RASSEGNA STAMPA 18.11.2003

 

RESTO DEL CARLINO
CONSIGLIERI REGIONALI

CONSIGLIERI REGIONALI Cristina Cecchini (Sinistra Democratica) e Marco Moruzzi (Verdi) intervengono con un' interrogazione sullo sversamento in mare di petrolio greggio avvenuto il 15 luglio scorso presso la monoboa dell' Api, affermando - in base a una serie di documenti - che dell' evento l' Api non avrebbe avvertito nè la Capitaneria di porto di Ancona, nè il Comune di Falconara o l' Arpam. In particolare, «le circostanze riferite all' Arpam» da parte dei responsabili dell' Api «non trovano riscontro - sostengono Cecchini e Moruzzi - nella ricostruzione ufficiale della Capitaneria di porto. La loro versione dei fatti posticipa l' accadimento di ben 47 minuti (dalle 11.03 alle 11.50). Inoltre l' allertamento della Capitaneria di porto risulta conseguente all' avvistamento di spandimento oleoso, alle ore 11.03, da parte del velivolo della stessa Capitaneria in attività di vigilanza ecologica ed antinquinamento e non su segnalazione da parte dell' Api». «La quantità di greggio sversata - affermano ancora i consiglieri - è stata stimata dalla Capitaneria di porto in 400-500 litri; lo spandimento oleoso si è esteso per due miglia verso sud e la macchia aveva una larghezza di 50-60 metri; sono stati complessivamente utilizzati 600 metri di barriere galleggianti per circoscrivere e contenere la chiazza di petrolio». Cecchini e Moruzzi interrogano il presidente della giunta per sapere «se e come è sanzionabile il comportamento dell' Api ai sensi delle vigenti leggi e che cosa il protocollo d' intesa, sottoscritto dalla Regione con l' Api, prevede in questi casi e se ricorrano le condizioni per applicare sanzioni su iniziativa della Regione stessa; quali iniziative intende e può assumere la Regione per prevenire ulteriori sversamenti di petrolio in mare».

 
CORRIERE ADRIATICO
Api, altra stretta al nodo sicurezza

Il Comune aggiorna il piano di emergenza

FALCONARA - L'amministrazione comunale ha operato un'ulteriore revisione del Pee (Piano di Emergenza Esterno) della Raffineria Api. Lo riferisce un comunicato, nel quale si legge che "la modifica più saliente concerne le nuove disposizioni legislative poste a carico del sindaco, a queste si unisce la sempre maggiore attenzione dedicata al principio dell'informazione alla popolazione". La revisione 2003 del Pee riguarda la descrizione aggiornata del sito, dell'impianto e degli incidenti di riferimento, coordinandoli con quanto riportato sul rapporto e sulle schede informative di sicurezza e l' informazione per la popolazione. La parte operativa è rimasta identica a quella riformulata nei mesi successivi al 25 agosto 1999. Nulla è cambiato per il piano-traffico e per il piano operativo di intervento sanitario. La revisione 2003 si basa sullo snellimento e sulla semplificazione del documento, tenendo conto che esso costituisce una procedura da porre in atto in situazioni di emergenza per le quali "non ha senso codificare ogni azione operativa nell'ambito di una gerarchia verticale, bensì formulare un sistema sinergico tra le strutture attive e passive del piano, finalizzato agli interventi operativi ed alla veicolazione qualificata dell'informazione". Con le modifiche - si legge - il Pee "diventa la testimonianza delle modalità gestionali con le quali l'amministrazione intende affrontare autonomamente alcuni eventi incidentali legati alla presenza della Raffineria (procedura fumi, piano di evacuazione dei portatori di handicap, piano di emergenza persone non autosufficienti)". I consiglieri regionali Cristina Cecchini (Sinistra Democratica) e Marco Moruzzi (Verdi) intervengono con un'interrogazione sullo sversamento in mare di petrolio greggio del 15 luglio presso la monoboa dell'Api, affermando - in base a una serie di documenti - che dell'evento l'Api non avrebbe avvertito nè la Capitaneria di porto, nè il Comune di Falconara o l' Arpam. In particolare, "le circostanze riferite all'Arpam" da parte dei responsabili dell'Api "non trovano riscontro - sostengono Cecchini e Moruzzi - nella ricostruzione ufficiale della Capitaneria di porto". Cecchini e Moruzzi interrogano il presidente della giunta per sapere "se e come è sanzionabile il comportamento dell'Api, che cosa il protocollo d'intesa, sottoscritto dalla Regione con l'Api, prevede e se ricorrano le condizioni per applicare sanzioni su iniziativa della Regione".

 
TRENTINO
«I nuovi inceneritori emettono diossina»

Prima serata informativa del comitato referendario contro l'impianto a Ischia Podetti. Contestati i dati del Politecnico

Allarme di Medicina democratica: «Impianti niente affatto sicuri»

TRENTO. Non lasciatevi ingannare dalla retorica degli inceneritori di ultima generazione, a prova di tumore. Inquinano anche quelli. Diossina, per l'esattezza. Lo ha sostenuto ieri sera Marco Caldiroli, un signore milanese di Medicina democratica, che studia i termovalorizzatori da una vita. E che, all'incontro del comitato pro referendum, ha citato i recenti casi di Pietrasanta e Sesto San Giovanni. Un centinaio le persone accorse nella Sala Rosa della Regione per sentire Caldiroli e Gianluigi Salvador del Wwf Veneto. Caldiroli è stato implacabile nel citare il rosario dei presunti inquinamenti provocati dai termovalorizzatori. Anche quelli «nuovi di pacca», come lo vorrebbero fare a Ischia Podetti, e che Dellai reputa sicuro al punto da sostenere il fattore medio di rischio di sei possibilità su un miliardo, mentre Medicina democratica, interpretando diversamente i dati esistenti, parla di una probabilità di cancro su 100 mila. A Pietrasanta un inceneritore di nuovo conio ha sforato per ben 14 volte i limiti di diossina. A Sesto San Giovanni, un termovalorizzatore aperto due anni fa, per ben 116 giorni ha superato i livelli consentiti per legge. E a Silla 2, nel Milanese, solo pochi giorni fa il ministro Matteoli è riuscito ad inaugurare un impianto rimasto chiuso per due anni perché non riuscivano farlo funzionare a norma di legge. Vedete, dice il Caldiroli, sono tutte frottole quelle che vi raccontano sulla sicurezza dei termovalorizzatori di terzo millennio. Le stesse che raccontavano negli anni Settanta, ma poi i 140 impianti della Lombardia li hanno dovuti chiudere tutti. Un termovalorizzatore emette in media 250 sostanze organiche, «molte delle quali delle vere schifezze. E se mettete insieme carta più sale dentro state certi che il processo di combustione produrrà sempre e comunque diossina». Caldiroli ha poi espresso forti critiche allo studio di impatto ambientale fatto dal Politecnico di Milano per conto della Provincia. I dati relativi al cadmo e alla diossina non sarebbero veritieri. Dario Casagranda (Attac Trento), moderatore della serata, ha ricordato che nel 2000 ogni trentino ha prodotto cinquecento chili di rifiuti, per un totale di 287 mila tonnellate. «Per smaltirli si è pensato ad una soluzione magica: trasformare l'immondizia in energia. Ora l'80% del rifiuto è carta, gomma e plastica, cioè materiale riutilizzabile, allora perché fare un mega-inceneritore?» Fate, come a Treviso, ha detto Salvador, «capitale della riciclata».

 
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