RASSEGNA STAMPA 14.11.2003

 

RESTO DEL CARLINO
«Nubi sulla ferrovia»

FALCONARA – Ancora nebuloso il futuro “ferroviario” di Villanova. A denunciarlo è l'associazione di quartiere che, a luglio, ha inviato un esposto al Difensore civico della Regione Marche. Sembra infatti che Rfi e Trenitalia abbiano lanciato messaggi contraddittori. La prima, avviando la valutazione del by-pass Api, ha annunciato il trasferimento dello scalo merci dal rione falconarese all'interporto di Jesi; la seconda, nello stesso periodo, ha pianificato e quasi completato la risistemazione dell'intero complesso, che attualmente circonda il quartiere. In particolare, Trenitalia ha disposto la realizzazione di «un nuovo fascio di binari, tutto spostato lato mare, da utilizzare per la sosta e la composizione dei treni». «Perché – si chiede allora il presidente Loris Calcina – investire nell'ammodernamento dello scalo se questo dovrà essere smantellato e trasferito a breve? Qual è il vero futuro del nodo ferroviario di Villanova?». Secondo il Comitato, le informazioni contrastanti fornite dalle due società avrebbero tratto in inganno i cittadini, in special modo quelli interessati alla problematica, i quali, rassicurati dall'affermazione della «dismissione dell'attuale scalo merci di Falconara», potrebbero essere stati indotti ad astenersi dal formulare osservazioni alla valutazione di impatto ambientale sul by-pass Api. Il Difensore civico, che sta ancora vagliando la problematica, dovrà stabilire se quanto dichiarato da Rfi fornisca una scorretta rappresentazione della situazione che si verrà a determinare con il by-pass e se ciò possa aver comportato un danno per i residenti.

 
LIBERAZIONE
Prestige, un anno di catrame

di Laura Eduati

Anniversario dal disastro ecologico provocato dalla petroliera. In Galizia manifestazioni di protesta. Fondo marino nero, giustizia in alto mare Madridnostro servizioIl primo anniversario della Prestige non porta buone notizie. Un anno da quei drammatici giorni che iniziarono il 13 novembre 2002, quando la petroliera carica di 77.000 tonnellate di greggio presentò una falla, fino al 17 novembre, quando s'inabissò, le maree nere continuano ad incatramare le coste della Galizia e della Cantabria, anche se in quantità minore rispetto all'inverno scorso. Le spiagge inquinate sono ancora il 58% del totale, mentre l'abbondanza di pesci e molluschi è scesa del 30%. Quelli sopravvissuti portano tracce di petrolio che mettono a rischio il consumo dei prodotti pescati, danneggiando la principale risorsa economica della Galizia. Intanto, quindicimila tonnellate di greggio fluttuano ancora al largo delle coste. Ora le persone incaricate per la dura pulizia sono un migliaio, rispetto alle quattromila di questa primavera, sparpagliate lungo il litorale con badili, secchi e macchine idropulitrici per scrostare la pece dalle rocce delle 745 spiagge inquinate, un lavoro che rischia di assomigliare al supplizio di Tantalo. Comunque i danni maggiori, secondo l'Istituto Spagnolo di Oceanografia, non sono quelli estetici: uno spesso strato nero copre chilometri di fondale marino dello zoccolo continentale galiziano, difficile da recuperare e pericoloso per la catena alimentare marina. Il coordinatore delle indagini dell'Iso, Juan José Gonzàlez, non è ottimista: «Conosceremo i suoi effetti solo fra qualche anno, poiché l'inquinamento sparirà molto lentamente». Quanto lentamente, nessuno osa prevederlo. Lo stesso Ministero dell'Ambiente rimane cauto, soprattutto perché a settembre il mare ha spinto più catrame sulle coste di quanto abbia fatto durante tutta l'estate. Nel frattempo, il caso giudiziario della Prestige avanza lentamente. Il giudice per le indagini preliminari di Concurbiòn, un paesino costiero della Galizia, ha già scritto un fascicolo di 3600 pagine. L'associazione "Nunca Maìs", sorta nei giorni seguenti all'affondamento della petroliera, e il partito "Izquierda Unida" si sono costituiti parte civile nel processo che chissà quando si celebrerà, data la difficoltà di dare un nome ai responsabili. Per ora, l'unico imputato è il capitano della petroliera, il greco Apostolos Mangouras, accusato di sabotaggio e disobbedienza, oggi in carcere preventivo a Barcellona. "Nunca Maìs" ha presentato un dossier sottoscritto da esperti di marina mercantile nel quale si dimostrano le responsabilità del governo spagnolo, specialmente a catastrofe avvenuta, quando il Ministro dell'Interno Cascos diede l'insano ordine di allontanare la carcassa semiaffondata della Prestige al largo della Galizia, invece di trascinarla verso la baia de La Coruña, favorendo così l'allargamento a ventaglio dell'azione delle maree nere, che arrivarono a lambire le coste di Francia e Portogallo. Il governo contrattacca e cerca di dimostrare che la colpa di tutto è della società Abs, che firmò la garanzia di qualità dell'imbarcazione. Intanto il coordinatore generale di Izquierda Unida, Gaspar Llamazares, persenta un libro bianco dell'incidente e lamenta: «E' vergognoso che le inchieste si siano prodotte solo in Francia e presso l'Unione Europea». Ma il labirinto della sfortunata petroliera è ben più complesso e si snoda in Russia, patria della "Crown Resources", la compagnia petrolifera proprietaria del greggio trasportato dalla Prestige che annovera tra i suoi associati Marc Rich, un oscuro personaggio condannato per traffico d'armi in Spagna nel 1980, il quale conta tra i suoi amici più stretti il re Juan Carlos I e Pio Cabanillas, dirigente madrileno del Partido Popular. Poi la famiglia di armatori greci Colluthros, proprietari della Prestige: uno dei suoi membri lavora come diplomatico a Bruxelles ed è assistente personale di Loyola de Palacios, vicepresidente della Commissione Europea responsabile dei trasporti e dell'energia e, manco a dirlo, affiliata al Pp. In questi giorni la Galizia sarà palcoscenico di numerose manifestazioni di protesta, concerti, spettacoli che ricordano, se ce ne fosse bisogno, la drammaticità dell'evento che rimane scolpito per sempre nella memoria delle coste del nord. "Nunca Maìs" sottolinea «l'importanza delle mobilitazioni sociali nel processo di denuncia delle responsabilità personali di disastri come questo». Sabato un omaggio anche alle migliaia di volontari, le "tute bianche" che senza por tempo in mezzo si riversarono sulle spiagge nere per aiutare a ripulire dal "chapapote", il catrame. Burla Negra, altra associazione di denuncia della trama Prestige, annuncia la produzione di un film-documentario di più registi nello stile di quello prodotto per l'11 settembre. Sarà distribuito in tutta Europa a maggio 2004.

 
LA SICILIA
«No» al dissequestro serbatoi

Soffiano venti di protesta dei lavoratori della Raffineria

di M.C.G.

Gela. E' prevista per oggi la fermata degli impianti della Raffineria ed ieri sera soffiavano venti di protesta tra gli operai. Le speranze di poter «fermare la fermata» si sono affievolite ieri dopo che si sono diffuse negli ambienti sindacali notizie sul «no» della Procura alla richiesta di rivedere le modalità di sequestro dei 97 serbatoi presentata mercoledì dal presidente della Raffineria di Gela, Franco Scorretti, al Pm Serafina Cannatà. La Raffineria ha chiesto alla Procura l'autorizzazione al temporaneo esercizio dei serbatoi per quelle attività che potranno consentire alla fabbrica di non sospendere le sue attività. Richiesta che è apparsa alla Procura un'istanza di dissequestro sic et simpliciter, senza garanzie che nei serbatoi non vi siano perdite. Nulla di nuovo rispetto ai fatti che hanno portato al sequestro dei serbatoi. Perciò il Pm ha dato parere negativo all'istanza presentata dalla Raffineria inviandola al Gip che oggi la esaminerà ed emetterà il verdetto. Risultato che appare scontato visto il no del titolare dell'inchiesta. Ma la vicenda non può considerarsi chiusa se è vero come si dice che la Raffineria sta per presentare una nuova istanza sul tavolo del titolare dell'inchiesta che a sua volta è disponibile a revocare il sequestro se la Raffineria produrrà certificazioni e prove certe dei lavori effettuati nei serbatoi per evitare perdite. Insomma la Procura vuole la prova che i serbatoi non hanno perdite e su quei serbatoi potrebbe dare il via all'eliminazione dei sigilli. Si attendono sviluppi nella giornata di oggi anche se forse non si farà in tempo ad evitare la fermata. Da Roma il sindaco dopo un incontro in mattinata con alcuni vertici Eni fa sapere che la sua impressione è quella che l'Azienda non sia orientata a mantenere gli impianti al minimo tecnico piuttosto a fermarli finché non si troverà un'intesa con la Procura sul dissequestro. Crocetta ha avuto sentore (ma non dati certi) che una delle strategie dell' Azienda sia quella di ricorrere ad un periodo di cassa integrazione per il personale. Cosa che per i sindacati sarebbe non tecnicamente possibile. In fatto di cassa integrazione l'unica cosa certa è che l'ha chiesta per il suo personale l'Eurotec, la ditta che si occupa della manutenzione dei serbatoi.

 
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