RASSEGNA STAMPA 05.08.2003

 

MESSAGGERO
Pronti 50.000 euro

L’idea. Arretramento Fs, la Provincia accelera

di Cl. Pasq.

L’arretramento della ferrovia tra Marotta e Varano acquisisce ogni giorno nuovi elementi di concretezza. La Provincia di Ancona, incassata la firma della Regione al protocollo d’intesa che garantisce che il by pass dell’Api non sarà alternativo allo spostamento totale dei binari, ha stanziato 50mila euro per la definizione del progetto di fattibilità. La scelta dello studio specializzato dovrebbe avvenire nel giro di pochi giorni. «Abbiamo ricevuto molte proposte da ogni parte d’Italia – spiega il presidente della Provincia Giancarli – e le stiamo vagliando. Siamo soddisfatti perché il nostro ente da molto tempo ritiene che l’arretramento della ferrovia sia importante per restituire vitalità alle zone costiere. E’ chiaro che il progetto dovrebbe coinvolgere tutte le Marche e penso che l’accordo firmato con la Regione comporterà un interessamento anche da parte delle altre Province. Ancona comunque intanto va avanti per la sua strada prendendo esempio anche dall’Abruzzo dove c’è già un’esperienza dello stesso genere in corso». Giancarli in passato era stato l’unico a contrapporre l’arretramento totale della ferrovia al by pass dell’Api, una bretella ferroviaria che, innestandosi all’altezza degli attuali binari in zona Rocca, porta allo spostamento del passaggio dei treni dall’interno della raffineria alla zona retrostante Fiumesino e Villanova.

Rogo alla ex Montedison, il fumo non era all’amianto

L’Arpam esclude l’inquinamento dell’aria, i carabinieri cercano testimonianze

di FRANCESCA PIERONI

FALCONARA L'incendio che ha causato il crollo di circa 200 metri quadrati della copertura di uno dei capannoni in muratura dell'ex stabilimento Montedison, non ha provocato la dispersione di sostanze tossiche collegate all'amianto. Lo hanno accertato i tecnici dell'Arpam, l'agenzia regionale per l'ambiente, che, trattandosi di una zona già contaminata da residui di lavorazioni chimiche, sono intervenuti subito dopo l'allarme d'incendio per tenere sotto controllo i rischi di inquinamento che potevano aggiungersi alla già preoccupante situazione che interessa il terreno sul quale sorge l'intero complesso, gravemente inquinato fino a una profondità di oltre dieci metri, da sostanze tossiche come arsenico, mercurio, piombo, rame e zinco. Nella relazione del perito tecnico per la protezione ambientale, Alfredo Masuzzo, si da garanzia che non c'è stato nessun sprigionamento di sostanze tossiche poiché le strutture dell'ex stabilimento chimico, non erano realizzate in eternit, materiale composto da cemento ed amianto. Inoltre, si conferma che il rogo ha interessato esclusivamente la struttura e che all'interno dello stabile non c'erano contenitori coinvolti dalle fiamme e andati in fumo. Nel prossimo intervento, comunica il dirigente dell'Arpam, saranno presi in considerazioni i cumuli di macerie lasciati dal rogo e il loro eventuale smaltimento. E' questo uno dei primi risultati, di grande importanza per la cittadinanza e per le autorità pubbliche, compreso l'assessore all'ambiente della Regione, Marco Amagliani, emerso dalle ricerche che, in queste ore di lavoro si concentrano, da una parte, per trovare soluzioni e interventi atti alla sicurezza ambientale dell'area, e dall'altra al recupero di testimonianze per accreditare o smentire l'ipotesi di dolo. Ancora niente di certo per i carabinieri del comando di Ancona sull'origine dolosa o colposa dell'evento. Le indagini sulle cause scatenanti l'incendio in una parte di quel che rimane della fatiscente struttura industriale Montedison, lo stabilimento chimico ormai dismesso da circa quindici anni e situato al confine tra i Comuni di Falconara e Montemarciano, e l'area a ridosso di questa serie di capannoni lignei abbandonati e svuotati di ogni impianto, stanno raccogliendo e verificando i racconti degli automobilisti che domenica mattina verso le 4, percorrendo la statale Adriatica hanno assistito al propagarsi delle fiamme e hanno dato l'allarme ai vigili del fuoco. A questi unici testimoni si chiede se hanno visto qualche movimento sospetto all'interno della struttura.

Varechina nell’acqua minerale

La donna ricoverata a Torrette. Le prime analisi hanno escluso il peggio, si riprenderà presto

Donna beve dalla bottiglia presa al distributore: in ospedale

di PIERFRANCESCO CURZI

FALCONARA - Beve da una bottiglietta prelevata al distributore automatico, ma invece dell’acqua c’è un liquido tipo candeggina. La donna è in ospedale con una sindrome da avvelenamento. Sono ancora tutte da valutare le conseguenze riportate da una quarantenne, Cinzia D., residente nell'anconetano ora ricoverata all'ospedale regionale di Torrette. Così come va ricostruito l'episodio di cui la donna è rimasta vittima. Bisogna stabilire se nel contenitore vi fosse una miscela di acqua e varechina, visto che potrebbe trattarsi di un distributore di acqua preconfezionata ma non minerale. Il fatto si è verificato nell'edificio che ospita la mensa dell'Api, uffici vari e, sempre nello stesso plesso, la filiale della banca Antonveneta. L'edificio si trova lungo la statale proprio davanti alla ex caserma "Saracini" a Rocca Priora. In serata è arrivato l’esito negativo dell'esame effettuato nel reparto di gastroenterologia, per cui le conseguenze per la paziente sembrano limitate. E' probabile che il contenuto della bottiglietta fosse un mix di candeggina e acqua, dopo un sorso la donna avrebbe mollato la presa. Una quantità più elevata di liquido ingerito sarebbe stato letale. Un improvviso bruciore, come se fosse stata colpita da un’allergia sconosciuta. Questi i sintomi provati sulla sua pelle da Cinzia D. ieri pomeriggio poco dopo aver messo in bocca la bottiglietta di plastica. Mancavano pochi minuti alle 16 quando una voce allarmata ha richiesto l'invio di un'ambulanza per una sospetta intossicazione. Nel giro di pochissimi minuti sul posto si è portata un'ambulanza della Croce Gialla di Falconara. Il medico della postazione ha immediatamente prestato le prime cure. A quanto pare la donna non ha mai perso conoscenza ed è rimasta quindi lucida e collaborativa nonostante le dolorose conseguenze riportate a seguito di quel sorso maledetto. Per facilitare il lavoro dei sanitari Cinzia D. ha raccontato cosa le è accaduto. In pratica, stando sempre al suo racconto, la donna avrebbe prelevato una bottiglietta d'acqua da mezzo litro, pare non da un distributore pubblico. Sicura sulla sostanza liquida che si apprestava a bere non ha badato ad eventuali odori, ma al primo sorso si è sentita bruciare tutto. In quel momento è iniziato un attacco di calore con sintomi di semi-soffocamento. Nel giro di una decina di minuti, ne mancavano una manciata alle 16,30, l'ambulanza con a bordo Cinzia D. è arrivata al pronto soccorso dell'ospedale regionale di Torrette dove le sono state apportate le cure del caso. Così come all'arrivo dei soccorritori la donna è rimasta vigile. I medici del pronto soccorso hanno effettuato una serie di approfonditi esami dopodiché attorno alle 17,30 la paziente è stata portata nel reparto di gastroenterologia. Qui le è stata praticata una gastroscopia, un esame specifico per il quale viene utilizzato una specie di sondino. Un esame piuttosto delicato. L'esito della gastroscopia è arrivato soltanto in serata e per fortuna avrebbe dato esito favorevole, nel senso che nessun organo era stato leso. Probabile che le cure subito apportate abbiano limitato il danno, ma è altresì probabile che la quantità di candeggina, o sostanza simile, presente nella bottiglietta fosse stata mischiata con l'acqua.

Trentamila litri di gasolio nel terreno. Carletti ordina un’inchiesta sull’inquinamento

Il sindaco di Falconara Carletti ha dato incarico all’ufficio ambiente del Comune di compiere un’indagine conoscitiva al fine di comprendere l’entità dell’inquinamento del suolo derivante dall’incidente stradale di alcuni giorni fa che ha provocato lo sversamento di 33 mila litri di gasolio sul terreno adiacente alle corsie della variante alla statale 16 e della statale 76.

 
RESTO DEL CARLINO
Viaggio tra ruderi e rifiuti Zona ai confini della realtà

di Alessandra Pascucci

FALCONARA — «Non c'è stata dispersione di sostanze tossiche». E' quanto emerge dalla relazione stilata dai tecnici di prevenzione ambientale dell' Arpam dopo il sopralluogo presso il complesso industriale della ex Montedison, dove domenica mattina era divampato l'incendio che ha divorato uno dei magazzini. «Il pericolo – spiega il dottor Bucci, direttore del dipartimento provinciale dell'agenzia di protezione ambientale – era che le fiamme aggredissero parti in eternit o contenitori di rifiuti chimici, circostanza che, fortunatamente, non si è verificata». Le strutture interessate dall'evento, infatti, non erano costruite in cemento e amianto, ma le probabilità che il fuoco innescasse un disastro ecologico non erano da escludersi, dato che l'area è stata recentemente dichiarata “ad alto rischio ambientale”. In forza di tale riconoscimento, la bonifica dei circa 230 ettari di terreno che si estendono lungo il confine nord del territorio falconarese è ora competenza del Ministero e, appena qualche giorno fa, la Cam Bonifiche s.r.l. aveva inviato a Roma i risultati di uno studio approfondito della zona. L'analisi ha avuto come punti di riferimento lo stato dell'arte degli edifici e la caratterizzazione dell'intera aerea ed è stata avviata a marzo, poco dopo il dissequestro del complesso dell'ex industria chimica. «Lo studio – spiega il dottor Paolo Angeloni, amministratore unico di Cam Bonifiche – ci è stato commissionato dalla “Azienda Agricola del Poggio” ed ha richiesto mesi di lavoro». Stando al resoconto della società di bonifiche, alcuni manufatti appaiono chiaramente compromessi dagli agenti atmosferici e chimici, soprattutto quelli della zona nord, dove si concentrava la produzione di acido solforico e dove è stata individuata la presenza di metalli pesanti, tanto negli edifici che sul terreno. In buono stato, invece, le costruzioni a sud, realizzate in cemento armato e calcestruzzo. A rischio di incendio rimangono gli edifici che sorgono sul retro, la cui parte superiore è realizzata completamente in legno ma attualmente in «buone condizioni». Se domenica la zona era stata presidiata da vigili del fuoco e tecnici dell'Arpam., ieri a compiere i sopralluoghi sono intervenuti l'Ufficio Tecnico e l'Ufficio Ambiente del Comune, che hanno consigliato alla giunta di deliberare la messa in sicurezza del complesso. Ancora ieri, dal magazzino incendiato continuava a levarsi il fumo, con il tetto ormai diventato un grande cumulo di cenere. Altrettanto desolato rimane il panorama circostante: dopo anni di abbandono e razzie, il complesso ha l'aspetto di un villaggio fantasma abbandonato all'improvviso, con uffici e capannoni industriali fatiscenti che ospitano ancora fotocopiatrici, documenti e scrivanie; in quella che doveva essere una rimessa è rimasta pure una vecchia Fiat. Intanto l'Arpam, rende noto di aver ripristinato le condizioni di sicurezza presso la Lachimar di Montemarciano, dove sabato erano stati sabotati contenitori di stoccaggio rifiuti.

E' nata Cam Reti, il servizio fornisce assistenza energetica

FALCONARA — E' operativa dal primo agosto Cam Reti, la società per azioni costituita dal Comune di Falconara (a cui successivamente con un aumento di capitale sociale parteciperà anche il Comune di Camerata Picena, conferendo le proprie reti) che si occupa principalmente della gestione della rete gas e della distribuzione dello stesso. Cam Energia si occupa della vendita di gas naturale, mentre dalla scissione di Cam Spa (a cui competeva anche la distribuzione gas) nasce la nuova società. Nello specifico Cam Reti ha per oggetto l'esercizio in proprio e/o per conto di terzi, sia in via diretta che attraverso società controllate collegate, delle attività e dei servizi connessi ed inerenti a una molteplicità di settori complementari, in massima parte energetici e non solo:gestione, ampliamento, manutenzione di reti ed impianti di produzione, trasporto, trattamento e distribuzione del gas. C'é poi il servizio di gestione e distribuzione del gas, ivi compresa la produzione e la distribuzione del calore per usi civili ed industriali, servizi di condizionamento, di climatizzazione e di riscaldamento. Il CdA è composto da Mirco Mosconi (Presidente), Sandro Bolognini, Giovanni Graziosi e Marco Scalseggi.

Statale 16, nessun pericolo dopo lo sversamento di gasolio

FALCONARA — «Non c'é inquinamento nelle acque superficiali». Tranquilizza il diregente del settore ambiente del Comune, Paolo Angeloni a seguito dello sversamento di 33 litri di gasolio che si è verificato qualche giorno fa dopo l'incidente che ha visto coinvolto un tir. In quel preciso giorno il sindaco Carletti ha dato incarico all'ufficio ambiente di compiere un'indagine speditiva al fine di comprendere l'entità dell'inquinamento del suolo derivante dall'incidente stradale sul terreno adiacente alle corsie della variante alla Ss 16 e della Ss 76. «L'ufficio ambiente — spiega il dirigente del settore Paolo Angeloni — ha provveduto ad effettuare nelle aree limitrofe una serie di saggi sul terreno definendo così l'area interessata dall'inquinamento. L'operazione si sta svolgendo in collaborazione con Anas, vigili del fuoco, raffineria Api e Cam-Bonifiche. La condizione di siccità del terreno — sottolinea — ha fatto in modo che non si verificasse l'inquinamento delle acque superficiali. A scopo preventivo sono state collocate panne assorbenti per il controllo e l'eventuale captazione del gasolio». Sono in corso ulteriori indagini per altri eventuali interventi di messa in sicurezza.

 
CORRIERE ADRIATICO
Scongiurato il disastro ambientale

Rogo all'ex Montedison

di C.C.

FALCONARA - E' stato scongiurato il rischio di inquinamento ambientale che poteva derivare dal rogo dell'altra notte nello stabilimento dell'ex Montedison sul litorale nord, al confine con Marina di Montemarciano. L'ispezione effettuata dai tecnici dell'Arpam ha accertato che nell'incendio non è stata rilasciata alcuna sostanza tossica collegata all'amianto. Le strutture dell'ex industria chimica non erano infatti realizzate in eternit. La cittadinanza può dunque stare tranquilla così come l'assessore regionale all'Ambiente, Marco Amagliani e le autorità che sono impegnate a risolvere i problemi di inquinamento dei terreni dove si trova lo stabilimento e che deriva dai residui delle lavorazioni chimiche. Proseguono intanto le indagini dei carabinieri per accertare la natura del rogo. Con il passare delle ore prende sempre più consistenza l'ipotesi dell'atto incendiario compiuto da qualche balordo. Non si esclude però che le fiamme possano aver avuto origine da un bivacco visto che l'ex stabilimento spesso è rifugio per immigrati clandestini e prostitute. Appare invece poco probabile la causa accidentale. I carabinieri stanno ora cercando di capire se qualcuno ha notato presenze sospette attorno all'ex Montedison la notte dell'incendio. Il rogo che ha fatto crollare circa 200 metri quadrati di copertura è divampato verso le 4 della notte tra sabato e domenica in un ex magazzino dello stabilimento. L'incendio ha anche reso precario l'equilibrio delle mura del capannone dove si è verificato il crollo. A causa della coltre di fumo che si è sollevata dall'ex industria chimica la linea ferroviaria è stata chiusa dalle 4.50 alle 5.20. In questo lasso di tempo però non era previsto il passaggio di alcun convoglio.

 
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