RASSEGNA STAMPA 19.12.2003

 

IL MESSAGGERO
Aree ad alto rischio Regione, la legge passa in Giunta.

Amagliani: «E’ un atto dovuto»

«Finalmente si potrà partire con azioni concrete e dare efficacia alla dichiarazione n.305 del 2000 di area a elevato rischio ambientale della zona Ancona-Falconara e basso Esino». L'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani ha commentato positivamente l'approvazione da parte della Giunta del disegno di legge “Disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale”. Per Amagliani la legge è «un atto dovuto, oltre che un quadro organico di riferimento per dare sistematicità agli studi di fattibilità al protocollo di intesa con la Raffineria Api». Lo scopo della legge è formulare compiutamente una disciplina generale per l'individuazione di aree ad alto rischio. Il Piano di Risanamento sarà lo strumento di programmazione e gestione sovraordinata del territorio finalizzato, in un arco temporale delimitato (massimo dieci anni), ad attivare azioni concrete, anche eccezionali, di risanamento recupero e riqualificazione.

 
LA SICILIA
Dissequestrati altri 8 serbatoi provvedimento del gip.

Oggi arriva un'altra nave per caricare greggio da lavorare in altre regioni

di M.C.G.

«La Raffineria continuerà a lavorare se i vertici aziendali vogliono investire. Stiamo lavorando per contemperare tutte le esigenze, quelle del lavoro ma anche quelle dell'ambiente perché vogliamo il bene economico e la salute della città. Sono fiducioso in una soluzione dell'attuale vicenda che vede la Raffineria ferma. Non credo che si possa parlare di raffineria che chiude. E' un buon affare ed è ad alta redditività»: così ieri mattina il prefetto di Caltanissetta Vincenzo Santoro. Sul riavvio degli impianti non sembra che ci possano essere margini per centrare l'obiettivo di qui alla fine dell'anno. Ieri si è arrivati a quota 25 serbatoi dissequestrati. Sedici due settimane fa, uno sferoidale due giorni fa ed ieri il giudice per le indagini preliminari del Tribunale Lirio Conti, in sintonia con il parere della Procura, ha disposto la consegna all'Azienda di otto su dieci serbatoi ritenuti privi di perdite dalla Raffineria. Il nono serbatoio però pare che abbia perdite, sul decimo c'erano incertezze. Per altri dieci serbatoi la Raffineria ha ottenuto dal Gip l'autorizzazione a completare le manutenzioni. Ma anche così non si arriva al numero sufficiente di contenitori per poter rimettere in marcia anche al minimo il sistema di raffinazione. Perciò ci saranno le luci spente a Natale alla Raffineria. Si spera che aggiungendo un anello all'altro nella catena dei serbatoi dissequestrati, pian piano si riuscirà ad averne disponibili tanto quanto basta per riprendere l'attività. I tempi tecnici non sono sopportabili né dagli impianti, né dai lavoratori. Ieri pomeriggio c'è stata una riunione tra la Fulc ed i Quadri per decidere quali iniziative attuare per fronteggiare la situazione. Oggi (e non il 23 dicembre come si ipotizzava) arriverà una nuova nave per caricare il greggio e portarlo in altri siti. Tra i lavoratori si è fatta strada l'idea di bloccare le operazioni di trasbordo del prodotto. Oggi invece si svolgerà l'incontro tra l'Azienda e l'esecutivo per un accordo sul personale del diretto. L'Azienda proporrà le ferie forzate, primo passo per la cassa integrazione. Almeno così si dice. E non è certo che l'esecutivo accetterà questa ipotesi. La protesta continua a montare tra i marittimi aderenti all'Ugl. E'la categoria più arrabbiata perché non ha stipendio da due mesi. Dopo il volantinaggio, i sit in, i lavoratori con il direttivo dell'Ugl hanno deciso di recarsi tutti al palazzo municipale a chiedere un incontro con il sindaco ed il presidente del consiglio per esporre a tutte le forze politiche la situazione dello stabilimento che rischia di trascinarsi a lungo ed attivarsi per risolverlo. Ieri sera c'è stata una riunione con i capigruppo consiliari. A fare volantinaggio ieri è stata anche Italia nostra che ha distribuito il volantino dal titolo «Basta con i ricatti». Italia nostra se la prende con il sindaco, il presidente della provincia, i sindacati, accusati di falsa sensibilità sull'ambiente, di strumentalizzare la vicenda del sequestro dei serbatoi, di istigare la gente alla protesta. Ed invece grazie all'operato legittimo della magistratura arriveranno i soldi del risanamento che incrementeranno l'occupazione.

«Se noi non lavoriamo dove finiscono i reflui?»

denuncia degli «smaltitori» di olii

di A. S.

Denunce e richieste arrivano dai dipendenti delle imprese che esercitano attività di raccolta delle acque oleose sentina, reflue, morchia e similari nella rada di Augusta. Il loro lavoro è stato sospeso e successivamente del tutto arrestato. In una lettera inoltrata al prefetto, ai comandanti dei dipartimenti marittimi di Augusta e Siracusa, al presidente dell'Autorità Portuale, al sindaco e per conoscenza al procuratore della repubblica, al questore al presidente della Provincia e all'assessore regionale all'industria, chiedono un immediato e risolutivo intervento che determini la ripresa del naturale svolgimento del servizio. «Sollecitiamo l'Autorità Portuale - si legge nella missiva - a rivedere la propria immobile posizione, invitandola a voler sentire il parere preventivo quanto urgente della Procura della repubblica di Siracusa». Diversi lavoratori sono in cassa integrazione ormai da parecchi mesi, altri, addirittura sospesi a zero ore, hanno perso l'unico reddito posseduto. «Il nostro lavoro è stato interrotto da un non identificato decreto legge - dichiarano - durante la sua gestione il commissario dell'Autorità Portuale Virgilio Muriana non ha voluto occuparsi del problema, mentre una lettera del Ministero dell'Ambiente del 2 settembre scorso, precisava e definiva i criteri per la nuova classificazione e autorizzazione, dando pieni poteri all'autorità marittima preposta. Da quando è avvenuta la sospensione i comandanti delle navi in arrivo o in partenza hanno richiesto il servizio di svuotamento delle acque di sentina a bordo. L'attuale situazione assume aspetti inquietante per le navi ripartite nel porto, che non possono scaricare i rifiuti, le acque sentine, reflue e le morchie che giacciono all'interno delle cisterne, insieme con le acque di lavaggio. Presumiamo che i liquidi oleosi delle navi in transito nel porto megarese, siano stati scaricati in mare o conferiti in raffineria in ogni caso in maniera illecita».

 
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