MESSAGGERO |
Turbogas, trenta giorni di
stop
L’Api: «Le prescrizioni
comporteranno opere per cinque milioni. Cercheremo un
equilibrio tra impatto e produzione»
I lavori di revisione
ordinati dal ministero dell’Ambiente dopo una perizia
di GIAMPAOLO MILZI
FALCONARA - Il gigante
Turbogas si stende addormentato in sala operatoria. E' lo
stop più lungo nella breve vita, scandita da continui
rodaggi, della centrale di cogenerazione elettrica di
Falconara. Trenta giorni di fermo per un check-up molto
capillare. Per interventi tecnici profondi e mirati su un
impianto con “vocazioni mega” nel suo stesso avanzatissimo
Dna tecnologico, ma mai pienamente realizzate (230 mw
all'ora la media attuale, rispetto a una capacità massima di
280, secondo fonti Api). E comunque osteggiate dai comitati
cittadini per «l'intollerabile impatto ambientale». Questa
volta lo stop arriva su richiesta governativa. E' stato il
Ministero per l'ambiente e le attività produttive a
sollecitarlo, una volta acquisiti gli esiti di una «super
perizia» ordinata da una sua commissione. Dal canto suo
l'azienda da un lato conferma il blocco della Turbogas a
partire da questo mese, dall'altro rilancia: promuove il
crescente percorso di produzione energetica coperto in 4
anni di attività; non nega l'interessamento ministeriale e
il fermo, definendoli però «normali per complessi
industriali di queste dimensioni»; li considera funzionali a
«un grande tagliando di revisione», che «rientra tra le
ispezioni e manutenzioni periodiche preventive». Un
contributo all'intervento della commissione ministeriale sul
caso Turbogas lo hanno dato anche le denunce dei residenti
dei rioni limitrofi, sofferenti per fischi e boati, autori
di segnalazioni alle autorità e di esposti alla
Magistratura. La commissione ha nominato un pool di tre
saggi - l'esperto di petrolchimici Nedo Biancani e gli
ingegneri Ennio Macchi e Claudio Maffezzoni, del Politecnico
di Milano - «allo scopo di valutare l'efficacia degli
interventi realizzati da Foster Wheeler Italiana sulla Igcc,
per eliminare o almeno ridurre drasticamente i disservizi
del primo anno di esercizio». Una commissione super partes ,
che ha ultimato controlli e ispezioni molto approfonditi
alla fine dell'estate 2002, e che nell'ottobre successivo ha
consegnato gli esiti della perizia al Ministero. Molte le
“prescrizioni”, il tutto per una spesa che, ufficiosamente,
supererebbe i 35 milioni di euro. Il capitolo 5 della
relazione peritale considera «episodi di rumorosità
originati da attrezzature specialmente in corrispondenza di
fermate e/o blocchi dell'impianto». Giancarlo Frè, portavoce
dell’Api, conferma che è «prevista una serie di ispezioni
molto approfondite nella fermata di ottobre. Va eseguita la
revisione completa della turbina principale, con apertura,
ispezione e sostituzione preventiva di componenti». Ma la
lunghezza del fermo e la manutenzione non sono da
considerarsi «straordinari», solo «un tagliando ordinario,
integrato dalle indicazioni dei tre saggi». La riprova?
«L'azienda ha già speso 35 milioni di euro entro l'ottobre
2002, prima cioè del dispositivo della commissione
ministeriale, per ottimizzare l'impianto». E saranno dunque
solo «5 i milioni di euro spesi nel corso della prossima
fermata del tagliandone». I nuovi interventi tecnici
«saranno finalizzati a trovare un equilibrio tra l'impatto
ambientale e le esigenze produttive». Interventi «del tutto
normali, vista l'importanza e la rilevanza dell'impianto, i
costi, e la mole degli investimenti». Investimenti che «fino
ad ora sono stati pari a 50 milioni di euro, spesi in tre
anni. Solo l'8%, dunque, su una previsione di investimento
complessivo di 650». E fino ad ora, per l'azienda, la
centrale ha marciato secondo le aspettative, passando dai
500.000 mw di produzione del 2000 al 1.700.000 del 2003
(previsione fine anno). Grazie agli ulteriori investimenti
si può puntare dunque già dalla fine di quest'anno a
raggiungere l'85% della produzione massima, che è di 2
milioni mw orari all'anno. «In anticipo - commenta il
portavoce dell'azienda - sui ritmi normali previsti per
impianti di questo tipo, per cui l'ottimizzazione della
produzione è prevista in un arco di 5 anni dall'entrata in
funzione».
Api, la Turbogas ferma un
mese
Intanto l’azienda apre per la
prima volta ai cittadini: l’11 ottobre giornata di festa con
visite guidate
Lavori di revisione
ordinati dal ministero dell’Ambiente
Il gigante Turbogas si stende
addormentato in sala operatoria. E' lo stop più lungo nella
breve vita, scandita da continui rodaggi, della centrale di
cogenerazione elettrica di Falconara. Trenta giorni di fermo
per un check-up molto capillare. Per interventi tecnici
profondi e mirati su un impianto con "vocazioni mega" nel
suo stesso avanzatissimo Dna tecnologico, ma mai pienamente
realizzate (230 mw all'ora la media attuale, rispetto a una
capacità massima di 280, secondo fonti Api). Intanto i
vertici della raffineria lanciano l’operazione “porte
aperte”: per la prima volta, l’11 ottobre, i cittadini
potranno visitare l’Api.
I NUMERI
LA CAPACITÀ - Capacità
massima effettiva della centrale Turbogas: 2.000.000 di
megawatt annui, per un tetto di 280 mw l'ora (per questo
tipo di impianti di solito viene raggiunta nell'arco di
circa 5 anni dall'entrata in funzione)
LA PRODUZIONE - La produzione
assicurata nei primi quattro anni di vita: 500.000 mw nel
2000; 1.400.000 mw nel 2001; 1.500.000 mw nel 2002;
1.700.000 mw di previsione per fine anno 2003 (quando
produrrà quindi l'85% della produzione massima). Produzione
oraria media attuale: 230 mw l'ora.
RODAGGIO - Vista anche la sua
complessità tecnologica, si può dire che in realtà la
Turbogas non ha mai cessato il suo periodo di "rodaggio",
segnato da numerosi interventi di revisione e manutenzione.
INVESTIMENTI - Per la
realizzazione dell'impianto l'azienda ha speso 1400 miliardi
di vecchie lire. Poi sono stati spesi (in due anni) 40
milioni di euro, poco meno dell'8% dell'investimento totale
previsto per l'impianto, che è pari a 650 milioni di euro.
Nel corso del fermo di 30 giorni che scatterà questo mese
verranno spesi altri 10 milioni di euro. |
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RESTO DEL CARLINO |
«Villanova, molto da rifare»
Alessandra Pascucci
FALCONARA — Con il tavolo
tematico di giovedì sera si è chiuso il primo round di
incontri propositivi tra il gruppo di lavoro del Comune ed i
cittadini di Falconara Nord e Villanova. I meeting si sono
svolti ogni sera, a partire da lunedì, al centro “Più” di
via Roma e, di volta in volta, hanno proposto i 4 segmenti
(“Spazi pubblici ed urbanizzazione”, “Percorsi e mobilità”,
“Residenza”, “Servizi e azioni”) in cui è stato scomposto il
“Contratto di quartiere II”, programma di modernizzazione
promosso dal Ministero delle Infrastrutture, per il quale la
Regione ha indetto un Bando. La progettazione partecipata
della zona nord ha potuto contare su una discreta affluenza;
in prevalenza si è trattato di residenti di Villanova.
Passando in rassegna le osservazioni presentate, trascritte
in un grande disegno esposto nella bacheca del centro di via
Roma, emerge che i cittadini, allo sconvolgimento
dell'assetto urbano, preferirebbero un restyling. «Abbiamo
rinnovato richieste avanzate da tempo – spiega Giuseppe
Artiaco, presente al primo e terzo incontro –. Il
rifacimento di strade e marciapiedi, l'adeguamento delle
fognature, la pulizia del sottopasso: tutti interventi
urgenti che l'amministrazione ci aveva promesso al di fuori
del contratto. Anche il recupero dell'area Antonelli doveva
già essere avviato dato che, nel '99, era stato vinto un
concorso di idee. Per quell'edificio sembra che il Comune ha
già ottenuto i finanziamenti della Ce, mai utilizzati per lo
scopo originario». Sono stati osteggiati con forza sia la
realizzazione del by-pass ferroviario, sia l'insediamento
del porto. Due battaglie, queste, che si preannunciano molto
dure, dato che il by-pass è già sotto la lente del Cipe ed
il porto turistico è il fulcro attorno al quale ruota tutto
il progetto Bohigas. I residenti di Villanova, però, non
demordono. «Il mare – insiste Loris Calcina, rappresentante
del comitato di quartiere – è l'unica risorsa immediatamente
fruibile che ci è rimasta. Ci piacerebbe che venga
valorizzato, magari con una passeggiata che colleghi la
nostra spiaggia al litorale sud di Falconara. Con il porto,
questa ricchezza verrebbe soffocata, allontanata dai
residenti a favore del mero interesse economico». Il gruppo
di tecnici del Comune ha tutta la prossima settimana per
rielaborare e tradurre in planning le istanze dei cittadini.
Lunedì 13 i disegni verranno sottoposti all'approvazione dei
residenti, che potranno muovere ulteriori osservazioni
qualora ritengano che le proprie aspettative siano state
disattese.
Fiumesino, dalle radici
per ripartire
FALCONARA — E' stato
presentato ieri il volume “Fiumesino. Storia di un borgo
adriatico”, realizzato da Carlo Vernelli e Virginio Villani.
Il lavoro dei due storici è imperniato sulla ricostruzione
di Fiumesino com'era e, ieri, il commento che ne ha
accompagnato l'uscita ha rappresentato l'occasione per
intravedere la Fiumesino che sarà. Nello splendido scenario
della corte di Rocca Priora, fulcro dell'antico borgo, con
un occhio alle pagine di storia è stata aperta una finestra
sul futuro. L'amministrazione intende infatti preservare e
ripristinare le radici culturali e morfologiche del
quartiere più antico di Falconara, invertendo una tendenza
avviatasi alla fine degli anni '80, quando sembrava che
l'espansione industriale avrebbe prevalso sulla
conservazione del nucleo abitativo. In base al Prg
precendente, infatti, Fiumesino sarebbe dovuta scomparire
per lasciare il posto ad una grande area produttiva. Il
Comune intende invece conservarne il patrimonio naturale,
oltre che storico e culturale, trovando nuove vocazioni alle
ricchezze del luogo. In questo contesto si inserisce il
“Contratto di quartiere”, i cui lavori di attuazione
partiranno nei primi mesi del 2004. L'intervento rientra in
un lungo percorso, impegnativo ma che si preannuncia ricco
di soddisfazioni |
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CORRIERE ADRIATICO |
Gli Agnelli di casa a
Fiumesino
Alla presentazione
l'assessore Api ha ribadito la riqualificazione del
quartiere L'evoluzione del "borgo adriatico" in un volume di
Carlo Vernelli e Virginio Villani
Anche la madre di Gianni tra
i primi proprietari della raffineria
MARINA MINELLI
FALCONARA - Anche un libro di
storia può permettere di ripensare il passato e di
interrogarsi su un possibile futuro e il volume di Carlo
Vernelli e Virginio Villani, presentato ieri pomeriggio a
Rocca Priora, ha finalmente permesso di chiarire tanti punti
oscuri sulla vicenda urbana e sociale di Fiumesino "borgo
adriatico". "Un passo fondamentale - ha detto l'assessore
all'urbanistica Fausto Api - che precede di poco l'avvio del
grande progetto del contratto di quartiere attraverso il
quale realizzeremo la riqualificazione di questa importante
porzione di territorio falconarese". E la programmazione
della "crescita vivibile", differenziando i concetti di
"sviluppo" inteso come espansione della potenza economica e
"progresso" a significare un dato qualitativo, può avvenire
soltanto avendo ben presente il passato di un luogo storico.
"Villani - ha commentato Gilberto Piccinini, docente
all'Università di Urbino e da sempre cultore delle memorie
falconaresi - è un medievista affermato e conosce molto bene
tutta la vallata dell'Esino quindi ha potuto svolgere
un'analisi attenta di questo luogo di passaggi ed incontri a
cavallo fra il comune di Ancona e quello di Jesi. Insomma si
tratta di un buon lavoro di compendio, ma anche di ricerca
in particolare per il '400-'500 periodo per il quale sono
stati analizzati dei documenti ancora conservati
all'Archivio di Stato di Ancona". Ad ogni modo, secondo
Piccinini, la parte più interessante è il lungo capitolo
dedicato al '900 che "finalmente mette in fila e chiarisce"
le date legate all'arrivo ed all'espansione successiva della
raffineria Api. "Negli anni '20 del '900 - spiega lo storico
- è arrivato il deposito costiero, accanto al già esistente
quartiere detto "Marina di Fiumesino", cioè la parte nuova
del vecchio abitato di Fiumesino. La crescita
dell'agglomerato industriale è avvenuta subito dopo la
seconda guerra mondiale quando, fra l'altro, sono state
acquistate molte aree e diverse abitazioni private con
quella che Vernelli e Villani definiscono attività di
'accaparramento' facilitata dalle difficoltà economiche
seguite al conflitto". All'epoca vengono comperate sul lato
destro della foce dell'Esino qualcosa come 35 case singole
che successivamente diventano di proprietà dei proprietari
dell'impianto (fra di essi Virginia Bourbon del Monte Santa
Maria, vedova di Edoardo Agnelli e madre di Gianni, Umberto
e Susanna). "Si trattava - prosegue Piccinini - di edifici
costruiti in gran parte fra la prima e la seconda guerra
mondiale e nel censimento del 1951 la popolazione dei
residenti risultava essere composta da 208 persone. Dopo
questa operazione, la crescita della raffineria prosegue per
tutti gli anni '50, fino ad inglobare la linea ferroviaria
Bologna-Ancona costruita nel 1861". |
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