RASSEGNA STAMPA 16.09.2003

 

MESSAGGERO
Erosione, traballa il fronte comune

Oggi il vertice cui parteciperà anche Falconara. Ma malgrado gli intenti le posizioni sono molto distanti

Senigallia non boccia il piano della Regione, difficile l’accordo con Montemarciano

di GIULIA MANCINELLI

Avanti insieme, ma ognuno per conto suo. Il vertice dei tre Comuni costieri interessati dal fenomeno dell'erosione, Senigallia, Montemarciano e Falconara, previsto per oggi pomeriggio, si annuncia quanto mai complicato. Il fine è lo stesso: proteggere il tratto di costa che si estende dalla foce del fiume Misa fino a quella dell'Esino ma nel rispetto dei diversi punti di vista. Ma su come ottenere l’obiettivo le posizioni sono distanti. Al punto che al momento sembrano un miraggio le osservazioni congiunte da avanzare al Piano di difesa della costa presentato dalla Regione. Intransigente la posizione del Comune di Montemarciano che ha già dichiarato di non condividere il Piano regionale così com'è. Toni, invece, molto più morbidi da parte del Comune di Senigallia. «Siamo intenzionati a seguire le indicazioni fornite dal Piano regionale - assicura l'assessore ai lavori pubblici Maurizio Mangialardi - condividendo la visione conservativa del patrimonio naturale e paesaggistico della costa non contaminato da barriere per ciò che riguarda il tratto compreso tra Senigallia e Marina di Montemarciano. Il che significa che a nostro avviso ogni intervento dovrà essere fatto rispettando questa peculiarità». E l’intesa con gli altri Comuni? «Siamo convinti dell'opportunità di dover ragionare insieme perché qualunque intervento messo in atto da uno dei tre enti avrà ripercussioni sugli altri» aggiunge Mangialardi. «Del resto già da tempo abbiamo ribadito la volontà di far parte di un gruppo di lavoro coordinato con Montemarciano e Falconara per intervenire nell'unità fisiografica compresa tra la foce del Misa e dell'Esino». Già, ma tra Senigallia e Montemarciano chi modificherà la propria linea? Difficile pensare che la spiaggia di velluto oggi si converta alla linea dura, così come il sindaco di Montemarciano, Cingolani, non sembra pronto ad abbassare la guardia. Diversa, soprattutto, è la situazione d’allarme che investe i due Comuni. Attualmente il fenomeno erosivo lungo i 14 chilometri di costa senigalliese può dirsi tenuto sotto controllo, anche se da sud arriva un campanello d'allarme. «A nord, dalla zona del porto fino alla foce del Cesano, la situazione è “bloccata” - spiega l'assessore - e questo grazie ad interventi di ripascimento fatti al Cesano e al potenziamento delle scogliere nel primo tratto, poi ovviamente si attendono i risultati del Piano regionale ed altre risorse. Nella parte opposta, invece, la situazione è più preoccupante perché c'è un grande trasporto di materiale ghiaioso che arriva da sud e qui il fenomeno erosivo è piuttosto evidente». Anche sulla scelta della tipologia di interventi da seguire le idee sembrano ben chiare. «Meglio di gran lunga uno strumento puntuale come il piano regionale di difesa della costa che soluzioni d'emergenza che non risolvono definitivamente il problema o addirittura possono aggravarlo - dice Mangialardi - è ovvio che sarà anche la Regione stessa a contribuire al finanziamento degli interventi necessari ma ricordo che in passato, dove possibile, il comune di Senigallia è intervenuti con risorse proprie per snellire e accelerare i lavori di intervento».

IL NODO-SCOGLIERE

COS’E’ IL PAI - Chiare e puntuali sono le indicazioni contenute nel P.A.I., il Piano di stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico, elaborato dalla Regione Marche. Da qui discendono anche i principi che la Regione segue nell'ambito del Piano di salvaguardia della costa marchigiana. Per quanto riguarda il tratto di litorale che interessa i comuni di Senigallia, Montemarciano e Falconara, le linee guida sono ben precise. La porzione di costa che si estende dalla foce del fiume Misa fino a Marina di Montemarciano non protetta da scogliere rappresenta una peculiarità del litorale e al tempo stesso è un patrimonio naturale e paesaggistico che deve essere lasciato intatto, così com'è. Il che implica trovare strumenti per combattere il fenomeno erosivo che rispettino tale specificità.

QUI MONTEMARCIANO - Le indicazioni fornite dal Piano regionale non soddisfano il comune di Montemarciano che più volte ha fatto appello alla Regione Marche affinché tuteli maggiormente il proprio tratto di costa con una progettazione immediata che metta al sicuro e in modo definitivo la spiaggia di Marina".

QUI SENIGALLIA - Senigallia, invece, appare più propensa ad accogliere "in toto" le direttive contenute nel P.A.I., preferendo quindi una costa non protetta da scogliere. Due posizioni derivanti anche dal diverso impatto che il fenomeno erosivo ha sui due tratti di costa e che non facilita il raggiungimento di osservazioni comuni da avanzare al Piano regionale.

 
IL GIORNO
Il caso Viscolube esaminato in Prefettura

di L.D.B.

LODI — La Viscolube ha realizzato le migliorie tecniche chieste dal Comune di Pieve Fissiraga, dove l'azienda ha sede, ed ora spetta all'Arpa (Agenzia regionale per l'ambiente) chiudere la questione con un sopralluogo. E' quanto è emerso dall'incontro di ieri in Prefettura. L'aveva sollecitato il sindaco del Comune di Pieve, Vittorio Riccaboni, per far luce sulle responsabilità della nube maleodorante che il 19 marzo aveva creato allarme in vari centri, Lodi compresa, che si trovano in un raggio di una decina di chilometri dalla raffineria, provocando anche malesseri tra la popolazione. Si era temuta una fuga di gas e l'incidente venne attribuito in un primo tempo a uno sfiato dell'impianto di combustione dei residui di lavorazione della Viscolube, azienda con una novantina di dipendenti che tratta circa 100mila tonnellate all'anno di oli lubrificanti usati, ricavandone 70mila tonnellate di oli rigenerati. Un'ipotesi - questa - smentita dall'azienda. L'incidente era stato provocato da un cavo di media tensione tranciato, verso le 9, da un'impresa all'esterno della fabbrica. Secondo la Viscolube, ci vollero solo 20 secondi perché il generatore di emergenza si mettesse in moto e la breve fuoriuscita di mercaptani a base di zolfo, maleodoranti ma non nocivi, non poteva aver generato quella nube che aveva creato tanta apprensione.

 
IL CITTADINO
Nube tossica, Viscolube assolta

Vertice in prefettura per chiarire la situazione, intanto la ditta ha adeguato gli impianti

A marzo si erano verificati dei malori a Lodi, ma l'azienda non c'entra

di Daniele Acconci

Pieve - Tutto chiarito tra comune di Pieve, Arpa e Viscolube. La nube tossica che nel marzo scorso ha investito alcuni quartieri di Lodi, provocando diversi malori ma per fortuna nessun danno alle persone, non proveniva dalla raffineria che si occupa di rigenerazione di oli lubrificanti. Dall'incontro tenutosi ieri mattina presso la prefettura di Lodi, al quale hanno partecipato anche i vigili del fuoco e la regione, è emerso che il confronto avviato tra le parti in causa si è risolto con un esito soddisfacente per tutti. «La Viscolube non è stata riconosciuta colpevole del fatto - ha affermato il sindaco di Pieve Fissiraga Vittorio Riccaboni -, anche perché non era questo il modo né il luogo deputato per farlo. Ma anche se fosse stata colpevole, ha ottemperato con diligenza alle richieste formulate dal comune con l'ordinanza del 4 luglio con la quale si chiedeva un'ulteriore messa in sicurezza dell'impianto nonché l'adozione di procedure scritte operative. Nell'ordinanza si facevano emergere delle anomalie tecniche indipendenti dall'evento del marzo scorso». In pratica lo sfiato che era stato individuato come presunto colpevole delle emissioni maleodoranti del marzo scorso non scaricherà più direttamente in atmosfera, ma nella torcia dove sarà combusto. «Adeguandoci alle direttive dell'ordinanza del comune di Pieve - afferma Renato Schieppati, amministratore delegato di Viscolube - abbiamo lanciato un segnale di buona volontà: noi ci siamo impegnati per evitare che in futuro la nostra azienda possa essere considerata responsabile di danni alla salute. Sul fatto in questione, abbiamo ribadito la nostra completa estraneità». L'Arpa controllerà l'effettivo adeguamento dell'impianto da parte della Viscolube, quindi il sindaco di Pieve prenderà atto dell'impegno dell'azienda sul fronte della tutela della salute. Come si ricorderà la vicenda prese l'avvio quando a Lodi vennero segnalate delle molestie olfattive. L'azienda di Pieve, indicata subito come la responsabile, ammetteva che in quel giorno si verificò un'interruzione di corrente elettrica dovuta al tranciamento di alcuni cavi elettrici per lavori esterni ed estranei all'azienda. Ma il blocco degli impianti, compreso il combustore degli sfiati gassosi, durò solo una ventina di secondi. Troppo pochi, secondo il dossier redatto nei giorni immediatamente successivi dalla società Eidos, per creare una nube tossica in grado di coprire parti della città.

 
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