RASSEGNA STAMPA 28.01.2004

 

CORRIERE ADRIATICO
In città semaforo verde per lo smog ambiente e qualità della vita

Attenzione anche alle emissioni delle industrie e agli impianti termici civili. Bus elettrici e stop alle auto contro le polveri sottili Dai dati Arpam arriva una ulteriore conferma: è il traffico la prima causa dell'inquinamento

di GILBERTO MASTROMATTEO

Pm10, Pm 2,5, So2, Nox, Particolato. Sigle e nomi che il più delle volte leggiamo con diffidenza sulle pagine dei quotidiani dedicate all'inquinamento atmosferico e cui spesso siamo portati a confrontarci con superficialità, ma che indicano inquinanti in grado di minare in maniera seria la nostra salute. Proprio di qualità dell'aria si è parlato l'altro pomeriggio presso la sede della Provincia di Ancona in corso Stamira, nell'ambito del Forum Itinerante "Agenda 21", assieme a rappresentanti dell'Arpam, di Conerobus, della raffineria Api di Falconara e del Cae oltre che dei comitati cittadini sorti negli ultimi anni nel capoluogo per combattere lo smog. Una tematica quella dell'inquinamento dell'aria che nell'immaginario collettivo fa inevitabilmente rima con traffico veicolare, sebbene quest'ultimo ne costituisca solo una delle componenti, anche se la più rilevante. Circa il 65 per cento il suo peso sul totale in base ai dati Arpam, ben il 50 per cento anche secondo i monitoraggi compiuti dalle 14 centraline di rilevamento e dal laboratorio mobile della Provincia, attivi 24 ore al giorno sul territorio e collegati con il sito web dell'ente locale dove i dati sono quasi immediatamente osservabili dal pubblico. "Oltre ai trasporti - nota il responsabile tecnico della rete di monitoraggio Paolo Salustri - sull'inquinamento dell'aria pesano per circa il 35 per cento anche le emissioni degli impianti industriali e per un residuo 15 per cento gli impianti termici civili. Certo tali percentuali sono generali e possono variare sensibilmente a seconda del luogo di rilevamento". Se nel bacino di Falconara Marittima dunque ad essere più rilevante è l'So2 esalato dai camini della raffineria Api, nel tessuto urbano dorico le polveri sottili conquistano la triste palma delle emissioni più presenti. "Il più famoso è oramai il Pm10 - spiegano da Conerobus - ovvero polveri il cui diametro giunge sino a 10 micron e che, per quanto attiene ai veicoli a motore, deriva dall'incompleta combustione del gasolio. Ma spesso si sottovaluta il Pm2,5 o anche il Pm1 specie nei motori di ultima generazione. Dal canto nostro abbiamo messo in capitolato la conversione dei veicoli con tecnologia Euro 3, anche se ciò si scontra con il problema, ormai sotto gli occhi di tutti, degli scarsi investimenti nel trasporto pubblico. E dire che i filobus elettrici che abbiamo funzionano pochissimo contribuendo a renderne antieconomico il costo per chilometro". Restano le domande dei cittadini, a dir poco preoccupati dai dati sul Pm10: "Nel mese di dicembre - spiegano Gianni Ciuffo e Bruno Gironi del comitato di Vallemiano - il valore massimo registrato in via Bocconi è stato ben 35 volte superiore ai 55 microgrammi, limite previsto per legge. Colpa delle 40 mila autovetture, ma a nostro avviso anche dei circa 400 passaggi dei mezzi pubblici concentrati tutti nella stessa via". Intanto il Comune dorico si attrezza al cambiamento di cultura. Nei prossimi due mesi, per ben due giorni ogni settimana, il centro storico sarà chiuso alle auto.

Cresce la raccolta differenziata

Grazie all'impegno dei cittadini lo smaltimento ecologico è aumentato del 13%

Segna più 13 % la raccolta differenziata dei rifiuti nel comune di Falconara nell'arco del 2003. Un dato estremamente positivo, secondo il Cam spa, dovuto soprattutto "alla partecipazione attiva dei cittadini i quali hanno compreso in pieno come la riduzione della quantità di rifiuti, passi per forza di cose attraverso il riciclo, il riutilizzo ed il recupero di materie prime ed energia per proteggere l'ambiente dall'inquinamento". Per il 2004 il Cam ha l'intenzione di moltiplicare l'impegno di sensibilizzazione ecologica su tutto il territorio "per il raggiungimento degli standard della raccolta delle differenziate ottimali ad un ambiente cittadino ecocompatibile, con la partecipazione dei cittadini, anche per quei tipi di rifiuto, come la frazione organica umida, la cui raccolta viene svolta solo in alcuni quartieri e che può ancora migliorare". Nel 2003 anche il rapporto fra il totale delle raccolte differenziate e i rifiuti urbani ed assimilati raccolti dal Cam ha chiuso con un maggiore attivo di quello del 2002: 17,5 % contro 15,9 % (considerando solo l'incidenza sui rifiuti raccolti nei cassonetti), 14,8 % appetto il 13,9 % del 2002 (se nel conto vengono aggiunti anche i rifiuti raccolti con sistemi vari, come il materiale spiaggiato ). Fra le raccolte 'storiche' marciano spedite cartone e carta (rispettivamente + 29 % e +15 %), come pure brillanti sono i risultati degli scarti vegetali ( + 30 %) e della plastica ( + 16 %). Buoni anche i dati sul vetro (+ 9 %), ma, osservano i responsabili dell'azienda servizi, "il salto in avanti più evidente è stato compiuto dai beni durevoli ingombranti e da alcune categorie di rifiuti pericolosi". Se gli ingombranti ferrosi sono cresciuti del 6 %, di elettrodomestici ne sono stati smaltiti due volte tanto che nel 2002 (in percentuale oltre 185 punti), i farmaci scaduti hanno quasi bissato la cifra del 2002 ( + 97 %) e anche gli accumulatori al piombo hanno fatto la loro parte ( + 30 %) e, "record dei record" per pile e batterie con un + 1100 %.

 
ANSA
Usa: compagnia petrolifera Exxon Mobil subisce condanna

WASHINGTON,28 GEN - Condannata negli Usa la Exxon Mobil: dovra' pagare 4,5 mld di dollari per l'inquinamento provocato nel 1989 in Alaska da una sua petroliera.La compagnia ha annunciato che ricorrera' in appello contro la sentenza di un tribunale di Anchorage, in Alaska. Un ricorso contro il colosso petrolifero era stato inoltrato dagli abitanti, dagli imprenditori e dai pescatori colpiti da uno dei piu' grandi inquinamenti petroliferi della storia Usa. Le persone che dovranno essere risarcite sono oltre 32.000.

 
LA SICILIA
Termodistruzione rifiuti no di Legambiente

di Paolo Mangiafico

Priolo. Per l'emergenza rifiuti della nostra provincia bisognerà rivedere i piani. Legambiente, come rileva il vicepresidente regionale Enzo Parisi, ha impugnato innanzi al Tar di Palermo l'ordinanza n. 333 del 2 maggio 2003 del commissario delegato per l'emergenza rifiuti, con cui erano stati selezionati quattro raggruppamenti di imprese per la realizzazione di quattro inceneritori in Sicilia, di cui uno nella zona industriale di Priolo, ai quali doveva essere conferita l'intera produzione di rifiuti solidi urbani, detratta la quota minima di raccolta differenziata. Secondo questo ricorso, che farà slittare la realizzazione dei termovalorizzatori, le decisioni adottate dal presidente della Regione, in qualità di commissario per l'emergenza rifiuti, rappresenterebbero una inversione di rotta sui princìpi guida per affrontare in modo trasparente la questione dei rifiuti in Sicilia, in quanto all'ordinanza era allegata la convenzione con la quale si affida per i prossimi vent'anni il settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani all'Enel e ad altre aziende private. Inoltre, sempre secondo Legambiente, con questa ordinanza si era scelto il percorso più breve per chiudere le discariche e bruciare i rifiuti, disincentivando la raccolta differenziata. Tra l'altro Enzo Parisi evidenzia l'inopportuna scelta del sito da parte della Regione. Si farebbero infatti arrivare rsu da più province in una zona, come quella del petrolchimico di Priolo, considerata ad elevato rischio di crisi ambientale. Quindi una zona dove sarebbe necessario sottrarre impianti inquinanti piuttosto che inserirne altri. Comunque Legambiente non è pregiudizialmente contraria alla termovalorizzazione della frazione di rifiuti residuata da efficaci operazioni di raccolta differenziata, ma invece continuerà ad opporsi fermamente ad iniziative, come quella che si vorrebbe realizzare, che nulla hanno a che vedere con la tutela dell'ambiente e con il rispetto delle norme e dei diritti dei cittadini.

 
CORRIERE ROMAGNA
“No alla città delle centrali”

di Stefano Salomoni

IMOLA - Inquinamento atmosferico e pericoli per la salute che vengono trascurati, contraddizioni progettuali “grandi come una casa” e la convinzione che tra le intenzioni di Hera ci sia fare di Imola “la città delle centrali”.Alla vigilia dell’assemblea pubblica organizzata dai forum che domani sera al centro sociale di Zolino metterà sotto la lente d’ingrandimento la discussa centrale progettata in via Casalegno, il comitato “Cittadini per la salute” accoglie, “ma senza che ci siano strumentalizzazioni”, l’idea di una Consulta che coinvolga associazioni e cittadini, ribadisce di cercare il confronto piuttosto che lo scontro poi, grazie all’impegno di tecnici e professionisti “amici”, tira fuori le carte e colpo su colpo ribatte al progetto di massima preparato dai tecnici di Hera.
LE POLVERI - La causa di tutti i mali, è la conclusione cui giunge il comitato, è il fattore commerciale. Vale a dire i lauti guadagni promessi dalla produzione di 80 megawatt di energia elettrica da vendere nel libero mercato ai clienti idonei, cioè aziende che hanno consumi superiori ai 100mila kilowatt/ora annui. Il teleriscaldamento sarebbe quindi una conseguenza dell’appetitoso affare e ne soffrirebbe i condizionamenti. Come rimarcano Sergio Vannini (presidente del comitato), Raffaele Benni (portavoce) e Claudio Righini. I buchi neri e le ragioni che mettono in allarme stanno tutti lì, nel progetto preparato dall’azienda. Secondo il quale “la nuova centrale emette fumi in quantità pari a circa 5 volte quelli emessi dalla centrale di Montericco”. Centrale, quest’ultima, la cui dismissione consentirà di “migliorare l’impatto ambientale nell’area”. Per produrre 45 megawatt (Mw) di teleriscaldamento la nuova centrale, costretta a funzionare anche nei mesi estivi per non interrompere il ciclo della produzione di energia elettrica, getterebbe nell’atmosfera emissioni di ossidi di azoto (NOx) per 248,8 tonnellate all’anno, contro le 161,2 della centrale Montericco, che di Mw ne produce 40 (una differenza pari a circa 9mila caldaiette domestiche a metano funzionanti però anche in estate). “Emissioni dall’effetto tossico cronico e acuto che colpisce in particolare bambini anziani e asmatici e che, insistono, se si propagheranno in un’area di 1,5 chilometri di raggio incontreranno case, fabbriche, campi coltivati e 16 scuole”. Le rilevazioni degli inquinanti, spiega poi Righini, “sono state fatte per 7 giorni a giugno 2003, mentre sappiamo tutti che sono gennaio e febbraio i mesi critici”.
LE CONTRADDIZIONI DEL PROGETTO - Il progetto non prevede uno specifico sistema di abbattimento delle emissioni, non si parla (“polveri e aparticolato non significative”) di polveri fini e ultrafini (Pm 2,5 e Pm 0,1), che sono le più pericolose, incuneandosi così nello spiraglio lasciato aperto dalla legislazione italiana che non richiede queste valutazioni, e dichiara essere la zona interessata prevalentemente industriale. Pertanto, si legge sempre nel progetto, “non dovrebbe provocare particolari opposizioni da parte della cittadinanza”. Poi, seconda disparità rilevata tra il progetto di marca bolognese (“i tecnici della holding sono mai venuti a Imola?”) e la lettera che Hera Ami ha inviato a Natale a casa dei cittadini per “rassicurarli”, nel progetto si dice che la centrale Montericco verrà dismessa.
LA CITTA’ DELLE CENTRALI - Sommate la centrale Montericco (40 Mw) e quella di futura fattura in via Casalegno (45 Mw), il conto sul fabbisogno stimato rimane in difetto. Secondo le stime della relazione Hera, entro i prossimi 10 anni serviranno 99 Mw di potenza per il teleriscaldamento. Se i numeri non sono un’opinione, ragiona il comitato, servirà quindi un’altra fonte. Ed ecco che il cerchio si chiuderebbe riaprendo il discorso Campanella. Dove (non sia mai!) non si parlerà più di inceneritore, bensì, guardando le condotte già predisposte per portare il teleriscaldamento, di turbogas. “Il problema diventa allora quello di un piano energetico comunale che non c’è”.
LE PICCOLE CENTRALI - L’area prescelta soffre già tanti “stress” ambientali. Traffico, industrie, antenne per la telefonia, elettrodotti, cabine per la trasformazione energetica, ferrovia. Poi, ignorata dal progetto di Hera, in zona funzionerebbe già una centrale “fantasma” da 7 Mw per il teleriscaldamento. “Perchè aggiungere anche una centrale di quelle dimensioni?”, sbottano quelli del comitato. La domanda però sorge spontanea: se nessuno la vuole vicino a casa, come raggiungere i 99 Mw di teleriscaldamento necessari? Puntare sulla piccola taglia, è la risposta del comitato. Tante piccole centrali da 1 Mw realizzate là dove ce n’è il bisogno. Più ecologiche, e più facilmente convertibili quando l’idrogeno entrerà in pista.

 
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