RASSEGNA STAMPA 08.11.2003

 

RESTO DEL CARLINO
Il dieci agosto era acido solfidrico

L'Arpam ha confermato i sospetti

FALCONARA — Acido solfidrico: i cittadini hanno sentito giusto. Il 10 agosto scorso i residenti di Fiumesino e Villanova avevano segnalato alle autorità competenti uno «sgradevole olezzo di uova marce determinato dalla raffineria Api». L'Arpam ha in parte confermato i sospetti sottolineando come ripetute concentrazioni di acido solfidrico possano produrre «riverberazioni negative per la salute della popolazione».

«Alle provinciali andiamo da soli»

ANCONA — Il rinnovo della concessione ventennale alla raffineria Api di Falconara deciso con la contrarietà dei Verdi (per questo usciti dalla coalizione) dalla maggioranza di centro sinistra che governa la Regione Marche potrebbe avere ripercussioni anche a livello nazionale, fino a compromettere l'alleanza. Lo ha detto inaugurando ieri ad Ancona la nuova sede del Sole che ride il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, osservando che se il caso Api non venisse rivisto, i Verdi interpreterebbero questo fatto come «una scelta degli alleati contro l'ambiente». «La vicenda Api — ha detto il leader ecologista — va riaperta. Non vorremmo che fosse una piccola slavina che finisca però con il portarsi dietro conseguenze molto più vaste a livello nazionale». Pecoraro Scanio ha osservato che «nelle Marche c'è una miopia del centro sinistra. I Verdi — ha detto — possono anche andare da soli alle prossime regionali e se fossimo costretti a questa scelta le Marche non sarebbero un caso isolato, perché lo faremmo anche in altre regioni». «Il centrosinistra — ha incalzato — deve dirci che intende fare nelle Marche, a cominciare dagli amici di Rifondazione comunista, che sembrano affetti da schizofrenia quando governano, pensando con i no-global che un altro mondo è possibile dappertutto eccetto che a Falconara». «Le nostre posizioni sull'Api — ha continuato — sono state moderate; nessuno ha chiesto di chiudere la raffineria, ma non è più tollerabile un mostro ambientale a Falconara senza alcuna certezza per il futuro». Sostenendo che la decisione di rinnovare la concessione all'Api sarebbe stata condizionata da pressioni lobbistiche sugli ex partner di maggioranza, Pecoraro Scanio ha concluso affermando che «quello sull'Api è stato un atto di slealtà fra alleati, e i nostri alleati devono riconoscere che hanno sbagliato».

 
CORRIERE ADRIATICO
Api, caso nazionale

Martedì summit con i vertici del centrosinistra Chiaro messaggio "La questione va riaperta altrimenti si tratterebbe di una scelta degli alleati contro l'ambiente" Le "stoccate" di Alfonso Pecoraro Scanio

I Verdi incalzano la Regione

ANCONA - Il rinnovo della concessione ventennale alla raffineria Api di Falconara deciso con la contrarietà dei Verdi (per questo usciti dalla coalizione) dalla maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Marche potrebbe avere ripercussioni anche a livello nazionale, fino a compromettere l'alleanza. Lo ha detto inaugurando ieri ad Ancona la nuova sede del Sole che ride il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, osservando che se il caso Api non venisse rivisto, i Verdi interpreterebbero questo fatto come "una scelta degli alleati contro l'ambiente". "La vicenda Api - ha detto il leader ecologista - va riaperta. Non vorremmo che fosse una piccola slavina che finisca però con il portarsi dietro conseguenze molto più vaste a livello nazionale". Pecoraro Scanio ha osservato che "nelle Marche c'è una miopia del centrosinistra. I Verdi - ha detto - possono anche andare da soli alle prossime regionali e se fossimo costretti a questa scelta le Marche non sarebbero un caso isolato, perché lo faremmo anche in altre regioni". "Il centrosinistra - ha incalzato - deve dirci che intende fare nelle Marche, a cominciare dagli amici di Rifondazione comunista, che sembrano affetti da schizofrenia quando governano, pensando con i no-global che un altro mondo è possibile dappertutto eccetto che a Falconara". "Le nostre posizioni sull' Api - ha continuato - sono state moderate; nessuno ha chiesto di chiudere la raffineria, ma non è più tollerabile un mostro ambientale a Falconara senza alcuna certezza per il futuro". Sostenendo che la decisione di rinnovare la concessione all' Api sarebbe stata condizionata da pressioni lobbistiche sugli ex partner di maggioranza, "quello sull' Api è stato un atto di slealtà fra alleati - ha detto - e i nostri alleati devono riconoscere che hanno sbagliato". Martedì prossimo i Verdi marchigiani si incontreranno con gli ex partner della maggioranza di centro sinistra che governa la Regione Marche. Lo ha annunciato il portavoce regionale del Sole che ride Luciano Montesi. Il rendez-vous di martedì sarà il primo dopo la crisi nel rapporto fra i Verdi e il resto della maggioranza. Montesi ha precisato che a richiedere l'incontro sono stati gli ex partner di maggioranza e ha osservato che si tratterà di un "incontro interlocutorio, dal quale potrà riprendere il colloquio con gli ex alleati, ma nel quale il rientro dei Verdi in maggioranza non sarà all'ordine del giorno". "Oggi - ha detto - c' è una situazione di stallo nei rapporti con gli ex alleati regionali e non si vedono al momento segnali di un suo superamento. Non è un problema di poltrone - ha ribadito - bensì riconducibile al macigno Api". Montesi ha poi annunciato una futura assemblea regionale del Sole che ride per elaborare un "programma di governo" per la Regione ("non pensiamo ai Verdi come a un partito del no"), un pacchetto di proposte da sottoporre al centro-sinistra per valutare come verrà accolto dal governo regionale. Alla conferenza stampa sono intervenuti anche il capogruppo in Regione Marco Moruzzi ("commetterebbe un grave errore e perderebbe d'incisività un centro sinistra che pensasse di poter stare senza di noi") e Giorgio Marchetti.

"Dialogo in Provincia"

Si punta a ricucire lo strappo di Ancona

ANCONA - Il confronto con gli alleati di centrosinistra che governano la Provincia di Ancona, dopo il ritiro della delega all'assessore verde all'ambiente Massimo Binci, che in giunta ha votato contro il protocollo d'intesa sull' Api, va senz' altro riaperto e i Verdi sono "caparbiamente" intenzionati a ricostruire il rapporto. Resta dunque aperto uno spiraglio per il dialogo, ma non sarà facile trovare un punto di mediazione. "Certamente - ha osservato Pecoraro Scanio - il rapporto fiduciario fra un presidente o un sindaco e un suo assessore si può rompere. Ma un voto di dissenso dato da un assessore in giunta, in una singola occasione, peraltro di estrema rilevanza per il suo partito, non può certo essere surrettiziamente interpretato come espressione di sfiducia da parte dei Verdi". Dal canto suo, Binci ha definito "gravissimo" il modo in cui il presidente della giunta provinciale, il diessino Enzo Giancarli, ha giudicato l'unico voto contrario espresso dai Verdi durante tutto il tempo della loro permanenza nell'organo di governo. E, richiamandosi alle normative che permettono voti difformi negli esecutivi, ha definito quella da lui sollevata una "questione di etica politica".

 
TRENTINO
Piante mangiaveleno per risanare la Sloi

L'ateneo di Verona studia la fitodepurazione per le aree meno inquinate

IL CASO TRENTO NORD

di Chiara Bert

TRENTO. Usare batteri e piante per succhiare il veleno dai terreni inquinati dell'ex Sloi e Carbochimica. Si chiama fitodepurazione, e da un anno un'équipe di Biotecnologie microbiche dell'Università di Verona ha avviato uno studio per applicare questa tecnica di bonifica alle aree di Trento Nord. «Un sistema "naturale" che si adatta alle zone dove la contaminazione è meno alta - spiega il responsabile della ricerca - con vantaggi sia in termini di impatto ambientale che di costi». «Con la nostra ricerca abbiamo voluto capire se i terreni contaminati presentano al loro interno microorganismi vitali capaci di degradare le sostanze inquinanti», spiega il professor Giovanni Vallini, docente di Biotecnologie microbiche alla Facoltà di scienze naturali di Verona. Vallini, fino al dicembre 2002 membro della segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente incaricata di valutare i progetti di bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale, conobbe la delegazione trentina a Roma, in occasione della presentazione del piano di caratterizzazione di Trento Nord. Ai responsabili della Provincia, il professore propose una collaborazione per sperimentare i sistemi di bio e fitodepurazione sui 10 ettari delle ex fabbriche Sloi e Carbochimica. Servirsi cioè di microorganismi autoctoni (presenti nel suolo), o di batteri associati a particolari piante, per bonificare una parte dei terreni avvelenati. Un intervento che richiederà comunque approcci diversi considerata la differente tipologia di inquinamento. Nel caso della Carbochimica si tratta infatti di inquinamento da sostanze organiche, in gran parte derivanti dai serbatoi di stoccaggio dei composti chimici. «Nella fase preliminare del nostro studio - spiega Vallini - abbiamo accertato che nel suolo sono presenti alcuni ceppi di batteri attivi, in grado di resistere alle concentrazioni inquinanti di policloruri. Ora stiamo svolgendo delle indagini biologiche per capire qual è la loro potenzialità, e a quel punto eseguiremo un primo test sul campo». La prospettiva è quella di coltivare questi microorganismi in laboratorio, moltiplicandoli, e quindi reimmetterli nel terreno perché esercitino la loro azione di assorbimento dei veleni. Più complicata la situazione dell'ex Sloi, dove l'inquinamento è legato alla presenza di metalli, in particolare piombo e mercurio. Anche qui, come per la Carbochimica, è stata appurata l'esistenza di batteri attivi sfruttabili per bonificare. «In questo caso - osserva il professor Vallini - i microbi possono essere utilizzati per rendere più solubili i metalli, ma da soli non bastano». Ecco allora arrivare in loro aiuto le piante, per un processo di decontaminazione del terreno che prende il nome di fitodepurazione. Il sistema consiste appunto in un uso combinato di particolari piante e dei microorganismi che abitano vicino alle radici. Le piante in questione vengono definite iperaccumulatrici, il che significa che riescono a succhiare i metalli presenti nel suolo, resi solubili dalla precedente azione dei batteri. Si tratta di piante selvatiche, che hanno spontaneamente colonizzato i terreni ricchi di metalli: tra le più efficaci, la prassica (della famiglia delle rape) e le leguminose e, tra gli alberi, i pioppi ibridi, che funzionano da eccezionali pompe in grado di arrivare anche in strati profondi. Quello delle aree di Trento Nord sarebbe il primo caso in Italia di applicazione di questa tecnica a realtà industriali, un unico esperimento analogo è stato fatto con una raffineria dell'Enichem. Ancora troppo presto per dare una tempistica dell'intervento - spiegano all'Università di Verona - è chiaro che l'azione di piante e batteri si sviluppa su tempi lunghi. «È chiaro che dove l'inquinamento è molto concentrato, la soluzione più ovvia è la rimozione del terreno contaminato - spiega il professor Vallini - ma laddove la contaminazione è meno alta e più diffusa, i sistemi biologici sono preferibili, perché hanno un minor impatto ambientale e minori costi». Entro fine anno la Provincia conta di presentare il progetto preliminare di risanamento delle aree industriali con i relativi costi.

 
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