MESSAGGERO |
Erosione, traballa il fronte
comune
Oggi il vertice cui
parteciperà anche Falconara. Ma malgrado gli intenti le
posizioni sono molto distanti
Senigallia non boccia il
piano della Regione, difficile l’accordo con Montemarciano
di GIULIA MANCINELLI
Avanti insieme, ma ognuno per
conto suo. Il vertice dei tre Comuni costieri interessati
dal fenomeno dell'erosione, Senigallia, Montemarciano e
Falconara, previsto per oggi pomeriggio, si annuncia quanto
mai complicato. Il fine è lo stesso: proteggere il tratto di
costa che si estende dalla foce del fiume Misa fino a quella
dell'Esino ma nel rispetto dei diversi punti di vista. Ma su
come ottenere l’obiettivo le posizioni sono distanti. Al
punto che al momento sembrano un miraggio le osservazioni
congiunte da avanzare al Piano di difesa della costa
presentato dalla Regione. Intransigente la posizione del
Comune di Montemarciano che ha già dichiarato di non
condividere il Piano regionale così com'è. Toni, invece,
molto più morbidi da parte del Comune di Senigallia. «Siamo
intenzionati a seguire le indicazioni fornite dal Piano
regionale - assicura l'assessore ai lavori pubblici Maurizio
Mangialardi - condividendo la visione conservativa del
patrimonio naturale e paesaggistico della costa non
contaminato da barriere per ciò che riguarda il tratto
compreso tra Senigallia e Marina di Montemarciano. Il che
significa che a nostro avviso ogni intervento dovrà essere
fatto rispettando questa peculiarità». E l’intesa con gli
altri Comuni? «Siamo convinti dell'opportunità di dover
ragionare insieme perché qualunque intervento messo in atto
da uno dei tre enti avrà ripercussioni sugli altri» aggiunge
Mangialardi. «Del resto già da tempo abbiamo ribadito la
volontà di far parte di un gruppo di lavoro coordinato con
Montemarciano e Falconara per intervenire nell'unità
fisiografica compresa tra la foce del Misa e dell'Esino».
Già, ma tra Senigallia e Montemarciano chi modificherà la
propria linea? Difficile pensare che la spiaggia di velluto
oggi si converta alla linea dura, così come il sindaco di
Montemarciano, Cingolani, non sembra pronto ad abbassare la
guardia. Diversa, soprattutto, è la situazione d’allarme che
investe i due Comuni. Attualmente il fenomeno erosivo lungo
i 14 chilometri di costa senigalliese può dirsi tenuto sotto
controllo, anche se da sud arriva un campanello d'allarme.
«A nord, dalla zona del porto fino alla foce del Cesano, la
situazione è “bloccata” - spiega l'assessore - e questo
grazie ad interventi di ripascimento fatti al Cesano e al
potenziamento delle scogliere nel primo tratto, poi
ovviamente si attendono i risultati del Piano regionale ed
altre risorse. Nella parte opposta, invece, la situazione è
più preoccupante perché c'è un grande trasporto di materiale
ghiaioso che arriva da sud e qui il fenomeno erosivo è
piuttosto evidente». Anche sulla scelta della tipologia di
interventi da seguire le idee sembrano ben chiare. «Meglio
di gran lunga uno strumento puntuale come il piano regionale
di difesa della costa che soluzioni d'emergenza che non
risolvono definitivamente il problema o addirittura possono
aggravarlo - dice Mangialardi - è ovvio che sarà anche la
Regione stessa a contribuire al finanziamento degli
interventi necessari ma ricordo che in passato, dove
possibile, il comune di Senigallia è intervenuti con risorse
proprie per snellire e accelerare i lavori di intervento».
IL NODO-SCOGLIERE
COS’E’ IL PAI - Chiare e
puntuali sono le indicazioni contenute nel P.A.I., il Piano
di stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico, elaborato
dalla Regione Marche. Da qui discendono anche i principi che
la Regione segue nell'ambito del Piano di salvaguardia della
costa marchigiana. Per quanto riguarda il tratto di litorale
che interessa i comuni di Senigallia, Montemarciano e
Falconara, le linee guida sono ben precise. La porzione di
costa che si estende dalla foce del fiume Misa fino a Marina
di Montemarciano non protetta da scogliere rappresenta una
peculiarità del litorale e al tempo stesso è un patrimonio
naturale e paesaggistico che deve essere lasciato intatto,
così com'è. Il che implica trovare strumenti per combattere
il fenomeno erosivo che rispettino tale specificità.
QUI MONTEMARCIANO - Le
indicazioni fornite dal Piano regionale non soddisfano il
comune di Montemarciano che più volte ha fatto appello alla
Regione Marche affinché tuteli maggiormente il proprio
tratto di costa con una progettazione immediata che metta al
sicuro e in modo definitivo la spiaggia di Marina".
QUI SENIGALLIA - Senigallia,
invece, appare più propensa ad accogliere "in toto" le
direttive contenute nel P.A.I., preferendo quindi una costa
non protetta da scogliere. Due posizioni derivanti anche dal
diverso impatto che il fenomeno erosivo ha sui due tratti di
costa e che non facilita il raggiungimento di osservazioni
comuni da avanzare al Piano regionale. |
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IL GIORNO |
Il caso Viscolube esaminato
in Prefettura
di L.D.B.
LODI — La Viscolube ha
realizzato le migliorie tecniche chieste dal Comune di Pieve
Fissiraga, dove l'azienda ha sede, ed ora spetta all'Arpa
(Agenzia regionale per l'ambiente) chiudere la questione con
un sopralluogo. E' quanto è emerso dall'incontro di ieri in
Prefettura. L'aveva sollecitato il sindaco del Comune di
Pieve, Vittorio Riccaboni, per far luce sulle responsabilità
della nube maleodorante che il 19 marzo aveva creato allarme
in vari centri, Lodi compresa, che si trovano in un raggio
di una decina di chilometri dalla raffineria, provocando
anche malesseri tra la popolazione. Si era temuta una fuga
di gas e l'incidente venne attribuito in un primo tempo a
uno sfiato dell'impianto di combustione dei residui di
lavorazione della Viscolube, azienda con una novantina di
dipendenti che tratta circa 100mila tonnellate all'anno di
oli lubrificanti usati, ricavandone 70mila tonnellate di oli
rigenerati. Un'ipotesi - questa - smentita dall'azienda.
L'incidente era stato provocato da un cavo di media tensione
tranciato, verso le 9, da un'impresa all'esterno della
fabbrica. Secondo la Viscolube, ci vollero solo 20 secondi
perché il generatore di emergenza si mettesse in moto e la
breve fuoriuscita di mercaptani a base di zolfo,
maleodoranti ma non nocivi, non poteva aver generato quella
nube che aveva creato tanta apprensione. |
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IL CITTADINO |
Nube tossica, Viscolube
assolta
Vertice in prefettura per
chiarire la situazione, intanto la ditta ha adeguato gli
impianti
A marzo si erano verificati
dei malori a Lodi, ma l'azienda non c'entra
di Daniele Acconci
Pieve - Tutto chiarito tra
comune di Pieve, Arpa e Viscolube. La nube tossica che nel
marzo scorso ha investito alcuni quartieri di Lodi,
provocando diversi malori ma per fortuna nessun danno alle
persone, non proveniva dalla raffineria che si occupa di
rigenerazione di oli lubrificanti. Dall'incontro tenutosi
ieri mattina presso la prefettura di Lodi, al quale hanno
partecipato anche i vigili del fuoco e la regione, è emerso
che il confronto avviato tra le parti in causa si è risolto
con un esito soddisfacente per tutti. «La Viscolube non è
stata riconosciuta colpevole del fatto - ha affermato il
sindaco di Pieve Fissiraga Vittorio Riccaboni -, anche
perché non era questo il modo né il luogo deputato per
farlo. Ma anche se fosse stata colpevole, ha ottemperato con
diligenza alle richieste formulate dal comune con
l'ordinanza del 4 luglio con la quale si chiedeva
un'ulteriore messa in sicurezza dell'impianto nonché
l'adozione di procedure scritte operative. Nell'ordinanza si
facevano emergere delle anomalie tecniche indipendenti
dall'evento del marzo scorso». In pratica lo sfiato che era
stato individuato come presunto colpevole delle emissioni
maleodoranti del marzo scorso non scaricherà più
direttamente in atmosfera, ma nella torcia dove sarà
combusto. «Adeguandoci alle direttive dell'ordinanza del
comune di Pieve - afferma Renato Schieppati, amministratore
delegato di Viscolube - abbiamo lanciato un segnale di buona
volontà: noi ci siamo impegnati per evitare che in futuro la
nostra azienda possa essere considerata responsabile di
danni alla salute. Sul fatto in questione, abbiamo ribadito
la nostra completa estraneità». L'Arpa controllerà
l'effettivo adeguamento dell'impianto da parte della
Viscolube, quindi il sindaco di Pieve prenderà atto
dell'impegno dell'azienda sul fronte della tutela della
salute. Come si ricorderà la vicenda prese l'avvio quando a
Lodi vennero segnalate delle molestie olfattive. L'azienda
di Pieve, indicata subito come la responsabile, ammetteva
che in quel giorno si verificò un'interruzione di corrente
elettrica dovuta al tranciamento di alcuni cavi elettrici
per lavori esterni ed estranei all'azienda. Ma il blocco
degli impianti, compreso il combustore degli sfiati gassosi,
durò solo una ventina di secondi. Troppo pochi, secondo il
dossier redatto nei giorni immediatamente successivi dalla
società Eidos, per creare una nube tossica in grado di
coprire parti della città. |
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