Gli industriali presentano il
«conto» al Comune
di Sandro Galli
SENIGALLIA — Non c'è solo il
turismo. Gli imprenditori senigalliesi sono una componente
economica non secondaria della città. E gettano sul piatto
della bilancia le loro credenziali: una quarantina di
aziende, alcune delle quali con importanti fette di mercato
all'estero; un fatturato complessivo di 300 milioni di euro
ed un totale di 1.500 addetti. Logico quindi che il Gis, il
Gruppo imprenditori senigalliesi con una certa periodicità
presenti il conto all'amministrazione comunale. Il faccia a
faccia, venerdì sera al Senbhotel, presenti il sindaco Luana
Angeloni ed alcuni suoi assessori. «Il nostro territorio non
ha mai prodotto distretti industriali — ha sottolineato il
presidente del Gis, Silvio Pasquini —. Senigallia è una
città di mare, a vocazione turistica. E vero che la
individuazione di aree Zipa nell'interno hanno consentito
uno sviluppo equilibrato del comprensorio. Le imprese oggi
chiedono quindi riserve di spazi per espansioni o nuovi
insediamenti e soprattutto infrastrutture in grado di
semplificare la vita operativa delle aziende: procedure,
trasporti, comunicazioni, collegamenti stradali e
ferroviari, servizi pubblici adeguati». Uno sguardo alla
competizione sempre più forte e globale, ma con un occhio
anche al sociale. «L'impresa è un patrimonio allargato e non
può essere esente dai grandi temi sociali, quali gli asili
nido o le scuole materne, le abitazioni accessibili alle
fasce deboli di lavoratori, i progetti scolastici e le
collaborazioni con l'università. Come cittadini abbiamo
anche l'obbligo civile di partecipare e contribuire a
migliorare la qualità della vita». La viabilità ed i
collegamenti sono stati gli argomenti più gettonati nei
successivi interventi degli imprenditori. «Fermo restando
che nel lungo termine ci auguriamo che la ferrovia e
l'Adriatica possano essere arretrate — ha osservato Luigi
Fiorini — comprendiamo la scelta del Comune di decentrare le
aree industriali per non congestionare la costa. E'
necessario però che venga offerta la possibilità di
impiantare aziende senza venir penalizzati dai costi delle
aree, facilitando anche gli insediamenti di quanti lavorano
nelle stesse aziende». «Il traffico è ormai ai livelli di
guardia — ha sostenuto Giancarlo Cacciani —. Perché non
prevedere parcheggi su piani interrati in piazza Garibaldi?
Bisogna battersi poi per un tracciato di circonvallazione
che non ingessi troppo la città». «Perché nel progetto di
metropolitana leggera di superficie non si prevedono altre
fermate lungo il territorio comunale per permettere ai
dipendenti, soprattutto extracomunitari di raggiungere le
imprese?», ha chiesto Ezio Antognoni. «I tempi delle
pubbliche amministrazioni sono lunghi mentre abbiamo bisogno
di risposte in tempi brevi — ha sostenuto Otello Baldini —.
Abbiamo perso qualche autobus in passato, ma come operatore
turistico auspico una città sempre più bella ed
accogliente». «Perché l'amministrazione comunale non si è
espressa sulla questione Api di Falconara — ha chiesto
Riccardo Montesi — che comunque condizionerà un territorio
vasto? Quanto al nostro territorio, è importante in primo
luogo potenziare i collegamenti con le zone industriali
attraverso interventi alle infrastrutture. Ma altrettanto
determinante è poter contare sulla formazione del personale.
Positiva l'idea di costituire tramite la società For.ma. un
“albo” delle badanti per ricollocare il centinaio di ragazze
dell'est Europa impiegate prima nel settore tessile
interessato dalla crisi. Sono critico invece sul progetto di
Sistema turistico locale perché il territorio delle valli
Misa e Nevola non è omogeneo con lo Jesino o il Fabrianese».
«La fortuna del Comune è che opera in regime di monopolio —
ha ironizzato Paolo Paolini —. Così spesso capita che dagli
uffici comunali riceviamo risposte un po' approssimative su
questioni che noi riteniamo invece di un certo rilievo.
Basterebbe un po' più di attenzione e qualche volta di
disponibilità».
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Il progetto per Jesi "nasce"
all'estero
Sviluppo sostenibile, i
suggerimenti dei tedeschi
Una buona partecipazione,
soprattutto qualificata, quella di ieri all'auditorium
dell'hotel Federico II. Il convegno su "Tutela ambientale e
sviluppo sostenibile" - voluto e organizzato dall'assessore
all'ambiente Daniele Olivi e dal suo team - ha avuto una
doppia lettura: quella timidamente incoraggiante per quanto
si sta facendo a Jesi, e quella preoccupante della forbice
esistente tra il nostro e altri paesi comunitari, dove si
preferisce dire cosa si è fatto e si sta facendo, invece di
puntare (come si fa da noi) sulle tante cose che si
potrebbero e dovrebbero fare, ma non si quando. Che il
convegno sia stato opportuno e importante lo testimoniano le
presenze di Regione e Provincia, del vice sindaco di
Hannover e della responsabile Marketing di Graz. E proprio
dagli ospiti stranieri sono giunte due "lezioni" concrete.
Kronsberg è villaggio per 12 mila abitanti realizzata dal
'90 sull'omonima collina della città di Hannover. Progettata
con la filosofia dello sviluppo sostenibile, prevede 6000
abitazioni e 3000 posti di lavoro, ma soprattutto
l'abbattimento dell'80% del Co2 rispetto ai sistemi
convenzionali. Un villaggio già per metà abitato che ha
nella gestione ecologica di energia, acqua, suolo e rifiuti
- oltre all'educazione ambientale - i suoi punti di forza.
Lì, rispetto a noi, sono autentici ecomarziani. Che poi
ecologia si coniuga con marketing, impresa e industria (e
profitto) è finalmente diventato scienza come diversi
relatori hanno dimostrato. Tra gli interventi anche quello
di un dirigente della Edison, che ha presentato la Turbogas
di Jesi come la prima in Italia ad avere parametri di
assoluta compatibilità ambientale. Daniele Olivi, nelle
conclusioni, ha indicato quanto fatto in un anno e mezzo
(dal gasolio biologico per 80 automezzi comunali, 4 impianti
fotovoltaici in edifici scolastici e 4 impianti solari in
palestre, l'area protetta ampliata di 300 ettari, educazione
ambientale ecc. E il futuro ecologico di Jesi passa
attraverso l'Agenda 21 |
Augusta, scoppia il caso
diossina L'allarme.
Legambiente: «Un'altra gravissima emergenza e l'alta
percentuale di malformati è l'indice più drammatico»
di Paolo Mangiafico
Augusta. «Seveso di Sicilia»:
i risultati del Piano di caratterizzazione della zona dove è
ubicata la centrale termoelettrica Enel Tifeo di Augusta,
presentato al ministero dell'Ambiente nella conferenza dei
servizi sulla bonifica del «sito Priolo», tenutasi lo scorso
6 novembre, a Roma, ha evidenziato la presenza di diossina
in concentrazioni preoccupanti. Al momento si tratta di una
presenza di diossina limitata alla sola zona del sito della
centrale termoelettrica, al confine con il sito della
raffineria Esso, ma il direttore generale del ministero
dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini, considerata
l'importanza ambientale di questa situazione, ha dato
disposizioni di procedere speditamente ad ulteriori
verifiche, ed ha immediatamente convocato un incontro da
tenersi presso la sede regionale di Palermo. Ulteriori
verifiche, sono state richieste all'Arpa, Agenzia regionale
protezione ambiente. C'è, infatti, il fondato timore che ci
si possa trovare di fronte ad un'altra emergenza ambientale
nella zona industriale del polo petrolchimico di Priolo.
Infatti, dopo le emergenze ambientali dell'«acqua al
benzene» e del «mare al mercurio», su cui sono in corso
indagini giudiziarie, portate avanti dal sostituto
procuratore Maurizio Musco, in cui si configurano i reati di
«avvelenamento di acque pubbliche» e «disastro ambientale»,
c'è il rischio di una nuova emergenza, questa volta, dovuta
alla presenza di diossina nel sottosuolo. Se le
caratterizzazioni di tutto questo sito, che verranno
effettuate nei prossimi giorni, insieme a quelle che nella
zona pubblica predisporrà il prefetto di Catania Alberto Di
Pace, come sub commissario delle bonifiche del «sito Priolo»,
dovrebbero confermare che il suolo ed il sottosuolo attorno
alla centrale Enel Tifeo sono contaminati da diossine,
diventerà ancora più fosco il quadro delle emergenze
ambientali di questa parte della Sicilia. Le cause della
presenza di diossina, come fa rilevare Enzo Parisi, della
segreteria regionale di Legambiente, più che essere
ricondotte alle emissioni dei camini della centrale
elettrica, sono forse spiegabili con l'uso massiccio di Pcb
(Policloro bifenile), molto simile alle diossine, utilizzato
come fluido dielettrico, che si è fatto per decenni nei
trasformatori e, quindi, in uno non corretto smaltimento di
tale sostanza. A rendere più preoccupante la presenza nel
suolo e nel sottosuolo di diossina, è la zona in cui è stata
riscontrata. «In un'area - dice Enzo Parisi - contigua agli
importanti resti dell'antica Megara Iblea, a cavallo tra i
fiumi Cantera e Marcellino, in una zona anche recentemente
interessata da fenomeni alluvionali, con tutto quello che ne
può essere conseguito per l'ulteriore inquinamento della
falda. La presenza di diossine sarebbe un forte elemento di
preoccupazione per l'immediato e per il futuro. Il disagio
sanitario di quest'area, di cui l'alto tasso di nati
malformati è l'indice più drammatico, va ora indagato alla
luce di quella che si profila come l'ennesima emergenza». Di
certo non è per niente tranquilizzante la giustificazione
per la presenza di diossina fatta dai tecnici dell'Enel che
hanno provveduto alla caratterizzazione, asserendo che la
stessa caratterizzazione era stata effettuata dopo che la
zona era stata trattata con disserbanti.
Gela, i sindacati adesso
vedono nero
Sequestro serbatoi: cresce il
timore. L'Ugl: «Altri sigilli e saranno inevitabili
conseguenze per l'occupazione»
di Liliana Blanco
Gela. «Si apre un'altra
stagione buia per il comparto industriale. Peggiore rispetto
a quella dell'anno scorso quando si fermarono gli impianti a
causa di una posizione interpretativa sul pet-coke». Tuona
il segretario generale della Uil Silvio Ruggeri: le
prospettive dei prossimi giorni sono, a dir poco,
catastrofiche per lo stabilimento petrolchimico, per i
lavoratori, per l'economia della città. Il quadro emerso
dall'incontro con fra i sindacati e l'amministratore
delegato della Raffineria, Andrea Frediani è allarmante per
l'attività del complesso industriale. Dopo il provvedimento
emesso dalla magistratura gelese, che ha disposto il
sequestro di 96 serbatoi, la direzione ne ha già consegnato
39 che sono stati svuotati e sui quali sono stati apposti i
sigilli. «Nelle prossime ore - continua Ruggeri - verranno
consegnati i restanti serbatoi, e se il provvedimento della
magistratura non verrà modificato, gli impianti sono
destinati ad essere fermati e con essi l'attività di tutto
lo stabilimento. I serbatoi da consengnare verranno svuotati
e man mano si procederà alla messa in sicurezza degli
impianti fino ad arrivare alla Centrale termoelettrica che
alimenta il dissalatore che non può essere alimentata dall'Enel
in quanto necessita di 120 tonnellate di vapore ad ora. E
ancora nell'arco di 15 giorni si potrebbe fermare anche la
Polimeri Europa. Insomma una situazione più drammatica di
quella che abbiamo vissuto l'anno scorso». L'amministratore
delegato ha spiegato ieri ai rappresentanti sindacali che
inoltrerà un documento nel quale vengono elencati gli
interventi di manutenzione apportati in 14 sebatoi con
capacità di 10.000 tonnellate che contengono benzine, gasoli
e prodotti di lavorazione. Su questi sono stati realizzati i
nuovi fondi che assicuravano l'eminazione delle perdite; 18
serbatoi erano al momento del sequestro in fase di
manutenzione; alcuni si trovano sollevati da terra per
evitare lo sversamento diretto, e pure questi sono stati
colpiti dal sequestro. «Il sindacato non discute sui
provvedimenti della giustizia che mirano a tutelare
l'ambiente - dice il segretario della Filcea Cgil,
Alessandro Piva - ma riteniamo che il corso della giustizia
sia conciliabile con la marcia degli impianti come è
avvenuto a Priolo». Più ottimista il sindaco di Gela,
Rosario Crocetta: « Non perdiamo la testa - dice il sindaco
- sono sicuro che anche questa volta troveremo una
soluzione. Sono in continuo contatto con il prefetto di
Caltanissetta che segue costantemente l'evoluzione della
situazione e che sta organizzando una serie di incontri per
analizzare la situazione e tentare una mediazione. Certo, l'Agip
avrebbe dovuto affrontare prima la situazione per evitare di
arrivare a questo punto, ma penso che questi siano problemi
risolvibili». «Se si arrivasse ad apporre i sigilli ad altri
serbatoi nei prossimi giorni - dice il responsabile dell'Ugl,
Francesco Tilaro, sarebbero inevitabili le conseguenze per
l'occupazione: un vero disastro». Lunedì i sindacati
torneranno ad incontrare i vertici aziendali. L'unica
speranza è rappresentata dalla modifica del provvedimento di
sequestro alla luce degli interventi di manutenzione che
hanno eliminato, almeno in una parte dei serbatoi, qualunque
perdita.
Parco eolico: parla
Nuciforo
di FILIPPA FARFAGLIA
Francavilla. Il parco eolico
«Alcantara» diventa realtà. «L'impianto – dichiara il
sindaco, Salvatore Nuciforo – porterà solo benefici a
Francavilla. L'“Api holding” ha accettato le nostre
condizioni contrattuali senza le quali la realizzazione del
parco eolico non avrebbe avuto senso. È bene chiarire che il
corrispettivo, per il Comune, sarà calcolato sui ricavi
ottenuti dall'impianto e sui proventi avuti dalla vendita
dei cosiddetti certificati verdi. Inoltre verrà realizzato,
in prossimità dell'impianto, un locale da adibire allo
svolgimento di attività didattiche ed informative sul parco
e sull'energia da fonte eolica. La struttura sorgerà presso
il borgo Schisina di proprietà del Comune». Il parco eolico,
che vede un impianto di potenza pari a 29 Mw per la
produzione d'energia elettrica da fonte rinnovabile, sorgerà
nelle località di monte Diana, poggio Primavera, monte
Paulera, monte Donavedao, monte Tre Finaite, monte Bonavita,
monte Pomaro e Portella Tre Fontane. «In caso di cessazione
dell'attività o interruzione per mancato rinnovo della
convenzione – prosegue il primo cittadino – l'“Api holding”
garantisce al nostro Comune la rimozione degli
aerogeneratori, delle cabine elettriche e delle parti fuori
terra degli impianti. La mia Amministrazione s'impegnerà a
completare tempestivamente tutti gli adempimenti e ad
emettere gli atti amministrativi per il completamento della
fase autorizzativa. La realizzazione del parco eolico avrà
un costo di 60 miliardi delle vecchie lire». |