RASSEGNA STAMPA 04.10.2003

 

MESSAGGERO
Turbogas, trenta giorni di stop

L’Api: «Le prescrizioni comporteranno opere per cinque milioni. Cercheremo un equilibrio tra impatto e produzione»

I lavori di revisione ordinati dal ministero dell’Ambiente dopo una perizia

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - Il gigante Turbogas si stende addormentato in sala operatoria. E' lo stop più lungo nella breve vita, scandita da continui rodaggi, della centrale di cogenerazione elettrica di Falconara. Trenta giorni di fermo per un check-up molto capillare. Per interventi tecnici profondi e mirati su un impianto con “vocazioni mega” nel suo stesso avanzatissimo Dna tecnologico, ma mai pienamente realizzate (230 mw all'ora la media attuale, rispetto a una capacità massima di 280, secondo fonti Api). E comunque osteggiate dai comitati cittadini per «l'intollerabile impatto ambientale». Questa volta lo stop arriva su richiesta governativa. E' stato il Ministero per l'ambiente e le attività produttive a sollecitarlo, una volta acquisiti gli esiti di una «super perizia» ordinata da una sua commissione. Dal canto suo l'azienda da un lato conferma il blocco della Turbogas a partire da questo mese, dall'altro rilancia: promuove il crescente percorso di produzione energetica coperto in 4 anni di attività; non nega l'interessamento ministeriale e il fermo, definendoli però «normali per complessi industriali di queste dimensioni»; li considera funzionali a «un grande tagliando di revisione», che «rientra tra le ispezioni e manutenzioni periodiche preventive». Un contributo all'intervento della commissione ministeriale sul caso Turbogas lo hanno dato anche le denunce dei residenti dei rioni limitrofi, sofferenti per fischi e boati, autori di segnalazioni alle autorità e di esposti alla Magistratura. La commissione ha nominato un pool di tre saggi - l'esperto di petrolchimici Nedo Biancani e gli ingegneri Ennio Macchi e Claudio Maffezzoni, del Politecnico di Milano - «allo scopo di valutare l'efficacia degli interventi realizzati da Foster Wheeler Italiana sulla Igcc, per eliminare o almeno ridurre drasticamente i disservizi del primo anno di esercizio». Una commissione super partes , che ha ultimato controlli e ispezioni molto approfonditi alla fine dell'estate 2002, e che nell'ottobre successivo ha consegnato gli esiti della perizia al Ministero. Molte le “prescrizioni”, il tutto per una spesa che, ufficiosamente, supererebbe i 35 milioni di euro. Il capitolo 5 della relazione peritale considera «episodi di rumorosità originati da attrezzature specialmente in corrispondenza di fermate e/o blocchi dell'impianto». Giancarlo Frè, portavoce dell’Api, conferma che è «prevista una serie di ispezioni molto approfondite nella fermata di ottobre. Va eseguita la revisione completa della turbina principale, con apertura, ispezione e sostituzione preventiva di componenti». Ma la lunghezza del fermo e la manutenzione non sono da considerarsi «straordinari», solo «un tagliando ordinario, integrato dalle indicazioni dei tre saggi». La riprova? «L'azienda ha già speso 35 milioni di euro entro l'ottobre 2002, prima cioè del dispositivo della commissione ministeriale, per ottimizzare l'impianto». E saranno dunque solo «5 i milioni di euro spesi nel corso della prossima fermata del tagliandone». I nuovi interventi tecnici «saranno finalizzati a trovare un equilibrio tra l'impatto ambientale e le esigenze produttive». Interventi «del tutto normali, vista l'importanza e la rilevanza dell'impianto, i costi, e la mole degli investimenti». Investimenti che «fino ad ora sono stati pari a 50 milioni di euro, spesi in tre anni. Solo l'8%, dunque, su una previsione di investimento complessivo di 650». E fino ad ora, per l'azienda, la centrale ha marciato secondo le aspettative, passando dai 500.000 mw di produzione del 2000 al 1.700.000 del 2003 (previsione fine anno). Grazie agli ulteriori investimenti si può puntare dunque già dalla fine di quest'anno a raggiungere l'85% della produzione massima, che è di 2 milioni mw orari all'anno. «In anticipo - commenta il portavoce dell'azienda - sui ritmi normali previsti per impianti di questo tipo, per cui l'ottimizzazione della produzione è prevista in un arco di 5 anni dall'entrata in funzione».

Api, la Turbogas ferma un mese

Intanto l’azienda apre per la prima volta ai cittadini: l’11 ottobre giornata di festa con visite guidate

Lavori di revisione ordinati dal ministero dell’Ambiente

Il gigante Turbogas si stende addormentato in sala operatoria. E' lo stop più lungo nella breve vita, scandita da continui rodaggi, della centrale di cogenerazione elettrica di Falconara. Trenta giorni di fermo per un check-up molto capillare. Per interventi tecnici profondi e mirati su un impianto con "vocazioni mega" nel suo stesso avanzatissimo Dna tecnologico, ma mai pienamente realizzate (230 mw all'ora la media attuale, rispetto a una capacità massima di 280, secondo fonti Api). Intanto i vertici della raffineria lanciano l’operazione “porte aperte”: per la prima volta, l’11 ottobre, i cittadini potranno visitare l’Api.

I NUMERI

LA CAPACITÀ - Capacità massima effettiva della centrale Turbogas: 2.000.000 di megawatt annui, per un tetto di 280 mw l'ora (per questo tipo di impianti di solito viene raggiunta nell'arco di circa 5 anni dall'entrata in funzione)

LA PRODUZIONE - La produzione assicurata nei primi quattro anni di vita: 500.000 mw nel 2000; 1.400.000 mw nel 2001; 1.500.000 mw nel 2002; 1.700.000 mw di previsione per fine anno 2003 (quando produrrà quindi l'85% della produzione massima). Produzione oraria media attuale: 230 mw l'ora.

RODAGGIO - Vista anche la sua complessità tecnologica, si può dire che in realtà la Turbogas non ha mai cessato il suo periodo di "rodaggio", segnato da numerosi interventi di revisione e manutenzione.

INVESTIMENTI - Per la realizzazione dell'impianto l'azienda ha speso 1400 miliardi di vecchie lire. Poi sono stati spesi (in due anni) 40 milioni di euro, poco meno dell'8% dell'investimento totale previsto per l'impianto, che è pari a 650 milioni di euro. Nel corso del fermo di 30 giorni che scatterà questo mese verranno spesi altri 10 milioni di euro.

 
RESTO DEL CARLINO
«Villanova, molto da rifare»

Alessandra Pascucci

FALCONARA — Con il tavolo tematico di giovedì sera si è chiuso il primo round di incontri propositivi tra il gruppo di lavoro del Comune ed i cittadini di Falconara Nord e Villanova. I meeting si sono svolti ogni sera, a partire da lunedì, al centro “Più” di via Roma e, di volta in volta, hanno proposto i 4 segmenti (“Spazi pubblici ed urbanizzazione”, “Percorsi e mobilità”, “Residenza”, “Servizi e azioni”) in cui è stato scomposto il “Contratto di quartiere II”, programma di modernizzazione promosso dal Ministero delle Infrastrutture, per il quale la Regione ha indetto un Bando. La progettazione partecipata della zona nord ha potuto contare su una discreta affluenza; in prevalenza si è trattato di residenti di Villanova. Passando in rassegna le osservazioni presentate, trascritte in un grande disegno esposto nella bacheca del centro di via Roma, emerge che i cittadini, allo sconvolgimento dell'assetto urbano, preferirebbero un restyling. «Abbiamo rinnovato richieste avanzate da tempo – spiega Giuseppe Artiaco, presente al primo e terzo incontro –. Il rifacimento di strade e marciapiedi, l'adeguamento delle fognature, la pulizia del sottopasso: tutti interventi urgenti che l'amministrazione ci aveva promesso al di fuori del contratto. Anche il recupero dell'area Antonelli doveva già essere avviato dato che, nel '99, era stato vinto un concorso di idee. Per quell'edificio sembra che il Comune ha già ottenuto i finanziamenti della Ce, mai utilizzati per lo scopo originario». Sono stati osteggiati con forza sia la realizzazione del by-pass ferroviario, sia l'insediamento del porto. Due battaglie, queste, che si preannunciano molto dure, dato che il by-pass è già sotto la lente del Cipe ed il porto turistico è il fulcro attorno al quale ruota tutto il progetto Bohigas. I residenti di Villanova, però, non demordono. «Il mare – insiste Loris Calcina, rappresentante del comitato di quartiere – è l'unica risorsa immediatamente fruibile che ci è rimasta. Ci piacerebbe che venga valorizzato, magari con una passeggiata che colleghi la nostra spiaggia al litorale sud di Falconara. Con il porto, questa ricchezza verrebbe soffocata, allontanata dai residenti a favore del mero interesse economico». Il gruppo di tecnici del Comune ha tutta la prossima settimana per rielaborare e tradurre in planning le istanze dei cittadini. Lunedì 13 i disegni verranno sottoposti all'approvazione dei residenti, che potranno muovere ulteriori osservazioni qualora ritengano che le proprie aspettative siano state disattese.

Fiumesino, dalle radici per ripartire

FALCONARA — E' stato presentato ieri il volume “Fiumesino. Storia di un borgo adriatico”, realizzato da Carlo Vernelli e Virginio Villani. Il lavoro dei due storici è imperniato sulla ricostruzione di Fiumesino com'era e, ieri, il commento che ne ha accompagnato l'uscita ha rappresentato l'occasione per intravedere la Fiumesino che sarà. Nello splendido scenario della corte di Rocca Priora, fulcro dell'antico borgo, con un occhio alle pagine di storia è stata aperta una finestra sul futuro. L'amministrazione intende infatti preservare e ripristinare le radici culturali e morfologiche del quartiere più antico di Falconara, invertendo una tendenza avviatasi alla fine degli anni '80, quando sembrava che l'espansione industriale avrebbe prevalso sulla conservazione del nucleo abitativo. In base al Prg precendente, infatti, Fiumesino sarebbe dovuta scomparire per lasciare il posto ad una grande area produttiva. Il Comune intende invece conservarne il patrimonio naturale, oltre che storico e culturale, trovando nuove vocazioni alle ricchezze del luogo. In questo contesto si inserisce il “Contratto di quartiere”, i cui lavori di attuazione partiranno nei primi mesi del 2004. L'intervento rientra in un lungo percorso, impegnativo ma che si preannuncia ricco di soddisfazioni

 
CORRIERE ADRIATICO
Gli Agnelli di casa a Fiumesino

Alla presentazione l'assessore Api ha ribadito la riqualificazione del quartiere L'evoluzione del "borgo adriatico" in un volume di Carlo Vernelli e Virginio Villani

Anche la madre di Gianni tra i primi proprietari della raffineria

MARINA MINELLI

FALCONARA - Anche un libro di storia può permettere di ripensare il passato e di interrogarsi su un possibile futuro e il volume di Carlo Vernelli e Virginio Villani, presentato ieri pomeriggio a Rocca Priora, ha finalmente permesso di chiarire tanti punti oscuri sulla vicenda urbana e sociale di Fiumesino "borgo adriatico". "Un passo fondamentale - ha detto l'assessore all'urbanistica Fausto Api - che precede di poco l'avvio del grande progetto del contratto di quartiere attraverso il quale realizzeremo la riqualificazione di questa importante porzione di territorio falconarese". E la programmazione della "crescita vivibile", differenziando i concetti di "sviluppo" inteso come espansione della potenza economica e "progresso" a significare un dato qualitativo, può avvenire soltanto avendo ben presente il passato di un luogo storico. "Villani - ha commentato Gilberto Piccinini, docente all'Università di Urbino e da sempre cultore delle memorie falconaresi - è un medievista affermato e conosce molto bene tutta la vallata dell'Esino quindi ha potuto svolgere un'analisi attenta di questo luogo di passaggi ed incontri a cavallo fra il comune di Ancona e quello di Jesi. Insomma si tratta di un buon lavoro di compendio, ma anche di ricerca in particolare per il '400-'500 periodo per il quale sono stati analizzati dei documenti ancora conservati all'Archivio di Stato di Ancona". Ad ogni modo, secondo Piccinini, la parte più interessante è il lungo capitolo dedicato al '900 che "finalmente mette in fila e chiarisce" le date legate all'arrivo ed all'espansione successiva della raffineria Api. "Negli anni '20 del '900 - spiega lo storico - è arrivato il deposito costiero, accanto al già esistente quartiere detto "Marina di Fiumesino", cioè la parte nuova del vecchio abitato di Fiumesino. La crescita dell'agglomerato industriale è avvenuta subito dopo la seconda guerra mondiale quando, fra l'altro, sono state acquistate molte aree e diverse abitazioni private con quella che Vernelli e Villani definiscono attività di 'accaparramento' facilitata dalle difficoltà economiche seguite al conflitto". All'epoca vengono comperate sul lato destro della foce dell'Esino qualcosa come 35 case singole che successivamente diventano di proprietà dei proprietari dell'impianto (fra di essi Virginia Bourbon del Monte Santa Maria, vedova di Edoardo Agnelli e madre di Gianni, Umberto e Susanna). "Si trattava - prosegue Piccinini - di edifici costruiti in gran parte fra la prima e la seconda guerra mondiale e nel censimento del 1951 la popolazione dei residenti risultava essere composta da 208 persone. Dopo questa operazione, la crescita della raffineria prosegue per tutti gli anni '50, fino ad inglobare la linea ferroviaria Bologna-Ancona costruita nel 1861".

 
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