RASSEGNA STAMPA 31.01.2004

 

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Inquinamento? Solo all'Enichem

Ci vorranno anni perché si completi la bonifica dell'ex petrolchimico. Il ministero risponde alle denunce sulla situazione ambientale nell'area sipontina

di Andrea Pacilli

Manfredonia «Il complesso intervento di bonifica è stato avviato, ma richiederà tempi non certo brevi», dichiara il dirigente della quinta divisione del ministero dell'ambiente, l'ingegner Gigliani. La sua dichiarazione risponde all'avvocato Giuseppe Ciociola che, nel novembre dell'anno scorso, aveva richiesto informazioni sull'emergenza ambientale nel territorio di Manfredonia. «Ma nella sua nota - obietta Ciociola - l'ingegner Gigliani si sofferma con dovizia di particolari esclusivamente sulla mancata bonifica dell'area dello stabilimento petrolchimico, mentre trascura di informare sulle altre gravi problematiche ambientali presenti sul territorio da me denunziate». Comunque a giudicare dalla nota di Gigliani emerge un riconoscimento della complessità degli interventi di risanamento dell'area petrolchimica, per il cui completamento occorreranno anni. Per gli interventi il ministero usa sempre la frase «messa in sicurezza», comunica che nel dicembre scorso la conferenza dei servizi ha approvato il progetto definitivo di bonifica per le discariche delle isole 12,14 e 17, e per le aree inquinate da caprolattame parla di «fine delle attività sperimentali per il mese di dicembre 2004 e quattro anni ulteriori stimati per il lavaggio dei terreni. Per la bonifica della falda l'effettivo inizio viene dato per i primi mesi del 2004. A quanto pare, inoltre, la disponibilità delle risorse finanziarie necessarie risulta limitata e gli ingenti costi della bonifica, che dovrebbero ricadere soltanto sul responsabile dell'inquinamento, l'ex Enichem (come impone il principio comunitario), sono invece sopportati anche dallo Stato. Infatti la nota ministeriale dice che il decreto di bonifica e ripristino ambientale del 2001 «...fermo restando l'obbligo del responsabile di sostenere le spese di bonifica e ripristino stabilito per legge ha stanziato per gli anni dal 2001 al 2003 l'importo di 37,8 miliardi di vecchie lire a titolo di concorso pubblico per le operazioni». Cifra comunque limitata in proporzione alla mole degli interventi necessari. Ma la mancata bonifica integrale dell'area petrolchimica costituisce solo un aspetto della generale situazione ambientale, puntualizza Ciociola: «ben altre attenzione sarebbe stato lecito attendersi dal ministero per l'ambiente». Infatti, in merito alla richiesta di Ciociola di nomina di un «commissario ad acta» per la gestione della crisi ambientale sul territorio, il ministero «si limita a riferire laconicamente che è già in atto il commissariamento della regione Puglia per quanto concerne la gestione dei rifiuti e l'emergenza idrica». Se ne deve dedurre, conclude l'avvocato Ciocola, che la situazione ambientale locale, nonostante pendenti procedimenti giudiziari e i rilievi formali della commissione europea, «non è ritenuta a livello ministeriale così grave da comportare l'adozione di particolari misure di salvaguardia».

 
LA SICILIA
«Una sentenza per venire incontro all'industria»

«pet coke»: parla il procuratore Ventura

di M.C.G.

La Procura di Gela prende atto dell'ordinanza della Corte di Giustizia Europea sul pet coke, ordinanza che porterà all'archiviazione del procedimento contro i due direttori in carica tra il 2001 ed il 2002 Marco Saetti ed Andrea Frediani. Ma il capo della Procura il dott. Angelo Ventura sottolinea come vanno letti i fatti. «C'è stato un mutamento dell'orientamento giurisprudenziale della Corte Europea dettato, a mio avviso, da ragioni economiche cioè per venire incontro alle esigenze del mondo industriale» dice il procuratore che poi aggiunge: «Nel 2002 quando abbiamo chiesto ed ottenuto il sequestro dei depositi di coke, quella sostanza era classificata in Italia ma anche in Europa come un rifiuto. Una direttiva Cee sosteneva che le sostanze di cui si è deciso di disfarsi, anche se riutilizzate, restano un rifiuto. Abbiamo chiesto il sequestro agendo nel giusto ed è stato, infatti, necessario un decreto del governo Berlusconi per escludere dalla categoria dei rifiuti il pet coke. Il Gip ha chiesto alla Corte Europea se il decreto sul coke poi trasformato in legge era conforme o meno alle direttive Cee e ha avuto questa risposta che dimostra un mutamento dell'orientamento giurisprudenziale rispetto al 2002. Oggi ci dicono che non va considerato un rifiuto quel prodotto che è programmato per essere utilizzato nella stessa azienda che lo produce e i vertici di Agip petroli hanno dichiarato che il coke la raffineria produce volontariamente». Un verdetto quindi inatteso per la Procura quello di Bruxelles. Ma il caso pet coke per la Procura non è del tutto chiuso Ha un'appendice che riguarda l'incidente probatorio sulle emissioni in atmosfera derivate dalla combustione di coke. Forse a metà febbraio si avrà la prima relazione dei periti. Ed insieme a questo una miriade di procedimenti in corso per fatti ambientali tra incidenti probatori (il 9 febbraio avrà luogo quello che riguarda la produzione di acqua dissalata) e processi già avviati o in attesa della prima udienza.

 
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