RASSEGNA STAMPA 02.11.2003

 

RESTO DEL CARLINO
FERRARA

Turbogas Bratti: «L'impianto diminuirà anche le polveri sottili»

Il tono della voce, al telefono, è tra il rassegnato e lo stanco. E prima di commentare, l'assessore all'Ambiente Alessandro Bratti premette: «Questa però è la mia ultima dichiarazione sull'argomento».
- Cosa ne pensa dello studio della Commissione europea sulle polveri fini, che sarebbero tra i più pericolosi inquinanti prodotti dai turbogas?
«Lo conoscevo già: non dice nulla di nuovo»
- Quindi eravate a conoscenza del rischio rappresentato dalle PM 2,5 e del fatto che il turbogas ne produrrà?
«Le polveri fini si formano da precursori, soprattutto da ossidi di zolfo e d'azoto. Con la nuova centrale si elimineranno 2300 tonnellate annue dei primi, e si abbasseranno anche i secondi».
- Dunque il ragionamento è che per proporzione anche le polveri fini diminuiranno?
«Certo. E vorrei far notare che nessuno ha mai detto che il progetto per la nuova centrale è peggiorativo».
- Si sceglie il male minore, visto che le polveri fini, in qualsiasi quantità, sono dannose...
«Bisogna ricordare che qui non andiamo a costruire una centrale dove non c'è nulla: ora abbiamo centrali che inquinano molto. Quella a metano farà migliorare la situazione. Una riduzione del 30 - 40% delle polveri fini non mi sembra poco».
- E il giudizo sulle targhe alterne, ritenuto un provvedimento inutile dalla Commissione europea?
«Nei giovedì a targhe alterne c'è una diminuzione, seppur minima, e anche qui è sempre meglio che non far nulla».
- Un'ultima volta: nessun dubbio sul turbogas?
«Quando scoppiò l'allarme-polveri con l'articolo di Armaroli e Po, mi sono preoccupato, ho incaricato i tecnici di approfondire, ho studiato io stesso. Perché a me interessa la salute, della gente e mia: so cosa abbiamo adesso, bisogna pulire, in alto e in basso. E lì diversamente nessuno metterà i soldi per pulire. La centrale porterà un miglioramento indiretto, oltre a quello diretto.»

Turbogas L'analisi di Fraternali: saranno «solo» 28 le tonnellate di Pm10

La centrale a turbogas approvata per il petrolchimico di Ferrara produrrà 'soltanto' 28 tonnellate di Pm10 all'anno. E' questo il risultato a cui è giunto Daniele Fraternali, uno dei tecnici che nel 2000 produssero il Sia (Studio di impatto ambientale) della centrale per conto della società proponente. Un calcolo che Fraternali ha effettuato per verificare le stime effettuate 6 mesi fa da altri due scienziati, i bolognesi Nicola Armaroli e Claudio Po, che nel maggio scorso hanno aperto per la prima volta in Italia il capitolo delle micropolveri prodotte nel funzionamento dalle centrali alimentate a metano, e che avano stimato in 290 tonnellate le emissioni annue di pm10 da parte di un turbogas di quelle dimensioni. Una cifra troppo alta, secondo Fraternali, che quindi si è messo al lavoro. Nel suo studio si legge infatti che scopo della sua ricerca è quello di «approfondire l'argomento, in parte confermando le indicazioni e in parte ridimensionandone la portata» di quanto affermato da Armaroli e Po. Confermata infatti la critica mossa dai due ricercatori bolognesi a chi sostiene che l'unico inquinante di impianti a metano sia l'ossido d'azoto: «E' vero che in quasi tutti gli studi di impatto ambientale relativi a queste centrali viene presentato un dato di emissione nulla per particolato sottile e alcuni inquinanti pericolosi». Di polveri fini e altri microinquinanti invece, ammette Fraternali, i turbogas ne producono. Tra questi ultimi, gli idrocarburi reattivi, in particolare la formaldeide. Errato invece, insiste Fraternali, sarebbe invece il calcolo delle emissioni annue di Pm10: per una centrale da 780 Mw non sarebbero le 290 tonnellate calcolate da Armaroli e Po, ma 28: «Un dato non del tutto trascurabile, ma di sicuro minore impatto». In conclusione nell'articolo, una riflessione sulla differenza tra l'istallazione ex-novo di un impianto e la sostituzione di centrali vecchie e più inquinanti. Lo scenario che appunto dovrebbe verificarsi a Ferrara. Il bilancio della sostituzione — presi in considerazione un turbogas da 780 Mw e una centrale ad olio da 78 Mw — produrrebbe la diminuzione di ossidi d'azoto e di zolfo, polveri sottili, e metalli pesanti. E l'aumento di 3 volte dell'anidride carbonica, di 14 degli idrocarburi reattivi e di 40 del monossido di carbonio.

 
CORRIERE ADRIATICO
Falconara va in rete

Su Internet una valanga di informazioni utili da conoscere. Siti ufficiali e amatoriali promuovono la città

di MARINA MINELLI

FALCONARA - Anche Falconara è in rete e non solo con il sito ufficiale del Comune. Secondo il motore di ricerca di Virgilio, il nome della città appare in oltre 15 mila siti di ogni genere e materia, ma sono le prime pagine della lista quelle che forniscono, in genere, i risultati più attendibili. Al primo posto nella ricerca c'è un sito non istituzionale, creato da Franco Sartini nell'ottobre 2000 (l'ultimo aggiornamento però risale al dicembre 2002) ricco di notizie su storia, attività culturali e ricreative. Cliccando www.falconarainlinea.it è possibile avere informazioni sul luogo geografico, sulla storia di Falconara, cultura, arte e architettura, sulla campagna e sul fiume Esino. Tutto corredato da immagini tratte dai libri fotografici di Giorgio Marinelli. Numerosi all'interno del sito creato da Sartini, anche le informazioni sulle associazioni di volontariato ed i link con quelle che si sono già messe in rete, come la Croce Gialla ed i comitati cittadini. Per i comitati di Villanova, Fiumesino e 25 agosto internet è stato sempre un veicolo privilegiato di diffusione delle notizie delle iniziative e dei documenti sugli argomenti più scottanti e infatti www.comitati-cittadini.net, pur essendo un sito dalla grafica assolutamente minimalista, viene aggiornato quotidianamente, grazie all'opera dei volontari delle tre associazioni che curano anche l'inserimento della rassegna stampa. "E' un sito di parte - riconoscono i redattori - nel quale riportiamo il nostro punto di vista, ma sempre cercando di essere obiettivi. Il nostro scopo d'altronde è quello di stimolare la riflessione". In www.comune.falconara-marittima.an.it invece i surfisti della rete possono trovare (adesso anche un po' più agevolmente visto che è il sito è stato rivisto e sistemato in modo più organico) informazioni sull'attività del comune, i servizi al cittadino, i numeri di telefono degli uffici e delle diverse strutture e i servizi on line. In rete ci sono i settori entrate, scuola, sport ed ambiente, con orari, iniziative, bandi di concorso, delibere, ma ancora poche notizie su turismo, arte e cultura. Dal sito del comune, realizzato dalla ditta Filippetti, si può accedere direttamente ai siti di Cam spa, Gorgovivo, Trenitalia, Croce Gialla, Anci e Aeroporto. Numerose su internet le aziende falconaresi che hanno scelto la vetrina virtuale per pubblicizzare prodotti ed iniziative, tra questi lo stabilimento balneare Giemme Bar's di Gianluca Guazzarotti che su www.giemmebar.it già da due stagioni accetta prenotazioni on line per cabine ed ombrelloni. In rete ci sono anche informazioni sugli hotel della zona, mentre il parco zoo Paese dei Bimbi ha un sito tutto suo: www.parcozoofalconara.com. Fra i partiti hanno scelto la strada di internet il club falconarese di Forza Italia www.forza.italia.falconara.i.am e i Verdi che hanno messo on line, su www.verdinrete.it/falconara, una copiosa documentazione sulla raffineria Api. Fra le associazioni da segnalare la presenza su web oltre che della Croce Gialla, anche dell'Unitre (http://web.tiscali.it/unitrefalconara/) con i programmi completi dei corsi, il "Facocero" (www.fastnet.it/associazioni/facocero) e la Tenda di Abramo.

 
LA SICILIA
Un altro grave inquinamento nelle acque del fiume Gela

Indagine della procura della repubblica

Un grave inquinamento si è verificato ieri mattina nelle acque del fiume Gela. Sul posto sono intervenuti il personale che si occupa delle attività di disinquinamento che hanno posto galleggianti per evitare che la chiazza raggiungesse il mare e le associazioni ambientaliste e nel pomeriggio la GdF. La Procura ha avviato un'indagine per risalire alle cause del massiccio sversamento di sostanze petrolifere nel fiume. Italia nostra ha contestualmente denunciato il cattivo odore proveniente dal petrolchimico che, nelle stesse ore in cui si verificava l'inquinamento al fiume Gela, ha reso irrespirabile l'aria non solo nella zona del fiume Gela ma anche l'intera città. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, riferita dall'Ufficio circondariale marittimo, lo sversamento di greggio sarebbe stato causato dalla perdita di una tubazione sita stavolta non al pontile ma nella parte interna del sito industriale. Le sostanze petrolifere sarebbero finite in un pozzo della condotta fognaria che le ha portate nella zona degli impianti del ciclo dell'acqua di raffreddamento. Di lì sarebbero finite nel fiume Gela. L'inchiesta avviata chiarirà nelle prossime ore meglio cosa è accaduto ieri mattina al petrolchimico e cosa ha determinato la copiosa fuoriuscita di greggio. In contraddittorio con la Raffineria ed alla presenza degli ambientalisti sono stati effettuati dei prelievi di campioni d'acqua sul fiume. Per tutta la mattinata si è lavorato alacremente per circoscrivere la zona e per avviare l'opera di bonifica delle acque del fiume. Durante le operazioni è stato anche salvato un cane randagio che era finito nelle acque del fiume invase dal greggio.

 
LIBERTA' (quotidiano di Piacenza)
«Le centrali a metano tana delle polveri killer»

Studio choc dell'Unione europea: gli impianti riconvertiti inquinano di più. Piacenza ad alto rischio

La riconversione ambientale delle centrali elettriche (a ciclo combinato con alimentazione a metano) produrrebbe un devastante “effetto beffa” facendo degli impianti le maggiori cause della diffusione delle polveri finissime, le cugine killer delle Pm10. Ad affermarlo sono gli esperti di 19 nazioni europee autori del secondo documento della Commissione europea sul problema delle polveri. E tra le regioni a più alto rischio ci sarebbe proprio la valle del Po, dove oltretutto le condizioni climatiche e lo scarso ricambio d'aria faciliterebbero la permanenza in aria dei precursori e l'accumulo delle polveri fini stesse. Se la tesi dovesse essere confermata, Piacenza, con le sue conversioni in atto (si veda quella della centrale “Levante” programmata nel 2004, a partire da aprile, ma un processo analogo riguarda “La Casella” di Sarmato) e con una turbogas di nuova realizzazione ipotizzata nella pianificazione regionale, sarebbe vittima di un beffardo effetto boomerang: proprio l'operazione di riconversione giudicata sin qui come la soluzione ottimale per bonificare le emissioni delle centrali, finirebbe per aggravare la potenza inquinante delle stesse. La minaccia porta il nome di Pm2,5 e Pm0,1, le polveri sottilissime e ultrasottili che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, e a differenza delle più grandi Pm10, riescono a entrare direttamente nel sangue, perché capaci di eludere le barriere difensive dei polmoni. Una situazione che in futuro potrebbe peggiorare, se venissero realizzati gli impianti a ciclo combinato alimentati a metano previsti dal piano energetico della Regione per colmare il deficit dell'Emila Romagna, che oggi produce in loco soltanto il 50% dell'energia che consuma. Il primo a lanciare l'allarme era stato un ricercatore del Cnr di Bologna, Nicola Armaroli, che già nel maggio scorso, dalle pagine de La Chimica e l'Industria e insieme a Claudio Po, aveva denunciato il pericolo legato alle emissioni di particolato fine da parte di questi impianti. Armaroli e Po, per primi, affermavano che centrali turbogas delle dimensioni di 800 megawatt, come quelle già autorizzate a Ferrara e Ravenna, e le tre che erano state ipotizzate in altre province, tra cui Bologna (Bentivoglio e Minerbio), Forlì, Piacenza o Parma, produrrebbero quantità di polveri sottili non trascurabili, come si riteneva, ma nella misura di centinaia di tonnellate. I ricercatori, contestati da chi sostiene che i turbogas rappresentino la miglior soluzione anche in termini di impatto ambientale, trovano ora in questo documento della Commisisone europea nuove autorevoli conferme. Lo studio infatti rafforza le tesi presentate da Armaroli e Po. Alle quali era stato contestato, sulla base di misurazioni effettuate ai camini, che i turbogas producono minori quantità di Pm10 rispetto agli impianti a olio combustibile o carbone. Ma, ribadisce lo studio, le pericolose Pm2,5 si formano per la maggior parte in un secondo momento e non si possono rilevare ai camini: tra i loro principali precursori, gli ossidi di azoto, prodotti in grandi quantità da queste centrali. I turbogas poi bruciano metano: che tra i combustibili è quello che produce la maggior quantità di polveri fini e ultrafini.

 
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