MESSAGGERO |
Dimesso l’operaio intossicato
di LETIZIA LARICI
FALCONARA - E´ già stato
dimesso dall´ospedale di Torrette Cesarino Dolci, il
dipendente della ditta Imac, colto da malore mercoledì
pomeriggio per intossicazione da esalazioni di acido
solfidrico, mentre attendeva alla manutenzione di una linea
della raffineria Api. Rimasto sotto osservazione nel reparto
di medicina d´urgenza per un solo giorno, ieri i sanitari lo
hanno rispedito a casa con una prognosi di 10 giorni.
Intanto l´azienda ha aperto un´inchiesta interna per
accertare le cause dell´incidente. "Ancora tutto da chiarire
- fanno sapere dall´Api- sono in corso le prime verifiche".
Non sono quindi chiare le modalità, se cioè la fuoriuscita
di gas sia da imputare ad una perdita o ad una casualità
nello svitamento della valvola da parte di Dolci. Sta di
fatto che le esalazioni avevano investito tre operai, ma
solo Dolci, ha accusato i disturbi più gravi, tanto da
cadere dalla scala sulla quale si trovava. «E´da più di un
anno - prosegue un portavoce dell´Api - che non si
verificavano incidenti, eccezion fatta per quello occorso a
Fernando Altana il 16 ottobre scorso».
Amagliani: «Il
viceministro Baldassarri sogna»
L’assessore regionale:
«Aspettavamo la scelta sull’uscita a ovest: è venuto a
proporne una sua»
Per l'assessore regionale
Marco Amagliani le dichiarazioni di Mario Baldassarri su
uscita a Ovest e sull’arretramento della ferrovia sono
«sogni». Baldassarri «ha tracciato - dice Amagliani - il
futuro dello scalo ('hub' di non so che per la Legge
obiettivo) e di tutte le infrastrutture marchigiane, tale da
impegnare gli amministratori e forse i costruttori
marchigiani per i prossimi venti anni». I dati del porto,
che «non sono rosei», in particolare per quel che riguarda
il traffico merci, e il «ristagno dei finanziamenti statali
per le opere portuali», «non scoraggiano il professore, che
sempre più spesso - polemizza l' assessore - viene nelle
Marche a insegnarci quello che secondo lui dobbiamo proprio
fare, e non lo dice in qualità di uomo di Governo sulla base
di dati definiti, programmi finanziati, impegni assunti o da
assumere a cura e spese del suo governo, bensì come
pensatore, cittadino che lascia libera la fantasia e...sogna».
«Su almeno due questioni - incalza Amagliani - il vice
ministro ha voluto pontificare su prospettive lontane,
alimentando la confusione dell' oggi: sul collegamento del
porto con la viabilità e sullo spostamento della ferrovia,
mettendo tra l' altro in relazione le due questioni, come se
avessero gli stessi tempi e la stessa priorità». Quanto al
primo punto, «esistono alcuni progetti preliminari o di
fattibilità presentati al ministero delle Infrastrutture e
all' Anas, e su quelli occorre che tecnicamente Anas e
ministero si esprimano il prima possibile (anche per
bocciarli, se sono inadeguati). La Regione - continua
Amagliani - da mesi ha reiteratamente interpellato il
ministero senza alcun cenno di risposta, e di bel nuovo il
viceministro ci racconta in un' assemblea il “suo” progetto.
Ma insomma, vuol dire che gli altri sono sbagliati? Chi li
ha valutati? Per quali motivazioni? Oppure - si domanda l'
assessore - più sottilmente si alimentano polemiche e si
mena il can per l'aia, per non ammettere che i fondi non ci
sono per tutte le opere e, magari, se si finanzia il
Quadrilatero per le Marche non bastano le risorse?».
Riguardo all' arretramento della ferrovia adriatica, «non c'
è traccia di tale spostamento nella Legge obiettivo nè in
altri documenti di programmazione». Attualmente «Rfi ha
proposto un Progetto preliminare relativo alla connessione a
nord della linea adriatica e di quella romana con un by-pass
della raffineria Api di Falconara e lo spostamento dello
scalo merci di Falconara nei pressi dell' Interporto di Jesi.
Costo 210 milioni di euro». Il progetto è stato approvato
con prescrizioni dalla Regione e dai Comuni interessati, ed
«è al ministero per completare l'iter di approvazione ed
essere sottoposto al Cipe per il finanziamento». «È
perfettamente evidente - osserva l' assessore - che uno
spostamento dell' Adriatica da Marina di Montemarciano a sud
di Ancona (dove non si sa) cambierebbe completamente le
carte in tavola: Ancona dovrebbe avere una stazione di
testa, collegata a sud sulla linea ferroviaria nazionale e
quindi il collegamento porto-Interporto sarebbe ribaltato,
Falconara non risulterebbe più un nodo ferroviario, ma una
stazione di corsa sull' Adriatica spostata nell' interno,
ecc. Uno scenario da verificare in tutte le sue ricadute e
che potrebbe anche essere preso in considerazione se vi
fossero certezze sulle risorse disponibili e sui tempi di
realizzazione. Risorse difficili da valutare, ma certamente
nell' ordine di miliardi di euro, e tempi di oltre 10 anni
per la concretizzazione». «È evidente - aggiunge poi
Amagliani - che se tale soluzione, oltre che migliorativa
delle questioni paesistico ambientali poste nella bassa
Vallesina, fosse anche risolutiva di tutti gli altri
problemi e realizzabile a breve termine, la Regione per
prima la sposerebbe in pieno. Attendiamo il viceministro
alla prova dei fatti, ma se fatti non ne può portare, per
cortesia taccia per una volta - conclude - e ci metta in
condizioni di svolgere al meglio il nostro lavoro». |
|
CORRIERE ADRIATICO |
Dimesso l'operaio intossicato
Incidente all'Api
FALCONARA - E' stato dimesso
dal reparto di medicina d'urgenza dell'ospedale regionale di
Torrette Cesarino Dolci, dove era stato ricoverato mercoledì
dopo aver respirato acido solfidrico all'interno della
raffineria Api. L'operaio, alle dipendenze di una ditta
esterna, era impegnato in lavori di manutenzione quando ha
inalato il solfuro che lo ha fatto svenire e crollare a
terra. Dolci è stato sottoposto ad ossigeno-terapia, è stato
tenuto sotto osservazione, e ieri è stato mandato a casa con
dieci giorni di prognosi. Anche un suo collega di lavoro era
finito all'ospedale ma era stato dimesso nella serata di
mercoledì. L'incidente all'interno della raffineria è
accaduto nel pomeriggio. Le cause sono ancora al vaglio
degli esperti. L'acido potrebbe essere fuoriuscito da una
valvola, e non si sa ancora se Dolci ha sbagliato o
dimenticato una manovra, o se qualcosa non ha funzionato.
Fatto sta, la zaffata ha colpito in modo del tutto
inaspettato lui e altri tre operai. E ha rischiato di
provocare conseguenze serie sulla loro salute. Basti
considerare che l'inalazione di acido solfidrico può
provocare, nei casi più gravi, addirittura la morte. Per
fortuna nel caso dei quattro operai che stavano eseguendo i
lavori di manutenzione all'Api tutto si è risolto per il
meglio. L'episodio serve a far restare alta la soglia
dell'attenzione. Nello scorso ottobre un operaio di una
ditta appaltatrice era stato ustionato dal getto di acqua
bollente. Si era rotto un tubo sopra di lui. Aveva riportato
ustioni di secondo grado sulla natiche, sulle coscie e in un
po' tutta la zona lombare. Se l'era cavata - si fa per dire
- con tre settimane di prognosi.
"Il viceministro sogna"
Uscita Ovest e ferrovia,
Amagliani all'attacco. E il presidente di Assoimprese Borghi
sceglie di andare a Nord
L' assessore regionale Marco
Amagliani commenta le dichiarazioni di Mario Baldassarri -
in un incontro, sabato scorso, presso la sede dell'Autorità
portuale, sui dati dell'attività dello scalo nel 2003 -
ironizzando sui "sogni"- del vice ministro dell' Economia in
relazione ad alcune infrastrutture da realizzare nelle
Marche. Baldassarri "ha tracciato - dice Amagliani - il
futuro dello scalo e di tutte le infrastrutture marchigiane,
tale da impegnare gli amministratori e forse i costruttori
marchigiani per i prossimi venti anni". I dati del porto,
che "non sono rosei", in particolare per quel che riguarda
il traffico merci, e il "ristagno dei finanziamenti statali
per le opere portuali", "non scoraggiano il professore, che
sempre più spesso - polemizza l'assessore - viene nelle
Marche a insegnarci quello che dobbiamo fare". "Su almeno
due questioni - incalza Amagliani - il vice ministro ha
voluto pontificare su prospettive lontane, alimentando la
confusione: sul collegamento del porto con la viabilità e
sullo spostamento della ferrovia, mettendo in relazione le
due questioni, come se avessero gli stessi tempi e la stessa
priorità". Quanto al primo punto, "esistono alcuni progetti
preliminari o di fattibilità presentati al ministero delle
Infrastrutture e all'Anas, e su quelli occorre che Anas e
ministero si esprimano il prima possibile (anche per
bocciarli, se sono inadeguati)". "La Regione - continua
Amagliani - da mesi ha interpellato il ministero senza alcun
cenno di risposta, e il viceministro ci racconta in
un'assemblea il "suo" progetto. Vuol dire che gli altri sono
sbagliati? Chi li ha valutati? Per quali motivazioni? Oppure
- si domanda l' assessore - si alimentano polemiche per non
ammettere che i fondi non ci sono per tutte le opere e,
magari, se si finanzia il Quadrilatero per le Marche non
bastano le risorse?". Riguardo all'arretramento della
ferrovia adriatica, "non c' è traccia di tale spostamento
nella Legge obiettivo nè in altri documenti di
programmazione". Attualmente "Rfi ha proposto un Progetto
preliminare relativo alla connessione a nord della linea
adriatica e di quella romana con un by-pass della raffineria
Api e lo spostamento dello scalo merci di Falconara nei
pressi dell'Interporto di Jesi. Costo 210 milioni di euro".
Il progetto è stato approvato con prescrizioni dalla Regione
e dai Comuni interessati, ed "è al ministero per completare
l'iter di approvazione ed essere sottoposto al Cipe per il
finanziamento". Intanto il presidente di Assoimprese Ancona
Ugo Borghi sottolinea che la proposta di Baldassarri "ci
lascia perplessi per tre ragioni: perché il progetto sarebbe
legato allo spostamento della ferrovia, per la sicurezza, in
quanto andare in galleria per 3/4 chilometri in piena zona
frana è sempre un'incognita, per i tempi ed i costi".
"Meglio sarebbe stato - sottolinea Borghi - essersi
confrontati prima con i livelli comunali dei partiti o
coalizione di appartenenza". Borghi bacchetta la Cgila che
"ha la faccia tosta di rispolverare un progetto a Nord del
'77", la maggioranza che amministra la città "costretta a
deliberare i lavori imposti da Cotecchia per la
stabilizzazione del piede in frana mentre opera declassando
il rischio frana per la soluzione a Ovest. E sostiene che
"la strada meno costosa e più breve è la soluzione a Nord". |
|
LA SICILIA |
Raffineria in marcia tra 10
giorni dissequestrati altri due serbatoi.
La soddisfazione dell'azienda
per la conclusione della vicenda pet-coke
di M.C.G.
La notizia del verdetto di
Bruxelles con cui il pet coke è classificato come rifiuto è
giunto alla raffineria in un momento delicato, quello del
riavvio degli impianti fermi per due mesi a seguito del
sequestro giudiziario dei serbatoi. Un riavvio delicatissimo
con varie criticità da risolvere e controlli moltiplicati.
Se non ci saranno intoppi la raffineria fra dieci giorni
tornerà a marciare al minimo tecnico. Intanto sono stati
dissequestrati altri due serbatoi e via via che se ne
avranno ancora altri si potrà programmare il ritorno
completo alla normalità. In questo contesto è arrivata
l'ordinanza della Corte di Giustizia Europea che pone fine
al dilemma «pet coke: rifiuto o combustibile?» viene a dare
certezze agli operai sulla stabilità della raffineria che
potrà continuare ad usare il carbone sintentico per produrre
energia. E' stata spazzata la paura della chiusura della
raffineria di fronte ad un verdetto negativo sul coke.
All'indomani dell'ordinanza tanti commenti in città su una
vicenda che per due mesi ha visto Gela in subbuglio. E parla
anche l'amministratore delegato della Raffineria ing.Andrea
Frediani che nel febbraio 2002, quando scoppiò il caso e
furono sequestrati i depositi del pet coke, era stato
nominato direttore dell'allora Agip petroli da appena un
mese. Cosa cambia per la Raffineria dopo il verdetto di
Bruxelles? «Continuiamo a lavorare serenamente come abbiamo
sempre fatto anche nei momenti difficili vissuti negli
ultimi due anni - dice l'ing. Frediani - noi siamo sempre
stati convinti che il pet coke non fosse un rifiuto e se
l'interpretazione fosse stata lineare fin dall'inizio non
sarebbe stato necessario neanche il decreto legge. Da oggi
del problema pet coke non si deve più parlare. Non c'è
alcuna spada di Damocle che pende sulla raffineria. Ma noi
ne siamo stati sempre certi perchè lavoriamo nel rispetto
delle leggi, anzi facciamo in materia ambientale più di
quanto le leggi ci impongono. Siamo sicuri che si chiarirà
anche la vicenda dei serbatoi e che la gente capirà pian
piano come lavoriamo e cosa facciamo per la salvaguardia
ambientale». C'è stato un accanimento allora verso la
raffineria? L'amministratore delegato esclude questa ipotesi
ritenendo che «ciascuno nel proprio ambito fa il suo dovere
e cerca di farlo nel migliore dei modi e con coscienza. In
questa vicenda ci sono state convinzioni considerate certe
che invece erano errate». La raffineria la spunta nel caso
pet coke sulla magistratura e sugli ambientalisti. Con
questi ultimi i rapporti continuano ad essere sempre
tesissimi. «Per la verità non c'è nessun rapporto -
specifica l'ing. Frediani - e non può esserci dialogo dato
che il loro obiettivo è quello di far chiudere la
raffineria. Per questo presentano denunce e ci additano come
la fonte di ogni male. In queste condizioni non può esserci
dialogo e questa situazione che si vive a Gela non l'ho mai
riscontrata in nessun altro sito industriale». Mentre la
Procura si riserva di leggere l'ordinanza prima di
commentare l'ultimo atto della vicenda del pet coke, gli
ambientalisti continuano a dirsi convinti che non è un
rifiuto. «Le sentenze non si commentano ma si appellano.
Questa purtroppo non è appellabile - dice l'avv. Salvatore
Morreale legale di Italia nostra - però è giusto che si
ricordi che quando la Procura fece sequestrare i depositi di
coke era un rifiuto. Non è stato inventato un sequestro che
non si poteva fare. Per superare il problema e non
considerarlo un rifiuto fu necessario un decreto del governo
Berlusconi e solo dopo fu possibile il dissequestro. Ora
alla domanda del Gip sulla legittimità della legge sul pet
coke, la Corte Europea dà questa interpretazione per molti
versi mi sembra ardita. E' andata così. Ma a noi interessa
altro. Ci interessa che la raffineria rispetti le norme
sulle emissioni che derivano dalla combustione del coke. Ci
interessa sapere se sono in regola se è salvaguardata la
salute della gente. C'è un incidente probatorio in corso
proprio sulle emissioni. Attendiamo i risultati». «Siamo
delusi - dice Emanuele Amato di Amici della Terra - comunque
sia rifiuto o combustibile, noi vogliamo sottolineare che
Gela non ha bisogno di decreti e sentenze. Noi vogliamo
l'ambiente pulito e l'aria respirabile. Non c'è dubbio che
usando il metano invece che il coke come combustibile la
situazione migliorerebbe». Soddisfazione è stata espressa
dall'on. Giacomo Ventura. « La vicenda è definitivamente
chiusa - dice il deputato azzurro - e fa venire meno
un'altra fonte di preoccupazioni per le sorti dell'economia
del comprensorio gelese. La statuizione europea dimostra
ulteriormente che il governo Berlusconi si è mosso verso
Gela oltre che con grande sensibilità anche con corrette
norme di legge. Ovviamente va mantenuta sempre alta la
vigilanza perchè il territorio non subisca insidie nella sua
integrità con conseguenze negative per la salute dei
cittadini». «Questa sentenza - dice il sindaco Crocetta -
elimina incertezze e fibrillazioni. Questo non significa
affatto abbassare la guardia sotto il profilo del rispetto
dell'ambiente. Significa che non può esistere una via
scandalistica perla salvaguardia ambientale, che la
battaglia si fa alzando la soglia della sensibilità e della
consapevolezza verso queste tematiche, nom certo pensando a
come mandare le gente in galera come fanno certi
ambientalisti. Gela ha sofferto molto nel 2002. Bisogna fare
tesoro di quanto accaduto e fare la battaglia e per il
lavoro ambientale uniti». |
|
|