IL MESSAGGERO |
Ecco il “lungomare dei sogni”
Ferrovia arretrata e 4 linee
di metro: opera da un miliardo di euro
di CLAUDIA GRANDI
Arretrare la ferrovia di 5-8
chilometri dalla costa e far nascere contemporaneamente la
metropolitana di superficie sul lungomare. Un sogno? Un
progetto fattibile, secondo la Provincia che ha
commissionato uno studio alla società romana di ingegneria e
architettura, la Mosco & Associati. Lo studio di
pre-fattibilità, ora, è pronto e verrà presentato a breve a
Regione, ministeri competenti, Ferrovie e Comuni della
provincia. Un progetto che, se verrà attuato, sarà in grado
di rivoluzionare la mobilità della provincia di Ancona e non
solo, grazie all'offerta di navette su ferro che da
Senigallia all'Aspio sarebbero in grado di trasportare i
cittadini in tempi rapidi e con fermate frequenti. In
sostanza lo studio della Mosco & Associati si propone tre
obiettivi: l'arretramento nell'entroterra dell'attuale linea
ferroviaria adriatica (per untratto di 40 chilometri), da
riservare ai treni di lunga percorrenza nazionali ed
internazionali, passeggeri e merci, con la creazione di due
nuovi centri di scambio a valenza nazionale di
Falconara-Chiaravalle e di Ancona sud (Aspio); il recupero
della direttrice adriatica lasciata libera, compreso il ramo
Falconara-Chiaravalle, da attrezzare con una metropolitana
leggera di superficie per servizio passeggeri di tipo
urbano. Infine il mantenimento e il potenziamento dei
traffici su rotaia con il porto di Ancona. «Queste ipotesi -
spiega il presidente della Provincia, Enzo Giancarli - sono
già contemplate nel Piano provinciale dei Trasporti e nel
Piano territoriale di coordinamento, e per di più sono
coerenti con quanto già attivato dagli uffici provinciali
nell'ambito dello sviluppo del sistema di integrazione
autobus-treno nell'area urbana di Ancona». Per quel che
riguarda l'arretramento della ferrovia, l'ingegner Giuseppe
Marconi dello studio Mosco & Associati, ha previsto quattro
ipotesi, tutte con il tratto comune nuova stazione di Ancona
sud (che prenderebbe il posto dell'attuale Ancona
centrale)-nodo di Falconara-Chiaravalle (al posto
dell'attuale stazione di Ancona): nella prima l'arretramento
ha inizio a Marina di Montemarciano, nella seconda a
Marzocca, nella terza a Senigallia (Cesano), nella quarta a
Mondolfo-Marotta. «Analizzando le veria alternative - spiega
Marconi - quella con l'arretramento all'altezza di Cesano di
Senigallia, è la migliore. In pratica arretreremmo un
tracciato di 41,5 chilometri». Quanto al metrò di
superficie, quattro le linee previste: la "uno", Ancona
centrale-Ancona sud che comprende anche il servizio navetta
con la nuova stazione di Ancona sud (8 fermate, 12
chilometri); la "due", nuova stazione
Falconara-Chiaravalle-Ancona Marittima (15 fermate, 16
chilometri); la "tre", Senigallia Cesano-Ancona Marittima
(21 fermate, 33 chilometri); la "quattro", nuova stazione
Chiaravalle-Senigallia Cesano con il collegamento verso
l'aeroporto (12 fermate, 26 chilometri).
Fondamentali i nodi di
scambio di Chiaravalle e Ancona Sud
di CLAUDIA GRANDI
Mobilità intermodale. Questa
la filosofia ispiratrice del progetto della metropolitana di
superficie: il che significa integrazione gomma-ferro, mezzo
privato-mezzo pubblico, bus-treno. Fondamentali, in quest'ottica,
i nodi di scambio previsti nello studio commissionato dalla
Provincia. Il nodo Senigallia-Cesano (nodo nord) che
consente lo scambio tra la lunga percorrenza proveniente da
nord e il servizio metropolitano per la mobilità in tutta la
valle del Cesano; il nodo di Falconara-Chiaravalle (nodo
ovest) che consente lo scambio tra la lunga percorrenza
proveniente da Roma e da Bologna-Bari da una parte e il
servizio metropolitano dall'altra, oltre a fungere da
raccolta per il bacino Fabriano-Jesi (il progetto del
by-pass previsto all'Api e ora al vaglio del Cipe, sarebbe
recuperato). Il nodo di Ancona centrale-porto è in grado di
assumere una valenza anche per la mobilità delle merci. E'
infatti prevista la riqualificazione dell'attuale stazione
che fungerà anche da scalo merci (oggi situato alla stazione
di Falconara) oltre che un impianto di Autostrada
viaggiante, che consentirà di instradare su convogli
speciali circa 75.000 degli attuali 250.000 tir che ogni
anno sbarcano ad Ancona. Il collegamento ferroviario
porto-Ancona sud, tra l'altro, già esiste, grazie alla
presenza di due binari inutilizzati: uno servirebbe per le
merci, l'altro per i passeggeri. Il nodo di Ancona sud,
infine, consente lo scambio tra la lunga percorrenza
nord-sud e il servizio metropolitano, oltre che la raccolta
del bacino Loreto-Recanati: l'intervento comprenderà anche
la realizzazione della nuova stazione di Ancona. Quanto alle
nuove stazioni Ancona stadio e Falconara stadio, come
anticipato qualche giorno fa, i lavori procedono
speditamente.
IL PROGETTO
TEMPI E COSTI - Se attuato,
il progetto arretramento della ferrovia-metropolitana di
superficie, sarebbe realizzabile in 7-8 anni e costerebbe un
miliardo di euro, incluse le nuove navette per il metrò e la
realizzazione di pavimentazione e infrastrutture della nuova
linea di metropolitana di superficie.
LE FERMATE - Senigallia
stazione Fs, Senigallia nord, Senigallia, Senigallia sud,
Ciarnin, Marzocca nord, Marzocca sud, Marina di
Montemarciano, Rocca Priora, Falconara, Falconara stadio,
aeroporto, Chiaravalle, Falconara sud, Palombina vecchia,
Palombina-Collemarino, Colle Ameno, Torrette, Borghetto,
Palombella, Archi, Lazzaretto, Ancona marittima, Ancona
centrale, Lotto, Valle Miano, Varano, Stadio, Baraccola,
Aspio, Ancona sud.
Carletti rimette l’Api in
discussione
Bacchettate del sindaco alla
Regione: «La concessione è da sospendere». Lettera aperta a
D’Ambrosio. «Non svolta l’indagine preliminare su natura e
cause degli inquinamenti»
di GIAMPAOLO MILZI
Niente di sufficiente, in
termini di sicurezza, sotto il vestito della pre-bonifica
Api? Bacchettate sulla Regione Marche, mentre la
Magistratura indaga sui presunti dati di “facciata” forniti
dalla ditta di risanamento “Remedia” alle istituzioni. La
più forte arriva dal professor Giancarlo Carletti, che sale
in cattedra e, in qualità di sindaco di Falconara, chiede al
presidente del massimo ente locale, Vito D'Ambrosio di
sospendere la concessione. Di più: lo invita a farsi
promotore di studi seri sull'inquinamento da raffineria, e a
revocare il prolungamento dell'attività industriale a suo
avviso incassato prematuramente e senza quegli studi
dall'azienda. La bacchettata indiretta è inferta dall'Api:
che licenziata la ditta inquisita, ne difende un operato
considerato proficuo, ma rimarca come quell'operato sia
andato a genio anche agli enti di controllo. Regione
compresa, quindi. Carletti spedisce a D'Ambrosio una lettera
aperta. Dove gli ricorda punti chiave del controverso iter
favorevole all'Api. E' D'Ambrosio il «responsabile della
rinnovazione della concessione rilasciata il 30.06.2003»
visto che ha «ha sottoscritto il relativo protocollo
d'intesa tra Regione Marche ed Api di medesima data». Mentre
è il Comune di Falconara che «contro il rinnovo è ricorsa al
Tar per motivi (...) tra cui l'insussistenza dei presupposti
di fatto, di diritto e tecnici per il rilascio della
concessione». Il sindaco non polemizza tanto su
«l'intervento più o meno efficace dell'impresa addetta alla
bonifica» sul sito contaminato, oggetto dell'inchiesta
giudiziaria. (“L'azienda dovrà accelerare l'approfondita
analisi dell'inquinamento nonché di quello di bonifica...”,
recita il decreto impugnato). Ma la lettera «insiste
sull'assurdo comportamento tenuto dalla Regione: viene
rilasciato un lunghissimo periodo di rinnovo della
concessione (fino al 2020) prima che sia compiuto il
processo di approfondita analisi del suolo, sottosuolo e
quant'altro; si capirebbe l'inverso, atteso che non
sussistevano immediate urgenze da soddisfare, scadendo la
precedente concessione nel 2008: prima l'analisi doverosa e
poi, se una rigorosa valutazione tecnico-scientifica
l'avesse consentito, il rinnovo». Carletti rispolvera le
prescrizioni e il protocollo del decreto di rinnovo:
«Leggendoli emerge che la Regione ha omesso di compiere
un'indagine preliminare su natura e cause degli
inquinamenti, non approfondendo se siano anche attuali»
senza valutare di «bonificare il suolo mentre proseguiva la
lavorazione». Perentoria la conclusione: «Come sindaco di un
Comune che sopporta con gravi danni per la cittadinanza la
presenza inquinante della raffineria» Carletti «invita
D'Ambrosio a denunciare subito il Protocollo d'intesa con
l'Api e a disporre per la sospensione del decreto
concessorio, procedendo con altrettanta immediatezza ad
approfondire l'analisi dell'inquinamento, curandone le cause
e, qualora lo stesso prosegua, a volerlo revocare con
estrema speditezza, verificandosi, altrimenti, una
situazione del tutto farsesca, che costituisce tragedia, per
cui da un lato si procede a qualche tentativo di bonifica,
mentre dall'altro proseguendosi nella lavorazione, si
seguita a inquinare».
LA RAFFINERIA HA LIQUIDATO
«REMEDIA»
L'Api ha risolto il rapporto
contrattuale con la società milanese Remedia, incaricata di
valutare l' inquinamento da idrocarburi del sottosuolo e le
misure di messa in sicurezza, per «cambiamenti di strategie
della stessa società Remedia di intenti di gran lunga
precedenti all'avvio dell' inchiesta in corso» da parte
della procura di Ancona per omessa bonifica e falso. In una
nota l' Api sottolinea anche che Remedia «è stata a suo
tempo selezionata sulla base di precedenti attività» e come
«sia stata apprezzata anche dagli enti di controllo». E
aggiunge: «Anche grazie alle attività svolte da Remedia si è
raggiunta una situazione di generale e significativo
miglioramento dello stato del sottosuolo della raffineria,
come constatato durante le continue verifiche da parte degli
enti di controllo preposti».
Tutti a piedi per
combattere le polveri sottili
FALCONARA - Domenica a piedi
per dar battaglia alle polveri sottili. Oggi centro off
limits alle auto dalle 10 alle 20 nel tratto compreso tra
via Mameli e via XX Settembre, incluse le vie limitrofe(via
Verdi, via Cairoli, via Manara e parte di via Bixio), con
chiusura di piazza Garibaldi dove alle 16 avrà inizio la
gran festa di carnevale. Per l'occasione tutte le corse del
servizio di trasporto urbano(circolare destra e sinistra)
saranno gratuite. Un'iniziativa del Comune per
sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche legate
all'inquinamento, con particolare attenzione alle famigerate
Pm10. In quest'ottica l'ufficio ambiente sarà presente in
piazza Mazzini con stands informativi, dotati di pannelli
contenenti indicazioni sui comportamenti da tenere per
contribuire alla riduzione delle emissioni, allestiti in
collaborazione con il Comando di Polizia Municipale. In
piazza anche il laboratorio mobile equipaggiato per la
campionatura sequenziale delle polveri sottili. L'iniziativa
verrà ripetuta domenica 14 marzo in piazza della Libertà a
Castelferretti, senza chiusura del centro. In caso di
maltempo entrambe le manifestazioni in programma saranno
rinviate a data da destinarsi. |
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CORRIERE ADRIATICO |
"Api, sospendere la
concessione"
Carletti scrive a D'Ambrosio.
L'azienda: "Sottosuolo migliorato"
di MARINA MINELLI
FALCONARA - "Sospendete
subito il rinnovo della concessione all'Api". Lo chiede il
sindaco Carletti, in qualità di primo cittadino di un comune
"che sopporta, con gravi danni per la cittadinanza, la
presenza inquinante della raffineria". Dopo i dubbi emersi
nella procedura di bonifica del suolo e della falda, che era
uno dei presupposti per il rinnovo della concessione, il
sindaco invita il presidente della Regione "a denunciare
immediatamente il protocollo d'intesa con la Raffineria Api
e a disporre per la sospensione del decreto concessorio,
procedendo, quindi con altrettanta immediatezza alla più
approfondita analisi dell'inquinamento dei siti in cui l'Api
insiste". La presa di posizione di Carletti, su una vicenda
che ha visto anche l'intervento della magistratura, avviene
con una lettera aperta a D'Ambrosio, per scongiurare "una
situazione del tutto farsesca - scrive Carletti - per cui da
un lato si procede a qualche tentativo di bonifica, mentre
dall'altro proseguendo nella lavorazione, si seguita ad
inquinare". Carletti, inoltre, ricorda che contro rinnovo il
rinnovo della concessione all'Api il Comune di Falconara ha
presentato ricorso al Tar Marche per l'insussistenza dei
presupposti di fatto, di diritto e di ordine tecnico che
consentono il rilascio della concessione. Carletti, al di là
delle osservazioni tecniche sull'efficacia della bonifica,
vuole però mettere in evidenza soprattutto "l'assurdo
comportamento tenuto dalla Regione a riguardo al rinnovo
della concessione, rilasciata per un lunghissimo periodo
(fino al 2020) prima che sia compiuto il processo di
approfondita analisi del suolo". Ma c'è di più secondo il
sindaco di Falconara c'è di più, infatti "dalla lettura
delle prescrizioni emerge che la Regione Marche ha omesso di
compiere un'indagine preliminare sulla natura e sulle cause
degli inquinamenti, non approfondendo, in particolare se gli
stessi si verifichino tuttora nella quotidiana attività di
raffinazione, mentre non ha inoltre pensato di valutare se
fosse possibile procedere alla bonifica del suolo mentre
proseguiva la lavorazione del petrolio". L'Api intanto ha
fatto sapere di avere risolto, ben prima dell'apertura
dell'inchiesta della procura, il rapporto contrattuale con
la società milanese Remedia, incaricata di valutare
l'inquinamento da idrocarburi del sottosuolo e le misure di
messa in sicurezza. In una nota l'Api sottolinea anche come
la Remedia, al centro dell'indagine sull'attendibilità dei
dati rilevati, "sia stata a suo tempo selezionata sulla base
di precedenti attività, e sia stata apprezzata anche dagli
enti di controllo". E aggiunge che "anche grazie alle
attività svolte da Remedia si è raggiunta una situazione di
generale e significativo miglioramento dello stato del
sottosuolo della raffineria, come constatato durante le
continue verifiche da parte degli enti di controllo
preposti".
"Via una barriera allo
sviluppo" com'è come sarà
I progettisti spiegano le
ragioni dell'arretramento. "Si risparmia anche tempo"
La necessità di arretrare la
ferrovia che corre lungo la costa non è un problema locale,
né spunta fuori all'improvviso. "Dalla Puglia all'Emilia
Romagna - spiega il progettista Giuseppe Marconi - la linea
ferroviaria a bordo costa si è rivelata una barriera per lo
sviluppo delle città da essa attraversate". Del resto
l'ipotesi di una ritirata dei binari era stata già inserita
dalla Provincia nel piano territoriale di coordinamento del
2002. E' in quest'ambito che s'inserisce lo studio di
prefattibilità presentato ieri. Quattro le alternative
individuate, differenti per lunghezza chilometrica oltre
che, in parte, per il percorso utilizzato. Ma tutte hanno in
comune il tratto di 19 chilometri circa tra l'area vicina
all'Aspio, dove sorgerà la nuova stazione di Ancona Sud e il
nodo di Chiaravalle. Nel carnet di soluzioni proposte,
quella scelta per l'approfondimento prevede tuttavia un
chilometraggio più lungo, che riguarda, tra viadotti e
gallerie dovute alla natura collinare del territorio,
l'intero tratto ferroviario compreso tra Senigallia e Ancona
Sud. 41,5 i chilometri totali dell'arretramento che parte a
nord di Senigallia, in località Cesano, dove sorgerà la
nuova stazione ferroviaria della cittadina, denominata
appunto Senigallia-Cesano. Quindi, dopo un sovrappasso per
varcare l'A14 e un viadotto sopra il fiume Misa, il nuovo
percorso si dirige verso il nodo di Falconara-Chiaravalle,
per poi proseguire, sul tracciato comune a tutte e quattro
le alternative, sino alla futura stazione di Ancona sud. Il
tutto a una distanza media dalla costa compresa tra i 5 e
gli 8 chilometri. Uno spostamento verso l'interno che
garantirebbe peraltro alcuni vantaggi alla stessa linea
delle ferrovie dello Stato, specie per i convogli
provenienti da ovest, fino ad ora costretti a "deviare"
verso sud nei pressi di Falconara. "Il nuovo Nodo di
Falconara-Chiaravalle - spiega Marconi - consentirà lo
scambio tra la lunga percorrenza proveniente da Roma e
quella della Bologna-Bari. Ciò permetterà ad esempio un
risparmio nell'ordine dei 40 minuti sulla tratta Eurostar
Roma-Rimini". Circa 800 milioni il costo preventivato per
questa parte iniziale dell'intervento, che secondo prime
ipotesi potrebbe essere conclusa in un arco temporale
compreso tra i 4 e i 5 anni.
I Tir viaggiano in treno
Previsti dei convogli merci
per liberare il porto dal traffico pesante
Si chiama "Autostrada
Viaggiante" l'ipotesi che potrebbe finalmente risolvere
l'annoso problema del traffico pesante in uscita dal porto
dorico. In sostanza l'ipotesi delineata dall'ingegner
Marconi permetterebbe di instradare una consistente quota di
Tir su convogli ferroviari speciali, sottraendoli al
traffico stradale. E l'attuale stazione centrale di piazza
Rosselli ne sarebbe il fulcro attuativo, acquisendo la
denominazione di Ancona Centrale-Porto. "Non solo essa, con
lo spostamento dello scalo ferroviario all'Aspio, diverrebbe
il nodo centrale del servizio metropolitano - spiega Marconi
- ma quello stesso fascio di binari, divenuto a quel punto
inutile, potrebbe servire per le manovre di assemblaggio dei
convogli merci, costretti oggi ad appoggiarsi alla stazione
di Falconara per farlo". Un incentivo all'uso della rotaia
per il trasporto merci, coronato anche dall'individuazione
di una linea dedicata in uscita dal porto. Essa utilizzerà
uno dei due binari esistenti (l'altro sarà utilizzato dalla
linea 1 del servizio metropolitano) sino all'altezza della
stazione di Varano. Da qui si prevede di creare un raccordo
che di fatto la collegherà alla nuova linea ferroviaria
arretrata, evitando di orbitare sulla nuova stazione Ancona
Sud. "Se riuscissimo a ridurre il numero di Tir anche solo
di un 30 per cento - conclude Marconi - sarebbe un risultato
più che rilevante".
La legge c'è, ma quanto
rumore per nulla
Siamo tra le poche regioni in
trincea contro l'inquinamento acustico
di FABIO LO SAVIO
ANCONA - Marche fracassone?
Difficile dirlo anche perché le variabili che influiscono
sull'inquinamento acustico complessivo al quale siamo
sottoposti quotidianamente sono molte. Strade, ferrovie,
aeroporti, industrie, clacson, ascensori, stereo, tutti
contribuiscono ad aumentare il rumore percepito dal nostro
orecchio. La legislazione dopo anni di completo disinteresse
ha cominciato a mettere dei paletti, a partire dalla legge
quadro 447/95 seguita dal Dpcm del 5 dicembre 1997 che ha
stabilito competenze in materia di protezione acustica per
le regioni, le provincie e i comuni. "Siamo una delle poche
regioni, solo 7 su 20, ad avere una legge regionale sulla
tutela dell'ambiente abitativo, la 28/01- ha detto
l'assessore regionale alla Tutela Ambientale, Marco
Amagliani - con successive delibere di giunta molto
recenti". Le competenze maggiori spettano ai comuni, che
stanno mettendo a punto il piano di classificazione
acustica, punto di snodo fondamentale per il rilascio delle
autorizzazioni ad edificare. Costituiscono dei casi a parte
i siti particolari come quello ad esempio della raffineria
Api di Falconara, per il cui livello di emissioni sono state
installate tre centraline di monitoraggio. Nella nostra
regione sono pochi i comuni che già ce l'hanno o l'hanno
aggiornato, in totale non più finora di cinque comuni tra i
quali Ancona, Falconara e Pesaro. "Molti altri lo stanno
completando in questi giorni", ha specificato Mirti Lombardi
dell'Arpam. Per evitare di piangere sul latte versato,
Lombardi ha spiegato come "sia necessaria richiedere una
valutazione previsionale di clima acustico quando si
pianifica la costruzione di un edificio in una certa zona,
così da tutelare sia il costruttore che l'acquirente", come
a dire che la scarsa insonorizzazione di un'eventuale
abitazione ubicata in una zona nelle immediate vicinanze di
un aeroporto o di una fabbrica, non è da addebitarsi a chi
ha realizzato la struttura. Proprio i progettisti, ingegneri
ed architetti, che si sono ritrovati intorno a un tavolo,
hanno portato alla luce le difficoltà tecniche di realizzare
un edificio rientrante nei limiti di insonorizzazione
imposti dalla legge, "il problema semmai riguarda la messa
in opera degli isolamenti interni che, se non realizzati a
opera d'arte, consentono al rumore di propagarsi disturbando
il nostro soggiorno", ha spiegato Paolo Beer presidente
dell'Ordine degli Ingegneri di Ancona. Insomma come in una
spirale vorticosa, la sensibilità sul problema deve partire
dall'utilizzatore finale, cioè ad esempio da chi acquista un
appartamento, "ma le cose stanno cambiando - ha ripreso Beer
- perché sempre più spesso gli acquirenti di nuove
abitazioni richiedono garanzie in materia". Gli edifici ad
uso abitativo di nuova costruzione, secondo la legge, devono
rientrare nei requisiti acustici stabiliti, ed ottenere la
certificazione di conformità post-opera. Più problematica è
la situazione di chi compra un appartamento non nuovo:
infatti pur potendo intervenire su porte e finestre
rivedendo gli infissi, potrebbe poco o nulla nei confronti
di solai e muri divisori. |
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