Polveri, chiusure al traffico
“personalizzate”
La Regione alle Province:
«L’importante è fermare le auto, ognuno decida come»
di CLAUDIA PASQUINI
Unite nel merito, la lotta
contro le polveri sottili, divise sul metodo. E quindi
avanti con le limitazioni al traffico e le domeniche
ecologiche, ma ogni Provincia come meglio crede. Si è
concluso così il tavolo tecnico riunito ieri in Regione.
L'assessore regionale Amagliani ha infatti riconosciuto agli
enti locali la possibilità di usare misure personalizzate al
posto delle indicazioni proposte nella sua contestata
delibera del 23 dicembre. Rimane a testimonianza del
tentativo di concertazione un documento di indirizzo
sottoscritto dalle quattro Province dove si elencano i
progetti comuni: una campagna informativa a livello
regionale sulle conseguenza dell'inquinamento, l'estensione
del bollino blu attraverso incentivi e interventi sugli
impianti di riscaldamento. Soddisfatto il dirigente del
servizio Ambiente della Provincia, Carrescia: «Era
importante che venisse riconosciuta la validità dei
provvedimenti da noi proposti indipendentemente dalla
delibera. Questo ci permetterà di agire in base alle
esigenze del territorio e nel massimo rispetto dei cittadini
e delle categorie economiche e produttive». Per quanto
riguarda la Provincia di Ancona rimane quindi valida la
proposta presentata nei giorni scorsi. La conferma dei
provvedimenti però ci sarà in seguito alla valutazione
tecnica da parte dell'Arpam che attraverso alcune
simulazioni verificherà se le misure che si intendono
adottare danno gli stessi risultati di quelle proposte dalla
delibera della Regione. L'intenzione è dividere il
territorio in 4 zone: la 1 (Senigallia, Montemarciano,
Falconara, Chiaravalle, Ancona, Osimo e Loreto), la 1-bis
con i 22 Comuni limitrofi ai precedenti, la 2 (con Jesi e
Monsano) e la 2-bis con tutti i 19 Comuni limitrofi. Per le
zone 1 e 2 il suggerimento è di limitare il traffico in un
giorno infrasettimanale per tutte le auto, il venerdì, e
attuare il blocco della circolazione la domenica per i mesi
di febbraio e di marzo. Le fasce orarie indicative sono per
la mattina dalle 9 alle 12 e per il pomeriggio dalle 17 alle
18.30. Spetterà poi ai Comuni decidere in quali zone della
città attuare i provvedimenti. Per definire il piano la
prossima settimana tutti i Comuni della provincia si
riuniranno per annunciare le loro intenzioni. Accanto agli
interventi immediati inoltre, la Provincia di Ancona ha
indicato anche gli interventi per gli impianti di
riscaldamento. E così si chiede che in tutti i Comuni la
temperatura degli impianti non superi i 20 gradi se
riscaldati con combustibili liquidi o solidi e che negli
impianti industriali non venga superato il 75% della
potenzialità massima. Sono infine previste misure di
"emergenza": in caso di superamento del limite di 55
microgrammi di Pm10 per tre giorni consecutivi, scatterà il
blocco domenicale per tutti i Comuni anche quelli della zona
1-bis e 2-bis, mentre se il superamento è di sei giorni
consecutivi il blocco domenicale si estenderà anche al
sabato. |
"Insonorizzare la ferrovia"
Interrogazione di Massimo
Bello. Chiesti interventi alla Provincia
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Sul problema
della rumorosità dello scalo merci di Villanova, evidenziato
ancora una volta dal comitato dei cittadini residenti che
hanno chiesto un incontro urgente al Prefetto ed al Sindaco,
interviene anche, con una interrogazione, il consigliere
provinciale di Alleanza Nazionale Massimo Bello. Bello
chiede al presidente Giancarli ed all'assessore Casagrande
"maggiore tutela e una serie di indagini e controlli per
coloro che abitano nella zona ed in altre interessate dalla
presenza di strutture ferroviarie". "Gli organi competenti -
scrive Bello - in primo luogo l'Arpam, hanno misurato e
rilevato la presenza di inquinamento acustico derivante dal
traffico ferroviario nella provincia di Ancona e, qualora
fossero stati fatti tali accertamenti, quali sono stati i
risultati per quel che attiene la situazione denunciata dai
residenti e dal comitato di Villanova con riferimento allo
scalo merci ferroviario presente in quella zona?". Fra
l'altro il consigliere di An ricorda di avere già posto la
questione nel novembre 2002, e all'epoca "l'Assessore
competente aveva manifestato la sua disponibilità a mettere
in campo una serie di interventi e di indagini. Oggi, a
distanza di tempo, mi chiedo a che punto siamo". Nel
territorio provinciale sono migliaia, fa notare Bello, i
cittadini e le famiglie costrette a convivere con
l'inquinamento acustico derivante dal traffico ferroviario,
che in molti casi avviene anche nei centri abitati a pochi
metri dalle finestre delle abitazioni. "Il quadro normativo,
poi, in questo settore è preciso - afferma il rappresentante
di AN - il Decreto del Ministero dell'Ambiente del 16 marzo
1998 considera la necessità di armonizzare le tecniche di
rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico,
tenendo conto delle peculiari caratteristiche del rumore
emesso dalle infrastrutture di trasporto". L'esponente
provinciale di Alleanza nazionale chiede perciò "se non si
ritenga utile intervenire nei confronti di Trenitalia SpA
per chiedere la realizzazione di opere di insonorizzazione
nei punti più critici della rete ferroviaria, tra cui lo
scalo merci di Villanova".
Il condono dei rebus
La domanda va presentata
comunque. In attesa della Suprema Corte
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Condono sì,
condono no. La decisione almeno per quello che riguarda le
Marche adesso spetta alla Corte Costituzionale. Ma visto
l'avvicinarsi della scadenza dei termini di presentazione
delle domande (31 marzo) la Lega Autonomie Marche ha
organizzato ieri un incontro dedicato ai tecnici comunali ed
ai professionisti del settore per fare il punto della
situazione. "Siamo stati sollecitati in proposito da
numerosi comuni - ha spiegato il direttore Roberto Piccinini
- perché qui siamo in presenza di due norme contrastanti e a
questo punto, in attesa di chiarimenti, i funzionari delle
amministrazioni locali devono essere messi nella condizione
di poter svolgere il loro lavoro senza incorrere nella
omissione degli atti d'ufficio". Di fronte a due norme di
legge contrastanti (quella statale prevede la possibilità di
condonare alcuni abusi edilizi, la regionale invece esclude
l'eventualità), la situazione in molti uffici comunali è di
"totale incertezza" e proprio su questi dubbi è voluta
intervenire la Lega offrendo la possibilità di dialogare con
l'avvocato Antonio Ciccia, esperto di materie della pubblica
amministrazione e già dirigente dell'avvocatura del Comune
di Torino, che ha illustrato la legge statale e la
controproposta di alcune Regioni. "Nella situazione attuale
- ha precisato Piccinini - la domanda di condono può essere
presentata fino entro il 31 marzo prossimo e il funzionario
comunale non può rifiutarsi di accoglierla, come d'altronde
è tenuto ad istruire la pratica anche se allo stato attuale
dei fatti nessuno sa quale potrà essere l'esito di tale
istruttoria". Unica certezza, secondo l'avvocato Ciccia, è
che "presentando domanda di condono viene sanata l'eventuale
responsabilità penale legata all'abuso". "Inoltre - ha
osservato Piccinini - a tutt'oggi non risulta che il Governo
abbia impugnato le leggi regionali contro il condono, per
cui dovrà essere la Corte Costituzionale a dirimere la
questione". Nelle Marche la mobilitazione di associazioni
ambientaliste e enti locali contro il terzo condono
nell'arco di un ventennio è stata forte e sostenuta dalla
Regione. "Non è accettabile - ha commentato Piccinini -
consentire ancora di rimediare ad un abuso semplicemente
pagando un'ammenda e poi così allo Stato viene concesso di
intervenire in una materia, quella urbanistica, che la
Costituzione assegna per competenza alle Regioni". |