Inquinamento? Solo all'Enichem
Ci vorranno anni perché si
completi la bonifica dell'ex petrolchimico. Il ministero
risponde alle denunce sulla situazione ambientale nell'area
sipontina
di Andrea Pacilli
Manfredonia «Il complesso
intervento di bonifica è stato avviato, ma richiederà tempi
non certo brevi», dichiara il dirigente della quinta
divisione del ministero dell'ambiente, l'ingegner Gigliani.
La sua dichiarazione risponde all'avvocato Giuseppe Ciociola
che, nel novembre dell'anno scorso, aveva richiesto
informazioni sull'emergenza ambientale nel territorio di
Manfredonia. «Ma nella sua nota - obietta Ciociola -
l'ingegner Gigliani si sofferma con dovizia di particolari
esclusivamente sulla mancata bonifica dell'area dello
stabilimento petrolchimico, mentre trascura di informare
sulle altre gravi problematiche ambientali presenti sul
territorio da me denunziate». Comunque a giudicare dalla
nota di Gigliani emerge un riconoscimento della complessità
degli interventi di risanamento dell'area petrolchimica, per
il cui completamento occorreranno anni. Per gli interventi
il ministero usa sempre la frase «messa in sicurezza»,
comunica che nel dicembre scorso la conferenza dei servizi
ha approvato il progetto definitivo di bonifica per le
discariche delle isole 12,14 e 17, e per le aree inquinate
da caprolattame parla di «fine delle attività sperimentali
per il mese di dicembre 2004 e quattro anni ulteriori
stimati per il lavaggio dei terreni. Per la bonifica della
falda l'effettivo inizio viene dato per i primi mesi del
2004. A quanto pare, inoltre, la disponibilità delle risorse
finanziarie necessarie risulta limitata e gli ingenti costi
della bonifica, che dovrebbero ricadere soltanto sul
responsabile dell'inquinamento, l'ex Enichem (come impone il
principio comunitario), sono invece sopportati anche dallo
Stato. Infatti la nota ministeriale dice che il decreto di
bonifica e ripristino ambientale del 2001 «...fermo restando
l'obbligo del responsabile di sostenere le spese di bonifica
e ripristino stabilito per legge ha stanziato per gli anni
dal 2001 al 2003 l'importo di 37,8 miliardi di vecchie lire
a titolo di concorso pubblico per le operazioni». Cifra
comunque limitata in proporzione alla mole degli interventi
necessari. Ma la mancata bonifica integrale dell'area
petrolchimica costituisce solo un aspetto della generale
situazione ambientale, puntualizza Ciociola: «ben altre
attenzione sarebbe stato lecito attendersi dal ministero per
l'ambiente». Infatti, in merito alla richiesta di Ciociola
di nomina di un «commissario ad acta» per la gestione della
crisi ambientale sul territorio, il ministero «si limita a
riferire laconicamente che è già in atto il commissariamento
della regione Puglia per quanto concerne la gestione dei
rifiuti e l'emergenza idrica». Se ne deve dedurre, conclude
l'avvocato Ciocola, che la situazione ambientale locale,
nonostante pendenti procedimenti giudiziari e i rilievi
formali della commissione europea, «non è ritenuta a livello
ministeriale così grave da comportare l'adozione di
particolari misure di salvaguardia». |
«Una sentenza per venire
incontro all'industria»
«pet coke»: parla il
procuratore Ventura
di M.C.G.
La Procura di Gela prende
atto dell'ordinanza della Corte di Giustizia Europea sul pet
coke, ordinanza che porterà all'archiviazione del
procedimento contro i due direttori in carica tra il 2001 ed
il 2002 Marco Saetti ed Andrea Frediani. Ma il capo della
Procura il dott. Angelo Ventura sottolinea come vanno letti
i fatti. «C'è stato un mutamento dell'orientamento
giurisprudenziale della Corte Europea dettato, a mio avviso,
da ragioni economiche cioè per venire incontro alle esigenze
del mondo industriale» dice il procuratore che poi aggiunge:
«Nel 2002 quando abbiamo chiesto ed ottenuto il sequestro
dei depositi di coke, quella sostanza era classificata in
Italia ma anche in Europa come un rifiuto. Una direttiva Cee
sosteneva che le sostanze di cui si è deciso di disfarsi,
anche se riutilizzate, restano un rifiuto. Abbiamo chiesto
il sequestro agendo nel giusto ed è stato, infatti,
necessario un decreto del governo Berlusconi per escludere
dalla categoria dei rifiuti il pet coke. Il Gip ha chiesto
alla Corte Europea se il decreto sul coke poi trasformato in
legge era conforme o meno alle direttive Cee e ha avuto
questa risposta che dimostra un mutamento dell'orientamento
giurisprudenziale rispetto al 2002. Oggi ci dicono che non
va considerato un rifiuto quel prodotto che è programmato
per essere utilizzato nella stessa azienda che lo produce e
i vertici di Agip petroli hanno dichiarato che il coke la
raffineria produce volontariamente». Un verdetto quindi
inatteso per la Procura quello di Bruxelles. Ma il caso pet
coke per la Procura non è del tutto chiuso Ha un'appendice
che riguarda l'incidente probatorio sulle emissioni in
atmosfera derivate dalla combustione di coke. Forse a metà
febbraio si avrà la prima relazione dei periti. Ed insieme a
questo una miriade di procedimenti in corso per fatti
ambientali tra incidenti probatori (il 9 febbraio avrà luogo
quello che riguarda la produzione di acqua dissalata) e
processi già avviati o in attesa della prima udienza. |