RASSEGNA STAMPA 14.12.2003

 

IL MESSAGGERO
Discarica, la Provincia non accetta più rinvii

Casagrande: «Sito entro giugno»

di C.Gr.

Sulla discarica intercomunale la Provincia cambia registro. Se finora l'assessore Patrizia Casagrande aveva percorso la linea della non imposizione della scelta del sito per la realizzarla, ora sancirà in un documento (che passerà al vaglio del Consiglio provinciale entro febbraio) che nel caso in cui Comuni e Consorzio Coneroambiente non arrivassero ad una sintesi, sarà lei ad indicare il sito che dovrà accogliere la discarica. La Provincia rompe gli indugi e, per evitare un caso Aspio-bis (le alzate di scudi contro la scelta della Rocca di Bolignano quale sito idoneo), prende in mano con fermezza la situazione. Venerdì il consiglio provinciale ha dato mandato all'assessore Casangrande di predisporre una integrazione al Piano rifiuti, mandato che consentirà di realizzare, in tempi brevi, gli impianti di compostaggio nell'area Ancona-Falconara-Osimo, a supporto della discarica comunque confermata nel bacino. Nell'integrazione al Piano, la Casagrande confermerà l'indispensabilità della discarica per il bacino 1 (che comprende i Comuni di Agugliano, Ancona, Camerano, Camerata Picena, Castelfidardo, Chiaravalle, Falconara, Filottrano, Loreto, Monte San Vito, Montemarciano, Numana, Offagna, Osimo, Polverigi, Sirolo) e tenterà di dare un colpo di reni all'iter per la realizzazione della discarica che sorgerà in uno dei 14 siti su cui l'Università sta compiendo una ricognizione (S.Pietro, Saltregna, Cornacchia, Campara, Quagliotto, Monte Torto, S.Filippo, Settefinestre, Mucciolina, Venetica, Grugnaletto, Malviano, Pratacci, Colle S.Luigi): al termine dello studio (2-3 mesi) verrà stilata la graduatoria in base alle caratteristiche dei siti. «Il Consiglio - sottolinea l’assessore - mi ha dato mandato di concedere a Coneroambiente e ai 16 Comuni la possibilità di scegliere uno qualsiasi dei 14 siti, indipendentemente dalla graduatoria. Ma se una decisione unanime non dovesse arrivare (termine ultimo per la scelta, giugno 2004, ndr), allora eserciterò i poteri sostitutivi, scegliendo il primo sito della classifica: a quel punto non sarà più possibile una mediazione». E il "pugno di ferro" è già stato usato: due giorni fa la Casagrande ha emesso un'ordinanza per "obbligare" i Comuni di Osimo e Filottrano a consentire le indagini dell'Università sui loro territori.

 
LA SICILIA
Allarme a Gela, protesta contro il «furto» di greggio

di Maria Concetta Goldini

Gela - Una barriera di sindacalisti, tecnici operatori portuali ha ritardato di due ore ieri mattina, al porto isola, l'attracco della motocisterna Stromboli del compartimento di Augusta venuta a caricare 17 mila tonnellate di greggio estratto dai pozzi gelesi. Lo stesso greggio scoperto da Enrico Mattei che, negli anni della sfida alle Sette Sorelle, ottenne dalla Regione Siciliana una minuscola concessione alle esplorarioni minerarie. La ottenne a Gela, trovò il greggio, sia pure di qualità scadente, ed il 10 marzo 1965 nacque la Raffineria. Erano altri tempi. Oggi la raffineria, inattiva da 40 giorni, ha dovuto spedire in altri siti italiani il petrolio gelese. Fatto mai accaduto da 45 giorni e perciò dal forte valore simbolico. Così come simbolico è stato il sit in di protesta di ieri che non ha certo impedito al greggio di prendere il largo ma ha voluto accendere i riflettori sulla delicatissima situazione che vive oggi la Raffineria, sul pericolo del regresso dell'industria e di ripercussioni sugli assetti occupazionali. Il fermo degli impianti di Raffinazione dura da 40 giorni ed è una conseguenza del sequestro di 92 serbatoi ordinato dalla magistratura perchè ritenuti causa, con le loro perdite, di un maxi inquinamento delle falde. A novembre le luci spente sugli impianti hanno causato una perdita per la Raffineria di 9 milioni di euro, a dicembre si prevede un buco di oltre 15 milioni. Oggi la Raffineria tiene in marcia in un assetto antieconomico la centrale termoelettrica per far marciare il dissalatore e dare acqua a Gela e ai Comuni dell'Agrigentino. Poche settimane ancora e le scorte di pet coke, il carbone sintetico che alimenta la centrale si esaurirà. Poche settimane e non ci saranno lavori di manutenzione per tenere occupato il personale. Ma gli impianti fermi si danneggiano ed i pozzi pure. E riavviare sarà sempre più problematico. Così dicono sindacati e lavoratori. Questo scenario unito alla crisi cronica dell'indotto con i suoi 350 operai in esubero dà la dimensione di come lo scenario al petrolchimico si appresta a diventare sempre più fosco. Due anni fa, un'altra iniziativa della magistratura, porto al fermo della Raffineria. Fu sequestrato il pet coke, sostanza che per la Procura di Gela era un rifiuto e veniva usata in violazione al decreto Ronchi. Fu necessario un decreto ad hoc del governo Berlusconi per classificare il pet coke come combustibile e riavviare la raffineria. Stavolta è un'altra storia. Non ci sono state barricate a Gela per gli impianti fermi e quella di ieri è stata la prima, pacifica, protesta dopo 40 giorni. Non c'è ostilità nei confronti dell'azione della Procura. Nessuno degli operai vuole che si dica, come accadde due anni fa, che preferiscono essere «ammalati invece che disoccupati». C'è una grande sensibilità verso le problematiche della salvaguardia ambientale e della salute. L'Azienda ha le sue responsabilità nell'inquinamento della falda e deve riparare. Ma non si concorda sul metodo che è stato scelto per fare le indagini sui serbatoi. I vertici della Fulc Alessandro Piva, Salvatore Licata e Silvio Ruggeri già alcune settimane fa hanno consegnato al prefetto di Caltanissetta, un piano di controllo dei serbatoi che farebbe salve le doverose ispezioni ordinate dalla magistratura, mantenendo in marcia gli impianti. Ed anche ieri durante il sit in di protesta contro lo «scippo» del greggio hanno auspicato che si trovi un equilibrio tra le indagini che vanno a favore dell'ambiente e della salute dei cittadini ed il diritto al lavoro. Ed hanno puntato l'indice contro la Regione, che sta in silenzio.

«L'economia in ginocchio senza Raffineria»

di Maria Concetta Goldini

Un sit in di protesta di sindacalisti e tecnici della Raffineria con la presenza del sindaco Rosario Crocetta e del presidente della Provincia Filippo Collura ha ritardato di due ore l'approdo al porto isola della motocisterna Stromboli venuta a caricare 17 mila tonnellate di greggio Gela verso altre raffinerie italiane che lo lavoreranno. Una protesta simbolica. Per ricordare che la Raffineria è ferma da 40 giorni e che lo stop agli impianti potrà durare ancora poco senza avere conseguenze per l'economia ed il lavoro. Ma c'è chi le conseguenze pesanti le sta già subendo. Sono i portuali, categoria che lavora se al porto isola arrivano le petroliere a caricare e scaricare i prodotti della Raffinazione. Una categoria in ginocchio che ieri era presente alla protesta. «Siamo in ginocchio - ha detto Gaetano Casciana uno dei barcaioli - non c'è lavoro e per sopravvivere stiamo attingendo alle riserve del fondo pensionistico perché le manutenzioni sui mezzi vanno fatte comunque e abbiamo fatto investimenti e preso impegni con le banche che dobbiamo comunque mantenere». «Per noi è una iattura - ha detto Giovanni Canale, uno dei piloti del porto - perché siamo costretti ad andare via in quanto il porto di Gela si identifica con la Raffineria.Oggi il nostro servizio è drasticamente ridotto. Se continua così, io , essendo ancora giovane, dovrò trovare occupazione in un altro porto». Secondo il comandante Guido Bartolozzi «se la situazione non si sblocca non bisogna far attraccare altre navi al porto isola». Sindacati, quadri e rappresentanti istituzionali hanno tutti detto mentre la motocisterna si avvicinava al porto isola che la strada da percorrere è quella di rimettere in marcia la Raffineria effettuando con modalità diverse le verifiche sui serbatoi sigillati per ordine della magistratura. E bonificare, investire sul risanamento con l'Eni che, imparata la lezione, deve fare la sua parte per l'equilibrio tra lavoro ambiente e salute. Le istituzioni hanno chiesto aiuto al prefetto di Caltanissetta, Cgil, Cisl ed Uil regionali si sono rivolti al presidente della Regione Cuffaro. Si chiede un intervento che serva a non fare morire la realtà industriale di Gela e ad evitare che fra dieci giorni arrivi un altra nave a portare via il greggio Gela, patrimonio della città e dell'isola. La prossima settimana sarà decisiva. Le attenzioni sono puntate sul palazzo di giustizia, sulla nuova relazione che i consulenti del Gip, impegnati nella verifica dei serbatoi depositeranno. I consulenti relazionano al Gip ogni dieci giorni. E nella relazione dei primi giorni di questo mese pare che gli stessi consulenti abbiano ipotizzato una durata fino a tre anni dell'indagine dei serbatoi uno per uno, cioè svuotandoli e bonificando per poi ispezionarli direttamente. Tempi lunghissimi, insopportabili per i lavoratori ed il territorio. Perciò si spera in nuove modalità dell'indagine ed in un rilascio a gruppi dei serbatoi. Finora l'Azienda ha ottenuto la riconsegna di sedici serbatoi. Pare che la Raffineria abbia proprio in questo fine settimana abbia depositato una nuova istanza al Gip in cui chiede il rilascio di dieci serbatoi. Sarebbero serbatoi sicurissimi perché, ispezionati secondo le modalità stabilite dai periti del Gip, sono risultati privi di perdite. Se così è, si apre uno spiraglio per aggiungere altri dieci serbatoi ai sedici già disponibili. Con 26 serbatoi forse si può ipotizzare la ripresa delle attività alla raffineria, anche se in termini molto ridotti. Perciò la prossima settimana, se il Gip accoglierà questa istanza, si potrebbe aprire uno spiraglio in una vicenda che si trascina da 40 giorni. Intanto la motocisterna Stromboli ha prelevato il greggio Gela.

 
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