RASSEGNA STAMPA 08.01.2004

 

IL MESSAGGERO
Stop alle auto, Comuni riuniti

Il confronto sulla delibera regionale

Il summit delle polveri. Oggi pomeriggio i ventotto Comuni interessati dalla delibera regionale che prevede, oltre alle tre domeniche senz’auto, alcune modalità per limitare il traffico veicolare nelle città, esamineranno il provvedimento e decideranno il da farsi. I sindaci di Pesaro, Fano, Ascoli, San Benedetto, Senigallia, Macerata, Jesi, Civitanova, Fermo, Fabriano, Osimo, Falconara, Porto Sant'Elpidio, Recanati, Tolentino, Castelfidardo, Porto San Giorgio, Sant'Elpidio a Mare, Urbino, Potenza Picena, Grottammare, Chiaravalle, Corridonia, Montegranaro, San Severino, Loreto e Mondolfo subito dopo il varo da parte della giunta regionale della delibera anti-smog avevano esternato le loro preoccupazioni sui tempi e modi per attuare i provvedimenti indicati dalla delibera regionale. E nel corso della riunione odierna, anticipata rispetto alla data che era stata fissata, ognuno dirà la propria sui metodi e le strategie da attuare contro l'inquinamento da polveri sottili pm10. L' incontro, che si svolgerà a Palazzo del Popolo e che prevede la partecipazione dell'Anci Marche, dei 28 Comuni interessati e delle quattro Province, potrebbe anche concludersi con la decisione di provvedere soltanto all'attuazione delle tre domeniche di blocco del traffico, rinviando ogni altra decisione a data da destinare. Una sorta di “disobbedienza civile” contro un provvedimento tutt’altro che gradito da parte delle amministrazioni comunali le quali,a d iniziare da Ancona, hanno fatto sapere alla Regione e all’assessore Amagliani di non essere rimaste passive di fronte alle rilevazioni delle centraline di aver attuato, comunque, politiche antismog.

«Polveri, è ora che i sindaci si muovano»

L’assessore regionale scende in campo contro i Comuni, disattesa la delibera sui provvedimenti anti-Pm10. Amagliani duro, ma Coraducci ribatte: «Domeniche senz’auto? Le eviteremo»

di MATTEO MAURI

Da qualche giorno, ormai, la delibera regionale per la riduzione dell’inquinamento da Pm10 avrebbe dovuto essere operativa. Ma il condizionale è più che mai dovuto perchè non c’è stata ancora nessuna traccia dei provvedimenti dettati dal documento. Limitazioni e divieti, infatti, sarebbero dovuti partire fin dalla data di approvazione della delibera, il 23 dicembre 2003, ma nessun Comune, almeno fino ad ora, lo ha fatto. Sono rimasti lettera morta i tre giorni alla settimana con divieto di circolazione nelle aree urbane, dalle 8,30 alle 13 e dalle 16 alle 18,30, di veicoli non catalizzati e diesel non Euro. Tanto che lo stesso assessore regionale all’ambiente Marco Amagliani sbotta: «Le pm10 sono state riconosciute come molto pericolose per la salute, ed i sindaci, come primi responsabili della salute dei cittadini, bisogna che facciano qualcosa oltre a riempirsi la bocca di buoni propositi durante i convegni sulla qualità dell’aria. Noi abbiamo approvato una delibera in cui facciamo inviti perentori ai Comuni, adesso è ora che i primi cittadini facciano la loro parte, anche se sono consapevole che certi provvedimenti possano risultare impopolari». Richiamo che l’assessore farà anche nell’incontro convocato per i prossimi giorni, «Proprio per questo - conferma infatti Amagliani - abbiamo convocato i sindaci dei 28 Comuni interessati dalla delibera, ma, se necessario, chiederò anche al presidente della giunta Regionale D’Ambrosio di intervenire perchè venga rispettato quanto stabilito». L’amministrazione pesarese, però, sembra intenzionata a continuare sulla strada intrapresa, che diverge non poco da quella indicata dalla Regione. «Vediamo come vanno gli incontri - spiega l’assessore al traffico Gerardo Coraducci - con la Regione, tra i Comuni, e quello che abbiamo fissato per martedì prossimo con Fano e tutte le categorie che hanno partecipato al tavolo di concertazione. Ma secondo noi ci troviamo nella condizione di non dover fare le tre giornate di stop settimanali previsti dalla delibera regionale. Infatti le nostre norme sono ancora più restrittive, abbiamo divieti che valgono tutti i giorni per motorini non catalitici e mezzi oltre i 25 quintali immatricolati prima di una certa data. Le nostre prescrizioni superano quelle della Regione, invalidandole. Almeno secondo la nostra interpretazione». E le domeniche ecologiche? «Vale lo stesso discorso fatto per i tre giorni di limitazioni. Questa è l’impostazione che cercheremo di portare avanti con l’assessore regionale, cercheremo di non farle ma ogni discorso è prematuro prima degli incontri degli ultimi giorni». Che non “scorra buon sangue” con la Regione su questi temi è ormai cosa nota, l’amministrazione pesarese infatti ha gradito poco l’ultima versione della delibera dopo che invece aveva concordato sulla prima. Nella bozza, infatti, erano previsti tre giorni alla settimana con circolazione a targhe alterne, con la possibilità di “sconti” fino ad un solo giorno in presenza di provvedimenti a lunga scadenza che permettessero di abbassare il livello degli inquinanti, come il bollino e blu e la realizzazione di parcheggi scambiatori. Ma il provvedimento approvato pochi giorni prima di Natale ha spazzato via le ipotesi precedenti, cogliendo di sorpresa le amministrazioni che, a quanto pare, non erano state informate del cambio di rotta.

Polveri, Amagliani bacchetta i sindaci: «Auto non a norma ferme tre giorni»

di MASSIMILIANO PETRILLI

IL 23 dicem bre la giunta regionale ha varato la delibera antipolveri, ma nessuno dei 28 Comuni interessati ha sinora deciso come e dove fermare per tre giorni a settimana (dalle 8.30 alle 13 e dalle 16 alle 18.30) le auto non catalizzate e i diesel non a norma euro.
Assessore regionale Amagliani, cosa sta succedendo?
«Succede che noi ci siamo assunti le nostre responsabilità approvando quell’atto deliberativo. Ora spetta ai sindaci decidere cosa fare».
E se non faranno nulla?
«Se non interverranno i primi cittadini commetteranno un errore in quanto i dati sull’inquinamento sono sotto gli occhi di tutti. Le polveri sottili sono state riconosciute come molto pericolose per la salute, ed i sindaci, come primi responsabili della salute dei cittadini, bisogna che facciano qualcosa oltre a riempirsi la bocca di buoni propositi durante i convegni sulla qualità dell’aria. Noi abbiamo approvato una delibera in cui facciamo inviti perentori ai Comuni, adesso è ora che i primi cittadini facciano la loro parte, anche se sono consapevole che certi provvedimenti possano risultare impopolari».
I sindaci hanno sottolineato che questa delibera ha di fatto costituito un’ingerenza sui loro poteri. E’ così?
«In questa polemica non ci voglio entrare. Ho letto ed ascoltato le interpretazioni più disparate, ma noi, lo ripeto, con questo atto deliberativo non obblighiamo i sindaci ma semplicemente rivolgiamo loro un invito perentorio ad attuare alcune strategie con le quali riteniamo si potranno abbassare gli sforamenti che abbiamo registrato nell’ultimo anno». Perché allora i sindaci parlano di un provvedimento arrivato come un fulmine a ciel sereno?
«Ma quale fulmine a ciel sereno. Forse qualcuno si è dimenticato cosa ha firmato un anno fa. E mi riferisco in particolare a un protocollo d’intesa in cui si indicavano le azioni da attuare a breve-medio termine per allentare la morsa delle polveri sottili. Protocollo d’intesa che è stato di fatto propedeutico alla delibera approvata dalla Giunta regionale prima di Natale. Protocollo d’intesa sulla base del quale soltanto il Comune di Pesaro si è mosso con coerenza. Ma è stata l’unica città a farlo».
Protocollo d’intesa che sarà richiamato nell'incontro fissato tra Comuni e Regione?.
«Per questo noi abbiamo convocato i sindaci dei 28 Comuni interessati dalla delibera, ma, se necessario, chiederò anche al presidente della giunta regionale D’Ambrosio di intervenire perché venga rispettato quanto stabilito. Sarebbe un atto in extrema ratio, di fronte a una situazione preoccupante. Ma allora sì che i sindaci avrebbero abdicato al loro ruolo. Se è questo che vogliono, lo facciano pure. Ma non mi sembra questa la strada migliore da intraprendere per affrontare questa situazione».
Ma la situazione è così allarmante?
«Noi abbiamo preso atto dei dati provenienti dalle centraline di monitoraggio. E abbiamo varato quell'invito perentorio. Ora ai sindaci provvedere. E poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità».

 
L'UNIONE SARDA
La nave è riparata: ma resta l’emergenza

Pontile bloccato: stop alle forniture degli impianti. I colossi dell’area industriale verso la paralisi

di Marco Noce

Porto Torres. Oggi, domani al più tardi, prenderà il largo: aspirata l’acqua dalla stiva e turate le falle, la Panam Serena da ieri galleggia da sola. Restano da tagliare giusto un paio di lamiere sporgenti e poi il relitto sarà finalmente pronto per essere trainato lontano dal porto industriale: il via libera del Rina, il Registro navale italiano, potrebbe arrivare entro stasera. Ma se il relitto della petroliera saltata in aria a Capodanno può finalmente andare incontro al suo destino, resta all’ormeggio un bel mucchio di problemi. Il più ingombrate è sempre quello del pontile. Il pm Gianni Caria, titolare dell’inchiesta, ne ha messo sotto sequestro la porzione centrale, lunga circa duecento metri, andata a fuoco insieme alla nave. Esigenze investigative: sacrosante, ma anche contrarie alla necessità di riparare tutto subito per scongiurare l’interruzione dell’attività del petrolchimico. Su un piatto della bilancia l’obbligo di accertare la verità e attribuire le responsabilità dell’incidente, sull’altro l’angoscia delle quattromila famiglie la cui sussistenza dipende dalle industrie di Porto Torres. I responsabili delle due principali aziende dell’area industriale hanno parlato chiaro, nel corso della riunione convocata ieri mattina a Sassari dal prefetto Salvatore Gullotta: l’Evc non è in grado di farsi arrivare via terra la sua materia prima principale, il dicloretano, e rischia di non poter onorare le commesse, mentre la Syndial, che ha già bloccato gli impianti che lavorano fenolo e derivati, ha in magazzino riserve per altri quindici-venti giorni. Poi stop. Entrambe le aziende rischiano di finire fuori mercato. Rientrarci, poi, sarebbe davvero difficile. Il presidente della Provincia Franco Masala, i sindaci di Sassari e Porto Torres Nanni Campus e Gilda Usai Cermelli, le autorità della Capitaneria di porto hanno preso nota. Nel corso della riunione è stato ipotizzato l’utilizzo, per i rifornimenti, di una delle tre piattaforme del pontile, la A, più vicina alla banchina, che pare essere ancora in buono stato, scavalcando la B (quella andata a fuoco) e la C (quella in fondo al pontile), procedendo allo stesso tempo alla loro ricostruzione. Ma c’è ben poco da fare: finché il titolare dell'inchiesta sul disastro non firmerà il dissequestro, nessun sopralluogo e nessuna attività di ripristino della struttura deteriorata può essere messa in atto. L’inchiesta, intanto, va avanti. Ieri sono arrivate alcune risposte. L’autopsia ha confermato che Sergeys Cubajevskis (l’unica vittima accertata della tragedia, visto che di Jaroslavs Petruhins continua a non esserci traccia) è morto a causa della deflagrazione. Le analisi del sangue dei superstiti (il comandante Sergeys Pahomovs e dodici marinai) hanno invece escluso che gli uomini della Panam Serena fossero sotto l’effetto dell’alcol al momento dell’esplosione. Del resto, a bordo della nave le forze dell’ordine non avevano trovato alcun tipo di alcolico. Giusto acqua e succhi di frutta, nella sala mensa dove la tavola ancora imbandita, con piatti e bicchieri ancora mezzo pieni e qualche sedia rovesciata, racconta di una fuga precipitosa nel bel mezzo di un sobrio pranzo di Capodanno.

 
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