RASSEGNA STAMPA 20.01.2004

 

CORRIERE ADRIATICO
Rogo mortale in raffineria Il processo partirà a marzo

E' slittata al 2 marzo prossimo la prima udienza del processo per il tragico rogo del 25 agosto '99 alla raffineria Api. Il rinvio servirà anche a stabilire quale giudice tratterà il caso, visto che per una nuova organizzazione del lavoro i magistrati del tribunale penale si occuperanno a rotazione anche del Riesame. A giudizio, dopo una condanna e un'assoluzione con rito abbreviato davanti al gip, ci sono sei imputati: l'ex direttore della raffineria Giovanni Saronne, quello attuale Franco Bellucci, allora capo servizio operativo dello stabilimento, il capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il responsabile manutenzione off-site Claudio Conti, gli operai Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti. Il processo stabilirà se il rogo che divampò all'Api solo una tragica fatalità o se dietro quell'alba d'inferno si annidano responsabilità. L'accusa per tutti gli imputati è di incendio ed omicidio colposo plurimo per la morte dei due tecnici Mario Gandolfi ed Ettore Giulian.

 
LA SICILIA
Marghera torna nel bunker

di GIANFRANCO BETTIN

Si riapre oggi, martedì 20 gennaio, nell'aula bunker di Mestre, il processo per le morti da cloruro di vinile monomero (cvm) e per i danni ambientali causati dal Petrolchimico di Porto Marghera. Come si ricorderà, in primo grado, si era concluso il 20 novembre 2001 con la piena assoluzione di tutti gli imputati. Una sentenza che ha segnato a fondo la città, e che ha suscitato un clamore enorme, la cui eco non si è ancora spenta. Istruito dal pm Felice Casson, su iniziativa dell'ex operaio Gabriele Bortolozzo (deceduto nel 1995 per incidente stradale, la sua opera di controinformazione e sensibilizzazione è oggi continuata dai figli Gianluca e Beatrice e dall'associazione che ne porta il nome), il processo vedeva chiamati a rispondere a vario titolo dell'accusa di strage, omicidio, disastro e lesioni colpose e altri reati 28 imputati, i vertici dell'industria chimica locale e italiana tra gli anni sessanta e gli anni novanta. Il cuore dell'azione inquirente riguardava, da un lato, la morte per cancro al fegato di almeno 157 operai che avevano lavorato a contatto con cvm e pvc. Secondo l'accusa, le aziende sapevano che questa esposizione provocava gravi lesioni e malattie mortali. D'altro lato, il processo mirava ad accertare le responsabilità delle aziende nel grande disastro ambientale consumatosi in laguna. L'assoluzione in primo grado non ha affatto fermato la ricerca delle responsabilità. Anzi. Sia sul piano pubblicistico sia su quello politico e civile essa ha ricevuto una forte spinta in avanti dal vero e proprio choc inferto dalla sentenza. Un completo riassunto di tutta la vicenda processuale e del suo contesto lo si può trovare nel libro Processo a Marghera (Nuova Dimensione Editore 2002), dei giornalisti Nicoletta Benatelli, Elisio Trevisan e Gianni Favarato. Nel 1998 era uscita anche un'autobiografia politica di Gabriele Bortolozzo, edita a cura dell'associazione che reca il suo nome, L'erba ha voglia di vita, oltre a volume più scientifico di Paolo Rabitti, consulente del pm nel processo, Cronache della chimica. Marghera e le altre, Cuen, mentre nuovi materiali ha pubblicato ricorrentemente la rivista Medicina Democratica. Alla fine del 2002, insieme a Maurizio Dianese, abbiamo pubblicato un volume (Petrolkiller, Feltrinelli) che riproduce parte dei «documenti segreti» delle industrie chimiche americane che provano come la conoscenza degli effetti letali del cvm risalga a ben prima di quanto la corte non abbia infine stabilito in primo grado. Sul disastro ambientale in laguna, recentissimo è poi il volume La laguna ferita, a cura di Stefano Guerzoni e Stefano Raccanelli, edito da Cafoscarina, mentre una «rianalisi della mortalità tra i lavoratori di un petrolchimico per la produzione di cvm e pvc» è stata convincentemente compiuta da Valerio Gennaro, Marcello Ceppi e Fabio Montanaro su Epidemiologia e Prevenzione, del luglio-agosto 2003. Insomma, non si è smesso di scavare, di documentare la tragedia e il disastro. E la città intorno non ha smesso di preoccuparsi e mobilitarsi. Sopattutto dopo che il 28 novembre 2002 un gravissimo incidente agli impianti della Dow Chemical, a pochi passi dai depositi di fosgene, ha fatto temere una nuova Bhopal in laguna. L'impatto di quell'incidente, al di là della sua gravità concreta, è stato fortissimo e oggi, davvero, la persistenza di queste produzioni rappresenta il cuore delle preoccupazioni della popolazione lagunare (interpretate soprattutto dall'Assemblea permanente dei cittadini contro il pericolo chimico, costituitasi dopo l'incidente del 2002). Il processo d'appello si apre dunque in una città ancora più attenta di prima. Forse per questo sono già in corso manovre per rinviarlo, o forse addirittura - con un mega ricorso alla Corte Costituzionale - per renderlo inammissibile. Oggi vedremo se il tentativo - che sarebbe scandaloso - verrà davvero attuato.

 
IL GAZZETTINO
Furono lasciati soli.

di Elisio Trevisan

Furono lasciati soli. Gli operai del Petrolchimico ancora vivi, le loro famiglie, e le famiglie dei più di cento lavoratori morti per cancro al fegato finirono in prima pagina il 13 marzo del 1998 quando in aula Bunker iniziò il processo al cvm e al pvc, ci ritornarono il 2 novembre del 2001 quando il presidente del Tribunale, Ivano Nelson Salvarani, lesse la sentenza che assolveva tutti i 28 imputati sia per le morti degli operai sia per l'inquinamento della laguna. Anche alcune delle parti lese disertarono buona parte delle 150 udienze durante le quali, con pervicacia, il pubblico ministero Felice Casson svolgeva la sua accusa, chiamava testimoni, periti, interrogava gli imputati e i loro testimoni. Mancò la città in quel primo processo - che fu indubbiamente il più grande atto d'accusa ad un pezzo di storia di Venezia, - anche se la sua presenza probabilmente non avrebbe mutato il destino della sentenza e di quel milione e mezzo di pagine in cui Felice Casson ha raccolto la storia del Petrolchimico attraverso i suoi lavoratori, le sue produzioni, i suoi direttori e i suoi padroni. Il processo per le morti da cvm e per l'inquinamento della laguna provocato (sempre secondo l'accusa) dagli scarichi degli impianti dove morivano gli operai, è diventato il processo a Porto Marghera. È durato quattro anni, ma in realtà si trascina da più di dieci: risale al 1994, infatti, l'iniziativa di Gabriele Bortolozzo, ex operaio del cvm scomparso alcuni anni fa in seguito ad un incidente stradale, che portò a Casson decine di testimonianze che raccontavano di colleghi scomparsi. L'udienza preliminare prese il via il 3 marzo del 1997. Ora c'è l'appello e poi, con tutta probabilità, ci sarà la Cassazione. In mezzo c'è un ricorso del professor Tullio Padovani, avvocato della Montedison, depositato proprio alcuni giorni fa per sostenere l'eccezione di incostituzionalità del ricorso proposto dal pm Felice Casson: in buona sostanza Montedison ritiene che l'impugnazione di una qualsiasi sentenza assolutoria da parte del pubblico ministero sarebbe lesiva dei diritti della difesa. Il professor Padovani scomoda addirittura la sentenza della Cassazione sul caso del senatore a vita Giulio Andreotti. Questo significa che i tempi del processo potrebbero allungarsi ancora di chissà quanti anni, ma significa pure che niente è scontato, nemmeno la nuova assoluzione, e che gli imputati si stanno preparando ad una battaglia durissima. D'altro canto dall'assoluzione in primo grado ad oggi c'è, stato il 28 novembre 2001, la doppia esplosione al Tdi del Petrolchimico che ha fatto provare la vera paura a centinaia di migliaia di persone barricate in casa. In realtà il processo popolare al Petrolchimico, e a Porto Marghera in genere, è cominciato molto prima di quello che si celebra nell'aula Bunker, già dagli anni Settanta quando i primi segnali della crisi irreversibile condannava a morte uno dei poli industriali più importanti d'Europa: in quell'epoca le Partecipazioni Statali, che possedevano le industrie più grosse e alimentavano un indotto sterminato di medie, piccole e micro imprese, dimostravano di non essere più in grado di sopportare sprechi enormi continuando a mantenere produzioni vecchie e fuori mercato a favore del sistema dei partiti, perché le casse dello Stato non potevano essere munte oltre; i primi stabilimenti cominciavano a chiudere, e la crisi esplose con violenza negli anni Ottanta. La fabbrica, che per oltre mezzo secolo aveva costituito la spina dorsale dell'economia veneziana e garantito lavoro e un certo benessere a decine di migliaia di "metalmezzadri" (operai che continuavano a possedere anche qualche terreno agricolo da coltivare), diventa improvvisamente fonte di preoccupazione economica, sociale e, per la prima volta, anche ambientale e sanitaria. Ci si accorse, insomma, che l'ambiente non era inesauribile e che si poteva anche vivere meglio (o perlomeno vivere) se solo i padroni delle fabbriche fossero stati un po' più attenti anche alla salute e non solo ai profitti e alle meraviglie della chimica e della scienza in genere. Al di là della sentenza di questo processo d'appello, al di là di quella eventuale della Cassazione, che chiuderà il capitolo giudiziario, resta drammaticamente insoluto il processo popolare perché Porto Marghera è un cimitero di rifiuti e di fabbriche e il futuro alternativo - più pulito, più sano e più ricco - appare ancora molto lontano nonostante i proclami contrari. Sicuramente i 2mila ettari della zona industriale diventeranno qualcos'altro, probabilmente torneranno ad essere fonte economica per la città, ma troppo tardi per dare risposte alle migliaia di lavoratori, che hanno perduto o stanno perdendo il posto, e ai loro figli. «Io invito a non confondere il passato con il presente e, soprattutto, a non versare il passato nel futuro. Insomma a non compromettere le opportunità che abbiamo con i danni del passato. Per questo ribadisco che la classe dirigente veneziana deve agire con senso di responsabilità - diceva Paolo Costa, in un'intervista il 19 marzo 1998 quando il processo al cvm era iniziato da pochi giorni. Allora lui era ministro dei Lavori Pubblici. Oggi è sindaco di Venezia, vale a dire classe dirigente veneziana - Da dieci anni, ormai, la strada per Porto Marghera è tracciata. È quella famosa delle due gambe: risanamento dei terreni inquinati da un lato e graduale riconversione delle attività produttive dannose dall'altro». Le due gambe sono ancora sedute su una sedia a rotelle. Anche per questo, perché quegli operai del cvm non siano morti proprio invano, è importante che la città, questa volta, partecipi al processo d'appello. Non modificherà la sentenza, ma farà capire che così, comunque, non si può andare avanti e che quanti protestano per un ambiente più pulito e un lavoro più sano, non sono sempre gli stessi e troppo pochi.

Ventotto imputati e decine di parti civili

La sentenza di assoluzione è stata impugnata da Stato, Comune, Provincia, Regione e dalle associazioni ambientaliste. Soltanto l'Inail non ha presentato appello

I 28 IMPUTATI Eugenio Cefis, 82, ex pres. Montedison ed Eni (avv. Baldini e Lanzi);Alberto Grandi, 79, ex amm. del. Montedison, ex pres. Eni (avv. Alessandri e Pedrazzi);Giorgio Porta, 68, ex amm. del. e vicepres. Montedison, pres. Enimont, pres. Enichem (avv. Dominioni e Alessi);Pier Giorgio Gatti,72, ex amm. del. Montedison;Emilio Bartalini,91, ex resp. servizio sanitario Montedison (avv. Mucciarelli);Mario Lupo, 69, ex amm. del. Montedison;Gianni D'Arminio Monforte, 76, ex vicepres. Montefibre, amm. del. Montedison;Renato Calvi, 83, ex dir. gen. Montedison;Italo Trapasso, 74, ex direttore Montedison Marghera (avv. Alessandri e Pedrazzi);Gianluigi Diaz, 72, ex amm. Montepolimeri (avv. Carboni, Beccaredda Boy);Paolo Morrione,66, ex amm. Montedipe e Montepolimeri (avv. Mucciarelli e Gilli);Giancarlo Reichenbach, 73, ex dir.gen. Montepolimeri (avv.Benedini e De Luca);Angelo Sebastiani, 90, ex dir. stabilimento Marghera (avv. Benedini, Panagia);Luciano Fedato, 77, ex resp. produzione Marghera (avv. Giarda e Franchini);Sauro Gaiba, 72 ex resp pvc Marghera (avv. Alessandri e Pedrazzi);Gaetano Fabbri, 69, ex dir. Petrolchimico Marghera (avv. Mucciarelli, Paliero);Franco Smai, 72, ex dir. Petrolchimico Marghera (avv. Stella, Pulitanò);Lucio Pisani, 62, ex dir. Petrolchimico Marghera (avv. Stella e Santamaria);Federico Zerbo, 63, ex direttore Petrolchimico Marghera (avv. Cesari, Bettiol);Cirillo Presotto, 73, ex dir. Enichem Polimeri e Enichem Base (avv. Dinoia, Santamaria);Alberto Burrai, 72, ex amm. e pres. Enimont Anic (avv.Cesari, Carboni);Antonio Belloni, 84, ex amm. del. e pres Montefibre (avv. Alessandri, Pedrazzi);Carlo Massimiliano Gritti Bottacco, 76, ex amm. del. e pres Montefibre (avv. Pensa);Dino Marzollo, 77, ex dir. Petrolchimico Marghera(avv. Mucciarelli);Domenico Palmieri, 66, ex amm. del Enichem, pres. Enichem e Enimont Anic (avv. Cesari, Pulitanò);Lorenzo Necci, 66, ex amm. Eni, pres. Enichem e Enimont (avv. Balducci e Mittone);Giovanni Parillo, 70, ex dir. gen Enimont, amm. del. Enimont e Enichem (avv. Cesari, Pulitanò);Luigi Patron, 63, ex amm. del Enichem Anic, pres. Montefibre ed Enichem Fibre, amm. del. Enichem (avv.Cesari, Stella).

RESPONSABILI CIVILI

Sono le aziende che, in caso di condanna, dovranno risarcire i danni: Montedison (avv. Padovani);Enichem(avv. Schlesinger);Eni (avv. Severino); Montefibre(Bondi).

PARTI CIVILI

Sono gli operai che si sono ammalati e i parenti di lavoratori deceduti a causa di tumori. Alcune hanno già presentato appello (definite appellanti), altre non lo hanno fatto, ma avranno tempo fino all'apertura formale del dibattimento.

Appellanti

Gianluca e Beatrice Bortolozzo (figli di Gabriele Bortolozzo, l'operaio che per primo denunciò i troppi morti al Petrolchimico), prossimi congiunti di Sergio Pezuol e Sergio Tomasella; (avv. Farinea);Wwf Italia, Ottavio Giacomelli, prossimi congiunti di Bruno Checchin, Tullio Faggian, Franco Dal Corso (avv. Pozzan);Camera del lavoro di Venezia, Federazione chimici di Venezia(Filcea), Rino Bertin, Guido Gargiulo, Olivia Vivian, Pietro Guerrin, prossimi congiutni di Esterino Ruzza, Angelo Bragato, Vincenzo Caovilla, Benito Spolador, Mario Marchesan, Rino Cappellotto (avv. Battain);Unione sindacale territoriale Cisl di Venezia, Eligio Bottaro, Cesare Padoan, Adolfo Tonello, Ennio Zennaro, prossimi congiunti di Narciso Bernardi, Vittorio Fusaro, Laurino De Liberali, Gino Sgorlon, Roberto Majolo, Silvio Zanninello (avv. Zaffalon);Allca-Associazione lavoratori chimici affini di Venezia,Medicina Democratica (avv. Scatturin);Allca nazionale eCub-Confederazione unitaria di base (avv. Battello); Ferruccio Terrin (avv. Picotti);Provincia di Venezia (avv. Chinaglia);Comune di Venezia,Regione Veneto(avv. Vassallo);Presidenza del Consiglio e Ministero Ambiente(avv. Schiesaro); prossimi congiunti di Giobatta Bertaggia (avv. Partesotti); Vincenzo Cappelletto, Maurizio Simion, prossimi congiunti di Gastone Bonigolo (avv. Manderino);Legambiente nazionale (avv. Borasi);Comuni di Mira e Campagnalupia (avv. Zabeo);Italia Nostra nazionale (avv. Ceola);Uil Cem (avv. Duse);Legambiente Veneto(avv. Boscolo Rizzo); prossimi congiunti di Gino Bertiato (avv. Ometto); Mario Tavella, prossimi congiunti di Emilio Bertocco, Bruno Miglioranza, Lino Carraro, Umberto Silvestro (avv. Garbin); prossimi congiunti di Bruno Gorin, Vincenzo Marigo, Eugenio Pillon (avv. Marin); prossimi congiunti di Bruno Fornaron e Carlo Bolzonella (avv. Salzer); prossimi congiunti di Romeo Zorzetto (avv. Bonaccorso);Associazione salvaguardia Malcontenta (avv. Gallo); Luciano Mazzolin (avv. Gamberini) Silverio Zagagnin (avv. Sforzi).

Non appellanti

Prossimi congiunti di Giovanni Zausa, Massimo Nolfo e Mario Caratto (avv. Farinea); Renzo Marin, Silvano Tolomio (avv. Pozzan); Adamello Toffano (avv. Zaffalon);Inail (avv. D'Angelo); Verdi Ambiente, prossimi congiunti di Albino Botosso (avv. Ghezzo); Luciano Bianco, Pietro Guerrin, prossimi congiunti di Mario Arnini (avv. Manderino); prossimi congiunti di Secerino Scaggiante, Carlo Brusegan, Antonio Trabacchin (avv.Duse); prossimi congiunti di Franco Menozzi (avv. Ometto); prossimi congiunti di Liberale Cavallin e Sergio Vianello (avv. Marin); prossimi congiutndi di Benedetto Tosi, Giovanni Sampieri, Odilo Boscaro (avv. Salzer); Mario Gattolin (avv. Grillo); Albruno Gottardo (avv. Burlinetto); prossimi congiunti di Giuseppe Lovison (avv. Convento); prossimi congiunti Eugenio Donolato e Giovanni Sgnaolin.

 
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