MESSAGGERO |
Ex Montedison, niente
rilancio senza bonifica
Siglata l’intesa Ma il futuro
dell’area è ancora a rischio
I privati devono risanare la
spiaggia dei veleni, poi potrà partire il piano Bohigas
di GIAMPAOLO MILZI
Si chiama "Apu 3", Area
Progetto unitario. Ed è un vero rebus per la rinnovata
vivibilità di un pezzo importante di Falconara. La
soluzione, sulla carta, sembrerebbe tutta affidata
all'architetto Oriol Bohigas. In pratica, però, trattandosi
soprattutto di un "eco-rebus", il nocciolo è duro, velenoso,
rischioso. E solo una coraggiosa e impegnativissima
disponibilità tecnica e finanziaria privata potrà
affrontarlo con successo. Tale nocciolo è costituito
dall'area contaminata da scorie chimiche dell'ex Montedison.
E se si scava sotto il formale protocollo con cui ieri il
sindaco Carletti, il primo cittadino di Montemarciano
Cingolani e il presidente della "Azienda Agricola Poggio"
Aldo Pollarini hanno annunciato di aver affidato al
super-saggio la realizzazione di un «progetto preliminare
urbanistico per la riqualificazione e la riabilitazione del
sito e dei territori circostanti», si scopre che le chiavi
risolutive del caso ambientale sono in mano alla parte
imprenditoriale del patto. La triplice firma apposta alle 11
a Falconara Alta, sottende infatti, legge alla mano, che è
la società emiliana "Agricola del Poggio" che deve
sobbarcarsi il gravoso onere alla base della vocazione
"commerciale e turistica" che il Prg falconarese del '99
destina alla zona comunale nord ai confini con Marina di
Montemarciano. Ovvero: poco potranno le capacità
pianificatorie del luminare che sta già ridisegnando il
futuro di sviluppo eco-compatibile di tutto il territorio
governato da Carletti, se l'azienda che qualche mese ha
acquistato dalla "Agricola '92" (finita nei guai giudiziari
per la contaminazione) lo "scatolone di sabbia velenosa" non
scioglierà il nodo di una bonifica scientificamente
complicatissima. Non a caso Pollarini ieri era accompagnato
alla cerimonia da Norberto Magnini, consulente tecnico
dell’Agricola Poggio. Ma del nodo bonifica non c'è espressa
menzione nel protocollo d'intesa. C'è invece nelle parole
con cui tre giorni fa l'architetto Riccardo Picciafuoco,
redattore del Prg 99, ha spiegato come si tratti «in
sostanza di utilizzare il valore aggiunto dato dalle
destinazioni di piano per avviare una profonda
riqualificazione sia degli assetti infrastrutturali che di
quelli urbanistici ed ambientali». E che solo le
destinazioni per il «riuso con funzioni turistiche e
commerciali possono garantire anche economicamente le
necessarie e preliminari operazioni di bonifica». Fuori dal
burocratese: il gioco vale la candela - per i due Comuni (in
particolare per Falconara) come soprattutto per l'azienda
privata che investe per risanare - solo se la spiaggia si
trasformerà, da rospo velenoso, in un principe azzurro dal
forte impatto e indotto economico balneare e terziario.
Prima dell'atto di firma, a cui ha presenziato Furio
Durpetti, dirigente del settore urbanistica del Comune, ci
ha illuminato su intesa e relativo nodo: «La Agricola del
Poggio ci ha manifestato la volontà di ottenere uno studio
urbanistico che le consenta di mettere finalmente mano alla
zona e agli immobili che ha acquisito. Volontà che abbiamo
ben accolto in vista di una valorizzazione dell'area ex
Montedison che può concretizzarsi nella realizzazione di
grandi contenitori commerciali, stabilimenti balneari,
villette, hotel e altre strutture turtistiche. Ma per la
bonifica il Comune non mette un euro». E Durpetti è ben
consapevole di difficoltà la cui "madre" è stata già da un
pezzo identificata: lo studio peritale sul posto effettuato
dal consulente Nedo Biancani che boccia qualsiasi ipotesi di
mega-bonifica finalizzata al alberghi o villette (perché le
fondamenta potrebbero determinare nuovi smottamenti
inquinanti in profondità) e auspica solo verde pubblico e
strutture leggere. Senza contare il procedimento di vincolo
aperto dalla Soprintedenza sul capannone ex Montedison,
tutelato come "bene di archeologia industriale" e quindi da
trattare con le pinze. Durpetti mette le mani avanti: «Siamo
consapevoli che qualsiasi opera di valorizzazione del sito
non può prescindere da una soluzione di questi aspetti. Si
tratta di metterli in fila e affrontarli. Bohigas si
occuperà anche del capannone industriale. E la Agricola
Poggio dovrà accollarsi il tipo di bonifica e gli studi
preliminari relativi, attingendo ad appositi fondi
ministeriali. Certo, se alla fine dagli studi per la
bonifica emergeranno ostacoli ,insormontabili, potremmo
anche cambiare le previsioni urbanistiche del Prg».
Un giorno alla scoperta
della raffineria
Scatta oggi l’iniziativa
Apinforma, visite guidate dalle 10.30 alle 17
FALCONARA - Scatta Apinforma.
Oggi, dalle 10.30 sino alle 17, sarà possibile visitare la
raffineria così da poter approfondire la conoscenza di
quella che rappresenta una realtà ormai consolidata sul
territorio. «Vogliamo che la gente veda con i propri occhi -
ha sottolineato il presidente Aldo Brachetti Peretti - il
lavoro che centinaia di tecnici e operai svolgono ogni
giorno per produrre carburanti ed energia, il tutto nella
massima sicurezza e nel rispetto ambientale». Un’iniziativa
che sarà anche l’occasione per constatare se i rapporti tra
il sindaco di Falconara Carletti e la raffineria
continueranno ad essere tesi, come avvenuto in questi ultimi
giorni, o se vi sia la possibilità di un disgelo tra le
parti. Un primo segnale di avvicinamento arriva da due
scuole cittadine, il “Cambi” e il “Serrani”, che hanno già
aderito all'iniziativa, insieme ad un nutrito gruppo di
studenti dell'Itis di Torrette. Quanto al programma della
giornata, il momento clou sarà rappresentato dall'incontro
con le istituzioni, fissato per le 11.30. Ci saranno anche
l'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani e il
presidente della Provincia Enzo Giancarli. «Nella giornata
Apinforma - ricorda la raffineria - saranno a disposizione
bar, buffet, area giochi attrezzata per i bambini,
parcheggio interno. In più per tutti i visitatori della
raffineria punti in omaggio per apicard». E’ previsto
inoltre un servizio di bus navetta che collegherà Falconara
con l’impianto. Il bus partirà alle 11 da Le ville e
proseguirà per piazza Mazzini, Case Urra, Castelferretti,
Villanova sino all’arrivo alla raffineria
«Nessuna fusione di
Comuni»
Il sindaco di Camerata:
«Puntiamo solo a unire i servizi con Falconara»
F.Ca.
CAMERATA PICENA - Una sorta
di provocazione per dare uno scossone ai comuni
"addormentati" nelle dichiarazioni del sindaco Tittarelli di
Camerata Picena e Giancarlo Carletti di Falconara
sull’unione dei Comuni della media vallesina. In realtà una
forte collaborazione unisce già i due Comuni capofila
dell'iniziativa. «Quello che manca - fa sapere Tittarelli -
è lo stimolo degli altri comuni, cinque in tutto, oltre a
Camerata e Falconara, Chiaravalle, Monte San Vito e
Montemarciano di portare avanti un discorso iniziato già
diversi anni fa. Siamo il centro delle Marche, una zona con
delle potenzialità enormi da gestire e rilanciare tutti
insieme. L'ipotizzata fusione avrà probabilmente tempi
lunghissimi - continua il sindaco - stiamo sognando il
futuro dei nostri comuni per sfruttare al massimo le
potenzialità e le risorse che possediamo. Il comune di
Camerata è solido soprattutto dal punto di vista economico,
non cerchiamo quindi una fusione perché siamo in difficoltà,
al contrario. Quello che vogliamo è trovare una
collaborazione sempre più forte per dare soluzioni sempre
migliori ai problemi sociali, ambientali, urbanistici. Una
rete di comuni per una rete di servizi da gestire al meglio
- afferma il sindaco Tittarelli - Vogliamo volare alto
ipotizzando la politica dei prossimi 10-12 anni. Un'unione
solida che nasca per i servizi più elementari come ad
esempio la gestione dei canili e delle mense scolastiche, ma
pronta a recepire anche i servizi più importanti. I Comuni
devono diventare degli imprenditori e mettere insieme le
risorse per creare la realtà di domani. In tutto questo sarà
sempre di primo piano la parola dei cittadini per i quali
stiamo studiando servizi e città sempre più vivibili.
Potremmo certamente valere di più mettendo in rete i servizi
e collaborando in tutti gli ambiti, dall'urbanizzazione alle
risorse energetiche, dal settore sociale a quello
scolastico».
Energia, Regione indietro
anche con tre incarichi
Viventi (Udc)
ANCONA - Dopo il black out,
«che ha fatto riemergere i problemi legati alla produzione e
al consumo di energia elettrica», in particolar modo nelle
Marche «una delle ultime regioni a normalizzare la
situazione sul proprio territorio», il consigliere regionale
dell'Udc Viventi ha presentato un'interpellanza per
conoscere le motivazioni che anno impedito l'approvazione
del piano energetico regionale. La mancanza di questo
strumento è «particolarmente grave» alla luce dello
«squilibrio tra produzione e consumo pari ad oltre il 50%
del proprio fabbisogno». La Regione ha inoltre conferito nel
giro di dieci anni tre incarichi esterni, che hanno prodotto
studi di piano non utilizzati e «da ciò deriva una evidente
responsabilità politica amministrativa della maggioranza di
centrosinistra». Per l'esponente dell'Udc, l'approvazione
del piano energetico «non è più rinviabile per poter
programmare correttamente la distribuzione di nuove centrali
sul territorio regionale, evitando concentrazioni anomale
come attualmente avviene nella bassa Vallesina, in cui nel
giro di pochi chilometri insistono tre impianti di
produzione di energia elettrica (Enel di Camerata in corso
di manutenzione, Sadam Zuccherificio e Api di Falconara). Il
consigliere Udc chiede inoltre di sapere «quante e quali
iniziative relative alla realizzazione di impianti
energetici nelle Marche siano state autorizzate e quante
siano in attesa dei permessi». |
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RESTO DEL CARLINO |
Firmata l'intesa tra enti per
l'area ex Montedison
FALCONARA — Soddisfatto il
sindaco di Montemarciano, Cingolani, per l'accordo siglato
ieri mattina con Carletti ed il rappresentante dell'Azienda
Agricola del Poggio, cooperativa romagnola proprietaria del
sito ex Montedison. Il protocollo d'intesa dà avvio alla
progettazione di un'area che coinvolge entrambi i Comuni e,
anche se l'architetto Bohigas deve ancora studiarci sopra,
il terreno dovrebbe ospitare, lungo la costa, un grosso
insediamento residenziale, oltre ad infrastrutture per
commercio e turismo. «Ci spaventava l'idea di un grosso
insediamento abitativo a ridosso di Marina — spiega
Cingolani — perché avremmo dovuto sostenere spese per
servizi come scuole e trasporti a beneficio di Falconara. In
pratica, avremmo avuto gli oneri senza gli onori. Così
concerteremo un recupero che coinvolgerà anche porzioni del
nostro territorio».
Viventi e l'energia: «Dopo
il black out il piano regionale non è più rinviabile»
ANCONA — Dopo il black out,
«che ha fatto riemergere i problemi legati alla produzione e
al consumo di energia elettrica», in particolar modo nelle
Marche «una delle ultime regioni a normalizzare la
situazione sul proprio territorio», il consigliere regionale
dell'Udc Luigi Viventi (nella foto) ha presentato
un'interpellanza per conoscere le motivazioni che anno
impedito l'approvazione del piano energetico regionale. La
mancanza di questo strumento — osserva — è «particolarmente
grave» alla luce dello «squilibrio tra produzione e consumo
pari ad oltre il 50% del proprio fabbisogno».
L'amministrazione ha inoltre conferito nel giro di dieci
anni tre incarichi esterni, che hanno prodotto studi di
piano non utilizzati e «da ciò deriva una evidente
responsabilità politica amministrativa della maggioranza di
centro-sinistra». Per l'esponente dell'Udc, l'approvazione
del piano energetico «non è più rinviabile per poter
programmare correttamente la distribuzione di nuove centrali
sul territorio regionale, evitando concentrazioni anomale
come attualmente avviene nella bassa Vallesina, in cui nel
giro di pochi chilometri insistono tre impianti di
produzione di energia elettrica (Enel di Camerata in corso
di manutenzione, Sadam Zuccherificio e Api di Falconara).
«Senza piano — ammonisce Viventi — c'è il rischio che
qualunque richiesta di costruzione di centrali elettriche
debba essere autorizzata». Il consigliere Udc chiede inoltre
di sapere «quante e quali iniziative relative alla
realizzazione di impianti energetici nelle Marche siano
state autorizzate e quante siano in attesa dei permessi e
suggerisce di valutare la possibilità di ricorrere a fonti
alternative, predisponendo anche una mappa eolica
regionale». Una questione ancora aperta e che trova anche la
grande attenzione del movimento ambientalista.
Fiumesino, il comitato
ribatte al sindaco: «Solo promesse»
FALCONARA — Delusione e
amarezza nella lettera aperta inviata al sindaco dal
comitato di Fiumesino in risposta alle esternazioni apparse
sui giornali. Che dietro l'associazione non ci sia alcuna
logica di partito è testimoniato, sostiene il comitato, dal
plauso dei residenti alle iniziative comunali intraprese in
passato a favore del quartiere. Tutto è poi sfociato in
polemica perché la richiesta di un incontro diretto con il
sindaco per risolvere i problemi della zona è da mesi
disattesa. «Da quando la sua Giunta si è insediata al
Castello — si legge nella lettera — abbiamo ricevuto molte
promesse: “ci sarà un Fiumesino 2000”. Abbiamo visto disegni
per la realizzazione di barriere tra noi e l'Api, abbiamo
sentito progettare palestre, piazze, spazi verdi. Ma dopo
sette anni siamo ancora accerchiati ed ora minacciati da un
by pass che ci schiaccerà». Si teme poi che il Contratto di
Quartiere, stilato senza interpellare i residenti, rischi di
trasformare il degrado urbanistico in degrado sociale, dato
che i futuri alloggi di edilizia popolare verranno assegnati
ai Rom.
La fusione? Conviene solo
a Falconara
Alessandra Pascucci
FALCONARA — Falconara
Marittima e Camerata Picena si fondono? Sarebbe un vantaggio
per la prima, una forma di “harakiri” per la seconda. E'
quanto emerge da un sondaggio tra i rappresentanti politici
delle rispettive amministrazioni. Con oltre 28mila abitanti
Falconara, già un potente nodo infrastrutturale, sta
crescendo dal punto di vista dei servizi, che la pongono a
capofila dell'ambito territoriale. Il bilancio registra però
un forte indebitamento ed il territorio, proprio a causa
delle infrastrutture, deve affrontare un complicato
intreccio di effetti collaterali. L'emigrazione dalla città
ha recentemente subito un'impennata (circa 5mila unità) e
alle prossime elezioni l'amministrazione vedrebbe decurtati
consiglieri e assessori. Camerata Picena, dal canto suo,
conta meno di 3mila abitanti ed è una sorta di Montecarlo
della Vallesina: l'economia è in fermento e l'indebitamento
dell'amministrazione è di soli 450 euro procapite; i
cameratesi, in ambito marchigiano, sono terzi per incremento
percentuale della popolazione. Di fronte alla proposta di
fusione, i politici falconaresi esultano, pur ribadendo
l'obbligo di una consultazione popolare. «Personalmente non
la ritengo una brutta idea — dice Conte di Fi —. Anche a
livello nazionale si tende a favorire l'accorpamento». «Il
territorio diventerebbe più produttivo per entrambe le
realtà», fanno eco Bruciaferri e Capogrossi dello Sdi.
«Sarebbe vantaggioso per Falconara, ma sembra solo
propaganda», dice Brandoni di Fi, che si chiede se questo
non sia un escamotage di Carletti per prolungare il mandato
elettorale. Per Matteo Astolfi di An la fusione converrebbe
solo a Falconara, opinione condivisa dallo zio Luciano,
consigliere comunale, sempre per An a Camerata Picena. In
realtà Carletti e Tittarelli, più che ad una fusione, mirano
alla «provocazione». «Vogliamo sollecitare una presa di
posizione dei Comuni della bassa Vallesina sul problema
della gestione collegiale dei servizi sociali, sempre più
onerosi ed in crescita. — spiega il sindaco cameratese —.
Ciò non esclude, nel lunghissimo periodo, un'eventuale
accorpamento».
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CORRIERE ADRIATICO |
Un giorno a spasso dentro la
raffineria
Le tecnologie dell'azienda
per produrre energia elettrica consentiranno di dare una
risposta alle esigenze di crescita dell'intero tessuto
economico marchigiano Massicci investimenti per la sicurezza
dei lavoratori e la tutela dell'ambiente Attese
nell'impianto almeno mille persone Visite guidate e parco
giochi per i piccoli
FALCONARA - Porte aperte
all'Api. E' la strada della trasparenza, come l'ha definita
Aldo Brachetti Peretti, presidente dell'Api, presentando
un'iniziativa che mira da un lato ad avviare il dialogo tra
le istituzioni per ribadire il ruolo della raffineria come
motore propulsore dello sviluppo imprenditoriale regionale;
dall'altro a far vedere da vicino, e per quanto possibile,
toccare con mano, l'impegno per la sicurezza dei lavoratori
e dell'ambiente profuso dall'azienda. Una giornata che si
aprirà ale 9 e 30 e che terminerà alle 17 con una serie di
appuntamenti: innanzitutto istituzionali (alle 11 e 30) per
proseguire il dialogo avviato dall'azienda con gli enti
locali che ha portato al rinnovo della concessione fino al
2020 ma anche ricreativi, per far trascorrere qualche
momento di svago alle famiglie. La giornata era nata come
momento di incontro tra i dipendenti dell'azienda. Furono
900 nell'edizione scorsa; oggi si attende più di un migliaio
di persone. Visto il successo, è stata estesa a tutti i
marchigiani. Perché - come ha spiegato Brachetti Peretti -
il know how nel settore dell'energia dell'azienda è ora
diventato il motore dello sviluppo economico dell'intera
regione grazie alla produzione di energia elettrica. Il
tessuto produttivo marchigiano, fatto di piccole imprese
diffuse accanto a grandi colossi industriali, ha fame di
energia elettrica. A costi competitivi e con la necessità di
non dover dipendere da altri paesi che possono essere
concorrenti. La crescita di questa regione passa anche per
l'autonomia energetica. Vanno proprio in questa direzione,
gli impegni assunti tra Regione e azienda in sede di rinnovo
della concessione. "La rinuncia al nucleare - ha affermato
Brachetti Peretti - è stata una buona scelta. Ma non si può
restare fermi in un settore che determinerà sempre più la
competitività dei territori industriali. Api ha tecnologie e
competenze per sviluppare, oltre alla centrale Igcc che già
opera nella raffineria, anche sistemi con fonti energetiche
alternative". Tra le altre il presidente dell'Api ha citato
le esperienze con le biomasse e con l'eolico che vengono
fatte in Calabria e in Puglia. Sistemi tuttavia difficili da
applicare in sede locale per le peculiarità del territorio
marchigiano e che comunque necessitano di ricerche e
sviluppo. Altrettanto interessante, ma, al momento,
futuribile tutto il discorso che riguarda l'idrogeno. "Non
so - ha detto Brachetti Peretti - se i nostri figli potranno
vedere le prime applicazioni concrete di idrogeno utilizzato
come combustibile sicuro. Al momento si può dire che pensare
all'idrogeno come combustibile è come pensare di avere una
bomba atomica accanto". Ma che raffineria troveranno davanti
oggi i visitatori? "Oggi la raffineria è diversa rispetto a
vent'anni fa". Le parole, convinte, sono del direttore
Franco Bellucci, rilasciate in un'intervista di quale tempo
fa. Perché oggi, spiega Bellucci, "non produciamo più un
chilo di olio combustibile". Perché sicurezza fa rima con
centrale Igcc, e pure con tecnologia. Il passaggio ai
computer ha garantito passi in avanti sul cammino della
compatibilità ambientale della raffineria. La certificazione
Ohsas 18001, la Iso 9002, la Iso 14001, non si ottengono con
un colpo di bacchetta magica, fanno capire i vertici
dell'Api. Ad allontanare dalla città la spada di Damocle dei
rischi connessi all'attività della raffineria, non sono solo
numeri e sigle ai più inaccessibili. "Da anni non ci sono
puzze", sottolinea ancora il direttore. E' il frutto di
importanti risorse investite: in vecchie lire fanno cento
miliardi negli ultimi 4-5 anni. Ma ovviamente non basta. La
convivenza dell'Api con la comunità circostante passa per un
continuo sviluppo delle tecnologie applicate in sicurezza.
Perché la tutela dell'ambiente è un lavoro sempre "in
progress". Per esempio prosegue l'opera di prosciugamento
del natante, dove si sono sversati idrocarburi nel passato.
Oggi l'80% del suolo è cementato. Che significa che se
dovesse fuoriuscire il prodotto da una pompa rimarrebbe
confinato e trasportabile. Oggi l'Api è diversa rispetto a
quella di un ventennio fa. E in futuro cambierà ancora, in
nome dell'applicazione della scienza in funzione di un
rapporto finalmente convinto e convincente con la città.
Perché in fondo, sono ancora parole di Bellucci, "l'Api è il
faro dello sviluppo di questo territorio".
La grande risorsa della
trasparenza
Quando l'azienda si mette in
vetrina
FALCONARA - Un rapporto
trasparente con la comunità in cui la raffineria insiste. E'
questo lo spirito che informa "Apiincontra", la giornata di
oggi che consente di poter vedere da vicino l'impianto di
Falconara. Un impianto per il quale sono stati investiti
ingenti capitali per consentire una piena sicurezza: sia per
chi vi lavora sia per l'ambiente circostante. Un'operazione
onerosa ma necessaria - come ha detto Aldo Brachetti Peretti
- perché Api guarda sempre di più al territorio in cui
opera. Sia quello cittadino, sia quello dell'intera regione,
a cui ora l'azienda vuole mettere ancora di più le ali
grazie alla produzione di energia elettrica necessaria alle
imprese. A questa operazione, si aggiunge ora l'appuntamento
di oggi, nel nome della trasparenza e della volontà di
dialogare con istituzioni e i cittadini nella consapevolezza
che più delle chiacchiere contano i fatti. "Il mostro con
gli unghioni", parole di Brachetti Peretti, non esiste più e
per rendersene conto basterà oggi recarsi all'impianto di
Falconara. Una apertura e una volontà di dialogo che vanno
sottolineate nel momento in cui lo sviluppo delle Marche,
terra di forte vocazione imprenditoriale e di altrettanto
valore ambientale e paesaggistico, è al bivio cruciale.
Serve energia. Ma serve anche trasparenza. Due risorse che
l'Api possiede. |
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LA SICILIA |
Incendio al Topping: rito
immediato per i 4 imputati
Il rogo provocò danni per
oltre 20 milioni di euro
Rinunciano all'udienza
preliminare e chiedono il giudizio immediato i quattro
vertici di Agip Petroli chiamati a rispondere dello
spaventoso incendio divampato il 28 giugno dello scorso anno
all'isola sette dell'impianto «Topping 1»: un incendio
colposo - secondo la Procura - che, oltre a causare danni
per 20 milioni e 100 mila euro all'impianto andato in fumo,
ha avuto serie ripercussioni sull'ambiente. Per questi fatti
il Pm Alessandro Sutera Sardo lo scorso 7 maggio ha chiesto
al Gip Lirio Conti il rinvio a giudizio dell'ing. Andrea
Frediani, direttore della Raffineria Agip Petroli di 57
anni; dell'ing. Gaetano De Santis, responsabile esercizio
raffinazione di 39 anni; dell'ing. Giuseppe Di Pisa,
responsabile produzione raffineria primaria e conversione,
di 37 anni; e di Nicola Vasile, di 53 anni e responsabile
dell'impianto Topping 1. L'udienza preliminare a carico dei
quattro era stata fissata per il prossimo 5 novembre, ma gli
imputati (difesi dagli avv. Luigi Autru Ryolo, Salvatore
Panagia e Gualtiero Cataldo), ricevuto il decreto di
fissazione dell'udienza camerale davanti al Gup Conti,
avvalendosi dell'art. 419 comma 5, hanno rinunciato
all'udienza preliminare ed hanno chiesto di essere giudicati
col rito immediato. Al processo che si celebrerà
verosimilmente entro la fine dell'anno, le associazioni
ambientaliste «Italia Nostra» ed «Amici della Terra»
rappresentate dagli avv. Salvatore Morreale e Salvo Macrì,
saranno parte civile. Secondo l'ipotesi accusatoria alla
base dell'incendio al Topping 1 ci sarebbe stata una
condotta negligente da parte degli imputati i quali per
arrestare alcune perdite agli scambiatori ed alle pompe di
calore, anziché predisporre interventi risolutivi ed una
manutenzione programmata dell'impianto avrebbero fatto
ricorso a delle «strette a caldo». Interventi tampone che
non risolvevano le anomalie. Il contatto tra le fuoriuscite
di gasolio provenienti dagli scambiatori di calore e le
superfici esterne di altri scambiatori di calore avrebbe
generato il maxirogo con emissioni di fumo e vapori in
atmosfera superiori ai limiti di tollerabilità per
l'organismo umano. Agli imputati vengono contestate anche le
accuse di avere distrutto ed alterato bellezze naturali
della flora e della fauna marina, del suolo e del sottosuolo
per lo sversamento di greggio nel fiume Gela; di avere
smaltito a mare, senza autorizzazione, idrocarburi
(antracene, crisene, fenantrene, fluorene e naftalene) e di
avere immesso in atmosfera idrocarburi polinucleari
aromatici per una quantità complessiva pari a 522,79
nanogrammi/mc a fronte di un limite inferiore a 10ng/mg. |
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