IL MESSAGGERO |
Case, verde e cultura.
Rinasce Fiumesino
FALCONARA - Contratto di
quartiere “Fiumesino Nord”, la Giunta dà l’ok. Che,
tradotto, vuol dire più case, più verde, più cultura. Ora
non resta che trasmettere tutti gli atti di giunta a Roma,
aspettare il placet del ministero per le infrastrutture,
quindi i finanziamenti e il progetto di riqualificazione
sarà pronto a partire. Nello specifico si tratta di questo.
Un lotto di interventi è relativo al recupero edilizio e
alla conseguente realizzazione di 13 alloggi di edilizia
residenziale pubblica che saranno costruiti con tecnologia
sperimentale in modo da garantire le migliori condizioni di
abitabilità. I residenti della zona, infatti, devono fare i
conti e con la Ss 16 proprio lì nei pressi, e con la
Raffineria Api. La tecnologia edilizia consentirà di
diminuire i disagi derivanti da questa coabitazione forzata.
Oltre a questi lavori, il progetto prevede l’ampliamento del
Circolo Arci, la realizzazione di opere di urbanizzazione e
di un’area verde attrezzata a ridosso del fiume. Un secondo
lotto si riferisce alla ricostruzione del ponte pedonale e
ciclabile che ripristinerà il collegamento tra Fiumesino e
Rocca Priora. Sarà così ricreata l’unità storica tra le due
zone interrottasi proprio col venir meno dell’antico ponte
distrutto durante la seconda guerra mondiale. Entro il mese
di gennaio sarà firmata la convenzione col ministero per la
realizzazione di tutti gli interventi previsti nel contratto
di quartiere. La stipula della convenzione sarà la
condizione imprescindibile per il trasferimento al Comune di
Falconara delle risorse necessarie per l’attuazione
dell’intero progetto di riqualificazione di Fiumesino.
Petroliera in fiamme,
Porto Torres bloccata
Dopo la morte di due marinai,
a rischio i rifornimenti per la Sardegna. Il prefetto:
tecnici al lavoro
PORTO TORRES (Sassari) - Lo
scalo industriale di Porto Torres resta bloccato a tempo
indeterminato e forse solo domenica si potrà avere un'idea
di quando il porto potrà essere riaperto al traffico
passeggeri e merci che per ora è dirottato su Olbia. È
questo uno degli effetti dell'esplosione avvenuta a bordo
della nave che trasportava gas «Panama Serena» nella quale
sono rimasti uccisi due membri dell'equipaggio. Il blocco
dello scalo industriale, dove approdano anche i traghetti
passeggeri per l'inagibilità del vecchio molo i cui lavori
di sistemazione sono bloccati da anni, rischia di creare
anche gravi ripercussioni per tutto il sistema produttivo
della Sardegna settentrionale, paralizzando l'afflusso dei
rifornimenti sia per usi civili, sia industriali. Durante la
riunione del Comitato di crisi presieduto dal prefetto di
Sassari, Salvatore Gullotta, è stata evidenziata
l'impossibilità di un rapido ripristino dell'oleodotto ex
Enichem danneggiato dall'esplosione e dal successivo
incendio. Per questo motivo il prefetto ha sollecitato i
tecnici a trovare una soluzione che consenta di garantire al
più presto i rifornimenti allo stabilimento dell'Agip, che
ha una petroliera in rada, ma che non può scaricare. Durante
la riunione non è stato possibile quantificare le scorte
rimaste per le attività industriali e civili. Gli
accertamenti sollecitati dal prefetto di Sassari dovrebbero
concludersi entro oggi e il dato definitivo sarà disponibile
domani. Un primo sopralluogo effettuato dai tecnici del
registro italiano navale (Rina) e da un esperto in dinamiche
di trasferimento relitti avrebbe escluso per il momento la
possibilità di un traino del relitto, che è fortemente
sbandato, e che ha ancora nei serbatoi il carburante per la
sua propulsione e altro materiale fortemente inquinante. La
causa dell'esplosione, secondo i primi accertamenti,
potrebbe essere stato un errore umano. |
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CORRIERE DELLA SERA |
A rischio i rifornimenti di
carburante
Porto Torres, la gasiera
potrebbe affondare con il resto del carico.
PORTO TORRES (Sassari) - La
Panam Serena rischia di affondare con il suo carico residuo
di benzene e il carburante rimasto nei serbatoi, portando
nelle cisterne il corpo di uno dei due marinai uccisi:
l’altro è stato trovato nella notte dai sommozzatori,
galleggiava orribilmente mutilato nelle acque del porto;
Sergejs Cubajevskis, ucraino, 39 anni, indossava ancora la
tuta e le protezioni antiesalazioni. Forse aveva individuato
qualche problema alla stazione di pompaggio e cercava di
intervenire. E’ stato investito dal fuoco e scaraventato in
mare dall’onda d’urto dello scoppio. La petroliera, ancora
scossa da piccole esplosioni, è ormai semiaffondata. Si è
adagiata di poppa sui fondali dello scalo della zona
industriale di Porto Torres ed è sempre più inclinata sulla
destra: potrebbe capovolgersi. E il pericolo di nuovi
incendi incombe: ieri sera una grande fiammata si è
sprigionata dalle condutture dell’oleodotto accanto alla
Panam Serena, che è gravemente danneggiato e rimarrà fuori
uso per settimane. Il porto è stato chiuso: «Non possiamo
far altro - ha affermato Antonio Camboni, comandante delle
capitanerie della Sardegna - almeno fino a che non saremo in
grado di consentire l’operatività in condizioni di
sicurezza». Dunque traghetti dirottati su Olbia, con disagi
per i passeggeri in partenza e in arrivo da Genova, e blocco
dei rifornimenti per gli stabilimenti petrolchimici e per i
depositi di carburante costieri, che garantiscono gasolio
per trasporto e riscaldamento a metà della Sardegna. I
depositi hanno carburante per 4/5 giorni, la petroliera Agip
Palermo, che stava per scaricare 13 mila tonnellate di
gasolio e 3 mila di benzina, era all’ormeggio a poche decine
di metri dalla Panam Serena; si è allontanata subito dalla
banchina. Ferme in rada anche altre navi gasiere e
chimichiere che non possono scaricare, rischia il blocco
anche la produzione del petrolchimico. E’ difficile che
possa decidere la riapertura, anche provvisoria, dello
scalo. «Prima dobbiamo compiere ispezioni sulla petroliera -
conferma Camboni - e per farlo attendiamo che i vigili del
fuoco completino le operazioni di spegnimento e si riduca la
temperatura sul ponte e nelle cisterne». Si potrà salire a
bordo non prima di una settimana. Il problema è che fare con
la petroliera: da Roma il responsabile della protezione
civile, prefetto Bertolaso, ha inviato un tecnico esperto
nella rimozione di relitti. Se la Panam Serena affonda, sarà
anche emergenza inquinamento, che si aggiunge all’allarme
per la nube nera che per ore ha avvolto soprattutto Porto
Torres e che soltanto all’alba è stata sospinta altrove dal
maestrale. La Asl ha assicurato che le centraline non hanno
segnalato «significative alterazioni» nei valori dell’aria a
Sassari e nei centri vicini. Nulla si sa per Porto Torres,
dove dagli Anni ’80 un’impennata nei casi di tumori è stata
messa in relazione all’inquinamento atmosferico provocato
dall’industria petrolchimica: le centraline sono in grado di
rilevare i gas di scarico delle auto e altri prodotti
chimici, ma non il benzene né le sostanze combuste ad alto
rischio, come la diossina. Il sostituto procuratore Gianni
Caria ha aperto un fascicolo contro ignoti per duplice
omicidio colposo e disastro colposo. Nessun ubriaco fra gli
uomini dell’equipaggio. E’ stato lo stesso comandante, dopo
le indiscrezioni su un «festino» con abbondante vodka nella
notte di Capodanno, a chiedere un esame tossicologico,
negativo. |
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LA STAMPA |
Allarme ambientale a Porto
Torres
«Disastro se la petroliera
affonda: 300 tonnellate di combustibile tossico»
Recuperato il corpo di uno
dei due marinai dispersi
PORTO TORRES. La «Panam
Serena», nera e devastata dalle esplosioni, oscilla
lentamente nelle acque del porto. Se ne sta lì, accanto alla
banchina, piegata su un fianco come una fiera abbattuta da
una fucilata. Un animale che prima di andarsene ha tirato
l’ultima zampata di morte: ieri mattina, è stato trovato il
cadavere di uno dei due dispersi è stato trovato in mare.
Per l’altro, purtroppo, potrebbe essere soltanto questione
di ore. Le fiamme scoppiate giovedì mattina nella stazione
di pompaggio hanno divorato buona parte della carcassa, e
ora il pericolo è quello di una catastrofe ambientale. Se la
nave dovesse sprofondare (una parte è già adagiata sul
fondo) liberando in acqua il suo carico di veleni sarebbe un
disastro. La «Panam» trasportava combustibili altamente
tossici, e il rischio è serio, serissimo. E’ stato
confermato ieri mattina in un vertice alla Prefettura di
Sassari, lo sostengono con forza Wwf e Legambiente. Se ne
parla anche sulle banchine del porto, spazzate dal vento che
ha diradato la nuvola di fumo acre che si era alzato dalla
nave, anche dopo che il vigili del Fuoco erano riusciti a
spegnere l’incendio, dopo un giorno intero di lavoro agli
idranti. La nave, 6500 tonnellate e bandiera di Nassau, non
può essere trainata: troppo carburante a bordo, troppo
fragile lo scafo seriamente minato dalle esplosioni. Per ora
è stato creato uno sbarramento galleggiante attorno al
relitto, e a Porto Torres sta arrivando il «Mascalzone
atlantico», un rimorchiatore della flotta Onorato
specializzato proprio in operazioni di bonifica. I tecnici
stanno studiando il modo migliore per disinnescare la
potenziale bomba ecologica. Se la «Panama Serena» affondasse
«il danno ambientale sarebbe incalcolabile», avverte il
responsabile scientifico di Legambiente Lucia Ventri: «Se
cola a picco con tutto il gasolio e il benzene rimasti,
oltre trecento tonnellate, sarà davvero difficile contenere
le conseguenze negative per l’ambiente marino - accusa - E’
assurdo che in un’area industriale come questa non ci sia un
sistema a tenuta di cui sono dotati persino i distributori
di benzina su strada». L’equipaggio della «Panam Serena»,
intanto, piange la prima vittima: l’ucraino Sergei
Cubajeuskis, quarant’anni anni. E’ancora disperso invece
Jaroslaus Petruis, 24, lettone. |
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LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |
Spento l'incendio della nave
gasiera
Recuperato il corpo di una
delle vittime. Porto Torres, timori di inquinamento
PORTO TORRES (SASSARI) Lo
scalo industriale di Porto Torres resta bloccato a tempo
indeterminato e forse solo domenica si potrà avere un'idea
di quando il porto potrà essere riaperto al traffico
passeggeri e merci che per ora è dirottato su Olbia. E'
questo uno degli effetti dell'esplosione avvenuta giovedì a
bordo della nave gasiera «Panama Serena» nella quale sono
rimasti uccisi due membri dell'equipaggio: uno dei cadaveri
è stato recuperato. L'incendio è stato spento ma la nave è
ora adagiata sul fondale. Gli aspetti più gravi della
vicenda, però, secondo le denunce delle associazioni
ambientaliste e del deputato della Margherita Carla Rocchi,
potrebbero riguardare i rischi per la salute della
popolazione e dell' ecosistema. «Chiedo al Governo di
conoscere quali siano - ha scritto Carla Rocchi in una
interrogazione al ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli -
gli organismi di controllo ed i mezzi impegnati, ma
soprattutto quali siano i sistemi di analisi adottati nel
monitoraggio del livello di inquinamento. Sappiamo, infatti,
che il benzene non solo è altamente inquinante, ma
soprattutto uno degli elementi più cancerogeni». Il blocco
dello scalo industriale di Porto Torres, dove approdavano
anche i traghetti passeggeri per l' inagibilità del vecchio
scalo dove i lavori di sistemazione sono bloccati da anni
rischia di creare anche gravi ripercussioni per tutto il
sistema produttivo, bloccando l'afflusso dei rifornimenti
sia per usi civili, sia industriali. Durante la riunione del
Comitato di crisi presieduto dal prefetto di Sassari,
Salvatore Gullotta, e alla quale ha partecipato anche il
presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Italo
Masala, è stata evidenziata l'impossibilità di un rapido
ripristino dell' oleodotto ex Enichem danneggiato
dall'esplosione e dal successivo incendio. Per questo motivo
il prefetto ha sollecitato i tecnici a trovare una soluzione
che consenta di garantire al più presto i rifornimenti allo
stabilimento dell' Agip, una cui petroliera è in rada ma non
può scaricare, e poi alle altre realtà industriali della
zona. Durante la riunione non è stato possibile quantificare
le scorte rimaste per le attività industriali e civili. Un
primo sopralluogo effettuato dai tecnici del registro
italiano navale (Rina) e da un esperto in dinamiche di
trasferimento relitti avrebbe escluso per il momento la
possibilità di un traino del relitto che è fortemente
sbandato e ha ancora nei serbatoi il carburante per la sua
propulsione e altro materiale fortemente inquinante. La
causa dell'esplosione, secondo i primi accertamenti,
potrebbe essere stato un errore umano. La gasiera, infatti,
era di recentissima costruzione e tutti gli apparati di
bordo avevano superato i controlli efettuati dalle autorità
portuali. |
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LIBERAZIONE |
Porto Torres, dopo il rogo le
polemiche. Petroliere e traghetti un mix impossibile
Poteva essere una strage.
Trovato il corpo di uno dei due marittimi dispersi. Pericolo
benzene
di Sabrina Deligia
Poteva essere una strage.
Potrebbe essere un disastro. Il giorno dopo il tragico rogo
della nave gasiera Panam Serena, costato la vita a due
marittimi, il bilancio è pesante. Della nave esplosa venerdì
a mezzogiorno, mentre scaricava seimila tonnellate di
benzene nello scalo industriale, è rimasto uno scheletro
nero, con la poppa adagiata sul fondo. Adesso il timore per
un disastro ambientale riguarda proprio l'affondamento del
relitto battente bandiera delle Bahamas (attualmente solo
sul 6 per cento di tutte le petroliere europee sventola una
bandiera di un paese dell'Unione. Il resto ricorre alla
bandiera di convenienza che significa anche standard di
sicurezza inesistenti e salari più bassi per il personale. E
pensare che l'Europa riceve dal mare il 90 per cento del suo
petrolio). L'incendio sulla nave è praticamente domato ma
restano ancora accesi focolai all'interno del canale
utilizzato per lo scarico del benzene. Ed è stato ritrovato
il corpo di Sergei Cubajeuskis, il marinaio ucraino
quarantenne che era di servizio alla stazione di pompaggio
quando si è verificata l'esplosione. Si cerca ancora il
cadavere dell'altro disperso, il lettone Jaroslaus Petruhis,
di 24 anni. Finito l'allarme è il momento delle polemiche.
Trapela che altri due marittimi sono rimasti feriti e
sarebbero stati ubriachi quando è avvenuta l'esplosione, una
eventualità che fa venire molti dubbi sulle condizioni in
cui vengono eseguite operazioni pericolose come lo scarico
di sostanze altamente infiammabili. Ma non solo: la Panam
Serena si trovava ad appena trecento metri da due navi
passeggeri, che erano arrivate in porto da qualche ora e
che, per fortuna, avevano completato le operazioni di
sbarco. Così è a Porto Torres. Il porto industriale infatti,
dove arrivano le navi cisterna che riforniscono lo
stabilimento Syndial, ex Enichem, serve anche da scalo
passeggeri, perché la banchina in città è vecchia, per i
lavori di rinnovamento ci sono già i fondi, ma manca
l'appalto. In estate a Porto Torres arrivano circa diecimila
persone al giorno, dirette alle località turistiche della
costa Nord occidentale, Stintino, Alghero, Castelsardo le
più note: cosa sarebbe accaduto se invece che il primo
gennaio fosse stato Ferragosto? «L'emergenza di queste ore
deve spingere l'acceleratore dei lavori pubblici: i ritardi
burocratici nella sistemazione del vecchio scalo passeggeri
vanno azzerati - denuncia Gilda Usai Cermelli, sindaco di
Porto Torres -. Il governo ha stanziato 13 miliardi di lire
già diversi anni fa. Purtroppo le opere di riassetto non
sono mai potute cominciare perché la gara d'appalto non è
mai stata bandita».
L'esplosione della
petroliera Panam Serena è solo l'ultima di una lunga serie
di disastri navali.
L'esplosione della petroliera
Panam Serena è solo l'ultima di una lunga serie di disastri
navali. 1979: Trinidad e Tobago - Collisione tra le navi
liberiane Atlantic Express a Aegean Captain. In mare
finiscono 272.000 tonnellate di greggio. 1983: Sudafrica -
Per un incendio sulla nave spagnola Castillo del Beliver
finiscono in mare oltre 227.000 tonnellate di petrolio.
1989: Usa - Nel golfo dell'Alaska la Exxon Valdez si arena e
40.000 tonnellate di greggio forniscono in mare contaminando
1.600 km di costa. 1991: Italia - A largo della Liguria si
incendia ed affonda la nave cipriota Haven si riversano in
mare 144.000 tonnellate di petrolio. Muoiono 5 persone.
1999: Francia - La petroliera maltese Erika si spacca in due
al largo di Brest in Bretagna; su 450 km di coste finiscono
20.000 tonnellate di petrolio. 2001: Isole Galapagos - La
petroliera ecuadoregna Jessica si arena e semiaffonda
davanti all'isola di San Cristobal, una delle pochissime
oasi naturali del mondo. In mare finiscono 175.000 galloni
di carburante. 2002: Spagna - Al largo della Galizia si apre
una falla nella superpetroliera Prestige che ha un carico di
76.000 tonnellate di olio combustibile, 295 km di costa
inquinati dalla marea nera. |
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