MESSAGGERO |
Pronti 50.000 euro
L’idea. Arretramento Fs, la
Provincia accelera
di Cl. Pasq.
L’arretramento della ferrovia
tra Marotta e Varano acquisisce ogni giorno nuovi elementi
di concretezza. La Provincia di Ancona, incassata la firma
della Regione al protocollo d’intesa che garantisce che il
by pass dell’Api non sarà alternativo allo spostamento
totale dei binari, ha stanziato 50mila euro per la
definizione del progetto di fattibilità. La scelta dello
studio specializzato dovrebbe avvenire nel giro di pochi
giorni. «Abbiamo ricevuto molte proposte da ogni parte
d’Italia – spiega il presidente della Provincia Giancarli –
e le stiamo vagliando. Siamo soddisfatti perché il nostro
ente da molto tempo ritiene che l’arretramento della
ferrovia sia importante per restituire vitalità alle zone
costiere. E’ chiaro che il progetto dovrebbe coinvolgere
tutte le Marche e penso che l’accordo firmato con la Regione
comporterà un interessamento anche da parte delle altre
Province. Ancona comunque intanto va avanti per la sua
strada prendendo esempio anche dall’Abruzzo dove c’è già
un’esperienza dello stesso genere in corso». Giancarli in
passato era stato l’unico a contrapporre l’arretramento
totale della ferrovia al by pass dell’Api, una bretella
ferroviaria che, innestandosi all’altezza degli attuali
binari in zona Rocca, porta allo spostamento del passaggio
dei treni dall’interno della raffineria alla zona
retrostante Fiumesino e Villanova.
Rogo alla ex Montedison,
il fumo non era all’amianto
L’Arpam esclude
l’inquinamento dell’aria, i carabinieri cercano
testimonianze
di FRANCESCA PIERONI
FALCONARA L'incendio che ha
causato il crollo di circa 200 metri quadrati della
copertura di uno dei capannoni in muratura dell'ex
stabilimento Montedison, non ha provocato la dispersione di
sostanze tossiche collegate all'amianto. Lo hanno accertato
i tecnici dell'Arpam, l'agenzia regionale per l'ambiente,
che, trattandosi di una zona già contaminata da residui di
lavorazioni chimiche, sono intervenuti subito dopo l'allarme
d'incendio per tenere sotto controllo i rischi di
inquinamento che potevano aggiungersi alla già preoccupante
situazione che interessa il terreno sul quale sorge l'intero
complesso, gravemente inquinato fino a una profondità di
oltre dieci metri, da sostanze tossiche come arsenico,
mercurio, piombo, rame e zinco. Nella relazione del perito
tecnico per la protezione ambientale, Alfredo Masuzzo, si da
garanzia che non c'è stato nessun sprigionamento di sostanze
tossiche poiché le strutture dell'ex stabilimento chimico,
non erano realizzate in eternit, materiale composto da
cemento ed amianto. Inoltre, si conferma che il rogo ha
interessato esclusivamente la struttura e che all'interno
dello stabile non c'erano contenitori coinvolti dalle fiamme
e andati in fumo. Nel prossimo intervento, comunica il
dirigente dell'Arpam, saranno presi in considerazioni i
cumuli di macerie lasciati dal rogo e il loro eventuale
smaltimento. E' questo uno dei primi risultati, di grande
importanza per la cittadinanza e per le autorità pubbliche,
compreso l'assessore all'ambiente della Regione, Marco
Amagliani, emerso dalle ricerche che, in queste ore di
lavoro si concentrano, da una parte, per trovare soluzioni e
interventi atti alla sicurezza ambientale dell'area, e
dall'altra al recupero di testimonianze per accreditare o
smentire l'ipotesi di dolo. Ancora niente di certo per i
carabinieri del comando di Ancona sull'origine dolosa o
colposa dell'evento. Le indagini sulle cause scatenanti
l'incendio in una parte di quel che rimane della fatiscente
struttura industriale Montedison, lo stabilimento chimico
ormai dismesso da circa quindici anni e situato al confine
tra i Comuni di Falconara e Montemarciano, e l'area a
ridosso di questa serie di capannoni lignei abbandonati e
svuotati di ogni impianto, stanno raccogliendo e verificando
i racconti degli automobilisti che domenica mattina verso le
4, percorrendo la statale Adriatica hanno assistito al
propagarsi delle fiamme e hanno dato l'allarme ai vigili del
fuoco. A questi unici testimoni si chiede se hanno visto
qualche movimento sospetto all'interno della struttura.
Varechina nell’acqua
minerale
La donna ricoverata a
Torrette. Le prime analisi hanno escluso il peggio, si
riprenderà presto
Donna beve dalla bottiglia
presa al distributore: in ospedale
di PIERFRANCESCO CURZI
FALCONARA - Beve da una
bottiglietta prelevata al distributore automatico, ma invece
dell’acqua c’è un liquido tipo candeggina. La donna è in
ospedale con una sindrome da avvelenamento. Sono ancora
tutte da valutare le conseguenze riportate da una
quarantenne, Cinzia D., residente nell'anconetano ora
ricoverata all'ospedale regionale di Torrette. Così come va
ricostruito l'episodio di cui la donna è rimasta vittima.
Bisogna stabilire se nel contenitore vi fosse una miscela di
acqua e varechina, visto che potrebbe trattarsi di un
distributore di acqua preconfezionata ma non minerale. Il
fatto si è verificato nell'edificio che ospita la mensa
dell'Api, uffici vari e, sempre nello stesso plesso, la
filiale della banca Antonveneta. L'edificio si trova lungo
la statale proprio davanti alla ex caserma "Saracini" a
Rocca Priora. In serata è arrivato l’esito negativo
dell'esame effettuato nel reparto di gastroenterologia, per
cui le conseguenze per la paziente sembrano limitate. E'
probabile che il contenuto della bottiglietta fosse un mix
di candeggina e acqua, dopo un sorso la donna avrebbe
mollato la presa. Una quantità più elevata di liquido
ingerito sarebbe stato letale. Un improvviso bruciore, come
se fosse stata colpita da un’allergia sconosciuta. Questi i
sintomi provati sulla sua pelle da Cinzia D. ieri pomeriggio
poco dopo aver messo in bocca la bottiglietta di plastica.
Mancavano pochi minuti alle 16 quando una voce allarmata ha
richiesto l'invio di un'ambulanza per una sospetta
intossicazione. Nel giro di pochissimi minuti sul posto si è
portata un'ambulanza della Croce Gialla di Falconara. Il
medico della postazione ha immediatamente prestato le prime
cure. A quanto pare la donna non ha mai perso conoscenza ed
è rimasta quindi lucida e collaborativa nonostante le
dolorose conseguenze riportate a seguito di quel sorso
maledetto. Per facilitare il lavoro dei sanitari Cinzia D.
ha raccontato cosa le è accaduto. In pratica, stando sempre
al suo racconto, la donna avrebbe prelevato una bottiglietta
d'acqua da mezzo litro, pare non da un distributore
pubblico. Sicura sulla sostanza liquida che si apprestava a
bere non ha badato ad eventuali odori, ma al primo sorso si
è sentita bruciare tutto. In quel momento è iniziato un
attacco di calore con sintomi di semi-soffocamento. Nel giro
di una decina di minuti, ne mancavano una manciata alle
16,30, l'ambulanza con a bordo Cinzia D. è arrivata al
pronto soccorso dell'ospedale regionale di Torrette dove le
sono state apportate le cure del caso. Così come all'arrivo
dei soccorritori la donna è rimasta vigile. I medici del
pronto soccorso hanno effettuato una serie di approfonditi
esami dopodiché attorno alle 17,30 la paziente è stata
portata nel reparto di gastroenterologia. Qui le è stata
praticata una gastroscopia, un esame specifico per il quale
viene utilizzato una specie di sondino. Un esame piuttosto
delicato. L'esito della gastroscopia è arrivato soltanto in
serata e per fortuna avrebbe dato esito favorevole, nel
senso che nessun organo era stato leso. Probabile che le
cure subito apportate abbiano limitato il danno, ma è
altresì probabile che la quantità di candeggina, o sostanza
simile, presente nella bottiglietta fosse stata mischiata
con l'acqua.
Trentamila litri di
gasolio nel terreno. Carletti ordina un’inchiesta
sull’inquinamento
Il sindaco di Falconara
Carletti ha dato incarico all’ufficio ambiente del Comune di
compiere un’indagine conoscitiva al fine di comprendere
l’entità dell’inquinamento del suolo derivante
dall’incidente stradale di alcuni giorni fa che ha provocato
lo sversamento di 33 mila litri di gasolio sul terreno
adiacente alle corsie della variante alla statale 16 e della
statale 76. |
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RESTO DEL CARLINO |
Viaggio tra ruderi e rifiuti
Zona ai confini della realtà
di Alessandra Pascucci
FALCONARA — «Non c'è stata
dispersione di sostanze tossiche». E' quanto emerge dalla
relazione stilata dai tecnici di prevenzione ambientale
dell' Arpam dopo il sopralluogo presso il complesso
industriale della ex Montedison, dove domenica mattina era
divampato l'incendio che ha divorato uno dei magazzini. «Il
pericolo – spiega il dottor Bucci, direttore del
dipartimento provinciale dell'agenzia di protezione
ambientale – era che le fiamme aggredissero parti in eternit
o contenitori di rifiuti chimici, circostanza che,
fortunatamente, non si è verificata». Le strutture
interessate dall'evento, infatti, non erano costruite in
cemento e amianto, ma le probabilità che il fuoco innescasse
un disastro ecologico non erano da escludersi, dato che
l'area è stata recentemente dichiarata “ad alto rischio
ambientale”. In forza di tale riconoscimento, la bonifica
dei circa 230 ettari di terreno che si estendono lungo il
confine nord del territorio falconarese è ora competenza del
Ministero e, appena qualche giorno fa, la Cam Bonifiche
s.r.l. aveva inviato a Roma i risultati di uno studio
approfondito della zona. L'analisi ha avuto come punti di
riferimento lo stato dell'arte degli edifici e la
caratterizzazione dell'intera aerea ed è stata avviata a
marzo, poco dopo il dissequestro del complesso dell'ex
industria chimica. «Lo studio – spiega il dottor Paolo
Angeloni, amministratore unico di Cam Bonifiche – ci è stato
commissionato dalla “Azienda Agricola del Poggio” ed ha
richiesto mesi di lavoro». Stando al resoconto della società
di bonifiche, alcuni manufatti appaiono chiaramente
compromessi dagli agenti atmosferici e chimici, soprattutto
quelli della zona nord, dove si concentrava la produzione di
acido solforico e dove è stata individuata la presenza di
metalli pesanti, tanto negli edifici che sul terreno. In
buono stato, invece, le costruzioni a sud, realizzate in
cemento armato e calcestruzzo. A rischio di incendio
rimangono gli edifici che sorgono sul retro, la cui parte
superiore è realizzata completamente in legno ma attualmente
in «buone condizioni». Se domenica la zona era stata
presidiata da vigili del fuoco e tecnici dell'Arpam., ieri a
compiere i sopralluoghi sono intervenuti l'Ufficio Tecnico e
l'Ufficio Ambiente del Comune, che hanno consigliato alla
giunta di deliberare la messa in sicurezza del complesso.
Ancora ieri, dal magazzino incendiato continuava a levarsi
il fumo, con il tetto ormai diventato un grande cumulo di
cenere. Altrettanto desolato rimane il panorama circostante:
dopo anni di abbandono e razzie, il complesso ha l'aspetto
di un villaggio fantasma abbandonato all'improvviso, con
uffici e capannoni industriali fatiscenti che ospitano
ancora fotocopiatrici, documenti e scrivanie; in quella che
doveva essere una rimessa è rimasta pure una vecchia Fiat.
Intanto l'Arpam, rende noto di aver ripristinato le
condizioni di sicurezza presso la Lachimar di Montemarciano,
dove sabato erano stati sabotati contenitori di stoccaggio
rifiuti.
E' nata Cam Reti, il
servizio fornisce assistenza energetica
FALCONARA — E' operativa dal
primo agosto Cam Reti, la società per azioni costituita dal
Comune di Falconara (a cui successivamente con un aumento di
capitale sociale parteciperà anche il Comune di Camerata
Picena, conferendo le proprie reti) che si occupa
principalmente della gestione della rete gas e della
distribuzione dello stesso. Cam Energia si occupa della
vendita di gas naturale, mentre dalla scissione di Cam Spa
(a cui competeva anche la distribuzione gas) nasce la nuova
società. Nello specifico Cam Reti ha per oggetto l'esercizio
in proprio e/o per conto di terzi, sia in via diretta che
attraverso società controllate collegate, delle attività e
dei servizi connessi ed inerenti a una molteplicità di
settori complementari, in massima parte energetici e non
solo:gestione, ampliamento, manutenzione di reti ed impianti
di produzione, trasporto, trattamento e distribuzione del
gas. C'é poi il servizio di gestione e distribuzione del
gas, ivi compresa la produzione e la distribuzione del
calore per usi civili ed industriali, servizi di
condizionamento, di climatizzazione e di riscaldamento. Il
CdA è composto da Mirco Mosconi (Presidente), Sandro
Bolognini, Giovanni Graziosi e Marco Scalseggi.
Statale 16, nessun
pericolo dopo lo sversamento di gasolio
FALCONARA — «Non c'é
inquinamento nelle acque superficiali». Tranquilizza il
diregente del settore ambiente del Comune, Paolo Angeloni a
seguito dello sversamento di 33 litri di gasolio che si è
verificato qualche giorno fa dopo l'incidente che ha visto
coinvolto un tir. In quel preciso giorno il sindaco Carletti
ha dato incarico all'ufficio ambiente di compiere
un'indagine speditiva al fine di comprendere l'entità
dell'inquinamento del suolo derivante dall'incidente
stradale sul terreno adiacente alle corsie della variante
alla Ss 16 e della Ss 76. «L'ufficio ambiente — spiega il
dirigente del settore Paolo Angeloni — ha provveduto ad
effettuare nelle aree limitrofe una serie di saggi sul
terreno definendo così l'area interessata dall'inquinamento.
L'operazione si sta svolgendo in collaborazione con Anas,
vigili del fuoco, raffineria Api e Cam-Bonifiche. La
condizione di siccità del terreno — sottolinea — ha fatto in
modo che non si verificasse l'inquinamento delle acque
superficiali. A scopo preventivo sono state collocate panne
assorbenti per il controllo e l'eventuale captazione del
gasolio». Sono in corso ulteriori indagini per altri
eventuali interventi di messa in sicurezza. |
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CORRIERE ADRIATICO |
Scongiurato il disastro
ambientale
Rogo all'ex Montedison
di C.C.
FALCONARA - E' stato
scongiurato il rischio di inquinamento ambientale che poteva
derivare dal rogo dell'altra notte nello stabilimento
dell'ex Montedison sul litorale nord, al confine con Marina
di Montemarciano. L'ispezione effettuata dai tecnici dell'Arpam
ha accertato che nell'incendio non è stata rilasciata alcuna
sostanza tossica collegata all'amianto. Le strutture dell'ex
industria chimica non erano infatti realizzate in eternit.
La cittadinanza può dunque stare tranquilla così come
l'assessore regionale all'Ambiente, Marco Amagliani e le
autorità che sono impegnate a risolvere i problemi di
inquinamento dei terreni dove si trova lo stabilimento e che
deriva dai residui delle lavorazioni chimiche. Proseguono
intanto le indagini dei carabinieri per accertare la natura
del rogo. Con il passare delle ore prende sempre più
consistenza l'ipotesi dell'atto incendiario compiuto da
qualche balordo. Non si esclude però che le fiamme possano
aver avuto origine da un bivacco visto che l'ex stabilimento
spesso è rifugio per immigrati clandestini e prostitute.
Appare invece poco probabile la causa accidentale. I
carabinieri stanno ora cercando di capire se qualcuno ha
notato presenze sospette attorno all'ex Montedison la notte
dell'incendio. Il rogo che ha fatto crollare circa 200 metri
quadrati di copertura è divampato verso le 4 della notte tra
sabato e domenica in un ex magazzino dello stabilimento.
L'incendio ha anche reso precario l'equilibrio delle mura
del capannone dove si è verificato il crollo. A causa della
coltre di fumo che si è sollevata dall'ex industria chimica
la linea ferroviaria è stata chiusa dalle 4.50 alle 5.20. In
questo lasso di tempo però non era previsto il passaggio di
alcun convoglio. |
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