RASSEGNA STAMPA 19.02.2004

 

IL MESSAGGERO
Bonifica truccata? L’Api licenzia “Remedia”

Dopo le accuse di dati non veritieri la raffineria prende le distanze. Il sindaco Carletti: «Noi gli unici, tra tutti gli enti, a sollevare dei dubbi»

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - I Noe cercano la “prova del nove” in merito all’inchiesta sulla ditta che raccoglieva i dati sulla bonifica Api? «I nostri atti li abbiamo prodotti e la nostra posizione si conosce da tempo». E' questo l'incipit della stringata e un po' enigmatica reazione di Giancarlo Carletti agli sviluppi dell'inchiesta (con relative polemiche) sull'eventuale illecito ridimensionamento dei parametri di inquinamento che dovrebbero guidare la pre-bonifica del sito industriale Api. «Mai come in questo momento - prosegue il sindaco di Falconara - merita rispetto la posizione di chi si è messo a rischio nei momenti più difficili e decisivi soprattutto nei confronti di chi non si è opposto alla concessione come portabandiera di logiche inconfessabili». Già, ma chi non si è opposto, per Carletti, alla sua strenua ma improduttiva battaglia contro il rinnovo della concessione petrolifera all'Api fino al 2020? Quegli enti, Regione in primis, che avevano esaminato le comunicazioni dell'Api sull'inquinamento? Le critiche del primo cittadino sarebbero rivolte ai «politici di alcune istituzioni», secondo interpretazioni giunte dal Comune di Falconara. L'attenzione degli inquirenti si concentra sulla reale entità del “subnatante”, cioé la massa nera e oleosa che inzuppa le viscere dell'area di raffinazione petrolifera, fino ad ora solo sullo sfondo delle indagini coordinate dal procuratore capo Luzi. Ora arriva la conferma della “rottura” con la Remedia spa. La ditta milanese inquisita che si era aggiudicata l'appalto per la messa in sicurezza del sito industriale non si è vista rinnovare dall'Api l'incarico, scaduto a fine 2003. Un atto quasi “dovuto” da parte della dirigenza della raffineria, di fronte al provvisorio “calo di garanzie” di un'azienda specializzata in risanamento ambientale ma ora “oscurata” da due filoni di ipotesi di reato connessi: la manipolazione dei “dati di campo” che indicano le reali proporzioni dell'inquinamento (falso in atto pubblico); il mancato rispetto delle procedure sugli studi funzionali al pieno ritorno dalla “eco-emergenza” alla sicurezza. L’informazione di garanzia notificata a Federico Sardi, rappresentante legale della Remedia, resta attualmente l'unica. Un marchio, quello Remedia spa, sinonimo di professionalità e serietà, tanto che la scelta dell'Api era stata concordata con le autorità pubbliche di controllo. Intanto L'inchiesta della Procura di Ancona preoccupa non poco i comitati cittadini che si oppongono alla permanenza del petrolchimico nel tessuto urbano. «Perché - dicono in una nota - riporta in primo piano uno dei gravi costi ambientali ed economici determinati dall' attività di raffinazione e stoccaggio del petrolio e dei suoi derivati».

 
CORRIERE ADRIATICO
Bonifica Api L'allarme dei comitati

L'inchiesta solleva dubbi

L'inchiesta della procura di Ancona su un'ipotetica manipolazione dei dati di campo sulla contaminazione da idrocarburi del suolo e sottosuolo occupato dagli impianti della raffineria Api di Falconara preoccupa non poco i comitati cittadini che si oppongono alla permanenza del petrolchimico nel tessuto urbano. Perchè, dicono in una nota, "riporta in primo piano uno dei gravi costi ambientali ed economici determinati dall'attività di raffinazione e stoccaggio del petrolio e dei suoi derivati". Sembrava che il rinnovo della concessione all'Api, decretato dalla Regione Marche in anticipo rispetto alla naturale scadenza del 2008, avesse potuto far dimenticare il problema dell' inquinamento del sottosuolo, sottolineano i comitati, in ansia per "la possibile elevata entità dell'inquinamento". E invece, l' ipotesi di un'attività di pre-bonifica non corretta rinfocola i dubbi originari. Così come il fatto che a questo punto "non si conosce, dopo quattro anni, l'entità esatta dell'inquinamento, proprio in considerazione del fatto che l'ipotesi dell'indagine è che non siano attendibili i dati forniti dalle società indagate".

 
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