L'Api spacca la maggioranza
di Maria
Gloria Frattagli
FALCONARA — Sale a quattro il
numero dei consiglieri comunali di maggioranza che si
dissociano dall'unità proclamata dalla Giunta sul ricorso al
Tar presentato dal Comune alla Regione per il rinnovo della
concessione alla raffineria Api. Solo pochi giorni fa,
infatti, l'amministrazione si proclamava unita sulla scelta
di ricorrere al tribunale amministrativo regionale e oggi i
membri appartenenti alla Margherita contestano lo scritto
diffuso dal Comune. «Una fantomatica nota di maggioranza —
spiegano i consiglieri Annavittoria Banzi, Giulio Cosimi e
Gaetano Moschini — ci vede coinvolti in una 'scelta
consapevole e condivisa' quando in realtà non siamo mai
stati interpellati né dal proprio partito né chiamati ad
esprimere un proprio parere all'interno dei gruppi di
maggioranza. Pur condividendo nel merito alcune prese di
posizione dell'amministrazione nei confronti delle
problematiche connesse all'impianto di raffinazione dell'Api
— continuano — per una sua riconversione, nel medio e lungo
periodo, non concordiamo con il metodo unilaterale che la
Giunta ha assunto nel contingente, in quanto ha escluso un
confronto serio e chiarificatore all'interno della
maggioranza che sostiene il sindaco Carletti». Per i
consiglieri il ricorso al Tar nei confronti della Regione
«potrebbe vanificare quel tavolo istituzionale di
concertazione con gli Enti sovracomunali che i
rappresentanti locali della Margherita hanno sempre
perseguito per una gestione integrata e concordata dell'Area
della bassa vallesina». Sulla questione Api la maggioranza
dunque si strappa. Prima di loro anche Romeo Maiolini (Sdi)
si era detto all'oscuro di quanto già effettivamente deciso.
Se a tutto questo si aggiunge che nelle file dei Ds
circolava una lettera contro il mancato coinvolgimento di
molti membri, è facilmente deducibile che nella maggioranza
ci sono gravi problemi. Riusciranno a superarli? |
Api, la ferita di Falconara
Alla Raffineria la Bandiera Nera di Legambiente
Il "riconoscimento" arriva due giorni dopo il rinnovo
anticipato della concessione per le attività di
raffinazione. La motivazione è il contributo dato
all'inquinamento di aria, suolo e sottosuolo della bassa
valle dell'Esino. Un'area «ad elevato rischio di crisi
ambientale» e inserita tra i 49 siti del programma nazionale
di bonifica
di Germana Perella
Dalla Raffineria Api di Falconara Marittima sventola la
Bandiera nera dei nuovi pirati del mare, quella che
Legambiente assegna ogni anno ai casi più esemplari di
scempio ai danni dell'ambiente marino e costiero. E il caso
ha voluto che il "riconoscimento" è arrivato due giorni dopo
il rinnovo anticipato della concessione per le attività di
Falconara: raffineria Api raffinazione dell'impianto Api
alla foce del fiume Esino. La raffineria si aggiudica una
delle 23 bandiere nere per il pesante contributo dato
all'inquinamento di aria, suolo e sottosuolo della bassa
valle dell'Esino. Un'area dichiarata nel marzo 2000 «ad
elevato rischio di crisi ambientale» e inserita con la legge
179 del luglio 2002 tra i 49 siti del programma nazionale di
bonifica. Più dell'inquinamento atmosferico, attribuito
dagli studi dell'Arpa regionale a una concomitanza di
fattori, sotto accusa è la contaminazione del sottosuolo e
della falda con prodotti della raffinazione, a cui si
aggiunge la segnalazione di fuoriuscite a mare e alla foce
dell'Esino. Si tratta in prevalenza di benzine, gasoli, Mtbe
e altri olii pesanti rilevati dall'Arpa sia all'interno del
perimetro della raffineria - fino a una profondità di due
metri nella falda - sia nelle aree limitrofe. «Le denunce
per il superamento dei limiti consentiti dalla legge sono
sostenute da documentazione - conferma Loris Calcina del
comitato cittadino Villanova - Un caso significativo è
quello della concentrazione di idrocarburi rilevata in
corrispondenza di un sottopassaggio ferroviario 300 metri a
sud dell'impianto: i tecnici FF.SS. ritengono che, vista
l'alta concentrazione e l'entità del bacino dell'Esino,
l'inquinamento non derivi dalla propria attività ma vada
ricercato altrove. Già nel dicembre 2000 come comitati
cittadini abbiamo richiesto un'analisi geoelettrica del
suolo, ma attendiamo ancora risposta». È stato aperto invece
un processo penale - in cui la Regione stessa, lo scorso
aprile, si è dichiarata parte civile Falconara: raffineria
Api - per le alte concentrazioni di idrocarburi rinvenute
sulla destra del fiume Esino. Ma il problema
dell'inquinamento diffuso non è l'unico nodo attorno a cui
ruota la denuncia di Legambiente. Come fattori rilevanti
sono indicati, infatti, anche la compromissione della
vocazione turistica dell'area e il pesante condizionamento
che la presenza dell'impianto esercita sullo sviluppo
economico dell'area costiera. In questo contesto non manca
il commento al recentissimo e contestato rinnovo della
concessione alla raffineria, siglato lo scorso 30 giugno da
Regione e Società Api con un protocollo d'intesa che avrebbe
invece previsto anche la firma di Provincia e Comune di
Falconara. «Le linee generali indicate dal protocollo -
commenta Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente
Marche - sono condivisibili. Non si può però condividere il
metodo scelto dalla Giunta regionale, che su una questione
tanto delicata ha siglato l'accordo senza attendere il
parere del Consiglio regionale e delle altre istituzioni
locali, e non ha tenuto in considerazione le posizioni della
società civile». Restano in parte incompiuti anche gli studi
preventivi indicati dalla Regione stessa come premesse
fondamentali al rinnovo delle autorizzazioni. E mentre i
comitati cittadini plaudono la presa di posizione di
Legambiente Marche, la Regione - lacerata nella maggioranza,
criticata da molti fronti - dovrebbe interrogarsi su una sua
potenziale candidatura, il prossimo anno, a "pirata del
mare". Chissà che stavolta, accanto all'Api, la bandiera non
venga consegnata a lei. |