RASSEGNA STAMPA 07.09.2003

 

RESTO DEL CARLINO
CHIAREZZA SU QUANTO accaduto ...

CHIAREZZA SU QUANTO accaduto nel tardo pomeriggio di venerdì scorso. E' quanto chiedono i residenti di via Ugo Bassi, a Villanova, che hanno assistito, tra le 18 e le 19, ad un intervento dei vigili del fuoco su un carro merci parcheggiato presso lo scalo ferroviario. In una lettera indirizzata al comando provinciale dei vigili del fuoco di Ancona, al sindaco di Falconara, agli assessori all'Ambiente di Regione, Provincia e Comune, all'assessore regionale ai Trasporti, all'Arpam e, per conoscenza, al Prefetto di Ancona, gli abitanti della zona, rappresentati dal locale comitato cittadino, segnalano l'episodio e domandano chiarimenti circa la natura dell'incidente ed il grado di reattività all'emergenza del personale ferroviario. L'associazione di quartiere chiede inoltre se i responsabili dello scalo abbiano rispettato eventuali obblighi di allertamento di tutte le autorità ed amministrazioni preposte e se il carro merci oggetto dell'intervento dei vigili del fuoco fosse in sosta ad un'adeguata distanza dalle abitazioni. Gli inquilini dei condomini confinanti con lo scalo non hanno comunque notato fumo o cattivi odori.

TOPI E SERPENTI invadono Villanova ...

TOPI E SERPENTI invadono Villanova ed il tratto di ferrovia che attraversa il quartiere balza di nuovo al centro delle polemiche. Sotto accusa, stavolta, c'è l'incuria mostrata da Rete Ferroviaria Italiana Spa nei confronti della proprietà confinante con via Aspromonte, a margine dei binari, dove crescono, inarrestabili, le erbe infestanti. La vegetazione incolta ha creato «un habitat favorevole a ratti e serpi», che vengono avvistati quotidianamente dagli abitanti, spesso in prossimità delle abitazioni. I residenti di via Aspromonte, sostenuti dal Comitato cittadino di Villanova, hanno inoltrato una segnalazione al sindaco di Falconara e al responsabile del Servizio Igiene e Sanità Pubblica di Ancona, ed hanno chiesto ad RFI Spa «di ripristinare una normale situazione igienica ed adottare una diligente cura delle proprietà confinanti con zone residenziali». Dopo il sopralluogo del servizio di Igiene e Sanità Pubblica di Ancona, il responsabile Lamberto Farroni ha scritto a Carletti (e per conoscenza al comitato) confermando «la presenza di una folta vegetazione incolta».

 
LIBERAZIONE
Prestige, effetti di un disastro ecologico

Le registrazioni delle imbarcazioni coperte da segreti societari inviolabili

di Laura Eduati

Madrid - Sono passati dieci mesi dal tredici novembre 2002, giorno in cui la petroliera Prestige, carica di 77mila tonnellate di greggio, malamente stipate nel suo ventre vecchio di 26 anni e senza la regolamentare doppia rivestizione, si spaccava in due e affondava al largo della Galizia, rilasciando in mare 40mila tonnellate di petrolio. Dieci mesi di maree nere, di volontari armati di pale e secchi sulle spiagge a scongiurare ciò che poi è avvenuto, ossia il peggior disastro ecologico di Spagna, pece vischiosa e letale che ha incatramato le coste fino al paese Basco, spingendosi in Francia e in Portogallo. Migliaia di famiglie di pescatori senza sussistenza se non una magra pensione ad hoc, pescherecci ormeggiati per settimane, un'intera regione, la verde e povera Galizia, sull'orlo del collasso economico, sinché il governo, a fine maggio, non ha assicurato che le condizioni del mare erano, come promesso, "ripristinate": via libera dunque anche ai turisti ansiosi di una nuova vacanza al mare nella paradisiaca costa galiziana, ingannati da un serie di bandierine blu indicanti la balneabilità delle spiagge, si sono dovuti poi armare di cotone e acqua ragia per raschiare dal corpo le minuscole palline di petrolio e sabbia ancora presenti sulla costa. Ma il mare non era pulito? Ennesima bugia di un indolente esecutivo, che sin dai primi momenti ha messo in atto un meccanismo di omissioni, intralci, minimizzazioni: come quella di Mariano Rajoy, appena designato da Aznar come suo successore, che a pochi giorni dal naufragio, in qualità di vice premier tentava di spiegare che ciò che fuoriusciva dalla carcassa della petroliera non erano altro che "poche gocce". Poi, una serie di frustranti scaricabarile nel tentativo di scongiurare la responsabilità - "criminale", secondo gli esperti di Marina - di chi decise di allontanare la petroliera dalla costa, allargando il raggio d'azione delle maree nere fino a lambire le coste francesi e portoghesi. Intanto, lontano dai giochi di "prestigio" della politica, almeno 40mila volatili appartenenti a varie specie, morivano soffocati dal catrame. E nelle strade del paese il grido di protesta e indignazione coordinato dalla Plataforma Nunca Maìs. Ma il governo, dopo le amministrative del 25 maggio, ha chiuso i rubinetti degli aiuti ai pescatori. La compagnia petrolifera Repsol ha ricevuto già questa primavera l'autorizzazione dal governo di estrarre il petrolio ancora conservato nei barili in fondo al mare, ma l'operazione è stata procrastinata ai primi mesi del 2004. In fuga anche i responsabili del disastro: il tribunale della città galiziana di Concurbiòn cerca da mesi di venire a capo del labirinto di società off-shore a scatola cinese legate alla Prestige, inutilmente. Le registrazioni delle imbarcazioni sono coperte da segreti societari che, grazie ad un pugno di clausole avallate dai governi, risultano inviolabili anche dal diritto internazionale. Nel frattempo pochi sono stati i responsabili del governo spagnolo ad aver ottenuto dal Parlamento l'autorizzazione a comparire innanzi al giudice delle indagini preliminari. E il 28 agosto giunge la notizia della petroliera Spiridòn che al largo delle già flagellate coste galiziane stava scaricando illegalmente in mare idrocarburi. Non è la prima volta: si scaricano residui nocivi anche al largo delle Baleari, della Canarie, e della costa andaluso-valenciana. Ma il punto più critico denunciano gli Ecologistas en Acciòn, è lo stretto di Gibilterra, dove vengono pulite le petroliere e dove addirittura un complesso petrolchimico scarica crudo in acqua. Ora, lo studio sulle coste iberiche sarà inviato all'Unione Europea nella speranza che vengano adottate norme rigide e uguali per tutti.

 
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