CORRIERE ADRIATICO |
In città semaforo verde per
lo smog ambiente e qualità della vita
Attenzione anche alle
emissioni delle industrie e agli impianti termici civili.
Bus elettrici e stop alle auto contro le polveri sottili Dai
dati Arpam arriva una ulteriore conferma: è il traffico la
prima causa dell'inquinamento
di GILBERTO MASTROMATTEO
Pm10, Pm 2,5, So2, Nox,
Particolato. Sigle e nomi che il più delle volte leggiamo
con diffidenza sulle pagine dei quotidiani dedicate
all'inquinamento atmosferico e cui spesso siamo portati a
confrontarci con superficialità, ma che indicano inquinanti
in grado di minare in maniera seria la nostra salute.
Proprio di qualità dell'aria si è parlato l'altro pomeriggio
presso la sede della Provincia di Ancona in corso Stamira,
nell'ambito del Forum Itinerante "Agenda 21", assieme a
rappresentanti dell'Arpam, di Conerobus, della raffineria
Api di Falconara e del Cae oltre che dei comitati cittadini
sorti negli ultimi anni nel capoluogo per combattere lo
smog. Una tematica quella dell'inquinamento dell'aria che
nell'immaginario collettivo fa inevitabilmente rima con
traffico veicolare, sebbene quest'ultimo ne costituisca solo
una delle componenti, anche se la più rilevante. Circa il 65
per cento il suo peso sul totale in base ai dati Arpam, ben
il 50 per cento anche secondo i monitoraggi compiuti dalle
14 centraline di rilevamento e dal laboratorio mobile della
Provincia, attivi 24 ore al giorno sul territorio e
collegati con il sito web dell'ente locale dove i dati sono
quasi immediatamente osservabili dal pubblico. "Oltre ai
trasporti - nota il responsabile tecnico della rete di
monitoraggio Paolo Salustri - sull'inquinamento dell'aria
pesano per circa il 35 per cento anche le emissioni degli
impianti industriali e per un residuo 15 per cento gli
impianti termici civili. Certo tali percentuali sono
generali e possono variare sensibilmente a seconda del luogo
di rilevamento". Se nel bacino di Falconara Marittima dunque
ad essere più rilevante è l'So2 esalato dai camini della
raffineria Api, nel tessuto urbano dorico le polveri sottili
conquistano la triste palma delle emissioni più presenti.
"Il più famoso è oramai il Pm10 - spiegano da Conerobus -
ovvero polveri il cui diametro giunge sino a 10 micron e
che, per quanto attiene ai veicoli a motore, deriva
dall'incompleta combustione del gasolio. Ma spesso si
sottovaluta il Pm2,5 o anche il Pm1 specie nei motori di
ultima generazione. Dal canto nostro abbiamo messo in
capitolato la conversione dei veicoli con tecnologia Euro 3,
anche se ciò si scontra con il problema, ormai sotto gli
occhi di tutti, degli scarsi investimenti nel trasporto
pubblico. E dire che i filobus elettrici che abbiamo
funzionano pochissimo contribuendo a renderne antieconomico
il costo per chilometro". Restano le domande dei cittadini,
a dir poco preoccupati dai dati sul Pm10: "Nel mese di
dicembre - spiegano Gianni Ciuffo e Bruno Gironi del
comitato di Vallemiano - il valore massimo registrato in via
Bocconi è stato ben 35 volte superiore ai 55 microgrammi,
limite previsto per legge. Colpa delle 40 mila autovetture,
ma a nostro avviso anche dei circa 400 passaggi dei mezzi
pubblici concentrati tutti nella stessa via". Intanto il
Comune dorico si attrezza al cambiamento di cultura. Nei
prossimi due mesi, per ben due giorni ogni settimana, il
centro storico sarà chiuso alle auto.
Cresce la raccolta
differenziata
Grazie all'impegno dei
cittadini lo smaltimento ecologico è aumentato del 13%
Segna più 13 % la raccolta
differenziata dei rifiuti nel comune di Falconara nell'arco
del 2003. Un dato estremamente positivo, secondo il Cam spa,
dovuto soprattutto "alla partecipazione attiva dei cittadini
i quali hanno compreso in pieno come la riduzione della
quantità di rifiuti, passi per forza di cose attraverso il
riciclo, il riutilizzo ed il recupero di materie prime ed
energia per proteggere l'ambiente dall'inquinamento". Per il
2004 il Cam ha l'intenzione di moltiplicare l'impegno di
sensibilizzazione ecologica su tutto il territorio "per il
raggiungimento degli standard della raccolta delle
differenziate ottimali ad un ambiente cittadino
ecocompatibile, con la partecipazione dei cittadini, anche
per quei tipi di rifiuto, come la frazione organica umida,
la cui raccolta viene svolta solo in alcuni quartieri e che
può ancora migliorare". Nel 2003 anche il rapporto fra il
totale delle raccolte differenziate e i rifiuti urbani ed
assimilati raccolti dal Cam ha chiuso con un maggiore attivo
di quello del 2002: 17,5 % contro 15,9 % (considerando solo
l'incidenza sui rifiuti raccolti nei cassonetti), 14,8 %
appetto il 13,9 % del 2002 (se nel conto vengono aggiunti
anche i rifiuti raccolti con sistemi vari, come il materiale
spiaggiato ). Fra le raccolte 'storiche' marciano spedite
cartone e carta (rispettivamente + 29 % e +15 %), come pure
brillanti sono i risultati degli scarti vegetali ( + 30 %) e
della plastica ( + 16 %). Buoni anche i dati sul vetro (+ 9
%), ma, osservano i responsabili dell'azienda servizi, "il
salto in avanti più evidente è stato compiuto dai beni
durevoli ingombranti e da alcune categorie di rifiuti
pericolosi". Se gli ingombranti ferrosi sono cresciuti del 6
%, di elettrodomestici ne sono stati smaltiti due volte
tanto che nel 2002 (in percentuale oltre 185 punti), i
farmaci scaduti hanno quasi bissato la cifra del 2002 ( + 97
%) e anche gli accumulatori al piombo hanno fatto la loro
parte ( + 30 %) e, "record dei record" per pile e batterie
con un + 1100 %. |
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ANSA |
Usa: compagnia petrolifera
Exxon Mobil subisce condanna
WASHINGTON,28 GEN - Condannata
negli Usa la Exxon Mobil: dovra' pagare 4,5 mld di dollari
per l'inquinamento provocato nel 1989 in Alaska da una sua
petroliera.La compagnia ha annunciato che ricorrera' in
appello contro la sentenza di un tribunale di Anchorage, in
Alaska. Un ricorso contro il colosso petrolifero era stato
inoltrato dagli abitanti, dagli imprenditori e dai pescatori
colpiti da uno dei piu' grandi inquinamenti petroliferi
della storia Usa. Le persone che dovranno essere risarcite
sono oltre 32.000. |
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LA SICILIA |
Termodistruzione rifiuti no
di Legambiente
di Paolo Mangiafico
Priolo. Per l'emergenza
rifiuti della nostra provincia bisognerà rivedere i piani.
Legambiente, come rileva il vicepresidente regionale Enzo
Parisi, ha impugnato innanzi al Tar di Palermo l'ordinanza
n. 333 del 2 maggio 2003 del commissario delegato per
l'emergenza rifiuti, con cui erano stati selezionati quattro
raggruppamenti di imprese per la realizzazione di quattro
inceneritori in Sicilia, di cui uno nella zona industriale
di Priolo, ai quali doveva essere conferita l'intera
produzione di rifiuti solidi urbani, detratta la quota
minima di raccolta differenziata. Secondo questo ricorso,
che farà slittare la realizzazione dei termovalorizzatori,
le decisioni adottate dal presidente della Regione, in
qualità di commissario per l'emergenza rifiuti,
rappresenterebbero una inversione di rotta sui princìpi
guida per affrontare in modo trasparente la questione dei
rifiuti in Sicilia, in quanto all'ordinanza era allegata la
convenzione con la quale si affida per i prossimi vent'anni
il settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani all'Enel
e ad altre aziende private. Inoltre, sempre secondo
Legambiente, con questa ordinanza si era scelto il percorso
più breve per chiudere le discariche e bruciare i rifiuti,
disincentivando la raccolta differenziata. Tra l'altro Enzo
Parisi evidenzia l'inopportuna scelta del sito da parte
della Regione. Si farebbero infatti arrivare rsu da più
province in una zona, come quella del petrolchimico di
Priolo, considerata ad elevato rischio di crisi ambientale.
Quindi una zona dove sarebbe necessario sottrarre impianti
inquinanti piuttosto che inserirne altri. Comunque
Legambiente non è pregiudizialmente contraria alla
termovalorizzazione della frazione di rifiuti residuata da
efficaci operazioni di raccolta differenziata, ma invece
continuerà ad opporsi fermamente ad iniziative, come quella
che si vorrebbe realizzare, che nulla hanno a che vedere con
la tutela dell'ambiente e con il rispetto delle norme e dei
diritti dei cittadini.
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CORRIERE ROMAGNA |
“No alla città delle
centrali”
di Stefano Salomoni
IMOLA - Inquinamento
atmosferico e pericoli per la salute che vengono trascurati,
contraddizioni progettuali “grandi come una casa” e la
convinzione che tra le intenzioni di Hera ci sia fare di
Imola “la città delle centrali”.Alla vigilia dell’assemblea
pubblica organizzata dai forum che domani sera al centro
sociale di Zolino metterà sotto la lente d’ingrandimento la
discussa centrale progettata in via Casalegno, il comitato
“Cittadini per la salute” accoglie, “ma senza che ci siano
strumentalizzazioni”, l’idea di una Consulta che coinvolga
associazioni e cittadini, ribadisce di cercare il confronto
piuttosto che lo scontro poi, grazie all’impegno di tecnici
e professionisti “amici”, tira fuori le carte e colpo su
colpo ribatte al progetto di massima preparato dai tecnici
di Hera.
LE POLVERI - La causa di tutti i mali, è la conclusione cui
giunge il comitato, è il fattore commerciale. Vale a dire i
lauti guadagni promessi dalla produzione di 80 megawatt di
energia elettrica da vendere nel libero mercato ai clienti
idonei, cioè aziende che hanno consumi superiori ai 100mila
kilowatt/ora annui. Il teleriscaldamento sarebbe quindi una
conseguenza dell’appetitoso affare e ne soffrirebbe i
condizionamenti. Come rimarcano Sergio Vannini (presidente
del comitato), Raffaele Benni (portavoce) e Claudio Righini.
I buchi neri e le ragioni che mettono in allarme stanno
tutti lì, nel progetto preparato dall’azienda. Secondo il
quale “la nuova centrale emette fumi in quantità pari a
circa 5 volte quelli emessi dalla centrale di Montericco”.
Centrale, quest’ultima, la cui dismissione consentirà di
“migliorare l’impatto ambientale nell’area”. Per produrre 45
megawatt (Mw) di teleriscaldamento la nuova centrale,
costretta a funzionare anche nei mesi estivi per non
interrompere il ciclo della produzione di energia elettrica,
getterebbe nell’atmosfera emissioni di ossidi di azoto (NOx)
per 248,8 tonnellate all’anno, contro le 161,2 della
centrale Montericco, che di Mw ne produce 40 (una differenza
pari a circa 9mila caldaiette domestiche a metano
funzionanti però anche in estate). “Emissioni dall’effetto
tossico cronico e acuto che colpisce in particolare bambini
anziani e asmatici e che, insistono, se si propagheranno in
un’area di 1,5 chilometri di raggio incontreranno case,
fabbriche, campi coltivati e 16 scuole”. Le rilevazioni
degli inquinanti, spiega poi Righini, “sono state fatte per
7 giorni a giugno 2003, mentre sappiamo tutti che sono
gennaio e febbraio i mesi critici”.
LE CONTRADDIZIONI DEL PROGETTO - Il progetto non prevede uno
specifico sistema di abbattimento delle emissioni, non si
parla (“polveri e aparticolato non significative”) di
polveri fini e ultrafini (Pm 2,5 e Pm 0,1), che sono le più
pericolose, incuneandosi così nello spiraglio lasciato
aperto dalla legislazione italiana che non richiede queste
valutazioni, e dichiara essere la zona interessata
prevalentemente industriale. Pertanto, si legge sempre nel
progetto, “non dovrebbe provocare particolari opposizioni da
parte della cittadinanza”. Poi, seconda disparità rilevata
tra il progetto di marca bolognese (“i tecnici della holding
sono mai venuti a Imola?”) e la lettera che Hera Ami ha
inviato a Natale a casa dei cittadini per “rassicurarli”,
nel progetto si dice che la centrale Montericco verrà
dismessa.
LA CITTA’ DELLE CENTRALI - Sommate la centrale Montericco
(40 Mw) e quella di futura fattura in via Casalegno (45 Mw),
il conto sul fabbisogno stimato rimane in difetto. Secondo
le stime della relazione Hera, entro i prossimi 10 anni
serviranno 99 Mw di potenza per il teleriscaldamento. Se i
numeri non sono un’opinione, ragiona il comitato, servirà
quindi un’altra fonte. Ed ecco che il cerchio si chiuderebbe
riaprendo il discorso Campanella. Dove (non sia mai!) non si
parlerà più di inceneritore, bensì, guardando le condotte
già predisposte per portare il teleriscaldamento, di
turbogas. “Il problema diventa allora quello di un piano
energetico comunale che non c’è”.
LE PICCOLE CENTRALI - L’area prescelta soffre già tanti
“stress” ambientali. Traffico, industrie, antenne per la
telefonia, elettrodotti, cabine per la trasformazione
energetica, ferrovia. Poi, ignorata dal progetto di Hera, in
zona funzionerebbe già una centrale “fantasma” da 7 Mw per
il teleriscaldamento. “Perchè aggiungere anche una centrale
di quelle dimensioni?”, sbottano quelli del comitato. La
domanda però sorge spontanea: se nessuno la vuole vicino a
casa, come raggiungere i 99 Mw di teleriscaldamento
necessari? Puntare sulla piccola taglia, è la risposta del
comitato. Tante piccole centrali da 1 Mw realizzate là dove
ce n’è il bisogno. Più ecologiche, e più facilmente
convertibili quando l’idrogeno entrerà in pista.
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