Aree ad alto rischio Regione,
la legge passa in Giunta.
Amagliani: «E’ un atto
dovuto»
«Finalmente si potrà partire
con azioni concrete e dare efficacia alla dichiarazione n.305
del 2000 di area a elevato rischio ambientale della zona
Ancona-Falconara e basso Esino». L'assessore regionale
all'ambiente Marco Amagliani ha commentato positivamente
l'approvazione da parte della Giunta del disegno di legge
“Disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi
ambientale”. Per Amagliani la legge è «un atto dovuto, oltre
che un quadro organico di riferimento per dare sistematicità
agli studi di fattibilità al protocollo di intesa con la
Raffineria Api». Lo scopo della legge è formulare
compiutamente una disciplina generale per l'individuazione
di aree ad alto rischio. Il Piano di Risanamento sarà lo
strumento di programmazione e gestione sovraordinata del
territorio finalizzato, in un arco temporale delimitato
(massimo dieci anni), ad attivare azioni concrete, anche
eccezionali, di risanamento recupero e riqualificazione.
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Dissequestrati altri 8
serbatoi provvedimento del gip.
Oggi arriva un'altra nave per
caricare greggio da lavorare in altre regioni
di M.C.G.
«La Raffineria continuerà a
lavorare se i vertici aziendali vogliono investire. Stiamo
lavorando per contemperare tutte le esigenze, quelle del
lavoro ma anche quelle dell'ambiente perché vogliamo il bene
economico e la salute della città. Sono fiducioso in una
soluzione dell'attuale vicenda che vede la Raffineria ferma.
Non credo che si possa parlare di raffineria che chiude. E'
un buon affare ed è ad alta redditività»: così ieri mattina
il prefetto di Caltanissetta Vincenzo Santoro. Sul riavvio
degli impianti non sembra che ci possano essere margini per
centrare l'obiettivo di qui alla fine dell'anno. Ieri si è
arrivati a quota 25 serbatoi dissequestrati. Sedici due
settimane fa, uno sferoidale due giorni fa ed ieri il
giudice per le indagini preliminari del Tribunale Lirio
Conti, in sintonia con il parere della Procura, ha disposto
la consegna all'Azienda di otto su dieci serbatoi ritenuti
privi di perdite dalla Raffineria. Il nono serbatoio però
pare che abbia perdite, sul decimo c'erano incertezze. Per
altri dieci serbatoi la Raffineria ha ottenuto dal Gip
l'autorizzazione a completare le manutenzioni. Ma anche così
non si arriva al numero sufficiente di contenitori per poter
rimettere in marcia anche al minimo il sistema di
raffinazione. Perciò ci saranno le luci spente a Natale alla
Raffineria. Si spera che aggiungendo un anello all'altro
nella catena dei serbatoi dissequestrati, pian piano si
riuscirà ad averne disponibili tanto quanto basta per
riprendere l'attività. I tempi tecnici non sono sopportabili
né dagli impianti, né dai lavoratori. Ieri pomeriggio c'è
stata una riunione tra la Fulc ed i Quadri per decidere
quali iniziative attuare per fronteggiare la situazione.
Oggi (e non il 23 dicembre come si ipotizzava) arriverà una
nuova nave per caricare il greggio e portarlo in altri siti.
Tra i lavoratori si è fatta strada l'idea di bloccare le
operazioni di trasbordo del prodotto. Oggi invece si
svolgerà l'incontro tra l'Azienda e l'esecutivo per un
accordo sul personale del diretto. L'Azienda proporrà le
ferie forzate, primo passo per la cassa integrazione. Almeno
così si dice. E non è certo che l'esecutivo accetterà questa
ipotesi. La protesta continua a montare tra i marittimi
aderenti all'Ugl. E'la categoria più arrabbiata perché non
ha stipendio da due mesi. Dopo il volantinaggio, i sit in, i
lavoratori con il direttivo dell'Ugl hanno deciso di recarsi
tutti al palazzo municipale a chiedere un incontro con il
sindaco ed il presidente del consiglio per esporre a tutte
le forze politiche la situazione dello stabilimento che
rischia di trascinarsi a lungo ed attivarsi per risolverlo.
Ieri sera c'è stata una riunione con i capigruppo
consiliari. A fare volantinaggio ieri è stata anche Italia
nostra che ha distribuito il volantino dal titolo «Basta con
i ricatti». Italia nostra se la prende con il sindaco, il
presidente della provincia, i sindacati, accusati di falsa
sensibilità sull'ambiente, di strumentalizzare la vicenda
del sequestro dei serbatoi, di istigare la gente alla
protesta. Ed invece grazie all'operato legittimo della
magistratura arriveranno i soldi del risanamento che
incrementeranno l'occupazione.
«Se noi non lavoriamo dove
finiscono i reflui?»
denuncia degli «smaltitori»
di olii
di A. S.
Denunce e richieste arrivano
dai dipendenti delle imprese che esercitano attività di
raccolta delle acque oleose sentina, reflue, morchia e
similari nella rada di Augusta. Il loro lavoro è stato
sospeso e successivamente del tutto arrestato. In una
lettera inoltrata al prefetto, ai comandanti dei
dipartimenti marittimi di Augusta e Siracusa, al presidente
dell'Autorità Portuale, al sindaco e per conoscenza al
procuratore della repubblica, al questore al presidente
della Provincia e all'assessore regionale all'industria,
chiedono un immediato e risolutivo intervento che determini
la ripresa del naturale svolgimento del servizio.
«Sollecitiamo l'Autorità Portuale - si legge nella missiva -
a rivedere la propria immobile posizione, invitandola a
voler sentire il parere preventivo quanto urgente della
Procura della repubblica di Siracusa». Diversi lavoratori
sono in cassa integrazione ormai da parecchi mesi, altri,
addirittura sospesi a zero ore, hanno perso l'unico reddito
posseduto. «Il nostro lavoro è stato interrotto da un non
identificato decreto legge - dichiarano - durante la sua
gestione il commissario dell'Autorità Portuale Virgilio
Muriana non ha voluto occuparsi del problema, mentre una
lettera del Ministero dell'Ambiente del 2 settembre scorso,
precisava e definiva i criteri per la nuova classificazione
e autorizzazione, dando pieni poteri all'autorità marittima
preposta. Da quando è avvenuta la sospensione i comandanti
delle navi in arrivo o in partenza hanno richiesto il
servizio di svuotamento delle acque di sentina a bordo.
L'attuale situazione assume aspetti inquietante per le navi
ripartite nel porto, che non possono scaricare i rifiuti, le
acque sentine, reflue e le morchie che giacciono all'interno
delle cisterne, insieme con le acque di lavaggio. Presumiamo
che i liquidi oleosi delle navi in transito nel porto
megarese, siano stati scaricati in mare o conferiti in
raffineria in ogni caso in maniera illecita».
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