«By pass, investimento a
vuoto»
Falconara. Il Comitato sul
collegamento ferroviario
di LETIZIA LARICI
FALCONARA - No al by pass
Api. Il progetto di arretramento della linea ferroviaria per
allontanare i binari dalla raffineria, disposto dalla
Regione ed approvato dalla Provincia, non convince gli
abitanti di Villanova. Una soluzione, secondo il comitato
cittadino, in contrasto con le previsioni contenute negli
stessi piani provinciali e regionali, che contemplano la
realizzazione di un nuovo raccordo ferroviario, tra
Chiaravalle e Marina di Montemarciano, abilitato al traffico
internazionale, in quanto compatibile con l’alta velocità,
destinato a collegare la linea trasversale per Roma,
superando il nodo Api - Falconara. In quest’ottica nel Piano
territoriale di coordinamento della Provincia è precisato
che «la linea litoranea resterà nell’attuale sede per il
collegamento con il porto e come metropolitana di
superficie». Ed allora quale sarebbe il senso, si chiede
Loris Calcina, presidente del Comitato cittadino di
Villanova, del by–pass Api? «Un investimento a vuoto –
osserva – se è vero che tra dieci anni si procederà al
rifacimento della linea ferroviaria. Uno spreco di denaro
inutile, a meno non si preveda la convivenza del by–pass in
questione con il progetto definitivo di ammodernamento.
Un’ipotesi poco credibile, piuttosto la dimensione
dell’intervento in termini di spesa, ci induce a ritenere
che la sua realizzazione comporterà un rinvio
dell’attuazione del nuovo raccordo Marina di Montemarciano–Aspio,
che rappresenta invece un’opzione strategica fondamentale
per il corretto sviluppo dell’area». La realizzazione del by–pass
Api poi, secondo Calcina, oltre ad aumentare le condizioni
di rischio, produrrebbe conseguenze negative sull’ambiente,
sul paesaggio, sul patrimonio storico–culturale e sugli
abitanti. «In particolare - conclude - il rischio legato al
transito di materiali pericolosi andrebbe ad investire nuovi
territori e nuove porzioni di abitato. Va poi sottolineato
che il tracciato della ferrovia interferirebbe con il cono
di volo dell’aeroporto e con la strumentazione a terra. Tali
perplessità sono peraltro state sollevate anche dalla Svim,
nell’ambito dello studio commissionato dalla Regione in
ordine al risanamento dell’area ad elevato rischio
ambientale».
Bohigas studia la pratica
ex Montedison
Consegnati all'architetto
spagnolo documenti, studi e perizie. Tra due settimane la
prima proposta
di GIAMPAOLO MILZI
«Un passo alla volta, per non
sbagliare». Ovvero, per non restare insabbiati per chissà
quanto su una spiaggia, quella di fronte all'ex colosso
chimico Montedison, che il sindaco di Falconara - sulla base
del Prg e di una superconsulenza estera - vorrebbe presto
trasformare in una oasi turistico-commerciale capace di
archiviare il "caso inquinamento». "Un passo alla volta", e
cioé andare avanti con fiducia reciproca e cautela, è il
motto comune che una settimana fa ha chiuso il primo, lungo
incontro tra manager e tecnici della "Azienda Agricola
Poggio", neoproprietaria dei 20 ettari contaminati da scorie
industriali al confine con Marina di Montemarciano, e
l'equipe di esperti guidata dall'architetto Bohigas per
iniziare a costruire la piattaforma tecnica per la
rivitalizzazione della "Apu3" (Area progetto unitario). A
Barcellona, nella sede dello studio "Mbm", il luminare
dell'urbanistica ha soprattutto ascoltato, e poi incamerato
un monte di carte e documenti. Designato nel protocollo
d'intesa firmato da Carletti e dal collega di Montemarciano
Cingolani come "l'uomo giusto" per l'eco-rebus, Bohigas in
quelle sabbie zeppe d'arsenico, piombo non ci ha mai messo
piede. A parlare sono stati Aldo Pollarini, presidente della
"Agricola Poggio" di Savignano sul Rubicone e soprattutto il
suo consulente ing. Magnini, che invece quello scatolone di
sabbia a rischio entrato nel patrimonio societario lo
conoscono bene. «Abbiamo sintetizzato la storia, il passato
industriale di quella zona e lo stato attuale delle cose -
ha commentato Magnini al suo rientro dalla Spagna - Quanto
alla contaminazione, abbiano consegnato a Bohigas gli esiti
dei monitoraggi dell'Arpam, gli studi ambientali effettuati
dalle aziende ex proprietarie e la perizia eseguita dell'ing.Biancani
nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria». «Non ci siamo
nascosti i problemi. Ma è ovvio che in questa fase non
potevano emergere novità sul tipo di bonifica da scegliere.
Bohigas ha preso atto che il "progetto preliminare
urbanistico per la riqualificazione del sito e dei territori
circostanti" oggetto dell'intesa è molto impegnativo. E ha
assicurato che si occuperà anche della questione del
capannone Montedison vincolato dalla Soprintendenza come
bene di archeologia industriale. Poi si è impegnato a
fornirci (tra due settimane, ndr.) una prima proposta di
studio contrattuale con relativo costo»
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«La mia Falconara sarà una
città votata al turismo»
di Alessandra Pascucci
FALCONARA – «La Falconara che
ho in mente? Sarà una città marittima, con la “M”
maiuscola». Dal suo studio spagnolo, l'architetto Oriol
Bohigas commenta il recente incarico di riqualificazione
dell'area nord del territorio comunale, affidatogli da
Montemarciano e Falconara, oltre che dall'Azienda agricola
del Poggio, proprietaria del sito ex Montedison. La scelta
del noto professionista è stata un incentivo all'accordo tra
i soggetti coinvolti, conquistati da una fama internazionale
avvalorata da un lungo elenco di riconoscimenti mondiali. Il
maestro catalano è stato raggiunto telefonicamente dal
Carlino alla Mbm Arquitectes di Barcellona, studio da lui
fondato nel 1951, dove è coccolato da uno stuolo di
assistenti che parlano correntemente tutte le lingue,
italiano compreso. Architetto, quando le è stato affidato
l'incarico? «Circa due settimane fa, quando ho ricevuto, qui
a Barcellona, i rappresentanti dei firmatari del protocollo
d'intesa». Ha già un'idea del futuro assetto dell'area nord
di Falconara? «I titolari dell'azienda che ha acquistato il
terreno hanno avanzato tante proposte: tutte rispecchiano il
Prg di Falconara, che già conosco. Sull'area, però, gravano
dei vincoli; uno di questi è relativo ai fabbricati che
componevano il vecchio stabilimento, classificati come
“Archeologia industriale”. Dovremo aspettare il parere della
Sovrintendenza per sapere se si potrà radere al suolo tutto
il complesso o occorrerà recuperare. In ogni caso si punterà
sulla vocazione turistica, marittima e residenziale. E'
presto per definire nel dettaglio gli interventi da portare
avanti, dato che la zona si sviluppa per centinaia di ettari
tra la fascia costiera e le colline: aspetti diversi,
entrambi da valorizzare». Quali sono le prospettive
urbanistiche di Falconara? «Il territorio ha grandi
potenzialità. Le possibilità di sviluppo sono realistiche.
In Italia, però, le amministrazioni comunali devono
sottostare alle disposizioni degli enti locali più grandi,
che a volte ostacolano o rallentano gli iter di
realizzazione dei progetti. Nel caso di Falconara, comunque,
sono molto soddisfatto per l'eliminazione del tracciato
ferroviario, che interferisce con il mio piano del porto.
L'accordo con le ferrovie è quasi fatto e lo spostamento dei
binari e dello scalo merci aprirà la città al mare,
permettendo lo sviluppo della spiaggia. E' questo l'aspetto
che restituirà a Falconara la sua vera identità». A che
punto è il progetto del porto turistico? «I tecnici del
Comune stanno predisponendo una variante al Prg, che verrà
integrato con il progetto del porto da me ideato. Con
l'equipe della municipalità, con cui mi tengo i contatto,
c'è un buon affiatamento». |