RASSEGNA STAMPA 10.11.2003

 

LA SICILIA
Un miscuglio pericoloso

Presenza di diossina e idrocarburi nell'area tra la centrale Enel e la raffineria Esso

di Paolo Mangiafico

Augusta. Dai Piani di caratterizzazione presentati al ministero dell'Ambiente e riguardanti la zona della centrale elettrica Enel Tifeo, si evince che la stessa zona risulta fortemente contaminata sia della diossina che anche da idrocarburi. Per quest'ultimo inquinamento del sottosuolo, il ministero del'Ambiente ha preso in esame la situazione in base alla nota Enel acquisita dal settore Ri.Bo. (Riqualifica e Bonifiche) il 20 giugno scorso, e la nota Esso acquisita il 16 luglio scorso. La zona in questione, infatti, si trova al confine tra le proprietà Enel ed Esso e, quindi, bisognerà capire da cosa è stata causata questa contaminazione. Di certo, c'è, comunque che il sottosuolo di tutta questa zona del territorio di Augusta non gode di buona salute dal punto di vista ambientale. Molta preoccupazione ha destato la contaminazione per la presenza, in alta percentuale, di diossina. Un inquinante, questo, che ancora non si era manifestato nell'ingarbugliato scenario delle contaminazioni che, ormai, toccano tutta la zona del petrolchimico. Basta, infatti, leggere l'ordine del giorno dell'ultima conferenza dei servizi che si è tenuta lo scorso 6 novembre al ministero dell'Ambiente per rendersi conto del massacro ambientale a cui è stato sottoposto dalle industrie il «sito Priolo»: dall'Agip Petroli, coinvolta nella contaminazione della zona San Francesco, all'Ias, dall'Enel di Augusta alla Esso, dalla Isab alla Syndial. Tutti questi impianti industriali, costruiti anche su reperti archeologici, all'inizio del terzo millennio rappresentano, oggi, il sogno infranto della Sicilia di Enrico Mattei. E' ovvio, che l'industria ha dato lavoro, ha consentito uno sviluppo socio-economico non indifferente per tutta la provincia di Siracusa, e non solo, ma i guai ambientali che stanno venendo fuori sono di gran lunga di maggiore entità economica, se confrontati alla ricchezza data dalle industrie. Come faceva notare Enzo Parisi, della segreteria regionale di Legambiente, ci vorranno almeno cent'anni e centinaia di miloni di euro per recuperare e riqualificare il territorio, fermo restando che le industrie (lo stanno facendo) mettano in atto uno sviluppo eco-compatibile. «Il terremoto dei silenzi», scritto da don Palmiro Pistrutto, parroco di Brucoli, frazione di Augusta, che per tanto tempo ha costretto anche all'omertà la gente per la paura di perdere il posto di lavoro, si sta mutando in un grido che echeggia da Melilli a Priolo ad Augusta. Nei prossimi giorni, sicuramente, se ne saprà di più su quale tipo di interventi verranno avviati per iniziare le operazioni di bonifica, anche perché, in settimana, è attesa la delibera del Cipe che assegnerà il finanziamento di 30 milioni di euro per questi lavori di riqualificazione del territorio del «sito Priolo». Si saprà anche l'esatta dimensione della contaminazione di diossina visto che inizieranno, nella zona, le caratterizzazioni pubbliche. Se la contaminazione da benzene e da mercurio non è per niente trascurabile, di maggiore interesse è la contaminazione da diossina in quanto è certamente tra i prodotti più pericolosi e che destano motivato allarme nella Comunità scientifica e nella popolazione. La diossina è chimicamente e fisicamente molto stabile, sostanzialmente insolubile in acqua ed estremamente persistente nell'ambiente e nei sistemi biologici. D'altronde, la dolorosa vicenda di Seveso, da cui poi sono scaturite direttive e norme legislative europee e nazionali, ha dimostrato quanto elevato sia il rischio e quanto a lungo permangono i danni sull'ambiente e sulla salute delle persone.

«Eni chiude gli impianti? Chiederemo i danni»

Settimana decisiva al Petrolchimico dopo il sequestro dei serbatoi e il sindaco annuncia

Gela. Si apre una settimana cruciale al Petrolchimico dopo il sequestro del 70% dei serbatoi operato dalla Procura di Gela per inquinamento da idrocarburi del sottosuolo. Da oggi potrebbero avere inizio le operazioni per cominciare a fermare gli impianti, e pian piano si potrebbe arrivare anche al fermo del dissalatore e dell'impianto di depurazione dei reflui. Domani riunione del consiglio di fabbrica di tutte le società Eni, assemblea importante per capire quale sarà la reazione dei lavoratori. Ieri intanto il sindaco in una lunga lettera al presidente della task force per l'occupazione on. Borghini, ha reso nota la posizione dell'amministrazione rispetto alla delicata vicenda che sta vivendo il petrolchimico. Crocetta attacca l'Eni. «La Raffineria, con la scusa dei sigilli ai serbatoi, minaccia di chiudere gli impianti? Che lo facciano pure. Il Comune avvierà un'azione di risarcimento danni di migliaia di miliardi - esordisce il sindaco Rosario Crocetta - è meglio che li tengono aperti questi impianti e che si mettano il cuore in pace a spendere i soldi per bonificare. Basta con le bugie, con i sotterfugi. E' venuto il momento il momento di spendere per Gela». All'on. Borghini il capo dell'amministrazione fa sapere che Gela non vuole un decreto «salva Eni» come fu «il decreto sul pet coke» un anno e mezzo fa. «Allora - continua Crocetta - si fece un decreto che consentì all'Eni di poter continuare ad usare i pet coke. Poi nessuno più si pose il problema di come coniugare industria con ambiente. Oggi noi vogliamo solo battere cassa perché Gela non può aspettare. Non può essere inquinata e per giunta minacciata di restare senz'acqua». Al governo il sindaco chiede la convocazione urgente di un incontro. Governo nazionale e regionale, presidente della Regione, forze locali, Eni attorno allo stesso tavolo per un accordo di programma sugli investimenti necessari a bonificare. Lo stesso accordo che è stato fatto per la Sardegna ma non per la Sicilia e che ora è indifferibile vista l'emergenza che si sta vivendo al petrolchimico. Una domenica di tensione e di attesa di nuovi sviluppi quella vissuta ieri a Gela. Nelle prossime ore si attendono ulteriori novità mentre Gela chiama Roma per un intervento del governo che il sindaco reclama non a favore degli interessi dell'Eni ma dell'ambiente e dei lavoratori.

 
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