RASSEGNA STAMPA 30.01.2004

 

MESSAGGERO
Dimesso l’operaio intossicato

di LETIZIA LARICI

FALCONARA - E´ già stato dimesso dall´ospedale di Torrette Cesarino Dolci, il dipendente della ditta Imac, colto da malore mercoledì pomeriggio per intossicazione da esalazioni di acido solfidrico, mentre attendeva alla manutenzione di una linea della raffineria Api. Rimasto sotto osservazione nel reparto di medicina d´urgenza per un solo giorno, ieri i sanitari lo hanno rispedito a casa con una prognosi di 10 giorni. Intanto l´azienda ha aperto un´inchiesta interna per accertare le cause dell´incidente. "Ancora tutto da chiarire - fanno sapere dall´Api- sono in corso le prime verifiche". Non sono quindi chiare le modalità, se cioè la fuoriuscita di gas sia da imputare ad una perdita o ad una casualità nello svitamento della valvola da parte di Dolci. Sta di fatto che le esalazioni avevano investito tre operai, ma solo Dolci, ha accusato i disturbi più gravi, tanto da cadere dalla scala sulla quale si trovava. «E´da più di un anno - prosegue un portavoce dell´Api - che non si verificavano incidenti, eccezion fatta per quello occorso a Fernando Altana il 16 ottobre scorso».

Amagliani: «Il viceministro Baldassarri sogna»

L’assessore regionale: «Aspettavamo la scelta sull’uscita a ovest: è venuto a proporne una sua»

Per l'assessore regionale Marco Amagliani le dichiarazioni di Mario Baldassarri su uscita a Ovest e sull’arretramento della ferrovia sono «sogni». Baldassarri «ha tracciato - dice Amagliani - il futuro dello scalo ('hub' di non so che per la Legge obiettivo) e di tutte le infrastrutture marchigiane, tale da impegnare gli amministratori e forse i costruttori marchigiani per i prossimi venti anni». I dati del porto, che «non sono rosei», in particolare per quel che riguarda il traffico merci, e il «ristagno dei finanziamenti statali per le opere portuali», «non scoraggiano il professore, che sempre più spesso - polemizza l' assessore - viene nelle Marche a insegnarci quello che secondo lui dobbiamo proprio fare, e non lo dice in qualità di uomo di Governo sulla base di dati definiti, programmi finanziati, impegni assunti o da assumere a cura e spese del suo governo, bensì come pensatore, cittadino che lascia libera la fantasia e...sogna». «Su almeno due questioni - incalza Amagliani - il vice ministro ha voluto pontificare su prospettive lontane, alimentando la confusione dell' oggi: sul collegamento del porto con la viabilità e sullo spostamento della ferrovia, mettendo tra l' altro in relazione le due questioni, come se avessero gli stessi tempi e la stessa priorità». Quanto al primo punto, «esistono alcuni progetti preliminari o di fattibilità presentati al ministero delle Infrastrutture e all' Anas, e su quelli occorre che tecnicamente Anas e ministero si esprimano il prima possibile (anche per bocciarli, se sono inadeguati). La Regione - continua Amagliani - da mesi ha reiteratamente interpellato il ministero senza alcun cenno di risposta, e di bel nuovo il viceministro ci racconta in un' assemblea il “suo” progetto. Ma insomma, vuol dire che gli altri sono sbagliati? Chi li ha valutati? Per quali motivazioni? Oppure - si domanda l' assessore - più sottilmente si alimentano polemiche e si mena il can per l'aia, per non ammettere che i fondi non ci sono per tutte le opere e, magari, se si finanzia il Quadrilatero per le Marche non bastano le risorse?». Riguardo all' arretramento della ferrovia adriatica, «non c' è traccia di tale spostamento nella Legge obiettivo nè in altri documenti di programmazione». Attualmente «Rfi ha proposto un Progetto preliminare relativo alla connessione a nord della linea adriatica e di quella romana con un by-pass della raffineria Api di Falconara e lo spostamento dello scalo merci di Falconara nei pressi dell' Interporto di Jesi. Costo 210 milioni di euro». Il progetto è stato approvato con prescrizioni dalla Regione e dai Comuni interessati, ed «è al ministero per completare l'iter di approvazione ed essere sottoposto al Cipe per il finanziamento». «È perfettamente evidente - osserva l' assessore - che uno spostamento dell' Adriatica da Marina di Montemarciano a sud di Ancona (dove non si sa) cambierebbe completamente le carte in tavola: Ancona dovrebbe avere una stazione di testa, collegata a sud sulla linea ferroviaria nazionale e quindi il collegamento porto-Interporto sarebbe ribaltato, Falconara non risulterebbe più un nodo ferroviario, ma una stazione di corsa sull' Adriatica spostata nell' interno, ecc. Uno scenario da verificare in tutte le sue ricadute e che potrebbe anche essere preso in considerazione se vi fossero certezze sulle risorse disponibili e sui tempi di realizzazione. Risorse difficili da valutare, ma certamente nell' ordine di miliardi di euro, e tempi di oltre 10 anni per la concretizzazione». «È evidente - aggiunge poi Amagliani - che se tale soluzione, oltre che migliorativa delle questioni paesistico ambientali poste nella bassa Vallesina, fosse anche risolutiva di tutti gli altri problemi e realizzabile a breve termine, la Regione per prima la sposerebbe in pieno. Attendiamo il viceministro alla prova dei fatti, ma se fatti non ne può portare, per cortesia taccia per una volta - conclude - e ci metta in condizioni di svolgere al meglio il nostro lavoro».

 
CORRIERE ADRIATICO
Dimesso l'operaio intossicato

Incidente all'Api

FALCONARA - E' stato dimesso dal reparto di medicina d'urgenza dell'ospedale regionale di Torrette Cesarino Dolci, dove era stato ricoverato mercoledì dopo aver respirato acido solfidrico all'interno della raffineria Api. L'operaio, alle dipendenze di una ditta esterna, era impegnato in lavori di manutenzione quando ha inalato il solfuro che lo ha fatto svenire e crollare a terra. Dolci è stato sottoposto ad ossigeno-terapia, è stato tenuto sotto osservazione, e ieri è stato mandato a casa con dieci giorni di prognosi. Anche un suo collega di lavoro era finito all'ospedale ma era stato dimesso nella serata di mercoledì. L'incidente all'interno della raffineria è accaduto nel pomeriggio. Le cause sono ancora al vaglio degli esperti. L'acido potrebbe essere fuoriuscito da una valvola, e non si sa ancora se Dolci ha sbagliato o dimenticato una manovra, o se qualcosa non ha funzionato. Fatto sta, la zaffata ha colpito in modo del tutto inaspettato lui e altri tre operai. E ha rischiato di provocare conseguenze serie sulla loro salute. Basti considerare che l'inalazione di acido solfidrico può provocare, nei casi più gravi, addirittura la morte. Per fortuna nel caso dei quattro operai che stavano eseguendo i lavori di manutenzione all'Api tutto si è risolto per il meglio. L'episodio serve a far restare alta la soglia dell'attenzione. Nello scorso ottobre un operaio di una ditta appaltatrice era stato ustionato dal getto di acqua bollente. Si era rotto un tubo sopra di lui. Aveva riportato ustioni di secondo grado sulla natiche, sulle coscie e in un po' tutta la zona lombare. Se l'era cavata - si fa per dire - con tre settimane di prognosi.

"Il viceministro sogna"

Uscita Ovest e ferrovia, Amagliani all'attacco. E il presidente di Assoimprese Borghi sceglie di andare a Nord

L' assessore regionale Marco Amagliani commenta le dichiarazioni di Mario Baldassarri - in un incontro, sabato scorso, presso la sede dell'Autorità portuale, sui dati dell'attività dello scalo nel 2003 - ironizzando sui "sogni"- del vice ministro dell' Economia in relazione ad alcune infrastrutture da realizzare nelle Marche. Baldassarri "ha tracciato - dice Amagliani - il futuro dello scalo e di tutte le infrastrutture marchigiane, tale da impegnare gli amministratori e forse i costruttori marchigiani per i prossimi venti anni". I dati del porto, che "non sono rosei", in particolare per quel che riguarda il traffico merci, e il "ristagno dei finanziamenti statali per le opere portuali", "non scoraggiano il professore, che sempre più spesso - polemizza l'assessore - viene nelle Marche a insegnarci quello che dobbiamo fare". "Su almeno due questioni - incalza Amagliani - il vice ministro ha voluto pontificare su prospettive lontane, alimentando la confusione: sul collegamento del porto con la viabilità e sullo spostamento della ferrovia, mettendo in relazione le due questioni, come se avessero gli stessi tempi e la stessa priorità". Quanto al primo punto, "esistono alcuni progetti preliminari o di fattibilità presentati al ministero delle Infrastrutture e all'Anas, e su quelli occorre che Anas e ministero si esprimano il prima possibile (anche per bocciarli, se sono inadeguati)". "La Regione - continua Amagliani - da mesi ha interpellato il ministero senza alcun cenno di risposta, e il viceministro ci racconta in un'assemblea il "suo" progetto. Vuol dire che gli altri sono sbagliati? Chi li ha valutati? Per quali motivazioni? Oppure - si domanda l' assessore - si alimentano polemiche per non ammettere che i fondi non ci sono per tutte le opere e, magari, se si finanzia il Quadrilatero per le Marche non bastano le risorse?". Riguardo all'arretramento della ferrovia adriatica, "non c' è traccia di tale spostamento nella Legge obiettivo nè in altri documenti di programmazione". Attualmente "Rfi ha proposto un Progetto preliminare relativo alla connessione a nord della linea adriatica e di quella romana con un by-pass della raffineria Api e lo spostamento dello scalo merci di Falconara nei pressi dell'Interporto di Jesi. Costo 210 milioni di euro". Il progetto è stato approvato con prescrizioni dalla Regione e dai Comuni interessati, ed "è al ministero per completare l'iter di approvazione ed essere sottoposto al Cipe per il finanziamento". Intanto il presidente di Assoimprese Ancona Ugo Borghi sottolinea che la proposta di Baldassarri "ci lascia perplessi per tre ragioni: perché il progetto sarebbe legato allo spostamento della ferrovia, per la sicurezza, in quanto andare in galleria per 3/4 chilometri in piena zona frana è sempre un'incognita, per i tempi ed i costi". "Meglio sarebbe stato - sottolinea Borghi - essersi confrontati prima con i livelli comunali dei partiti o coalizione di appartenenza". Borghi bacchetta la Cgila che "ha la faccia tosta di rispolverare un progetto a Nord del '77", la maggioranza che amministra la città "costretta a deliberare i lavori imposti da Cotecchia per la stabilizzazione del piede in frana mentre opera declassando il rischio frana per la soluzione a Ovest. E sostiene che "la strada meno costosa e più breve è la soluzione a Nord".

 
LA SICILIA
Raffineria in marcia tra 10 giorni dissequestrati altri due serbatoi.

La soddisfazione dell'azienda per la conclusione della vicenda pet-coke

di M.C.G.

La notizia del verdetto di Bruxelles con cui il pet coke è classificato come rifiuto è giunto alla raffineria in un momento delicato, quello del riavvio degli impianti fermi per due mesi a seguito del sequestro giudiziario dei serbatoi. Un riavvio delicatissimo con varie criticità da risolvere e controlli moltiplicati. Se non ci saranno intoppi la raffineria fra dieci giorni tornerà a marciare al minimo tecnico. Intanto sono stati dissequestrati altri due serbatoi e via via che se ne avranno ancora altri si potrà programmare il ritorno completo alla normalità. In questo contesto è arrivata l'ordinanza della Corte di Giustizia Europea che pone fine al dilemma «pet coke: rifiuto o combustibile?» viene a dare certezze agli operai sulla stabilità della raffineria che potrà continuare ad usare il carbone sintentico per produrre energia. E' stata spazzata la paura della chiusura della raffineria di fronte ad un verdetto negativo sul coke. All'indomani dell'ordinanza tanti commenti in città su una vicenda che per due mesi ha visto Gela in subbuglio. E parla anche l'amministratore delegato della Raffineria ing.Andrea Frediani che nel febbraio 2002, quando scoppiò il caso e furono sequestrati i depositi del pet coke, era stato nominato direttore dell'allora Agip petroli da appena un mese. Cosa cambia per la Raffineria dopo il verdetto di Bruxelles? «Continuiamo a lavorare serenamente come abbiamo sempre fatto anche nei momenti difficili vissuti negli ultimi due anni - dice l'ing. Frediani - noi siamo sempre stati convinti che il pet coke non fosse un rifiuto e se l'interpretazione fosse stata lineare fin dall'inizio non sarebbe stato necessario neanche il decreto legge. Da oggi del problema pet coke non si deve più parlare. Non c'è alcuna spada di Damocle che pende sulla raffineria. Ma noi ne siamo stati sempre certi perchè lavoriamo nel rispetto delle leggi, anzi facciamo in materia ambientale più di quanto le leggi ci impongono. Siamo sicuri che si chiarirà anche la vicenda dei serbatoi e che la gente capirà pian piano come lavoriamo e cosa facciamo per la salvaguardia ambientale». C'è stato un accanimento allora verso la raffineria? L'amministratore delegato esclude questa ipotesi ritenendo che «ciascuno nel proprio ambito fa il suo dovere e cerca di farlo nel migliore dei modi e con coscienza. In questa vicenda ci sono state convinzioni considerate certe che invece erano errate». La raffineria la spunta nel caso pet coke sulla magistratura e sugli ambientalisti. Con questi ultimi i rapporti continuano ad essere sempre tesissimi. «Per la verità non c'è nessun rapporto - specifica l'ing. Frediani - e non può esserci dialogo dato che il loro obiettivo è quello di far chiudere la raffineria. Per questo presentano denunce e ci additano come la fonte di ogni male. In queste condizioni non può esserci dialogo e questa situazione che si vive a Gela non l'ho mai riscontrata in nessun altro sito industriale». Mentre la Procura si riserva di leggere l'ordinanza prima di commentare l'ultimo atto della vicenda del pet coke, gli ambientalisti continuano a dirsi convinti che non è un rifiuto. «Le sentenze non si commentano ma si appellano. Questa purtroppo non è appellabile - dice l'avv. Salvatore Morreale legale di Italia nostra - però è giusto che si ricordi che quando la Procura fece sequestrare i depositi di coke era un rifiuto. Non è stato inventato un sequestro che non si poteva fare. Per superare il problema e non considerarlo un rifiuto fu necessario un decreto del governo Berlusconi e solo dopo fu possibile il dissequestro. Ora alla domanda del Gip sulla legittimità della legge sul pet coke, la Corte Europea dà questa interpretazione per molti versi mi sembra ardita. E' andata così. Ma a noi interessa altro. Ci interessa che la raffineria rispetti le norme sulle emissioni che derivano dalla combustione del coke. Ci interessa sapere se sono in regola se è salvaguardata la salute della gente. C'è un incidente probatorio in corso proprio sulle emissioni. Attendiamo i risultati». «Siamo delusi - dice Emanuele Amato di Amici della Terra - comunque sia rifiuto o combustibile, noi vogliamo sottolineare che Gela non ha bisogno di decreti e sentenze. Noi vogliamo l'ambiente pulito e l'aria respirabile. Non c'è dubbio che usando il metano invece che il coke come combustibile la situazione migliorerebbe». Soddisfazione è stata espressa dall'on. Giacomo Ventura. « La vicenda è definitivamente chiusa - dice il deputato azzurro - e fa venire meno un'altra fonte di preoccupazioni per le sorti dell'economia del comprensorio gelese. La statuizione europea dimostra ulteriormente che il governo Berlusconi si è mosso verso Gela oltre che con grande sensibilità anche con corrette norme di legge. Ovviamente va mantenuta sempre alta la vigilanza perchè il territorio non subisca insidie nella sua integrità con conseguenze negative per la salute dei cittadini». «Questa sentenza - dice il sindaco Crocetta - elimina incertezze e fibrillazioni. Questo non significa affatto abbassare la guardia sotto il profilo del rispetto dell'ambiente. Significa che non può esistere una via scandalistica perla salvaguardia ambientale, che la battaglia si fa alzando la soglia della sensibilità e della consapevolezza verso queste tematiche, nom certo pensando a come mandare le gente in galera come fanno certi ambientalisti. Gela ha sofferto molto nel 2002. Bisogna fare tesoro di quanto accaduto e fare la battaglia e per il lavoro ambientale uniti».

 
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