Marghera torna nel bunker
di GIANFRANCO BETTIN
Si riapre oggi, martedì 20
gennaio, nell'aula bunker di Mestre, il processo per le
morti da cloruro di vinile monomero (cvm) e per i danni
ambientali causati dal Petrolchimico di Porto Marghera. Come
si ricorderà, in primo grado, si era concluso il 20 novembre
2001 con la piena assoluzione di tutti gli imputati. Una
sentenza che ha segnato a fondo la città, e che ha suscitato
un clamore enorme, la cui eco non si è ancora spenta.
Istruito dal pm Felice Casson, su iniziativa dell'ex operaio
Gabriele Bortolozzo (deceduto nel 1995 per incidente
stradale, la sua opera di controinformazione e
sensibilizzazione è oggi continuata dai figli Gianluca e
Beatrice e dall'associazione che ne porta il nome), il
processo vedeva chiamati a rispondere a vario titolo
dell'accusa di strage, omicidio, disastro e lesioni colpose
e altri reati 28 imputati, i vertici dell'industria chimica
locale e italiana tra gli anni sessanta e gli anni novanta.
Il cuore dell'azione inquirente riguardava, da un lato, la
morte per cancro al fegato di almeno 157 operai che avevano
lavorato a contatto con cvm e pvc. Secondo l'accusa, le
aziende sapevano che questa esposizione provocava gravi
lesioni e malattie mortali. D'altro lato, il processo mirava
ad accertare le responsabilità delle aziende nel grande
disastro ambientale consumatosi in laguna. L'assoluzione in
primo grado non ha affatto fermato la ricerca delle
responsabilità. Anzi. Sia sul piano pubblicistico sia su
quello politico e civile essa ha ricevuto una forte spinta
in avanti dal vero e proprio choc inferto dalla sentenza. Un
completo riassunto di tutta la vicenda processuale e del suo
contesto lo si può trovare nel libro Processo a Marghera
(Nuova Dimensione Editore 2002), dei giornalisti Nicoletta
Benatelli, Elisio Trevisan e Gianni Favarato. Nel 1998 era
uscita anche un'autobiografia politica di Gabriele
Bortolozzo, edita a cura dell'associazione che reca il suo
nome, L'erba ha voglia di vita, oltre a volume più
scientifico di Paolo Rabitti, consulente del pm nel
processo, Cronache della chimica. Marghera e le altre, Cuen,
mentre nuovi materiali ha pubblicato ricorrentemente la
rivista Medicina Democratica. Alla fine del 2002, insieme a
Maurizio Dianese, abbiamo pubblicato un volume (Petrolkiller,
Feltrinelli) che riproduce parte dei «documenti segreti»
delle industrie chimiche americane che provano come la
conoscenza degli effetti letali del cvm risalga a ben prima
di quanto la corte non abbia infine stabilito in primo
grado. Sul disastro ambientale in laguna, recentissimo è poi
il volume La laguna ferita, a cura di Stefano Guerzoni e
Stefano Raccanelli, edito da Cafoscarina, mentre una «rianalisi
della mortalità tra i lavoratori di un petrolchimico per la
produzione di cvm e pvc» è stata convincentemente compiuta
da Valerio Gennaro, Marcello Ceppi e Fabio Montanaro su
Epidemiologia e Prevenzione, del luglio-agosto 2003.
Insomma, non si è smesso di scavare, di documentare la
tragedia e il disastro. E la città intorno non ha smesso di
preoccuparsi e mobilitarsi. Sopattutto dopo che il 28
novembre 2002 un gravissimo incidente agli impianti della
Dow Chemical, a pochi passi dai depositi di fosgene, ha
fatto temere una nuova Bhopal in laguna. L'impatto di quell'incidente,
al di là della sua gravità concreta, è stato fortissimo e
oggi, davvero, la persistenza di queste produzioni
rappresenta il cuore delle preoccupazioni della popolazione
lagunare (interpretate soprattutto dall'Assemblea permanente
dei cittadini contro il pericolo chimico, costituitasi dopo
l'incidente del 2002). Il processo d'appello si apre dunque
in una città ancora più attenta di prima. Forse per questo
sono già in corso manovre per rinviarlo, o forse addirittura
- con un mega ricorso alla Corte Costituzionale - per
renderlo inammissibile. Oggi vedremo se il tentativo - che
sarebbe scandaloso - verrà davvero attuato. |
Furono lasciati soli.
di Elisio Trevisan
Furono lasciati soli. Gli
operai del Petrolchimico ancora vivi, le loro famiglie, e le
famiglie dei più di cento lavoratori morti per cancro al
fegato finirono in prima pagina il 13 marzo del 1998 quando
in aula Bunker iniziò il processo al cvm e al pvc, ci
ritornarono il 2 novembre del 2001 quando il presidente del
Tribunale, Ivano Nelson Salvarani, lesse la sentenza che
assolveva tutti i 28 imputati sia per le morti degli operai
sia per l'inquinamento della laguna. Anche alcune delle
parti lese disertarono buona parte delle 150 udienze durante
le quali, con pervicacia, il pubblico ministero Felice
Casson svolgeva la sua accusa, chiamava testimoni, periti,
interrogava gli imputati e i loro testimoni. Mancò la città
in quel primo processo - che fu indubbiamente il più grande
atto d'accusa ad un pezzo di storia di Venezia, - anche se
la sua presenza probabilmente non avrebbe mutato il destino
della sentenza e di quel milione e mezzo di pagine in cui
Felice Casson ha raccolto la storia del Petrolchimico
attraverso i suoi lavoratori, le sue produzioni, i suoi
direttori e i suoi padroni. Il processo per le morti da cvm
e per l'inquinamento della laguna provocato (sempre secondo
l'accusa) dagli scarichi degli impianti dove morivano gli
operai, è diventato il processo a Porto Marghera. È durato
quattro anni, ma in realtà si trascina da più di dieci:
risale al 1994, infatti, l'iniziativa di Gabriele Bortolozzo,
ex operaio del cvm scomparso alcuni anni fa in seguito ad un
incidente stradale, che portò a Casson decine di
testimonianze che raccontavano di colleghi scomparsi.
L'udienza preliminare prese il via il 3 marzo del 1997. Ora
c'è l'appello e poi, con tutta probabilità, ci sarà la
Cassazione. In mezzo c'è un ricorso del professor Tullio
Padovani, avvocato della Montedison, depositato proprio
alcuni giorni fa per sostenere l'eccezione di
incostituzionalità del ricorso proposto dal pm Felice Casson:
in buona sostanza Montedison ritiene che l'impugnazione di
una qualsiasi sentenza assolutoria da parte del pubblico
ministero sarebbe lesiva dei diritti della difesa. Il
professor Padovani scomoda addirittura la sentenza della
Cassazione sul caso del senatore a vita Giulio Andreotti.
Questo significa che i tempi del processo potrebbero
allungarsi ancora di chissà quanti anni, ma significa pure
che niente è scontato, nemmeno la nuova assoluzione, e che
gli imputati si stanno preparando ad una battaglia
durissima. D'altro canto dall'assoluzione in primo grado ad
oggi c'è, stato il 28 novembre 2001, la doppia esplosione al
Tdi del Petrolchimico che ha fatto provare la vera paura a
centinaia di migliaia di persone barricate in casa. In
realtà il processo popolare al Petrolchimico, e a Porto
Marghera in genere, è cominciato molto prima di quello che
si celebra nell'aula Bunker, già dagli anni Settanta quando
i primi segnali della crisi irreversibile condannava a morte
uno dei poli industriali più importanti d'Europa: in quell'epoca
le Partecipazioni Statali, che possedevano le industrie più
grosse e alimentavano un indotto sterminato di medie,
piccole e micro imprese, dimostravano di non essere più in
grado di sopportare sprechi enormi continuando a mantenere
produzioni vecchie e fuori mercato a favore del sistema dei
partiti, perché le casse dello Stato non potevano essere
munte oltre; i primi stabilimenti cominciavano a chiudere, e
la crisi esplose con violenza negli anni Ottanta. La
fabbrica, che per oltre mezzo secolo aveva costituito la
spina dorsale dell'economia veneziana e garantito lavoro e
un certo benessere a decine di migliaia di "metalmezzadri"
(operai che continuavano a possedere anche qualche terreno
agricolo da coltivare), diventa improvvisamente fonte di
preoccupazione economica, sociale e, per la prima volta,
anche ambientale e sanitaria. Ci si accorse, insomma, che
l'ambiente non era inesauribile e che si poteva anche vivere
meglio (o perlomeno vivere) se solo i padroni delle
fabbriche fossero stati un po' più attenti anche alla salute
e non solo ai profitti e alle meraviglie della chimica e
della scienza in genere. Al di là della sentenza di questo
processo d'appello, al di là di quella eventuale della
Cassazione, che chiuderà il capitolo giudiziario, resta
drammaticamente insoluto il processo popolare perché Porto
Marghera è un cimitero di rifiuti e di fabbriche e il futuro
alternativo - più pulito, più sano e più ricco - appare
ancora molto lontano nonostante i proclami contrari.
Sicuramente i 2mila ettari della zona industriale
diventeranno qualcos'altro, probabilmente torneranno ad
essere fonte economica per la città, ma troppo tardi per
dare risposte alle migliaia di lavoratori, che hanno perduto
o stanno perdendo il posto, e ai loro figli. «Io invito a
non confondere il passato con il presente e, soprattutto, a
non versare il passato nel futuro. Insomma a non
compromettere le opportunità che abbiamo con i danni del
passato. Per questo ribadisco che la classe dirigente
veneziana deve agire con senso di responsabilità - diceva
Paolo Costa, in un'intervista il 19 marzo 1998 quando il
processo al cvm era iniziato da pochi giorni. Allora lui era
ministro dei Lavori Pubblici. Oggi è sindaco di Venezia,
vale a dire classe dirigente veneziana - Da dieci anni,
ormai, la strada per Porto Marghera è tracciata. È quella
famosa delle due gambe: risanamento dei terreni inquinati da
un lato e graduale riconversione delle attività produttive
dannose dall'altro». Le due gambe sono ancora sedute su una
sedia a rotelle. Anche per questo, perché quegli operai del
cvm non siano morti proprio invano, è importante che la
città, questa volta, partecipi al processo d'appello. Non
modificherà la sentenza, ma farà capire che così, comunque,
non si può andare avanti e che quanti protestano per un
ambiente più pulito e un lavoro più sano, non sono sempre
gli stessi e troppo pochi.
Ventotto imputati e decine
di parti civili
La sentenza di assoluzione è
stata impugnata da Stato, Comune, Provincia, Regione e dalle
associazioni ambientaliste. Soltanto l'Inail non ha
presentato appello
I 28 IMPUTATI Eugenio Cefis,
82, ex pres. Montedison ed Eni (avv. Baldini e
Lanzi);Alberto Grandi, 79, ex amm. del. Montedison, ex pres.
Eni (avv. Alessandri e Pedrazzi);Giorgio Porta, 68, ex amm.
del. e vicepres. Montedison, pres. Enimont, pres. Enichem
(avv. Dominioni e Alessi);Pier Giorgio Gatti,72, ex amm.
del. Montedison;Emilio Bartalini,91, ex resp. servizio
sanitario Montedison (avv. Mucciarelli);Mario Lupo, 69, ex
amm. del. Montedison;Gianni D'Arminio Monforte, 76, ex
vicepres. Montefibre, amm. del. Montedison;Renato Calvi, 83,
ex dir. gen. Montedison;Italo Trapasso, 74, ex direttore
Montedison Marghera (avv. Alessandri e Pedrazzi);Gianluigi
Diaz, 72, ex amm. Montepolimeri (avv. Carboni, Beccaredda
Boy);Paolo Morrione,66, ex amm. Montedipe e Montepolimeri
(avv. Mucciarelli e Gilli);Giancarlo Reichenbach, 73, ex
dir.gen. Montepolimeri (avv.Benedini e De Luca);Angelo
Sebastiani, 90, ex dir. stabilimento Marghera (avv. Benedini,
Panagia);Luciano Fedato, 77, ex resp. produzione Marghera
(avv. Giarda e Franchini);Sauro Gaiba, 72 ex resp pvc
Marghera (avv. Alessandri e Pedrazzi);Gaetano Fabbri, 69, ex
dir. Petrolchimico Marghera (avv. Mucciarelli, Paliero);Franco
Smai, 72, ex dir. Petrolchimico Marghera (avv. Stella,
Pulitanò);Lucio Pisani, 62, ex dir. Petrolchimico Marghera
(avv. Stella e Santamaria);Federico Zerbo, 63, ex direttore
Petrolchimico Marghera (avv. Cesari, Bettiol);Cirillo
Presotto, 73, ex dir. Enichem Polimeri e Enichem Base (avv.
Dinoia, Santamaria);Alberto Burrai, 72, ex amm. e pres.
Enimont Anic (avv.Cesari, Carboni);Antonio Belloni, 84, ex
amm. del. e pres Montefibre (avv. Alessandri, Pedrazzi);Carlo
Massimiliano Gritti Bottacco, 76, ex amm. del. e pres
Montefibre (avv. Pensa);Dino Marzollo, 77, ex dir.
Petrolchimico Marghera(avv. Mucciarelli);Domenico Palmieri,
66, ex amm. del Enichem, pres. Enichem e Enimont Anic (avv.
Cesari, Pulitanò);Lorenzo Necci, 66, ex amm. Eni, pres.
Enichem e Enimont (avv. Balducci e Mittone);Giovanni Parillo,
70, ex dir. gen Enimont, amm. del. Enimont e Enichem (avv.
Cesari, Pulitanò);Luigi Patron, 63, ex amm. del Enichem Anic,
pres. Montefibre ed Enichem Fibre, amm. del. Enichem (avv.Cesari,
Stella).
RESPONSABILI CIVILI
Sono le aziende che, in caso
di condanna, dovranno risarcire i danni: Montedison (avv.
Padovani);Enichem(avv. Schlesinger);Eni (avv. Severino);
Montefibre(Bondi).
PARTI CIVILI
Sono gli operai che si sono
ammalati e i parenti di lavoratori deceduti a causa di
tumori. Alcune hanno già presentato appello (definite
appellanti), altre non lo hanno fatto, ma avranno tempo fino
all'apertura formale del dibattimento.
Appellanti
Gianluca e Beatrice
Bortolozzo (figli di Gabriele Bortolozzo, l'operaio che per
primo denunciò i troppi morti al Petrolchimico), prossimi
congiunti di Sergio Pezuol e Sergio Tomasella; (avv. Farinea);Wwf
Italia, Ottavio Giacomelli, prossimi congiunti di Bruno
Checchin, Tullio Faggian, Franco Dal Corso (avv. Pozzan);Camera
del lavoro di Venezia, Federazione chimici di Venezia(Filcea),
Rino Bertin, Guido Gargiulo, Olivia Vivian, Pietro Guerrin,
prossimi congiutni di Esterino Ruzza, Angelo Bragato,
Vincenzo Caovilla, Benito Spolador, Mario Marchesan, Rino
Cappellotto (avv. Battain);Unione sindacale territoriale
Cisl di Venezia, Eligio Bottaro, Cesare Padoan, Adolfo
Tonello, Ennio Zennaro, prossimi congiunti di Narciso
Bernardi, Vittorio Fusaro, Laurino De Liberali, Gino Sgorlon,
Roberto Majolo, Silvio Zanninello (avv. Zaffalon);Allca-Associazione
lavoratori chimici affini di Venezia,Medicina Democratica
(avv. Scatturin);Allca nazionale eCub-Confederazione
unitaria di base (avv. Battello); Ferruccio Terrin (avv.
Picotti);Provincia di Venezia (avv. Chinaglia);Comune di
Venezia,Regione Veneto(avv. Vassallo);Presidenza del
Consiglio e Ministero Ambiente(avv. Schiesaro); prossimi
congiunti di Giobatta Bertaggia (avv. Partesotti); Vincenzo
Cappelletto, Maurizio Simion, prossimi congiunti di Gastone
Bonigolo (avv. Manderino);Legambiente nazionale (avv. Borasi);Comuni
di Mira e Campagnalupia (avv. Zabeo);Italia Nostra nazionale
(avv. Ceola);Uil Cem (avv. Duse);Legambiente Veneto(avv.
Boscolo Rizzo); prossimi congiunti di Gino Bertiato (avv.
Ometto); Mario Tavella, prossimi congiunti di Emilio
Bertocco, Bruno Miglioranza, Lino Carraro, Umberto Silvestro
(avv. Garbin); prossimi congiunti di Bruno Gorin, Vincenzo
Marigo, Eugenio Pillon (avv. Marin); prossimi congiunti di
Bruno Fornaron e Carlo Bolzonella (avv. Salzer); prossimi
congiunti di Romeo Zorzetto (avv. Bonaccorso);Associazione
salvaguardia Malcontenta (avv. Gallo); Luciano Mazzolin
(avv. Gamberini) Silverio Zagagnin (avv. Sforzi).
Non appellanti
Prossimi congiunti di
Giovanni Zausa, Massimo Nolfo e Mario Caratto (avv. Farinea);
Renzo Marin, Silvano Tolomio (avv. Pozzan); Adamello Toffano
(avv. Zaffalon);Inail (avv. D'Angelo); Verdi Ambiente,
prossimi congiunti di Albino Botosso (avv. Ghezzo); Luciano
Bianco, Pietro Guerrin, prossimi congiunti di Mario Arnini
(avv. Manderino); prossimi congiunti di Secerino Scaggiante,
Carlo Brusegan, Antonio Trabacchin (avv.Duse); prossimi
congiunti di Franco Menozzi (avv. Ometto); prossimi
congiunti di Liberale Cavallin e Sergio Vianello (avv. Marin);
prossimi congiutndi di Benedetto Tosi, Giovanni Sampieri,
Odilo Boscaro (avv. Salzer); Mario Gattolin (avv. Grillo);
Albruno Gottardo (avv. Burlinetto); prossimi congiunti di
Giuseppe Lovison (avv. Convento); prossimi congiunti Eugenio
Donolato e Giovanni Sgnaolin. |