RESTO DEL CARLINO |
CONSIGLIERI REGIONALI
CONSIGLIERI REGIONALI Cristina
Cecchini (Sinistra Democratica) e Marco Moruzzi (Verdi)
intervengono con un' interrogazione sullo sversamento in
mare di petrolio greggio avvenuto il 15 luglio scorso presso
la monoboa dell' Api, affermando - in base a una serie di
documenti - che dell' evento l' Api non avrebbe avvertito nè
la Capitaneria di porto di Ancona, nè il Comune di Falconara
o l' Arpam. In particolare, «le circostanze riferite all'
Arpam» da parte dei responsabili dell' Api «non trovano
riscontro - sostengono Cecchini e Moruzzi - nella
ricostruzione ufficiale della Capitaneria di porto. La loro
versione dei fatti posticipa l' accadimento di ben 47 minuti
(dalle 11.03 alle 11.50). Inoltre l' allertamento della
Capitaneria di porto risulta conseguente all' avvistamento
di spandimento oleoso, alle ore 11.03, da parte del velivolo
della stessa Capitaneria in attività di vigilanza ecologica
ed antinquinamento e non su segnalazione da parte dell'
Api». «La quantità di greggio sversata - affermano ancora i
consiglieri - è stata stimata dalla Capitaneria di porto in
400-500 litri; lo spandimento oleoso si è esteso per due
miglia verso sud e la macchia aveva una larghezza di 50-60
metri; sono stati complessivamente utilizzati 600 metri di
barriere galleggianti per circoscrivere e contenere la
chiazza di petrolio». Cecchini e Moruzzi interrogano il
presidente della giunta per sapere «se e come è sanzionabile
il comportamento dell' Api ai sensi delle vigenti leggi e
che cosa il protocollo d' intesa, sottoscritto dalla Regione
con l' Api, prevede in questi casi e se ricorrano le
condizioni per applicare sanzioni su iniziativa della
Regione stessa; quali iniziative intende e può assumere la
Regione per prevenire ulteriori sversamenti di petrolio in
mare».
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CORRIERE ADRIATICO |
Api, altra stretta al nodo
sicurezza
Il Comune aggiorna il piano
di emergenza
FALCONARA - L'amministrazione
comunale ha operato un'ulteriore revisione del Pee (Piano di
Emergenza Esterno) della Raffineria Api. Lo riferisce un
comunicato, nel quale si legge che "la modifica più saliente
concerne le nuove disposizioni legislative poste a carico
del sindaco, a queste si unisce la sempre maggiore
attenzione dedicata al principio dell'informazione alla
popolazione". La revisione 2003 del Pee riguarda la
descrizione aggiornata del sito, dell'impianto e degli
incidenti di riferimento, coordinandoli con quanto riportato
sul rapporto e sulle schede informative di sicurezza e l'
informazione per la popolazione. La parte operativa è
rimasta identica a quella riformulata nei mesi successivi al
25 agosto 1999. Nulla è cambiato per il piano-traffico e per
il piano operativo di intervento sanitario. La revisione
2003 si basa sullo snellimento e sulla semplificazione del
documento, tenendo conto che esso costituisce una procedura
da porre in atto in situazioni di emergenza per le quali
"non ha senso codificare ogni azione operativa nell'ambito
di una gerarchia verticale, bensì formulare un sistema
sinergico tra le strutture attive e passive del piano,
finalizzato agli interventi operativi ed alla veicolazione
qualificata dell'informazione". Con le modifiche - si legge
- il Pee "diventa la testimonianza delle modalità gestionali
con le quali l'amministrazione intende affrontare
autonomamente alcuni eventi incidentali legati alla presenza
della Raffineria (procedura fumi, piano di evacuazione dei
portatori di handicap, piano di emergenza persone non
autosufficienti)". I consiglieri regionali Cristina Cecchini
(Sinistra Democratica) e Marco Moruzzi (Verdi) intervengono
con un'interrogazione sullo sversamento in mare di petrolio
greggio del 15 luglio presso la monoboa dell'Api, affermando
- in base a una serie di documenti - che dell'evento l'Api
non avrebbe avvertito nè la Capitaneria di porto, nè il
Comune di Falconara o l' Arpam. In particolare, "le
circostanze riferite all'Arpam" da parte dei responsabili
dell'Api "non trovano riscontro - sostengono Cecchini e
Moruzzi - nella ricostruzione ufficiale della Capitaneria di
porto". Cecchini e Moruzzi interrogano il presidente della
giunta per sapere "se e come è sanzionabile il comportamento
dell'Api, che cosa il protocollo d'intesa, sottoscritto
dalla Regione con l'Api, prevede e se ricorrano le
condizioni per applicare sanzioni su iniziativa della
Regione". |
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TRENTINO |
«I nuovi inceneritori
emettono diossina»
Prima serata informativa del comitato referendario contro
l'impianto a Ischia Podetti. Contestati i dati del
Politecnico
Allarme di Medicina
democratica: «Impianti niente affatto sicuri»
TRENTO. Non lasciatevi
ingannare dalla retorica degli inceneritori di ultima
generazione, a prova di tumore. Inquinano anche quelli.
Diossina, per l'esattezza. Lo ha sostenuto ieri sera Marco
Caldiroli, un signore milanese di Medicina democratica, che
studia i termovalorizzatori da una vita. E che, all'incontro
del comitato pro referendum, ha citato i recenti casi di
Pietrasanta e Sesto San Giovanni. Un centinaio le persone
accorse nella Sala Rosa della Regione per sentire Caldiroli
e Gianluigi Salvador del Wwf Veneto. Caldiroli è stato
implacabile nel citare il rosario dei presunti inquinamenti
provocati dai termovalorizzatori. Anche quelli «nuovi di
pacca», come lo vorrebbero fare a Ischia Podetti, e che
Dellai reputa sicuro al punto da sostenere il fattore medio
di rischio di sei possibilità su un miliardo, mentre
Medicina democratica, interpretando diversamente i dati
esistenti, parla di una probabilità di cancro su 100 mila. A
Pietrasanta un inceneritore di nuovo conio ha sforato per
ben 14 volte i limiti di diossina. A Sesto San Giovanni, un
termovalorizzatore aperto due anni fa, per ben 116 giorni ha
superato i livelli consentiti per legge. E a Silla 2, nel
Milanese, solo pochi giorni fa il ministro Matteoli è
riuscito ad inaugurare un impianto rimasto chiuso per due
anni perché non riuscivano farlo funzionare a norma di
legge. Vedete, dice il Caldiroli, sono tutte frottole quelle
che vi raccontano sulla sicurezza dei termovalorizzatori di
terzo millennio. Le stesse che raccontavano negli anni
Settanta, ma poi i 140 impianti della Lombardia li hanno
dovuti chiudere tutti. Un termovalorizzatore emette in media
250 sostanze organiche, «molte delle quali delle vere
schifezze. E se mettete insieme carta più sale dentro state
certi che il processo di combustione produrrà sempre e
comunque diossina». Caldiroli ha poi espresso forti critiche
allo studio di impatto ambientale fatto dal Politecnico di
Milano per conto della Provincia. I dati relativi al cadmo e
alla diossina non sarebbero veritieri. Dario Casagranda (Attac
Trento), moderatore della serata, ha ricordato che nel 2000
ogni trentino ha prodotto cinquecento chili di rifiuti, per
un totale di 287 mila tonnellate. «Per smaltirli si è
pensato ad una soluzione magica: trasformare l'immondizia in
energia. Ora l'80% del rifiuto è carta, gomma e plastica,
cioè materiale riutilizzabile, allora perché fare un
mega-inceneritore?» Fate, come a Treviso, ha detto Salvador,
«capitale della riciclata». |
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