e non solo, grazie all'offerta di navette su ferro che da Senigallia all'Aspio sarebbero in grado di trasportare i cittadini in tempi rapidi e con fermate frequenti. In sostanza lo studio della Mosco & Associati si propone tre obiettivi: l'arretramento nell'entroterra dell'attuale linea ferroviaria adriatica (per untratto di 40 chilometri), da riservare ai treni di lunga percorrenza nazionali ed internazionali, passeggeri e merci, con la creazione di due nuovi centri di scambio a valenza nazionale di Falconara-Chiaravalle e di Ancona sud (Aspio); il recupero della direttrice adriatica lasciata libera, compreso il ramo Falconara-Chiaravalle, da attrezzare con una metropolitana leggera di superficie per servizio passeggeri di tipo urbano. Infine il mantenimento e il potenziamento dei traffici su rotaia con il porto di Ancona. «Queste ipotesi - spiega il presidente della Provincia, Enzo Giancarli - sono già contemplate nel Piano provinciale dei Trasporti e nel Piano territoriale di coordinamento, e per di più sono coerenti con quanto già attivato dagli uffici provinciali nell'ambito dello sviluppo del sistema di integrazione autobus-treno nell'area urbana di Ancona». Per quel che riguarda l'arretramento della ferrovia, l'ingegner Giuseppe Marconi dello studio Mosco & Associati, ha previsto quattro ipotesi, tutte con il tratto comune nuova stazione di Ancona sud (che prenderebbe il posto dell'attuale Ancona centrale)-nodo di Falconara-Chiaravalle (al posto dell'attuale stazione di Ancona): nella prima l'arretramento ha inizio a Marina di Montemarciano, nella seconda a Marzocca, nella terza a Senigallia (Cesano), nella quarta a Mondolfo-Marotta. «Analizzando le veria alternative - spiega Marconi - quella con l'arretramento all'altezza di Cesano di Senigallia, è la migliore. In pratica arretreremmo un tracciato di 41,5 chilometri». Quanto al metrò di superficie, quattro le linee previste: la "uno", Ancona centrale-Ancona sud che comprende anche il servizio navetta con la nuova stazione di Ancona sud (8 fermate, 12 chilometri); la "due", nuova stazione Falconara-Chiaravalle-Ancona Marittima (15 fermate, 16 chilometri); la "tre", Senigallia Cesano-Ancona Marittima (21 fermate, 33 chilometri); la "quattro", nuova stazione Chiaravalle-Senigallia Cesano con il collegamento verso l'aeroporto (12 fermate, 26 chilometri).

Fondamentali i nodi di scambio di Chiaravalle e Ancona Sud

di CLAUDIA GRANDI

Mobilità intermodale. Questa la filosofia ispiratrice del progetto della metropolitana di superficie: il che significa integrazione gomma-ferro, mezzo privato-mezzo pubblico, bus-treno. Fondamentali, in quest'ottica, i nodi di scambio previsti nello studio commissionato dalla Provincia. Il nodo Senigallia-Cesano (nodo nord) che consente lo scambio tra la lunga percorrenza proveniente da nord e il servizio metropolitano per la mobilità in tutta la valle del Cesano; il nodo di Falconara-Chiaravalle (nodo ovest) che consente lo scambio tra la lunga percorrenza proveniente da Roma e da Bologna-Bari da una parte e il servizio metropolitano dall'altra, oltre a fungere da raccolta per il bacino Fabriano-Jesi (il progetto del by-pass previsto all'Api e ora al vaglio del Cipe, sarebbe recuperato). Il nodo di Ancona centrale-porto è in grado di assumere una valenza anche per la mobilità delle merci. E' infatti prevista la riqualificazione dell'attuale stazione che fungerà anche da scalo merci (oggi situato alla stazione di Falconara) oltre che un impianto di Autostrada viaggiante, che consentirà di instradare su convogli speciali circa 75.000 degli attuali 250.000 tir che ogni anno sbarcano ad Ancona. Il collegamento ferroviario porto-Ancona sud, tra l'altro, già esiste, grazie alla presenza di due binari inutilizzati: uno servirebbe per le merci, l'altro per i passeggeri. Il nodo di Ancona sud, infine, consente lo scambio tra la lunga percorrenza nord-sud e il servizio metropolitano, oltre che la raccolta del bacino Loreto-Recanati: l'intervento comprenderà anche la realizzazione della nuova stazione di Ancona. Quanto alle nuove stazioni Ancona stadio e Falconara stadio, come anticipato qualche giorno fa, i lavori procedono speditamente.

IL PROGETTO

TEMPI E COSTI - Se attuato, il progetto arretramento della ferrovia-metropolitana di superficie, sarebbe realizzabile in 7-8 anni e costerebbe un miliardo di euro, incluse le nuove navette per il metrò e la realizzazione di pavimentazione e infrastrutture della nuova linea di metropolitana di superficie.

LE FERMATE - Senigallia stazione Fs, Senigallia nord, Senigallia, Senigallia sud, Ciarnin, Marzocca nord, Marzocca sud, Marina di Montemarciano, Rocca Priora, Falconara, Falconara stadio, aeroporto, Chiaravalle, Falconara sud, Palombina vecchia, Palombina-Collemarino, Colle Ameno, Torrette, Borghetto, Palombella, Archi, Lazzaretto, Ancona marittima, Ancona centrale, Lotto, Valle Miano, Varano, Stadio, Baraccola, Aspio, Ancona sud.

Carletti rimette l’Api in discussione

Bacchettate del sindaco alla Regione: «La concessione è da sospendere». Lettera aperta a D’Ambrosio. «Non svolta l’indagine preliminare su natura e cause degli inquinamenti»

di GIAMPAOLO MILZI

Niente di sufficiente, in termini di sicurezza, sotto il vestito della pre-bonifica Api? Bacchettate sulla Regione Marche, mentre la Magistratura indaga sui presunti dati di “facciata” forniti dalla ditta di risanamento “Remedia” alle istituzioni. La più forte arriva dal professor Giancarlo Carletti, che sale in cattedra e, in qualità di sindaco di Falconara, chiede al presidente del massimo ente locale, Vito D'Ambrosio di sospendere la concessione. Di più: lo invita a farsi promotore di studi seri sull'inquinamento da raffineria, e a revocare il prolungamento dell'attività industriale a suo avviso incassato prematuramente e senza quegli studi dall'azienda. La bacchettata indiretta è inferta dall'Api: che licenziata la ditta inquisita, ne difende un operato considerato proficuo, ma rimarca come quell'operato sia andato a genio anche agli enti di controllo. Regione compresa, quindi. Carletti spedisce a D'Ambrosio una lettera aperta. Dove gli ricorda punti chiave del controverso iter favorevole all'Api. E' D'Ambrosio il «responsabile della rinnovazione della concessione rilasciata il 30.06.2003» visto che ha «ha sottoscritto il relativo protocollo d'intesa tra Regione Marche ed Api di medesima data». Mentre è il Comune di Falconara che «contro il rinnovo è ricorsa al Tar per motivi (...) tra cui l'insussistenza dei presupposti di fatto, di diritto e tecnici per il rilascio della concessione». Il sindaco non polemizza tanto su «l'intervento più o meno efficace dell'impresa addetta alla bonifica» sul sito contaminato, oggetto dell'inchiesta giudiziaria. (“L'azienda dovrà accelerare l'approfondita analisi dell'inquinamento nonché di quello di bonifica...”, recita il decreto impugnato). Ma la lettera «insiste sull'assurdo comportamento tenuto dalla Regione: viene rilasciato un lunghissimo periodo di rinnovo della concessione (fino al 2020) prima che sia compiuto il processo di approfondita analisi del suolo, sottosuolo e quant'altro; si capirebbe l'inverso, atteso che non sussistevano immediate urgenze da soddisfare, scadendo la precedente concessione nel 2008: prima l'analisi doverosa e poi, se una rigorosa valutazione tecnico-scientifica l'avesse consentito, il rinnovo». Carletti rispolvera le prescrizioni e il protocollo del decreto di rinnovo: «Leggendoli emerge che la Regione ha omesso di compiere un'indagine preliminare su natura e cause degli inquinamenti, non approfondendo se siano anche attuali» senza valutare di «bonificare il suolo mentre proseguiva la lavorazione». Perentoria la conclusione: «Come sindaco di un Comune che sopporta con gravi danni per la cittadinanza la presenza inquinante della raffineria» Carletti «invita D'Ambrosio a denunciare subito il Protocollo d'intesa con l'Api e a disporre per la sospensione del decreto concessorio, procedendo con altrettanta immediatezza ad approfondire l'analisi dell'inquinamento, curandone le cause e, qualora lo stesso prosegua, a volerlo revocare con estrema speditezza, verificandosi, altrimenti, una situazione del tutto farsesca, che costituisce tragedia, per cui da un lato si procede a qualche tentativo di bonifica, mentre dall'altro proseguendosi nella lavorazione, si seguita a inquinare».

LA RAFFINERIA HA LIQUIDATO «REMEDIA»

L'Api ha risolto il rapporto contrattuale con la società milanese Remedia, incaricata di valutare l' inquinamento da idrocarburi del sottosuolo e le misure di messa in sicurezza, per «cambiamenti di strategie della stessa società Remedia di intenti di gran lunga precedenti all'avvio dell' inchiesta in corso» da parte della procura di Ancona per omessa bonifica e falso. In una nota l' Api sottolinea anche che Remedia «è stata a suo tempo selezionata sulla base di precedenti attività» e come «sia stata apprezzata anche dagli enti di controllo». E aggiunge: «Anche grazie alle attività svolte da Remedia si è raggiunta una situazione di generale e significativo miglioramento dello stato del sottosuolo della raffineria, come constatato durante le continue verifiche da parte degli enti di controllo preposti».

Tutti a piedi per combattere le polveri sottili

FALCONARA - Domenica a piedi per dar battaglia alle polveri sottili. Oggi centro off limits alle auto dalle 10 alle 20 nel tratto compreso tra via Mameli e via XX Settembre, incluse le vie limitrofe(via Verdi, via Cairoli, via Manara e parte di via Bixio), con chiusura di piazza Garibaldi dove alle 16 avrà inizio la gran festa di carnevale. Per l'occasione tutte le corse del servizio di trasporto urbano(circolare destra e sinistra) saranno gratuite. Un'iniziativa del Comune per sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche legate all'inquinamento, con particolare attenzione alle famigerate Pm10. In quest'ottica l'ufficio ambiente sarà presente in piazza Mazzini con stands informativi, dotati di pannelli contenenti indicazioni sui comportamenti da tenere per contribuire alla riduzione delle emissioni, allestiti in collaborazione con il Comando di Polizia Municipale. In piazza anche il laboratorio mobile equipaggiato per la campionatura sequenziale delle polveri sottili. L'iniziativa verrà ripetuta domenica 14 marzo in piazza della Libertà a Castelferretti, senza chiusura del centro. In caso di maltempo entrambe le manifestazioni in programma saranno rinviate a data da destinarsi.

 
CORRIERE ADRIATICO
"Api, sospendere la concessione"

Carletti scrive a D'Ambrosio. L'azienda: "Sottosuolo migliorato"

di MARINA MINELLI

FALCONARA - "Sospendete subito il rinnovo della concessione all'Api". Lo chiede il sindaco Carletti, in qualità di primo cittadino di un comune "che sopporta, con gravi danni per la cittadinanza, la presenza inquinante della raffineria". Dopo i dubbi emersi nella procedura di bonifica del suolo e della falda, che era uno dei presupposti per il rinnovo della concessione, il sindaco invita il presidente della Regione "a denunciare immediatamente il protocollo d'intesa con la Raffineria Api e a disporre per la sospensione del decreto concessorio, procedendo, quindi con altrettanta immediatezza alla più approfondita analisi dell'inquinamento dei siti in cui l'Api insiste". La presa di posizione di Carletti, su una vicenda che ha visto anche l'intervento della magistratura, avviene con una lettera aperta a D'Ambrosio, per scongiurare "una situazione del tutto farsesca - scrive Carletti - per cui da un lato si procede a qualche tentativo di bonifica, mentre dall'altro proseguendo nella lavorazione, si seguita ad inquinare". Carletti, inoltre, ricorda che contro rinnovo il rinnovo della concessione all'Api il Comune di Falconara ha presentato ricorso al Tar Marche per l'insussistenza dei presupposti di fatto, di diritto e di ordine tecnico che consentono il rilascio della concessione. Carletti, al di là delle osservazioni tecniche sull'efficacia della bonifica, vuole però mettere in evidenza soprattutto "l'assurdo comportamento tenuto dalla Regione a riguardo al rinnovo della concessione, rilasciata per un lunghissimo periodo (fino al 2020) prima che sia compiuto il processo di approfondita analisi del suolo". Ma c'è di più secondo il sindaco di Falconara c'è di più, infatti "dalla lettura delle prescrizioni emerge che la Regione Marche ha omesso di compiere un'indagine preliminare sulla natura e sulle cause degli inquinamenti, non approfondendo, in particolare se gli stessi si verifichino tuttora nella quotidiana attività di raffinazione, mentre non ha inoltre pensato di valutare se fosse possibile procedere alla bonifica del suolo mentre proseguiva la lavorazione del petrolio". L'Api intanto ha fatto sapere di avere risolto, ben prima dell'apertura dell'inchiesta della procura, il rapporto contrattuale con la società milanese Remedia, incaricata di valutare l'inquinamento da idrocarburi del sottosuolo e le misure di messa in sicurezza. In una nota l'Api sottolinea anche come la Remedia, al centro dell'indagine sull'attendibilità dei dati rilevati, "sia stata a suo tempo selezionata sulla base di precedenti attività, e sia stata apprezzata anche dagli enti di controllo". E aggiunge che "anche grazie alle attività svolte da Remedia si è raggiunta una situazione di generale e significativo miglioramento dello stato del sottosuolo della raffineria, come constatato durante le continue verifiche da parte degli enti di controllo preposti".

"Via una barriera allo sviluppo" com'è come sarà

I progettisti spiegano le ragioni dell'arretramento. "Si risparmia anche tempo"

La necessità di arretrare la ferrovia che corre lungo la costa non è un problema locale, né spunta fuori all'improvviso. "Dalla Puglia all'Emilia Romagna - spiega il progettista Giuseppe Marconi - la linea ferroviaria a bordo costa si è rivelata una barriera per lo sviluppo delle città da essa attraversate". Del resto l'ipotesi di una ritirata dei binari era stata già inserita dalla Provincia nel piano territoriale di coordinamento del 2002. E' in quest'ambito che s'inserisce lo studio di prefattibilità presentato ieri. Quattro le alternative individuate, differenti per lunghezza chilometrica oltre che, in parte, per il percorso utilizzato. Ma tutte hanno in comune il tratto di 19 chilometri circa tra l'area vicina all'Aspio, dove sorgerà la nuova stazione di Ancona Sud e il nodo di Chiaravalle. Nel carnet di soluzioni proposte, quella scelta per l'approfondimento prevede tuttavia un chilometraggio più lungo, che riguarda, tra viadotti e gallerie dovute alla natura collinare del territorio, l'intero tratto ferroviario compreso tra Senigallia e Ancona Sud. 41,5 i chilometri totali dell'arretramento che parte a nord di Senigallia, in località Cesano, dove sorgerà la nuova stazione ferroviaria della cittadina, denominata appunto Senigallia-Cesano. Quindi, dopo un sovrappasso per varcare l'A14 e un viadotto sopra il fiume Misa, il nuovo percorso si dirige verso il nodo di Falconara-Chiaravalle, per poi proseguire, sul tracciato comune a tutte e quattro le alternative, sino alla futura stazione di Ancona sud. Il tutto a una distanza media dalla costa compresa tra i 5 e gli 8 chilometri. Uno spostamento verso l'interno che garantirebbe peraltro alcuni vantaggi alla stessa linea delle ferrovie dello Stato, specie per i convogli provenienti da ovest, fino ad ora costretti a "deviare" verso sud nei pressi di Falconara. "Il nuovo Nodo di Falconara-Chiaravalle - spiega Marconi - consentirà lo scambio tra la lunga percorrenza proveniente da Roma e quella della Bologna-Bari. Ciò permetterà ad esempio un risparmio nell'ordine dei 40 minuti sulla tratta Eurostar Roma-Rimini". Circa 800 milioni il costo preventivato per questa parte iniziale dell'intervento, che secondo prime ipotesi potrebbe essere conclusa in un arco temporale compreso tra i 4 e i 5 anni.

I Tir viaggiano in treno

Previsti dei convogli merci per liberare il porto dal traffico pesante

Si chiama "Autostrada Viaggiante" l'ipotesi che potrebbe finalmente risolvere l'annoso problema del traffico pesante in uscita dal porto dorico. In sostanza l'ipotesi delineata dall'ingegner Marconi permetterebbe di instradare una consistente quota di Tir su convogli ferroviari speciali, sottraendoli al traffico stradale. E l'attuale stazione centrale di piazza Rosselli ne sarebbe il fulcro attuativo, acquisendo la denominazione di Ancona Centrale-Porto. "Non solo essa, con lo spostamento dello scalo ferroviario all'Aspio, diverrebbe il nodo centrale del servizio metropolitano - spiega Marconi - ma quello stesso fascio di binari, divenuto a quel punto inutile, potrebbe servire per le manovre di assemblaggio dei convogli merci, costretti oggi ad appoggiarsi alla stazione di Falconara per farlo". Un incentivo all'uso della rotaia per il trasporto merci, coronato anche dall'individuazione di una linea dedicata in uscita dal porto. Essa utilizzerà uno dei due binari esistenti (l'altro sarà utilizzato dalla linea 1 del servizio metropolitano) sino all'altezza della stazione di Varano. Da qui si prevede di creare un raccordo che di fatto la collegherà alla nuova linea ferroviaria arretrata, evitando di orbitare sulla nuova stazione Ancona Sud. "Se riuscissimo a ridurre il numero di Tir anche solo di un 30 per cento - conclude Marconi - sarebbe un risultato più che rilevante".

La legge c'è, ma quanto rumore per nulla

Siamo tra le poche regioni in trincea contro l'inquinamento acustico

di FABIO LO SAVIO

ANCONA - Marche fracassone? Difficile dirlo anche perché le variabili che influiscono sull'inquinamento acustico complessivo al quale siamo sottoposti quotidianamente sono molte. Strade, ferrovie, aeroporti, industrie, clacson, ascensori, stereo, tutti contribuiscono ad aumentare il rumore percepito dal nostro orecchio. La legislazione dopo anni di completo disinteresse ha cominciato a mettere dei paletti, a partire dalla legge quadro 447/95 seguita dal Dpcm del 5 dicembre 1997 che ha stabilito competenze in materia di protezione acustica per le regioni, le provincie e i comuni. "Siamo una delle poche regioni, solo 7 su 20, ad avere una legge regionale sulla tutela dell'ambiente abitativo, la 28/01- ha detto l'assessore regionale alla Tutela Ambientale, Marco Amagliani - con successive delibere di giunta molto recenti". Le competenze maggiori spettano ai comuni, che stanno mettendo a punto il piano di classificazione acustica, punto di snodo fondamentale per il rilascio delle autorizzazioni ad edificare. Costituiscono dei casi a parte i siti particolari come quello ad esempio della raffineria Api di Falconara, per il cui livello di emissioni sono state installate tre centraline di monitoraggio. Nella nostra regione sono pochi i comuni che già ce l'hanno o l'hanno aggiornato, in totale non più finora di cinque comuni tra i quali Ancona, Falconara e Pesaro. "Molti altri lo stanno completando in questi giorni", ha specificato Mirti Lombardi dell'Arpam. Per evitare di piangere sul latte versato, Lombardi ha spiegato come "sia necessaria richiedere una valutazione previsionale di clima acustico quando si pianifica la costruzione di un edificio in una certa zona, così da tutelare sia il costruttore che l'acquirente", come a dire che la scarsa insonorizzazione di un'eventuale abitazione ubicata in una zona nelle immediate vicinanze di un aeroporto o di una fabbrica, non è da addebitarsi a chi ha realizzato la struttura. Proprio i progettisti, ingegneri ed architetti, che si sono ritrovati intorno a un tavolo, hanno portato alla luce le difficoltà tecniche di realizzare un edificio rientrante nei limiti di insonorizzazione imposti dalla legge, "il problema semmai riguarda la messa in opera degli isolamenti interni che, se non realizzati a opera d'arte, consentono al rumore di propagarsi disturbando il nostro soggiorno", ha spiegato Paolo Beer presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Ancona. Insomma come in una spirale vorticosa, la sensibilità sul problema deve partire dall'utilizzatore finale, cioè ad esempio da chi acquista un appartamento, "ma le cose stanno cambiando - ha ripreso Beer - perché sempre più spesso gli acquirenti di nuove abitazioni richiedono garanzie in materia". Gli edifici ad uso abitativo di nuova costruzione, secondo la legge, devono rientrare nei requisiti acustici stabiliti, ed ottenere la certificazione di conformità post-opera. Più problematica è la situazione di chi compra un appartamento non nuovo: infatti pur potendo intervenire su porte e finestre rivedendo gli infissi, potrebbe poco o nulla nei confronti di solai e muri divisori.

 
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