Bonifica truccata? L’Api
licenzia “Remedia”
Dopo le accuse di dati non
veritieri la raffineria prende le distanze. Il sindaco
Carletti: «Noi gli unici, tra tutti gli enti, a sollevare
dei dubbi»
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA - I Noe cercano la
“prova del nove” in merito all’inchiesta sulla ditta che
raccoglieva i dati sulla bonifica Api? «I nostri atti li
abbiamo prodotti e la nostra posizione si conosce da tempo».
E' questo l'incipit della stringata e un po' enigmatica
reazione di Giancarlo Carletti agli sviluppi dell'inchiesta
(con relative polemiche) sull'eventuale illecito
ridimensionamento dei parametri di inquinamento che
dovrebbero guidare la pre-bonifica del sito industriale Api.
«Mai come in questo momento - prosegue il sindaco di
Falconara - merita rispetto la posizione di chi si è messo a
rischio nei momenti più difficili e decisivi soprattutto nei
confronti di chi non si è opposto alla concessione come
portabandiera di logiche inconfessabili». Già, ma chi non si
è opposto, per Carletti, alla sua strenua ma improduttiva
battaglia contro il rinnovo della concessione petrolifera
all'Api fino al 2020? Quegli enti, Regione in primis, che
avevano esaminato le comunicazioni dell'Api
sull'inquinamento? Le critiche del primo cittadino sarebbero
rivolte ai «politici di alcune istituzioni», secondo
interpretazioni giunte dal Comune di Falconara. L'attenzione
degli inquirenti si concentra sulla reale entità del “subnatante”,
cioé la massa nera e oleosa che inzuppa le viscere dell'area
di raffinazione petrolifera, fino ad ora solo sullo sfondo
delle indagini coordinate dal procuratore capo Luzi. Ora
arriva la conferma della “rottura” con la Remedia spa. La
ditta milanese inquisita che si era aggiudicata l'appalto
per la messa in sicurezza del sito industriale non si è
vista rinnovare dall'Api l'incarico, scaduto a fine 2003. Un
atto quasi “dovuto” da parte della dirigenza della
raffineria, di fronte al provvisorio “calo di garanzie” di
un'azienda specializzata in risanamento ambientale ma ora
“oscurata” da due filoni di ipotesi di reato connessi: la
manipolazione dei “dati di campo” che indicano le reali
proporzioni dell'inquinamento (falso in atto pubblico); il
mancato rispetto delle procedure sugli studi funzionali al
pieno ritorno dalla “eco-emergenza” alla sicurezza.
L’informazione di garanzia notificata a Federico Sardi,
rappresentante legale della Remedia, resta attualmente
l'unica. Un marchio, quello Remedia spa, sinonimo di
professionalità e serietà, tanto che la scelta dell'Api era
stata concordata con le autorità pubbliche di controllo.
Intanto L'inchiesta della Procura di Ancona preoccupa non
poco i comitati cittadini che si oppongono alla permanenza
del petrolchimico nel tessuto urbano. «Perché - dicono in
una nota - riporta in primo piano uno dei gravi costi
ambientali ed economici determinati dall' attività di
raffinazione e stoccaggio del petrolio e dei suoi derivati».
|
Bonifica Api L'allarme dei
comitati
L'inchiesta solleva dubbi
L'inchiesta della procura di
Ancona su un'ipotetica manipolazione dei dati di campo sulla
contaminazione da idrocarburi del suolo e sottosuolo
occupato dagli impianti della raffineria Api di Falconara
preoccupa non poco i comitati cittadini che si oppongono
alla permanenza del petrolchimico nel tessuto urbano. Perchè,
dicono in una nota, "riporta in primo piano uno dei gravi
costi ambientali ed economici determinati dall'attività di
raffinazione e stoccaggio del petrolio e dei suoi derivati".
Sembrava che il rinnovo della concessione all'Api, decretato
dalla Regione Marche in anticipo rispetto alla naturale
scadenza del 2008, avesse potuto far dimenticare il problema
dell' inquinamento del sottosuolo, sottolineano i comitati,
in ansia per "la possibile elevata entità
dell'inquinamento". E invece, l' ipotesi di un'attività di
pre-bonifica non corretta rinfocola i dubbi originari. Così
come il fatto che a questo punto "non si conosce, dopo
quattro anni, l'entità esatta dell'inquinamento, proprio in
considerazione del fatto che l'ipotesi dell'indagine è che
non siano attendibili i dati forniti dalle società
indagate". |