IL MESSAGGERO |
Polveri, allarme a portata di
cittadino
A Senigallia su 167 giorni 95
oltre i limiti di legge. Sollecitati Stato e Regione:
«Abitudini da modificare, è in gioco la salute» Verdi con le
mascherine anti smog in piazza Saffi. Per coinvolgere la
gente
«Per tornare a respirare aria
pulita è importante iniziare a cambiare le nostre
abitudini». È lo slogan con cui i Verdi ieri pomeriggio
hanno cercato di sensibilizzare i senigalliesi, “soffocati”
dalle polvere sottili. In Piazza Saffi i rappresentanti del
gruppo, guidati da portavoce Alessandro Castriota, con tanto
di mascherine antismog hanno voluto lanciare un chiaro
messaggio a tutti i cittadini. «In città è stato rilevato un
inquinamento al di sopra del livello di guardia dal momento
che su 167 giorni di monitoraggio, 95 superavano i limiti
consenti dalla legge che ne tollera solo 35 - ha affermato
Castriota - sono dati allarmanti che obbligati a scelte
forti e consapevoli». Diverse sono le iniziative sollecitate
dai Verdi che però sottolineano come accanto all'azione
dell'Amministrazione Comunale debba esserci il sostegno
della Regione. «Noi puntiamo alla realizzazione di un
maggior numero di aree verdi, fondamentali nella loro
funzione disinquinante contro i PM10, le polveri inquinanti
solide e liquide altamente inquinanti per l'uomo, più piste
ciclabili, e più mezzi pubblici efficienti ma è chiaro che
in tutto questo il Comune da solo può mettere in campo solo
un'azione limitata, occorre l'intervento degli enti
sovraordinati - sostiene Castriota - le nostre abitudini
possono essere modificate e con facilità se pensiamo che in
gioco c'è la nostra vita». I dati diffusi dall'Arpam,
l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, sulle
polveri sottili parlano chiaro. Nella provincia di Ancona, i
PM10 sono causate per i 2/3 dal traffico e per il restante
1/3 dalla combustione, raffineria Api inclusa. «È stato
rilevato inoltre, che nelle 8 città italiane più colpite
oltre 3400 sono i morti ogni anno a causa di questo agente
inquinante - ha aggiunto il consigliere dei Verdi Luciano
Montesi- è evidente che non solo non è tempo di rimandare
qualunque intervento, ma soprattutto occorre trovare
soluzioni definitive». In quest'ottica l'adesione al blocco
del traffico appare scontata anche se rischia di assumere di
più le sembianze di un gesto simbolico. «Chiudere al
traffico il centro cittadino per un giorno, anche
saltuariamente, ha l'effetto di abbattere immediatamente il
livello delle polveri sottili presenti nell'aria ma se
l'azione non è reiterativa e supportata da iniziative
strutturali rischia di servire a poco - prosegue Montesi -
chiediamo allo Stato e alla Regione di intervenire per
dirottare il traffico sulla A14, favorire il trasporto su
rotai e produrre autoveicoli non inquinanti e che impieghino
combustibili ecologico come il metano e il biodiesel».
Cambiare le proprie abitudini per vivere meglio e
soprattutto più a lungo significa anzitutto lasciare in
garage la propria auto a favore dell'utilizzo dei mezzi
pubblici e della bicicletta. «In quest'ottica direi che un
centro storico interdetto alle automobili sarà presto una
realtà e anche i senigalliesi più restii a rinunciare
all'auto credo debbano farsene una ragione - conclude -
siamo solo all'inizio di questa battaglia e nei prossimi
mesi gli interventi saranno sempre più sostanziosi. Lo
stesso Piano Cervellati che ridisegna il futuro della città
prevede un centro storico senza auto». |
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CORRIERE ROMAGNA |
Polveri, un’insidia “sottile”
Ravenna - “Una cosa deve
essere chiara: non c’è un livello di concentrazione di
polveri da ritenere sicuro per la nostra salute”. Paolo
Crosignani, primario dell’Unità di epidemiologia ambientale
dell’Istituto nazionale Tumori di Milano, è intervenuto
venerdì sera al convegno organizzato dai Verdi sul rapporto
tra inquinamento (in particolare da traffico) e salute. Un
incontro molto seguito, al quale hanno partecipato anche
Marco Caldiroli di Medicina Democratica e P.Antonio Marongiu
dell’Associazione Romagnola ricerca tumori di Ravenna.
Dunque, che aria tira in città e quali conseguenze per la
salute dei cittadini? “Guardi - premette Crosignani - non è
che a Ravenna la situazione sia peggiore di tante altre
realtà, anche se merita un discorso a parte il polo
industriale. Tra l’altro so che sono state attuate politiche
per il traffico e per favorire mezzi di trasporto
alternativi. Bene, ma non ci si può fermare”. I motivi per
non abbassare la guardia sono molti. “ Un inquinamento
elevato crea nuove malattie. E ci sono rischi - prosegue -
anche con concentrazioni di polveri basse, pari a 20
microgrammi per metro cubo. Naturalmente, il guadagno in
salute è proporzionale alla riduzione dell’inquinamento”.
Crosignani cita un dato: “Per quanto riguarda il tumore al
polmone, il rischio aumenta del 14 per cento ogni 10
microgrammi in più di concentrazione. Ribadisco, non è una
questione di soglie: nel tempo si accumulano sostanze
tossiche che in un arco di 15-20 anni danno origine alla
malattia”. C’è poi una connessione letale tra fumo e smog.
“Fumare fa più male in un’aria inquinata - rileva -. Si
tratta di un effetto sinergico. E pensare che invece a
Milano spesso mi sento dire: ‘beh, l’aria è già tanto
inquinata, qualche sigaretta non può farmi male...”.
Crosignani spiega che a Ravenna “è possibile che il livello
delle polveri sia determinato anche dal polo industriale”.
Si tratta di un “innesco” per il particolato. “Di certo, non
è per nulla rassicurante l’aumento di potenza per i
turbogas: le emissioni non sono totalmente sicure. Ma del
resto è una questione molto più ampia: perchè il vero nodo è
limitare i consumi. Al contrario, per ciò che concerne
l’energia, è in atto una maledetta politica di
privatizzazione. E ora i gestori sono come i benzinai”. Il
primario lascia Ravenna con una promessa: quella di inviare
ad Arpa una letteratura più recente sugli effetti del Pm10
sulla salute. “I dati equivalenti dell’Oms sono
sottostimati”.Soddisfatti per l’iniziativa i vertici del
Sole che ride ravennate. Che però ravvisa nuovi pericoli per
l’ambiente e i cittadini: “Il recente annuncio di Hera di
voler sostanzialmente raddoppiare la quantità dei rifiuti da
bruciare nell’inceneritore, ci lascia sbigottiti - dice il
portavoce Marco Ferrari, preannunciando un “durissimo
confronto” con l’azienda e l’Amministrazione comunale. E
Maria Grazia Beggio, capogruppo dei Verdi in Consiglio
comunale, ha lanciato l’idea del varo di un comitato contro
l’inceneritore. “La vera strada - ha detto - è quella della
raccolta differenziata”. |
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IL GAZZETTINO |
«Centrali, meglio puntare al
risparmio energetico»
La voce degli esperti del
Politecnico di Milano all'assemblea di ieri sera nella sala
parrocchiale
di Maurizio Marcon
Teglio Veneto "Non esistono
centrali termoelettriche a combustibile fossile che non
inquinano, chi dice il contrario: mente. Il vero problema da
porsi è una politica di risparmio energetico cui tutti
devono concorrere". Maurizio Pallante, saggista e
ricercatore di tecnologie ambientali, all'incontro pubblico
in sala parrocchiale, anche in questo caso affollatissima,
sul tema "La centrale termoelettrica di Portogruaro: impatto
ambientale e danni all'uomo e all'ambiente", organizzato
dalla Pro loco tegliese, non ha usato certo diplomazia nello
"smascherare", studiosi e politici propugnatori delle
"centrali a turbogas che non inquinano". Con argomentazioni
di tipo scientifico, Pallante, e lo stesso ingegner Stefano
Caserini, docente del corso di Reti di monitoraggio
ambientale al Politecnico di Milano, hanno sviluppato le
tematiche dell'approvvigionamento e risparmio energetico, in
relazione ai possibili danni ambientali e alla salute
pubblica. "Aderendo al Protocollo di Kyoto l'Italia - ha
ricordato Caserini - si era impegnata a ridurre le emissioni
di anidride carbonica (CO2) in atmosfera del 6 per cento,
entro il 2010, le emissioni sono invece aumentate del 6,
ecco quindi che nei 6 anni rimanenti l'obiettivo è di
ridurre del 12 per cento. Come fare se si continuano a
costruire centrali?". "La soluzione - ha spiegato Pallante -
sta nell'impegnarsi seriamente nel risparmio energetico, nel
perseguire concretamente la strada delle fonti rinnovabili,
e abbandonare quella dei grandi impianti, dei grandi
produttori che puntano a creare energia per venderla e non
certo di promuovere il risparmio energetico. Esistono esempi
in tutta Europa, dalla Germania alla Spagna, che dimostrano
come certi obiettivi di risparmio energetico e sulle fonti
alternative rinnovabili sono possibili, praticabili e danno
risultati concreti. È la strada dei piccoli impianti di
cogenerazione, del fotovoltaico, dell'energia eolica, a
seconda del clima e delle situazioni locali. Per tutti la
scelta per risparmiare energia è di usare strumenti e mezzi
ad alto rendimento, come i frigoriferi di classe "A" e
"Plus", le lampade ad alta efficienza. Ciò che va evitato
assolutamente è la politica dei grandi impianti".
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