RESTO DEL CARLINO |
FERRARA
Turbogas Bratti: «L'impianto
diminuirà anche le polveri sottili»
Il tono della voce, al
telefono, è tra il rassegnato e lo stanco. E prima di
commentare, l'assessore all'Ambiente Alessandro Bratti
premette: «Questa però è la mia ultima dichiarazione
sull'argomento».
- Cosa ne pensa dello studio della Commissione europea sulle
polveri fini, che sarebbero tra i più pericolosi inquinanti
prodotti dai turbogas?
«Lo conoscevo già: non dice nulla di nuovo»
- Quindi eravate a conoscenza del rischio rappresentato
dalle PM 2,5 e del fatto che il turbogas ne produrrà?
«Le polveri fini si formano da precursori, soprattutto da
ossidi di zolfo e d'azoto. Con la nuova centrale si
elimineranno 2300 tonnellate annue dei primi, e si
abbasseranno anche i secondi».
- Dunque il ragionamento è che per proporzione anche le
polveri fini diminuiranno?
«Certo. E vorrei far notare che nessuno ha mai detto che il
progetto per la nuova centrale è peggiorativo».
- Si sceglie il male minore, visto che le polveri fini, in
qualsiasi quantità, sono dannose...
«Bisogna ricordare che qui non andiamo a costruire una
centrale dove non c'è nulla: ora abbiamo centrali che
inquinano molto. Quella a metano farà migliorare la
situazione. Una riduzione del 30 - 40% delle polveri fini
non mi sembra poco».
- E il giudizo sulle targhe alterne, ritenuto un
provvedimento inutile dalla Commissione europea?
«Nei giovedì a targhe alterne c'è una diminuzione, seppur
minima, e anche qui è sempre meglio che non far nulla».
- Un'ultima volta: nessun dubbio sul turbogas?
«Quando scoppiò l'allarme-polveri con l'articolo di Armaroli
e Po, mi sono preoccupato, ho incaricato i tecnici di
approfondire, ho studiato io stesso. Perché a me interessa
la salute, della gente e mia: so cosa abbiamo adesso,
bisogna pulire, in alto e in basso. E lì diversamente
nessuno metterà i soldi per pulire. La centrale porterà un
miglioramento indiretto, oltre a quello diretto.»
Turbogas L'analisi di
Fraternali: saranno «solo» 28 le tonnellate di Pm10
La centrale a turbogas
approvata per il petrolchimico di Ferrara produrrà
'soltanto' 28 tonnellate di Pm10 all'anno. E' questo il
risultato a cui è giunto Daniele Fraternali, uno dei tecnici
che nel 2000 produssero il Sia (Studio di impatto
ambientale) della centrale per conto della società
proponente. Un calcolo che Fraternali ha effettuato per
verificare le stime effettuate 6 mesi fa da altri due
scienziati, i bolognesi Nicola Armaroli e Claudio Po, che
nel maggio scorso hanno aperto per la prima volta in Italia
il capitolo delle micropolveri prodotte nel funzionamento
dalle centrali alimentate a metano, e che avano stimato in
290 tonnellate le emissioni annue di pm10 da parte di un
turbogas di quelle dimensioni. Una cifra troppo alta,
secondo Fraternali, che quindi si è messo al lavoro. Nel suo
studio si legge infatti che scopo della sua ricerca è quello
di «approfondire l'argomento, in parte confermando le
indicazioni e in parte ridimensionandone la portata» di
quanto affermato da Armaroli e Po. Confermata infatti la
critica mossa dai due ricercatori bolognesi a chi sostiene
che l'unico inquinante di impianti a metano sia l'ossido
d'azoto: «E' vero che in quasi tutti gli studi di impatto
ambientale relativi a queste centrali viene presentato un
dato di emissione nulla per particolato sottile e alcuni
inquinanti pericolosi». Di polveri fini e altri
microinquinanti invece, ammette Fraternali, i turbogas ne
producono. Tra questi ultimi, gli idrocarburi reattivi, in
particolare la formaldeide. Errato invece, insiste
Fraternali, sarebbe invece il calcolo delle emissioni annue
di Pm10: per una centrale da 780 Mw non sarebbero le 290
tonnellate calcolate da Armaroli e Po, ma 28: «Un dato non
del tutto trascurabile, ma di sicuro minore impatto». In
conclusione nell'articolo, una riflessione sulla differenza
tra l'istallazione ex-novo di un impianto e la sostituzione
di centrali vecchie e più inquinanti. Lo scenario che
appunto dovrebbe verificarsi a Ferrara. Il bilancio della
sostituzione — presi in considerazione un turbogas da 780 Mw
e una centrale ad olio da 78 Mw — produrrebbe la diminuzione
di ossidi d'azoto e di zolfo, polveri sottili, e metalli
pesanti. E l'aumento di 3 volte dell'anidride carbonica, di
14 degli idrocarburi reattivi e di 40 del monossido di
carbonio.
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CORRIERE ADRIATICO |
Falconara va in rete
Su Internet una valanga di
informazioni utili da conoscere. Siti ufficiali e amatoriali
promuovono la città
di MARINA MINELLI
FALCONARA - Anche Falconara è
in rete e non solo con il sito ufficiale del Comune. Secondo
il motore di ricerca di Virgilio, il nome della città appare
in oltre 15 mila siti di ogni genere e materia, ma sono le
prime pagine della lista quelle che forniscono, in genere, i
risultati più attendibili. Al primo posto nella ricerca c'è
un sito non istituzionale, creato da Franco Sartini
nell'ottobre 2000 (l'ultimo aggiornamento però risale al
dicembre 2002) ricco di notizie su storia, attività
culturali e ricreative. Cliccando www.falconarainlinea.it è
possibile avere informazioni sul luogo geografico, sulla
storia di Falconara, cultura, arte e architettura, sulla
campagna e sul fiume Esino. Tutto corredato da immagini
tratte dai libri fotografici di Giorgio Marinelli. Numerosi
all'interno del sito creato da Sartini, anche le
informazioni sulle associazioni di volontariato ed i link
con quelle che si sono già messe in rete, come la Croce
Gialla ed i comitati cittadini. Per i comitati di Villanova,
Fiumesino e 25 agosto internet è stato sempre un veicolo
privilegiato di diffusione delle notizie delle iniziative e
dei documenti sugli argomenti più scottanti e infatti
www.comitati-cittadini.net, pur essendo un sito dalla
grafica assolutamente minimalista, viene aggiornato
quotidianamente, grazie all'opera dei volontari delle tre
associazioni che curano anche l'inserimento della rassegna
stampa. "E' un sito di parte - riconoscono i redattori - nel
quale riportiamo il nostro punto di vista, ma sempre
cercando di essere obiettivi. Il nostro scopo d'altronde è
quello di stimolare la riflessione". In
www.comune.falconara-marittima.an.it invece i surfisti della
rete possono trovare (adesso anche un po' più agevolmente
visto che è il sito è stato rivisto e sistemato in modo più
organico) informazioni sull'attività del comune, i servizi
al cittadino, i numeri di telefono degli uffici e delle
diverse strutture e i servizi on line. In rete ci sono i
settori entrate, scuola, sport ed ambiente, con orari,
iniziative, bandi di concorso, delibere, ma ancora poche
notizie su turismo, arte e cultura. Dal sito del comune,
realizzato dalla ditta Filippetti, si può accedere
direttamente ai siti di Cam spa, Gorgovivo, Trenitalia,
Croce Gialla, Anci e Aeroporto. Numerose su internet le
aziende falconaresi che hanno scelto la vetrina virtuale per
pubblicizzare prodotti ed iniziative, tra questi lo
stabilimento balneare Giemme Bar's di Gianluca Guazzarotti
che su www.giemmebar.it già da due stagioni accetta
prenotazioni on line per cabine ed ombrelloni. In rete ci
sono anche informazioni sugli hotel della zona, mentre il
parco zoo Paese dei Bimbi ha un sito tutto suo:
www.parcozoofalconara.com. Fra i partiti hanno scelto la
strada di internet il club falconarese di Forza Italia
www.forza.italia.falconara.i.am e i Verdi che hanno messo on
line, su www.verdinrete.it/falconara, una copiosa
documentazione sulla raffineria Api. Fra le associazioni da
segnalare la presenza su web oltre che della Croce Gialla,
anche dell'Unitre (http://web.tiscali.it/unitrefalconara/)
con i programmi completi dei corsi, il "Facocero"
(www.fastnet.it/associazioni/facocero) e la Tenda di Abramo.
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LA SICILIA |
Un altro grave inquinamento
nelle acque del fiume Gela
Indagine della procura della
repubblica
Un grave inquinamento si è
verificato ieri mattina nelle acque del fiume Gela. Sul
posto sono intervenuti il personale che si occupa delle
attività di disinquinamento che hanno posto galleggianti per
evitare che la chiazza raggiungesse il mare e le
associazioni ambientaliste e nel pomeriggio la GdF. La
Procura ha avviato un'indagine per risalire alle cause del
massiccio sversamento di sostanze petrolifere nel fiume.
Italia nostra ha contestualmente denunciato il cattivo odore
proveniente dal petrolchimico che, nelle stesse ore in cui
si verificava l'inquinamento al fiume Gela, ha reso
irrespirabile l'aria non solo nella zona del fiume Gela ma
anche l'intera città. Secondo una prima ricostruzione dei
fatti, riferita dall'Ufficio circondariale marittimo, lo
sversamento di greggio sarebbe stato causato dalla perdita
di una tubazione sita stavolta non al pontile ma nella parte
interna del sito industriale. Le sostanze petrolifere
sarebbero finite in un pozzo della condotta fognaria che le
ha portate nella zona degli impianti del ciclo dell'acqua di
raffreddamento. Di lì sarebbero finite nel fiume Gela.
L'inchiesta avviata chiarirà nelle prossime ore meglio cosa
è accaduto ieri mattina al petrolchimico e cosa ha
determinato la copiosa fuoriuscita di greggio. In
contraddittorio con la Raffineria ed alla presenza degli
ambientalisti sono stati effettuati dei prelievi di campioni
d'acqua sul fiume. Per tutta la mattinata si è lavorato
alacremente per circoscrivere la zona e per avviare l'opera
di bonifica delle acque del fiume. Durante le operazioni è
stato anche salvato un cane randagio che era finito nelle
acque del fiume invase dal greggio. |
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LIBERTA' (quotidiano di Piacenza) |
«Le centrali a metano tana
delle polveri killer»
Studio choc dell'Unione
europea: gli impianti riconvertiti inquinano di più.
Piacenza ad alto rischio
La riconversione ambientale
delle centrali elettriche (a ciclo combinato con
alimentazione a metano) produrrebbe un devastante “effetto
beffa” facendo degli impianti le maggiori cause della
diffusione delle polveri finissime, le cugine killer delle
Pm10. Ad affermarlo sono gli esperti di 19 nazioni europee
autori del secondo documento della Commissione europea sul
problema delle polveri. E tra le regioni a più alto rischio
ci sarebbe proprio la valle del Po, dove oltretutto le
condizioni climatiche e lo scarso ricambio d'aria
faciliterebbero la permanenza in aria dei precursori e
l'accumulo delle polveri fini stesse. Se la tesi dovesse
essere confermata, Piacenza, con le sue conversioni in atto
(si veda quella della centrale “Levante” programmata nel
2004, a partire da aprile, ma un processo analogo riguarda
“La Casella” di Sarmato) e con una turbogas di nuova
realizzazione ipotizzata nella pianificazione regionale,
sarebbe vittima di un beffardo effetto boomerang: proprio
l'operazione di riconversione giudicata sin qui come la
soluzione ottimale per bonificare le emissioni delle
centrali, finirebbe per aggravare la potenza inquinante
delle stesse. La minaccia porta il nome di Pm2,5 e Pm0,1, le
polveri sottilissime e ultrasottili che, secondo
l'Organizzazione mondiale della sanità, e a differenza delle
più grandi Pm10, riescono a entrare direttamente nel sangue,
perché capaci di eludere le barriere difensive dei polmoni.
Una situazione che in futuro potrebbe peggiorare, se
venissero realizzati gli impianti a ciclo combinato
alimentati a metano previsti dal piano energetico della
Regione per colmare il deficit dell'Emila Romagna, che oggi
produce in loco soltanto il 50% dell'energia che consuma. Il
primo a lanciare l'allarme era stato un ricercatore del Cnr
di Bologna, Nicola Armaroli, che già nel maggio scorso,
dalle pagine de La Chimica e l'Industria e insieme a Claudio
Po, aveva denunciato il pericolo legato alle emissioni di
particolato fine da parte di questi impianti. Armaroli e Po,
per primi, affermavano che centrali turbogas delle
dimensioni di 800 megawatt, come quelle già autorizzate a
Ferrara e Ravenna, e le tre che erano state ipotizzate in
altre province, tra cui Bologna (Bentivoglio e Minerbio),
Forlì, Piacenza o Parma, produrrebbero quantità di polveri
sottili non trascurabili, come si riteneva, ma nella misura
di centinaia di tonnellate. I ricercatori, contestati da chi
sostiene che i turbogas rappresentino la miglior soluzione
anche in termini di impatto ambientale, trovano ora in
questo documento della Commisisone europea nuove autorevoli
conferme. Lo studio infatti rafforza le tesi presentate da
Armaroli e Po. Alle quali era stato contestato, sulla base
di misurazioni effettuate ai camini, che i turbogas
producono minori quantità di Pm10 rispetto agli impianti a
olio combustibile o carbone. Ma, ribadisce lo studio, le
pericolose Pm2,5 si formano per la maggior parte in un
secondo momento e non si possono rilevare ai camini: tra i
loro principali precursori, gli ossidi di azoto, prodotti in
grandi quantità da queste centrali. I turbogas poi bruciano
metano: che tra i combustibili è quello che produce la
maggior quantità di polveri fini e ultrafini.
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