RASSEGNA STAMPA 22.08.2003

 

MESSAGGERO
Scontro tra navi, ferito un ufficiale

Paura in Adriatico . Incendio a bordo della Acqua Azzurra, la Med 6 interviene in aiuto ma sperona il rimorchiatore d’altura

Collisione nei pressi della piattaforma petrolifera, scongiurato il disastro ambientale

Lo spettro di un disastro ambientale si è allungato sulla costa. Spazzato via dai controlli e dal caso: infatti l’Acqua Azzurra”, una delle due navi appoggio rimaste coinvolte nella collisione a circa 30 miglia dalla costa, non aveva ancora effettuato il carico dalla piattaforma Agip «Barbara G.» . E così lo scontro in Adriatico si è risolto con il bilancio di un ferito e nessuna conseguenza per l’ambiente. La collisione fra le due navi appoggio dell'Agip, “Acqua Azzurra” e “Med 6”, è avvenuta ieri poco prima delle 13 in mare aperto a circa 30 miglia al largo di Falconara. L’incidente ha avuto il suo prologo con l’incendio, che per cause che ancora non sono state accertate, si è sviluppato nell' apparato elettrico della nave “Acqua Azzurra”, costruita in Norvegia, lunga 64 metri, larga 13,80, con una stazza lorda di 1.414 tonnellate e nove uomini di equipaggio adibita al trasporto, oltre a materiale logistico per le piattaforme, anche di residui della trivellazione (polveri, fanghi, morchia), che vengono portati a Ravenna, porto di riferimento del natante, per essere smaltiti. Le fiamme sono state avvistate dall’equipaggio della “Med 6”, anch'essa in servizio presso la «Barbara G.», che ha deciso di avvicinarsi alla nave in difficoltà per portare aiuto, ma, forse per la concitazione di quei momenti, la manovra di accostamento è risultata errata e la prua del natante è andata a urtare quella dell' Acqua Azzurra. La Med si è poi andata a incastrare fra i tralicci di sostegno sotto la piattaforma. Nell'urto, il primo ufficiale di coperta dell' Acqua Azzurra, Luigi Gelsomino, è caduto, ferendosi. In seguito alla collisione, hanno confermato gli armatori, le due navi hanno riportato degli squarci alle prue (più lievi quelli della Med 6), ma sopra le linee di galleggiamento, quindi con nessun rischio di affondamento. Tanto che la Med 6, disincagliatasi da sola dalla piattaforma, è già rientrata autonomamente al porto di Ravenna, dove anch'essa fa base. L' Acqua Azzurra, invece, assistita da una terza nave appoggio dell'Agip, la Brodo Spass Rembo, è in attesa degli ispettori della Rimorchiatori Sardi, che dovranno valutare l'accaduto e decidere, di concerto con la Capitaneria, se il natante dovrà tornare a Ravenna con mezzi propri (se sarà possibile) oppure esservi rimorchiato. Un viaggio che, in ogni caso, dovrà essere effettuato con molta cautela e massima attenzione alle condizioni del mare. I sopralluoghi condotti dall' aereo “Manta” della Guardia costiera di Pescara, dalla motovedetta della Capitaneria di porto di Ancona e dall'Agenzia marchigiana per la protezione dell'ambiente (Arpam) hanno escluso sversamenti o inquinamenti di alcun genere, a seguito della collisione, nel tratto di mare interessato.

«Prima le fiamme, poi il botto»

Luigi Gelsomino, 54 anni, ne avrà per quindici giorni

di P.Cu.

«Stavo spegnendo l’incendio che si era sviluppato nella sala dei macchinari, quando all’improvviso ho sentito un forte botto e mi sono trovato a terra». Luigi Gelsomino, 54 anni, residente a Manfredonia, ufficiale di coperta dell' Acqua Azzurra ripercorre quegli istanti tremendi in cui si è verificata la collisione in cui lui è rimasto contuso alla schiena e al ginocchio. «L’incendio, forse a causa di un corto circuito, è divampato nella sala radio - ricorda l’ufficiale di coperta - Assieme a un altro collega eravamo impegnati in questa operazione quando ho sentito un boato». L’“Acqua azzurra” era stata urtata dalla “Med 6”, il rimorchiatore giunto in aiuto, l'ufficiale di coperta a seguito della collisione è caduto da un’altezza di circa due metri. «La botta alla schiena è stata talmente forte che ho perso conoscenza per qualche minuto - afferma Gelsomino - Ma non appena mi sono riavuto ho ripreso a spegnere l’incendio. Io ho fatto soltanto il mio dovere». L’ufficiale di coperta della “Acqua azzurra”, dopo aver ricevuto le prime visite da un infermiere che era a bordo della piattaforma situata a 30 miglia al largo, è stato convinto a sottoporsi a una serie di accertamenti al pronto soccorso di Torrette. Qui i sanitari gli hanno riscontrato un trauma lombare, riportato a seguito della caduta, e uno al ginocchio. In serata l’uomo è stato dimesso con una prognosi di 15 giorni. Grazie al telefono cellulare l’ufficiale è riuscito a tranquillizzare la moglie sulle sue condizioni raccontandole la brutta avventura vissuta ieri in Adriatico.

 
RESTO DEL CARLINO
«Il rinnovo è una decisione del Consiglio»

FALCONARA — Non si è fatta attendere a lungo la risposta del presidente della Provincia, Enzo Giancarli alle rimostranze formulate dai comitati dei quartieri di Villanova e Fiumesino in una lettera inviatagli pochi giorni fa. Nella missiva, in sostanza, i cittadini dei due rioni accusavano il presidente di avere «tradito» le aspettative della popolazione residente nella zona, proprio per aver agevolato il processo per il rinnovo ventennale della concessione alla raffineria Api. Oggi la risposta a quel presunto tradimento arriva attraverso la risposta del responsabile dell'ente per il settore territorio e ambiente, Roberto Renzi che ricorda, in merito alla sottoscrizione dell'intesa per il rinnovo della concessione petrolifera, che «Giancarli, è giunto a tale determinazione a seguito di un ordine del giorno presentato in consiglio provinciale e approvato con 22 voti favorevoli, un'astensione (gruppo Verdi) e un voto contrario (consigliere di An)». Riguardo al progetto di by-pass ferroviario, Renzi rammenta che Giancarli «ha confermato ancora una volta la ferma decisione di sostenere la proposta di arretramento della linea ferroviaria accertandone tutte le ipotesi di fattibilità». «Con il presidente della giunta regionale — si legge ancora nella nota del responsabile — è stata sottoscritta un'intesa perchè il progetto di by-pass di Falconara non debba considerarsi in contrasto con il progetto di arretramento del tracciato della linea adriatica, ma, anzi, non sia preclusivo per il perseguimento di tale obiettivo più generale. Il percorso complessivamente seguito dalla Provincia e dal presidente Giancarli — aggiunge sottolineando — nella manifestazione delle volontà, nella costruzione condivisa delle scelte e nella conseguente adozione degli atti, è stato coerente con il percorso stesso e con la pianificazione propria e sopraordinata».

Collisione tra navi dopo l'incendio

di Alberto Bignami

ANCONA — Paura in mare, ieri mattina, per gli equipaggi di due rimorchiatori d'altura: «Acqua Azzurra» e «Med-sei». I «supply-vessel» da 1300 tonnellate e 64 metri di lunghezza che svolgono un'attività quotidiana di assistenza per le piattaforme petrolifere della zona trasportando pezzi di ricambio o attrezzature necessarie alla manutenzione, si sono infatti scontrati a circa 30 miglia al largo da Ancona proprio sotto la piattaforma Agip «Barbara G», adibita all'estrazione del gas. Erano le 12.15 quando sulla motonave «Acqua Azzurra», appena ormeggiata sotto la «Barbara G», si è verificato un cortocircuito all'interno della plancia dove si trovano i macchinari radio. Le scintille sviluppatesi hanno di conseguenza innescato un incendio nell'imbarcazione. «Subito la piattaforma è andata in sicurezza adottando tutte le procedure necessarie — spiega il Capitano di fregata della capitaneria di porto, Luigi Pascale —. Poco più in là si trovava invece la 'Med-sei', un'ulteriore nave d'appoggio che gravita attorno alla piattaforma e che si è avvicinata per prestare un primo soccorso. Intanto gli otto membri d'equipaggio dell'“Acqua Azzurra” erano impegnati nello spegnere l'incendio, prima usando gli estintori e successivamente, non riuscendoci, con delle manichette che gettavano acqua presa dal mare». E forse, proprio nella concitazione del momento e nel vedere i propri compagni in seria difficoltà, la «Med-sei», mentre si portava per prestare soccorso, si è scontrata con il gavone di prua dell'«Acqua azzurra» provocando una falla. Il tutto avveniva sotto la Barbara G. «Nell'impatto tra le due imbarcazioni — riprende il capitano — il primo ufficiale di coperta dell'“Acqua azzurra”, impegnato anche lui nello spegnere l'incendio, è rimasto ferito al ginocchio dopo esser scivolato in seguito al colpo». Questo, è stato immediatamente soccorso e poi trasportato al pronto soccorso di Torrette con l'elicottero dell'Agip. «La 'Med-sei' — riprende il capitano — non ha invece riportato grossi danni tanto che si è disincagliata ed è poi rientrata autonomamente al porto di Ravenna. Passando sotto la piattaforma per andare incontro all'“Acqua azzurra” ha però rovinato le antenne e i fari. L'Acqua azzurra, per rientrare, probabilmente avrà bisogno di un rimorchiatore. Dipende anche da che altezza si trova la falla e quindi se rischia di imbarcare acqua o meno». Notevole il lavoro di supervisione della capitaneria di porto dorica impegnata nei rilievi dell'incidente prima utilizzando un aereo, levatosi in volo da Pescara e, successivamente, mandando sul posto la motovedetta Cp 839. «Dai primi rilievi effettuati — riprende Pascale —, non risulta comunque alcuna dispersione di materiale inquinante in mare e non sembrerebbe nemmeno dolosa l'origine dell'incendio sviluppatosi in plancia». Le operazioni della Guardia Costiera, coordinate dal comandante in seconda, Giuseppe Mastroianni, si sono concluse alle 19. Successivamente un rimorchiatore ha invece trascinato la «supply-vessel» «Acqua Azzurra» nello scalo dorico dove, probabilmente, si provvederà ad aggiustare la falla. Intanto, da questa mattina, gli operatori della guardia costiera comiceranno le pratiche concernenti l'inchiesta amministrativa sull'incidente.

«Ho sentito solo una gran botta»

di Alberto Bignami

ANCONA — Disteso su un lettino del pronto soccorso dell'ospedale di Torrette Luigi Gelsomino, 54enne di Manfredonia, sorride nonostante il ginocchio dolorante. Il primo ufficiale di coperta della nave appoggio «Acqua azzurra» se l'è cavata con un paio di lividi che scompariranno in pochi giorni, ma il ricordo di quei minuti vissuti ieri sotto la piattaforma Barbara G. se lo porterà dietro molto più a lungo. «La nave era ormeggiata all'impianto dell'Agip in attesa di caricare materiale, come facciamo abitualmente — racconta Gelsomino (nella foto) —. Erano le 12.15 e stavamo pranzando quando un marinaio ci ha chiamati perché era scoppiato un incendio in plancia». Cosa ha fatto divampare il rogo? «Noi abbiamo pensato a un corto circuito ma è difficile dirlo con certezza. Lì ci sono tutte le strumentazioni di bordo e le radio, la temperatura particolarmente alta potrebbe avere surriscaldato qualche pannello elettrico». Come siete intervenuti? «All'inizio abbiamo provato a domare l'incendio con gli estintori ma senza successo. La plancia era piena di fumo e non si riusciva più ad entrare. Allora abbiamo deciso di togliere la corrente e usare le manichette per spruzzare acqua dagli oblò». A quel punto è avvenuta la collisione? «Io ho sentito solo una botta e mi sono ritrovato disteso. Stavo in piedi su una lancia di salvataggio e tenevo una manichetta con l'aiuto di un marinaio. Quando è avvenuto l'urto sono caduto da un'altezza di circa un metro e mezzo. Per qualche secondo sono rimasto intontito a terra...». Ha pensato al peggio? «No. Mi sono ripreso quasi subito e ho ricominciato a spruzzare acqua con la manichetta. A botta calda non ho sentito male poi, passata la concitazione, ho iniziato a sentire dolore al ginocchio e alla schiena». Lei ha visto la nave gemella che si avvicinava? «Non me ne sono accorto perché stavo di spalle rispetto alla “Med-sei”. Ho realizzato dopo quello che era accaduto. Comunque, non è successo nulla di grave e questo è l'importante».

Sette mesi fa il naufragio della «Nicole»

ANCONA — «Nicole» è un nome diventato ormai familiare ai frequentatori della riviera del Conero. E' il nome del cargo che dorme ancora, adagiato sul fondo del mare, poche miglia al largo di Numana. Si trova lì dallo scorso 26 gennaio, quando è colato a picco, in circostanze ancora da chiarire, mentre navigava sottocosta. Imbarcava acqua da molte ore e alla fine i 14 membri dell'equipagio, tutti ucraini, furono costretti a lasciare che l'Adriatico s'impadronisse dello scafo. Allora furono necessari due giorni di lavoro per recuperare il carico disperso in acqua e il carburante rimasto nei serbatoi (nella foto le operazioni). Si temeva un disastro ambientale che per fortuna fu scongiurato. Lunga 108 metri, larga 13, con una stazza di 2.046 tonnellate, la «Nicole» è ancora lì: da mesi si discute su chi debba assumersi l'onere del recupero del relitto. Secondo i sub della zona dovrebbe restare dove si trova, facendo così la felicità di tanti esploratori delle profondità marine. Intanto, dall'inizio di luglio la capitaneria di porto di Ancona ha provveduto a posizionare in corrispondenza della «Nicole» una boa luminosa per segnalare il pericolo ai naviganti, visto che la sagoma si trova pochi metri sotto il pelo dell'acqua.

 
CORRIERE ADRIATICO
"Decisioni trasparenti e collegiali"

La Provincia ai comitati

Rispondendo ai comitati cittadini falconaresi che accusavano il presidente della Provincia Enzo Giancarli di avere "tradito" le aspettative della popolazione residente nella zona, il responsabile dell'ente per il settore territorio e ambiente, Roberto Renzi, ricorda, in merito alla sottoscrizione dell' intesa per il rinnovo della concessione petrolifera, che "Giancarli, è giunto a tale determinazione a seguito di un ordine del giorno presentato in consiglio provinciale e approvato con 22 voti favorevoli, un'astensione (gruppo Verdi) e un voto contrario (consigliere di An)". Riguardo al progetto di by-pass ferroviario, Renzi rammenta che Giancarli "ha confermato ancora una volta la ferma decisione di sostenere la proposta di arretramento della linea ferroviaria accertandone tutte le ipotesi di fattibilità".

 
CORRIERE DELLA SERA
Scontro tra due navi nell’Adriatico: un ferito, nessun danno all’ambiente

Sfiorato il danno ambientale nell’Adriatico per lo scontro tra due navi appoggio dell’Agip prive di carico al momento dell’incidente. Un ufficiale è rimasto ferito in modo lieve. La collisione è avvenuta durante il tentativo del mercantile «Med 6» di soccorrere la motonave «Acqua Azzurra» avvolta dalle fiamme per cause ancora incerte.

 
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