Stop alle auto, Comuni
riuniti
Il confronto sulla delibera
regionale
Il summit delle polveri. Oggi
pomeriggio i ventotto Comuni interessati dalla delibera
regionale che prevede, oltre alle tre domeniche senz’auto,
alcune modalità per limitare il traffico veicolare nelle
città, esamineranno il provvedimento e decideranno il da
farsi. I sindaci di Pesaro, Fano, Ascoli, San Benedetto,
Senigallia, Macerata, Jesi, Civitanova, Fermo, Fabriano,
Osimo, Falconara, Porto Sant'Elpidio, Recanati, Tolentino,
Castelfidardo, Porto San Giorgio, Sant'Elpidio a Mare,
Urbino, Potenza Picena, Grottammare, Chiaravalle, Corridonia,
Montegranaro, San Severino, Loreto e Mondolfo subito dopo il
varo da parte della giunta regionale della delibera
anti-smog avevano esternato le loro preoccupazioni sui tempi
e modi per attuare i provvedimenti indicati dalla delibera
regionale. E nel corso della riunione odierna, anticipata
rispetto alla data che era stata fissata, ognuno dirà la
propria sui metodi e le strategie da attuare contro
l'inquinamento da polveri sottili pm10. L' incontro, che si
svolgerà a Palazzo del Popolo e che prevede la
partecipazione dell'Anci Marche, dei 28 Comuni interessati e
delle quattro Province, potrebbe anche concludersi con la
decisione di provvedere soltanto all'attuazione delle tre
domeniche di blocco del traffico, rinviando ogni altra
decisione a data da destinare. Una sorta di “disobbedienza
civile” contro un provvedimento tutt’altro che gradito da
parte delle amministrazioni comunali le quali,a d iniziare
da Ancona, hanno fatto sapere alla Regione e all’assessore
Amagliani di non essere rimaste passive di fronte alle
rilevazioni delle centraline di aver attuato, comunque,
politiche antismog.
«Polveri, è ora che i
sindaci si muovano»
L’assessore regionale scende
in campo contro i Comuni, disattesa la delibera sui
provvedimenti anti-Pm10. Amagliani duro, ma Coraducci
ribatte: «Domeniche senz’auto? Le eviteremo»
di MATTEO MAURI
Da qualche giorno, ormai, la
delibera regionale per la riduzione dell’inquinamento da
Pm10 avrebbe dovuto essere operativa. Ma il condizionale è
più che mai dovuto perchè non c’è stata ancora nessuna
traccia dei provvedimenti dettati dal documento. Limitazioni
e divieti, infatti, sarebbero dovuti partire fin dalla data
di approvazione della delibera, il 23 dicembre 2003, ma
nessun Comune, almeno fino ad ora, lo ha fatto. Sono rimasti
lettera morta i tre giorni alla settimana con divieto di
circolazione nelle aree urbane, dalle 8,30 alle 13 e dalle
16 alle 18,30, di veicoli non catalizzati e diesel non Euro.
Tanto che lo stesso assessore regionale all’ambiente Marco
Amagliani sbotta: «Le pm10 sono state riconosciute come
molto pericolose per la salute, ed i sindaci, come primi
responsabili della salute dei cittadini, bisogna che
facciano qualcosa oltre a riempirsi la bocca di buoni
propositi durante i convegni sulla qualità dell’aria. Noi
abbiamo approvato una delibera in cui facciamo inviti
perentori ai Comuni, adesso è ora che i primi cittadini
facciano la loro parte, anche se sono consapevole che certi
provvedimenti possano risultare impopolari». Richiamo che
l’assessore farà anche nell’incontro convocato per i
prossimi giorni, «Proprio per questo - conferma infatti
Amagliani - abbiamo convocato i sindaci dei 28 Comuni
interessati dalla delibera, ma, se necessario, chiederò
anche al presidente della giunta Regionale D’Ambrosio di
intervenire perchè venga rispettato quanto stabilito».
L’amministrazione pesarese, però, sembra intenzionata a
continuare sulla strada intrapresa, che diverge non poco da
quella indicata dalla Regione. «Vediamo come vanno gli
incontri - spiega l’assessore al traffico Gerardo Coraducci
- con la Regione, tra i Comuni, e quello che abbiamo fissato
per martedì prossimo con Fano e tutte le categorie che hanno
partecipato al tavolo di concertazione. Ma secondo noi ci
troviamo nella condizione di non dover fare le tre giornate
di stop settimanali previsti dalla delibera regionale.
Infatti le nostre norme sono ancora più restrittive, abbiamo
divieti che valgono tutti i giorni per motorini non
catalitici e mezzi oltre i 25 quintali immatricolati prima
di una certa data. Le nostre prescrizioni superano quelle
della Regione, invalidandole. Almeno secondo la nostra
interpretazione». E le domeniche ecologiche? «Vale lo stesso
discorso fatto per i tre giorni di limitazioni. Questa è
l’impostazione che cercheremo di portare avanti con
l’assessore regionale, cercheremo di non farle ma ogni
discorso è prematuro prima degli incontri degli ultimi
giorni». Che non “scorra buon sangue” con la Regione su
questi temi è ormai cosa nota, l’amministrazione pesarese
infatti ha gradito poco l’ultima versione della delibera
dopo che invece aveva concordato sulla prima. Nella bozza,
infatti, erano previsti tre giorni alla settimana con
circolazione a targhe alterne, con la possibilità di
“sconti” fino ad un solo giorno in presenza di provvedimenti
a lunga scadenza che permettessero di abbassare il livello
degli inquinanti, come il bollino e blu e la realizzazione
di parcheggi scambiatori. Ma il provvedimento approvato
pochi giorni prima di Natale ha spazzato via le ipotesi
precedenti, cogliendo di sorpresa le amministrazioni che, a
quanto pare, non erano state informate del cambio di rotta.
Polveri, Amagliani
bacchetta i sindaci: «Auto non a norma ferme tre giorni»
di MASSIMILIANO PETRILLI
IL 23 dicem bre la giunta
regionale ha varato la delibera antipolveri, ma nessuno dei
28 Comuni interessati ha sinora deciso come e dove fermare
per tre giorni a settimana (dalle 8.30 alle 13 e dalle 16
alle 18.30) le auto non catalizzate e i diesel non a norma
euro.
Assessore regionale Amagliani, cosa sta succedendo?
«Succede che noi ci siamo assunti le nostre responsabilità
approvando quell’atto deliberativo. Ora spetta ai sindaci
decidere cosa fare».
E se non faranno nulla?
«Se non interverranno i primi cittadini commetteranno un
errore in quanto i dati sull’inquinamento sono sotto gli
occhi di tutti. Le polveri sottili sono state riconosciute
come molto pericolose per la salute, ed i sindaci, come
primi responsabili della salute dei cittadini, bisogna che
facciano qualcosa oltre a riempirsi la bocca di buoni
propositi durante i convegni sulla qualità dell’aria. Noi
abbiamo approvato una delibera in cui facciamo inviti
perentori ai Comuni, adesso è ora che i primi cittadini
facciano la loro parte, anche se sono consapevole che certi
provvedimenti possano risultare impopolari».
I sindaci hanno sottolineato che questa delibera ha di fatto
costituito un’ingerenza sui loro poteri. E’ così?
«In questa polemica non ci voglio entrare. Ho letto ed
ascoltato le interpretazioni più disparate, ma noi, lo
ripeto, con questo atto deliberativo non obblighiamo i
sindaci ma semplicemente rivolgiamo loro un invito
perentorio ad attuare alcune strategie con le quali
riteniamo si potranno abbassare gli sforamenti che abbiamo
registrato nell’ultimo anno». Perché allora i sindaci
parlano di un provvedimento arrivato come un fulmine a ciel
sereno?
«Ma quale fulmine a ciel sereno. Forse qualcuno si è
dimenticato cosa ha firmato un anno fa. E mi riferisco in
particolare a un protocollo d’intesa in cui si indicavano le
azioni da attuare a breve-medio termine per allentare la
morsa delle polveri sottili. Protocollo d’intesa che è stato
di fatto propedeutico alla delibera approvata dalla Giunta
regionale prima di Natale. Protocollo d’intesa sulla base
del quale soltanto il Comune di Pesaro si è mosso con
coerenza. Ma è stata l’unica città a farlo».
Protocollo d’intesa che sarà richiamato nell'incontro
fissato tra Comuni e Regione?.
«Per questo noi abbiamo convocato i sindaci dei 28 Comuni
interessati dalla delibera, ma, se necessario, chiederò
anche al presidente della giunta regionale D’Ambrosio di
intervenire perché venga rispettato quanto stabilito.
Sarebbe un atto in extrema ratio, di fronte a una situazione
preoccupante. Ma allora sì che i sindaci avrebbero abdicato
al loro ruolo. Se è questo che vogliono, lo facciano pure.
Ma non mi sembra questa la strada migliore da intraprendere
per affrontare questa situazione».
Ma la situazione è così allarmante?
«Noi abbiamo preso atto dei dati provenienti dalle
centraline di monitoraggio. E abbiamo varato quell'invito
perentorio. Ora ai sindaci provvedere. E poi ognuno si
assumerà le proprie responsabilità». |
La nave è riparata: ma resta
l’emergenza Pontile
bloccato: stop alle forniture degli impianti. I colossi
dell’area industriale verso la paralisi
di Marco Noce
Porto Torres. Oggi, domani al
più tardi, prenderà il largo: aspirata l’acqua dalla stiva e
turate le falle, la Panam Serena da ieri galleggia da sola.
Restano da tagliare giusto un paio di lamiere sporgenti e
poi il relitto sarà finalmente pronto per essere trainato
lontano dal porto industriale: il via libera del Rina, il
Registro navale italiano, potrebbe arrivare entro stasera.
Ma se il relitto della petroliera saltata in aria a
Capodanno può finalmente andare incontro al suo destino,
resta all’ormeggio un bel mucchio di problemi. Il più
ingombrate è sempre quello del pontile. Il pm Gianni Caria,
titolare dell’inchiesta, ne ha messo sotto sequestro la
porzione centrale, lunga circa duecento metri, andata a
fuoco insieme alla nave. Esigenze investigative: sacrosante,
ma anche contrarie alla necessità di riparare tutto subito
per scongiurare l’interruzione dell’attività del
petrolchimico. Su un piatto della bilancia l’obbligo di
accertare la verità e attribuire le responsabilità
dell’incidente, sull’altro l’angoscia delle quattromila
famiglie la cui sussistenza dipende dalle industrie di Porto
Torres. I responsabili delle due principali aziende
dell’area industriale hanno parlato chiaro, nel corso della
riunione convocata ieri mattina a Sassari dal prefetto
Salvatore Gullotta: l’Evc non è in grado di farsi arrivare
via terra la sua materia prima principale, il dicloretano, e
rischia di non poter onorare le commesse, mentre la Syndial,
che ha già bloccato gli impianti che lavorano fenolo e
derivati, ha in magazzino riserve per altri quindici-venti
giorni. Poi stop. Entrambe le aziende rischiano di finire
fuori mercato. Rientrarci, poi, sarebbe davvero difficile.
Il presidente della Provincia Franco Masala, i sindaci di
Sassari e Porto Torres Nanni Campus e Gilda Usai Cermelli,
le autorità della Capitaneria di porto hanno preso nota. Nel
corso della riunione è stato ipotizzato l’utilizzo, per i
rifornimenti, di una delle tre piattaforme del pontile, la
A, più vicina alla banchina, che pare essere ancora in buono
stato, scavalcando la B (quella andata a fuoco) e la C
(quella in fondo al pontile), procedendo allo stesso tempo
alla loro ricostruzione. Ma c’è ben poco da fare: finché il
titolare dell'inchiesta sul disastro non firmerà il
dissequestro, nessun sopralluogo e nessuna attività di
ripristino della struttura deteriorata può essere messa in
atto. L’inchiesta, intanto, va avanti. Ieri sono arrivate
alcune risposte. L’autopsia ha confermato che Sergeys
Cubajevskis (l’unica vittima accertata della tragedia, visto
che di Jaroslavs Petruhins continua a non esserci traccia) è
morto a causa della deflagrazione. Le analisi del sangue dei
superstiti (il comandante Sergeys Pahomovs e dodici marinai)
hanno invece escluso che gli uomini della Panam Serena
fossero sotto l’effetto dell’alcol al momento
dell’esplosione. Del resto, a bordo della nave le forze
dell’ordine non avevano trovato alcun tipo di alcolico.
Giusto acqua e succhi di frutta, nella sala mensa dove la
tavola ancora imbandita, con piatti e bicchieri ancora mezzo
pieni e qualche sedia rovesciata, racconta di una fuga
precipitosa nel bel mezzo di un sobrio pranzo di Capodanno.
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