RASSEGNA STAMPA 12.08.2003

 

RESTO DEL CARLINO
L'Api spacca la maggioranza

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — Sale a quattro il numero dei consiglieri comunali di maggioranza che si dissociano dall'unità proclamata dalla Giunta sul ricorso al Tar presentato dal Comune alla Regione per il rinnovo della concessione alla raffineria Api. Solo pochi giorni fa, infatti, l'amministrazione si proclamava unita sulla scelta di ricorrere al tribunale amministrativo regionale e oggi i membri appartenenti alla Margherita contestano lo scritto diffuso dal Comune. «Una fantomatica nota di maggioranza — spiegano i consiglieri Annavittoria Banzi, Giulio Cosimi e Gaetano Moschini — ci vede coinvolti in una 'scelta consapevole e condivisa' quando in realtà non siamo mai stati interpellati né dal proprio partito né chiamati ad esprimere un proprio parere all'interno dei gruppi di maggioranza. Pur condividendo nel merito alcune prese di posizione dell'amministrazione nei confronti delle problematiche connesse all'impianto di raffinazione dell'Api — continuano — per una sua riconversione, nel medio e lungo periodo, non concordiamo con il metodo unilaterale che la Giunta ha assunto nel contingente, in quanto ha escluso un confronto serio e chiarificatore all'interno della maggioranza che sostiene il sindaco Carletti». Per i consiglieri il ricorso al Tar nei confronti della Regione «potrebbe vanificare quel tavolo istituzionale di concertazione con gli Enti sovracomunali che i rappresentanti locali della Margherita hanno sempre perseguito per una gestione integrata e concordata dell'Area della bassa vallesina». Sulla questione Api la maggioranza dunque si strappa. Prima di loro anche Romeo Maiolini (Sdi) si era detto all'oscuro di quanto già effettivamente deciso. Se a tutto questo si aggiunge che nelle file dei Ds circolava una lettera contro il mancato coinvolgimento di molti membri, è facilmente deducibile che nella maggioranza ci sono gravi problemi. Riusciranno a superarli?

 
LA NUOVA ECOLOGIA (mensile Legambiente)
Api, la ferita di Falconara

Alla Raffineria la Bandiera Nera di Legambiente

Il "riconoscimento" arriva due giorni dopo il rinnovo anticipato della concessione per le attività di raffinazione. La motivazione è il contributo dato all'inquinamento di aria, suolo e sottosuolo della bassa valle dell'Esino. Un'area «ad elevato rischio di crisi ambientale» e inserita tra i 49 siti del programma nazionale di bonifica

di Germana Perella

Dalla Raffineria Api di Falconara Marittima sventola la Bandiera nera dei nuovi pirati del mare, quella che Legambiente assegna ogni anno ai casi più esemplari di scempio ai danni dell'ambiente marino e costiero. E il caso ha voluto che il "riconoscimento" è arrivato due giorni dopo il rinnovo anticipato della concessione per le attività di Falconara: raffineria Api raffinazione dell'impianto Api alla foce del fiume Esino. La raffineria si aggiudica una delle 23 bandiere nere per il pesante contributo dato all'inquinamento di aria, suolo e sottosuolo della bassa valle dell'Esino. Un'area dichiarata nel marzo 2000 «ad elevato rischio di crisi ambientale» e inserita con la legge 179 del luglio 2002 tra i 49 siti del programma nazionale di bonifica. Più dell'inquinamento atmosferico, attribuito dagli studi dell'Arpa regionale a una concomitanza di fattori, sotto accusa è la contaminazione del sottosuolo e della falda con prodotti della raffinazione, a cui si aggiunge la segnalazione di fuoriuscite a mare e alla foce dell'Esino. Si tratta in prevalenza di benzine, gasoli, Mtbe e altri olii pesanti rilevati dall'Arpa sia all'interno del perimetro della raffineria - fino a una profondità di due metri nella falda - sia nelle aree limitrofe. «Le denunce per il superamento dei limiti consentiti dalla legge sono sostenute da documentazione - conferma Loris Calcina del comitato cittadino Villanova - Un caso significativo è quello della concentrazione di idrocarburi rilevata in corrispondenza di un sottopassaggio ferroviario 300 metri a sud dell'impianto: i tecnici FF.SS. ritengono che, vista l'alta concentrazione e l'entità del bacino dell'Esino, l'inquinamento non derivi dalla propria attività ma vada ricercato altrove. Già nel dicembre 2000 come comitati cittadini abbiamo richiesto un'analisi geoelettrica del suolo, ma attendiamo ancora risposta». È stato aperto invece un processo penale - in cui la Regione stessa, lo scorso aprile, si è dichiarata parte civile Falconara: raffineria Api - per le alte concentrazioni di idrocarburi rinvenute sulla destra del fiume Esino. Ma il problema dell'inquinamento diffuso non è l'unico nodo attorno a cui ruota la denuncia di Legambiente. Come fattori rilevanti sono indicati, infatti, anche la compromissione della vocazione turistica dell'area e il pesante condizionamento che la presenza dell'impianto esercita sullo sviluppo economico dell'area costiera. In questo contesto non manca il commento al recentissimo e contestato rinnovo della concessione alla raffineria, siglato lo scorso 30 giugno da Regione e Società Api con un protocollo d'intesa che avrebbe invece previsto anche la firma di Provincia e Comune di Falconara. «Le linee generali indicate dal protocollo - commenta Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche - sono condivisibili. Non si può però condividere il metodo scelto dalla Giunta regionale, che su una questione tanto delicata ha siglato l'accordo senza attendere il parere del Consiglio regionale e delle altre istituzioni locali, e non ha tenuto in considerazione le posizioni della società civile». Restano in parte incompiuti anche gli studi preventivi indicati dalla Regione stessa come premesse fondamentali al rinnovo delle autorizzazioni. E mentre i comitati cittadini plaudono la presa di posizione di Legambiente Marche, la Regione - lacerata nella maggioranza, criticata da molti fronti - dovrebbe interrogarsi su una sua potenziale candidatura, il prossimo anno, a "pirata del mare". Chissà che stavolta, accanto all'Api, la bandiera non venga consegnata a lei.

 
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