RASSEGNA STAMPA 03.01.2004

 

IL MESSAGGERO
Case, verde e cultura. Rinasce Fiumesino

FALCONARA - Contratto di quartiere “Fiumesino Nord”, la Giunta dà l’ok. Che, tradotto, vuol dire più case, più verde, più cultura. Ora non resta che trasmettere tutti gli atti di giunta a Roma, aspettare il placet del ministero per le infrastrutture, quindi i finanziamenti e il progetto di riqualificazione sarà pronto a partire. Nello specifico si tratta di questo. Un lotto di interventi è relativo al recupero edilizio e alla conseguente realizzazione di 13 alloggi di edilizia residenziale pubblica che saranno costruiti con tecnologia sperimentale in modo da garantire le migliori condizioni di abitabilità. I residenti della zona, infatti, devono fare i conti e con la Ss 16 proprio lì nei pressi, e con la Raffineria Api. La tecnologia edilizia consentirà di diminuire i disagi derivanti da questa coabitazione forzata. Oltre a questi lavori, il progetto prevede l’ampliamento del Circolo Arci, la realizzazione di opere di urbanizzazione e di un’area verde attrezzata a ridosso del fiume. Un secondo lotto si riferisce alla ricostruzione del ponte pedonale e ciclabile che ripristinerà il collegamento tra Fiumesino e Rocca Priora. Sarà così ricreata l’unità storica tra le due zone interrottasi proprio col venir meno dell’antico ponte distrutto durante la seconda guerra mondiale. Entro il mese di gennaio sarà firmata la convenzione col ministero per la realizzazione di tutti gli interventi previsti nel contratto di quartiere. La stipula della convenzione sarà la condizione imprescindibile per il trasferimento al Comune di Falconara delle risorse necessarie per l’attuazione dell’intero progetto di riqualificazione di Fiumesino.

Petroliera in fiamme, Porto Torres bloccata

Dopo la morte di due marinai, a rischio i rifornimenti per la Sardegna. Il prefetto: tecnici al lavoro

PORTO TORRES (Sassari) - Lo scalo industriale di Porto Torres resta bloccato a tempo indeterminato e forse solo domenica si potrà avere un'idea di quando il porto potrà essere riaperto al traffico passeggeri e merci che per ora è dirottato su Olbia. È questo uno degli effetti dell'esplosione avvenuta a bordo della nave che trasportava gas «Panama Serena» nella quale sono rimasti uccisi due membri dell'equipaggio. Il blocco dello scalo industriale, dove approdano anche i traghetti passeggeri per l'inagibilità del vecchio molo i cui lavori di sistemazione sono bloccati da anni, rischia di creare anche gravi ripercussioni per tutto il sistema produttivo della Sardegna settentrionale, paralizzando l'afflusso dei rifornimenti sia per usi civili, sia industriali. Durante la riunione del Comitato di crisi presieduto dal prefetto di Sassari, Salvatore Gullotta, è stata evidenziata l'impossibilità di un rapido ripristino dell'oleodotto ex Enichem danneggiato dall'esplosione e dal successivo incendio. Per questo motivo il prefetto ha sollecitato i tecnici a trovare una soluzione che consenta di garantire al più presto i rifornimenti allo stabilimento dell'Agip, che ha una petroliera in rada, ma che non può scaricare. Durante la riunione non è stato possibile quantificare le scorte rimaste per le attività industriali e civili. Gli accertamenti sollecitati dal prefetto di Sassari dovrebbero concludersi entro oggi e il dato definitivo sarà disponibile domani. Un primo sopralluogo effettuato dai tecnici del registro italiano navale (Rina) e da un esperto in dinamiche di trasferimento relitti avrebbe escluso per il momento la possibilità di un traino del relitto, che è fortemente sbandato, e che ha ancora nei serbatoi il carburante per la sua propulsione e altro materiale fortemente inquinante. La causa dell'esplosione, secondo i primi accertamenti, potrebbe essere stato un errore umano.

 
CORRIERE DELLA SERA
A rischio i rifornimenti di carburante

Porto Torres, la gasiera potrebbe affondare con il resto del carico.

PORTO TORRES (Sassari) - La Panam Serena rischia di affondare con il suo carico residuo di benzene e il carburante rimasto nei serbatoi, portando nelle cisterne il corpo di uno dei due marinai uccisi: l’altro è stato trovato nella notte dai sommozzatori, galleggiava orribilmente mutilato nelle acque del porto; Sergejs Cubajevskis, ucraino, 39 anni, indossava ancora la tuta e le protezioni antiesalazioni. Forse aveva individuato qualche problema alla stazione di pompaggio e cercava di intervenire. E’ stato investito dal fuoco e scaraventato in mare dall’onda d’urto dello scoppio. La petroliera, ancora scossa da piccole esplosioni, è ormai semiaffondata. Si è adagiata di poppa sui fondali dello scalo della zona industriale di Porto Torres ed è sempre più inclinata sulla destra: potrebbe capovolgersi. E il pericolo di nuovi incendi incombe: ieri sera una grande fiammata si è sprigionata dalle condutture dell’oleodotto accanto alla Panam Serena, che è gravemente danneggiato e rimarrà fuori uso per settimane. Il porto è stato chiuso: «Non possiamo far altro - ha affermato Antonio Camboni, comandante delle capitanerie della Sardegna - almeno fino a che non saremo in grado di consentire l’operatività in condizioni di sicurezza». Dunque traghetti dirottati su Olbia, con disagi per i passeggeri in partenza e in arrivo da Genova, e blocco dei rifornimenti per gli stabilimenti petrolchimici e per i depositi di carburante costieri, che garantiscono gasolio per trasporto e riscaldamento a metà della Sardegna. I depositi hanno carburante per 4/5 giorni, la petroliera Agip Palermo, che stava per scaricare 13 mila tonnellate di gasolio e 3 mila di benzina, era all’ormeggio a poche decine di metri dalla Panam Serena; si è allontanata subito dalla banchina. Ferme in rada anche altre navi gasiere e chimichiere che non possono scaricare, rischia il blocco anche la produzione del petrolchimico. E’ difficile che possa decidere la riapertura, anche provvisoria, dello scalo. «Prima dobbiamo compiere ispezioni sulla petroliera - conferma Camboni - e per farlo attendiamo che i vigili del fuoco completino le operazioni di spegnimento e si riduca la temperatura sul ponte e nelle cisterne». Si potrà salire a bordo non prima di una settimana. Il problema è che fare con la petroliera: da Roma il responsabile della protezione civile, prefetto Bertolaso, ha inviato un tecnico esperto nella rimozione di relitti. Se la Panam Serena affonda, sarà anche emergenza inquinamento, che si aggiunge all’allarme per la nube nera che per ore ha avvolto soprattutto Porto Torres e che soltanto all’alba è stata sospinta altrove dal maestrale. La Asl ha assicurato che le centraline non hanno segnalato «significative alterazioni» nei valori dell’aria a Sassari e nei centri vicini. Nulla si sa per Porto Torres, dove dagli Anni ’80 un’impennata nei casi di tumori è stata messa in relazione all’inquinamento atmosferico provocato dall’industria petrolchimica: le centraline sono in grado di rilevare i gas di scarico delle auto e altri prodotti chimici, ma non il benzene né le sostanze combuste ad alto rischio, come la diossina. Il sostituto procuratore Gianni Caria ha aperto un fascicolo contro ignoti per duplice omicidio colposo e disastro colposo. Nessun ubriaco fra gli uomini dell’equipaggio. E’ stato lo stesso comandante, dopo le indiscrezioni su un «festino» con abbondante vodka nella notte di Capodanno, a chiedere un esame tossicologico, negativo.

 
LA STAMPA
Allarme ambientale a Porto Torres

«Disastro se la petroliera affonda: 300 tonnellate di combustibile tossico»

Recuperato il corpo di uno dei due marinai dispersi

PORTO TORRES. La «Panam Serena», nera e devastata dalle esplosioni, oscilla lentamente nelle acque del porto. Se ne sta lì, accanto alla banchina, piegata su un fianco come una fiera abbattuta da una fucilata. Un animale che prima di andarsene ha tirato l’ultima zampata di morte: ieri mattina, è stato trovato il cadavere di uno dei due dispersi è stato trovato in mare. Per l’altro, purtroppo, potrebbe essere soltanto questione di ore. Le fiamme scoppiate giovedì mattina nella stazione di pompaggio hanno divorato buona parte della carcassa, e ora il pericolo è quello di una catastrofe ambientale. Se la nave dovesse sprofondare (una parte è già adagiata sul fondo) liberando in acqua il suo carico di veleni sarebbe un disastro. La «Panam» trasportava combustibili altamente tossici, e il rischio è serio, serissimo. E’ stato confermato ieri mattina in un vertice alla Prefettura di Sassari, lo sostengono con forza Wwf e Legambiente. Se ne parla anche sulle banchine del porto, spazzate dal vento che ha diradato la nuvola di fumo acre che si era alzato dalla nave, anche dopo che il vigili del Fuoco erano riusciti a spegnere l’incendio, dopo un giorno intero di lavoro agli idranti. La nave, 6500 tonnellate e bandiera di Nassau, non può essere trainata: troppo carburante a bordo, troppo fragile lo scafo seriamente minato dalle esplosioni. Per ora è stato creato uno sbarramento galleggiante attorno al relitto, e a Porto Torres sta arrivando il «Mascalzone atlantico», un rimorchiatore della flotta Onorato specializzato proprio in operazioni di bonifica. I tecnici stanno studiando il modo migliore per disinnescare la potenziale bomba ecologica. Se la «Panama Serena» affondasse «il danno ambientale sarebbe incalcolabile», avverte il responsabile scientifico di Legambiente Lucia Ventri: «Se cola a picco con tutto il gasolio e il benzene rimasti, oltre trecento tonnellate, sarà davvero difficile contenere le conseguenze negative per l’ambiente marino - accusa - E’ assurdo che in un’area industriale come questa non ci sia un sistema a tenuta di cui sono dotati persino i distributori di benzina su strada». L’equipaggio della «Panam Serena», intanto, piange la prima vittima: l’ucraino Sergei Cubajeuskis, quarant’anni anni. E’ancora disperso invece Jaroslaus Petruis, 24, lettone.

 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Spento l'incendio della nave gasiera

Recuperato il corpo di una delle vittime. Porto Torres, timori di inquinamento

PORTO TORRES (SASSARI) Lo scalo industriale di Porto Torres resta bloccato a tempo indeterminato e forse solo domenica si potrà avere un'idea di quando il porto potrà essere riaperto al traffico passeggeri e merci che per ora è dirottato su Olbia. E' questo uno degli effetti dell'esplosione avvenuta giovedì a bordo della nave gasiera «Panama Serena» nella quale sono rimasti uccisi due membri dell'equipaggio: uno dei cadaveri è stato recuperato. L'incendio è stato spento ma la nave è ora adagiata sul fondale. Gli aspetti più gravi della vicenda, però, secondo le denunce delle associazioni ambientaliste e del deputato della Margherita Carla Rocchi, potrebbero riguardare i rischi per la salute della popolazione e dell' ecosistema. «Chiedo al Governo di conoscere quali siano - ha scritto Carla Rocchi in una interrogazione al ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli - gli organismi di controllo ed i mezzi impegnati, ma soprattutto quali siano i sistemi di analisi adottati nel monitoraggio del livello di inquinamento. Sappiamo, infatti, che il benzene non solo è altamente inquinante, ma soprattutto uno degli elementi più cancerogeni». Il blocco dello scalo industriale di Porto Torres, dove approdavano anche i traghetti passeggeri per l' inagibilità del vecchio scalo dove i lavori di sistemazione sono bloccati da anni rischia di creare anche gravi ripercussioni per tutto il sistema produttivo, bloccando l'afflusso dei rifornimenti sia per usi civili, sia industriali. Durante la riunione del Comitato di crisi presieduto dal prefetto di Sassari, Salvatore Gullotta, e alla quale ha partecipato anche il presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Italo Masala, è stata evidenziata l'impossibilità di un rapido ripristino dell' oleodotto ex Enichem danneggiato dall'esplosione e dal successivo incendio. Per questo motivo il prefetto ha sollecitato i tecnici a trovare una soluzione che consenta di garantire al più presto i rifornimenti allo stabilimento dell' Agip, una cui petroliera è in rada ma non può scaricare, e poi alle altre realtà industriali della zona. Durante la riunione non è stato possibile quantificare le scorte rimaste per le attività industriali e civili. Un primo sopralluogo effettuato dai tecnici del registro italiano navale (Rina) e da un esperto in dinamiche di trasferimento relitti avrebbe escluso per il momento la possibilità di un traino del relitto che è fortemente sbandato e ha ancora nei serbatoi il carburante per la sua propulsione e altro materiale fortemente inquinante. La causa dell'esplosione, secondo i primi accertamenti, potrebbe essere stato un errore umano. La gasiera, infatti, era di recentissima costruzione e tutti gli apparati di bordo avevano superato i controlli efettuati dalle autorità portuali.

 
LIBERAZIONE
Porto Torres, dopo il rogo le polemiche. Petroliere e traghetti un mix impossibile

Poteva essere una strage. Trovato il corpo di uno dei due marittimi dispersi. Pericolo benzene

di Sabrina Deligia

Poteva essere una strage. Potrebbe essere un disastro. Il giorno dopo il tragico rogo della nave gasiera Panam Serena, costato la vita a due marittimi, il bilancio è pesante. Della nave esplosa venerdì a mezzogiorno, mentre scaricava seimila tonnellate di benzene nello scalo industriale, è rimasto uno scheletro nero, con la poppa adagiata sul fondo. Adesso il timore per un disastro ambientale riguarda proprio l'affondamento del relitto battente bandiera delle Bahamas (attualmente solo sul 6 per cento di tutte le petroliere europee sventola una bandiera di un paese dell'Unione. Il resto ricorre alla bandiera di convenienza che significa anche standard di sicurezza inesistenti e salari più bassi per il personale. E pensare che l'Europa riceve dal mare il 90 per cento del suo petrolio). L'incendio sulla nave è praticamente domato ma restano ancora accesi focolai all'interno del canale utilizzato per lo scarico del benzene. Ed è stato ritrovato il corpo di Sergei Cubajeuskis, il marinaio ucraino quarantenne che era di servizio alla stazione di pompaggio quando si è verificata l'esplosione. Si cerca ancora il cadavere dell'altro disperso, il lettone Jaroslaus Petruhis, di 24 anni. Finito l'allarme è il momento delle polemiche. Trapela che altri due marittimi sono rimasti feriti e sarebbero stati ubriachi quando è avvenuta l'esplosione, una eventualità che fa venire molti dubbi sulle condizioni in cui vengono eseguite operazioni pericolose come lo scarico di sostanze altamente infiammabili. Ma non solo: la Panam Serena si trovava ad appena trecento metri da due navi passeggeri, che erano arrivate in porto da qualche ora e che, per fortuna, avevano completato le operazioni di sbarco. Così è a Porto Torres. Il porto industriale infatti, dove arrivano le navi cisterna che riforniscono lo stabilimento Syndial, ex Enichem, serve anche da scalo passeggeri, perché la banchina in città è vecchia, per i lavori di rinnovamento ci sono già i fondi, ma manca l'appalto. In estate a Porto Torres arrivano circa diecimila persone al giorno, dirette alle località turistiche della costa Nord occidentale, Stintino, Alghero, Castelsardo le più note: cosa sarebbe accaduto se invece che il primo gennaio fosse stato Ferragosto? «L'emergenza di queste ore deve spingere l'acceleratore dei lavori pubblici: i ritardi burocratici nella sistemazione del vecchio scalo passeggeri vanno azzerati - denuncia Gilda Usai Cermelli, sindaco di Porto Torres -. Il governo ha stanziato 13 miliardi di lire già diversi anni fa. Purtroppo le opere di riassetto non sono mai potute cominciare perché la gara d'appalto non è mai stata bandita».

L'esplosione della petroliera Panam Serena è solo l'ultima di una lunga serie di disastri navali.

L'esplosione della petroliera Panam Serena è solo l'ultima di una lunga serie di disastri navali. 1979: Trinidad e Tobago - Collisione tra le navi liberiane Atlantic Express a Aegean Captain. In mare finiscono 272.000 tonnellate di greggio. 1983: Sudafrica - Per un incendio sulla nave spagnola Castillo del Beliver finiscono in mare oltre 227.000 tonnellate di petrolio. 1989: Usa - Nel golfo dell'Alaska la Exxon Valdez si arena e 40.000 tonnellate di greggio forniscono in mare contaminando 1.600 km di costa. 1991: Italia - A largo della Liguria si incendia ed affonda la nave cipriota Haven si riversano in mare 144.000 tonnellate di petrolio. Muoiono 5 persone. 1999: Francia - La petroliera maltese Erika si spacca in due al largo di Brest in Bretagna; su 450 km di coste finiscono 20.000 tonnellate di petrolio. 2001: Isole Galapagos - La petroliera ecuadoregna Jessica si arena e semiaffonda davanti all'isola di San Cristobal, una delle pochissime oasi naturali del mondo. In mare finiscono 175.000 galloni di carburante. 2002: Spagna - Al largo della Galizia si apre una falla nella superpetroliera Prestige che ha un carico di 76.000 tonnellate di olio combustibile, 295 km di costa inquinati dalla marea nera.

 
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