RASSEGNA STAMPA 04.08.2003

 

MESSAGGERO
Fiamme nella “spiaggia dei veleni ”

L’allarme è scattato alle 4. Forse il rogo è doloso. Liberate nell’aria particelle di amianto, sul posto anche i tecnici dell’Arpam

Incendio nella notte in un capannone dell’ex Montedison: tetto crollato, mura pericolanti

FALCONARA Per l’area ex Montedison non c’è pace. Messa sotto sequestro, al centro di un’indagine per un disastro ambientale, fulcro di un polemico dibattito per la sua destinazione - almeno nei piani - a centro di espansione turistico-commerciale, adesso è pure teatro delle “bravate” dei piromani. Un incendio è infatti scoppiato la scorsa notte in un capannone dello stabilimento, dismesso ormai da molti anni. L’allarme è scattato verso le 4. I vigili del fuoco hanno impiegato quattro ore per mettere in sicurezza la zona. Il rogo ha fatto crollare il tetto in legno della struttura. Il crollo, che non ha provocato feriti, ha interessato un'area di circa 200 metri quadri. L'area ex Montedison include una serie di edifici, a tutt'oggi sotto sequestro, che un tempo erano adibiti a stabilimento chimico. Attività che ha provocato un grave inquinamento della zona, fino a una profondità di oltre dieci metri, da sostanze tossiche come arsenico, mercurio, piombo, rame e zinco. Cosa ha provocato l’incendio? Secondo i tecnici, un’ipotesi potrebbe essere quella di un corto circuito. Gli stabili sono abbandonati e svuotati di ogni attrezzatura, ma, sempre secondo gli esperti, ci sono ancora circuiti elettrici che potrebbero andare in tilt. Altra ipotesi è quella del “piromane accidentale”: la struttura è infatti ricovero di extracomunatari e sbandati (oltre che di prostitute) e forse qualcuno ha acceso un fuoco per scaldarsi qualcosa da mangiare, fuoco che poi si è esteso alla struttura. Resta poi in piedi ovviamente anche l’ipotesi di un piromane vero e proprio che avrebbe volutamente appiccato il rogo. Le indagini sono ovviamente in corso. L'incendio tra l’altro ha provocato l'interruzione della linea ferroviaria adriatica per una mezz'ora circa, fra le 4 e le 5. Le fiamme che hanno fatto crollare il tetto hanno anche reso precario l'equilibrio statico delle mura del capannone. Sul posto hanno operato i vigili del fuoco di Ancona, polizia e carabinieri, nonché tecnici dell'Agenzia regionale per l'ambiente. La presenza degli esperti dell’Arpam si spiega anche col fatto che nella realizzazione della struttura è stato utilizzato l’amianto. L’incendio potrebbe aver liberato particelle del pericoloso materiale. Sempre la stessa zona è stata interessata, ieri, da uno sversamento di liquido detersivo mischiato ad alcol e ammoniaca fuoriuscito da due fusti stoccati in una fabbrica di detersivi industriali, anche in questo caso non più in funzione da tempo.

 
RESTO DEL CARLINO
Rogo devasta magazzino

Bloccata la linea ferroviaria

di Andrea Massaro

FALCONARA — Cenere e fumo su quel che resta dell'ex Montedison, lo stabilimento chimico ormai dismesso da tanti anni e che sorge al confine tra i Comuni di Falconara e Montemarciano. Non basta lo scempio quotidiano che si è costretti a sopportare nel vedere la struttura. Adesso ad impensierire un po' tutti ci sono anche le conseguenze di un incendio, quasi sicuramente di natura dolosa, che è divampato domenica mattina attorno alle 4.30 all'interno di uno dei magazzini dell'ex complesso industriale. Gli esperti dell'Arpam e i tecnici dei vigili del fuoco che sono intervenuti sul posto, al momento non sono in grado di stabilire se dal fuoco che ha distrutto un capannone di circa 200 metri quadri possano derivare problemi di inquinamento ambientale. Lo stato di salute dell'ex Montedison è noto a tutti: l'intera area, sequestrata ancor prima del fuoco dell'altra notte, è inquinata in ogni suo punto, fin nelle profondità del terreno. Ci sono montagne di perizie che attestano anche gravi risvolti ambientali in prossimità della spiaggia che si estende sul retro dello stabilimento. Sulle cause dell'incendio, domato dalle squadre dei vigili del fuoco di Ancona dopo almeno tre ore di intenso lavoro, stanno tentando di far chiarezza i carabinieri. Nonostante i sigilli, la zona è ormai da tempo la meta preferita di sbandati, tossicodipendenti, senza tetto. Più volte le forze dell'ordine hanno eseguito blitz all'interno dell'ex Montedison, facendo venire alla luce veri e propri rifugi allestiti da poveri disgraziati che si arrangiano a vivere tra cumuli di sporcizia. E' probabile che il fuoco sia partito proprio dalla mano di una di queste persone. Le fiamme hanno aggredito cataste di legno e di rifiuti e in men che non si dica si sono allargate alle strutture portanti di quello che un tempo era uno dei magazzini dello stabilimento. Essendo il legno facilmente infiammabile, è andato tutto in cenere. Compreso il tetto che è crollato sotto i colpi furiosi delle lingue di fuoco che hanno alimentato e prodotto in zona una densa coltre di fumo nero che ha costretto all'interruzione della linea ferroviaria dalle 4.50 alle 5.10 del mattino. L'intera area è stata posta sotto sequestro. La struttura è una situazione di equilibrio precario. Sarà adeguatamente recintata e verranno affissi cartelli di pericolo crollo. Grande la preoccupazione tra i residenti e i turisti che sono stati svegliati dal frastuono dei mezzi di soccorso e dall'insopportabile puzzo di bruciato.

La «Goletta Verde» approda in città

ANCONA — La «Goletta Verde» di Legambiente sbarcherà oggi al porto di Ancona, nell'ambito della campagna di analisi e informazione per la tutela del mare e delle coste italiane promossa nelle Marche in collaborazione con l'Arpam (Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche), per salpare mercoledì 6 agosto. L'imbarcazione ambientalista, spiega Legambiente, ormeggerà al porto turistico di Marina Dorica per monitorare le acque, denunciare gli abusi a coste e mare, e per promuovere, infine, parchi costieri e aree marine protette. «Lo storico veliero — dicono da Legambiente — risalendo l'Adriatico effettuerà in diversi punti prelievi e analisi microbiologiche per una sorta di 'istantanea' alla qualità delle acque di balneazione. I risultati del check-up saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma mercoledì 6 agosto, prevista a bordo dell'imbarcazione ambientalista». Si tornerà a focalizzare l'attenzione sull'istituzione del Parco Marino del Conero: martedì 5 agosto, infatti, a bordo di «Goletta Verde» è in programma un incontro dibattito sul tema «Il Parco Marino del Conero: elemento di conservazione ambientale e valorizzazione turistica per la riviera marchigiana». Previsti anche due appuntamenti serali che saranno ospitati il oggi e domani nel cartellone di «Belvedere Estate» la rassegna organizzata dall'Arci al Parco di Posatora. Domani sera lo staff della Goletta Verde sarà presente anche al Parco del Cardeto nell'ambito della manifestazioni del «Vecchio Faro».

Posizione morbida dei Verdi sulla vicenda Api

Favilla: «Speriamo che non sia solo tattica»

di Fabrizio Ilacqua

CHIARAVALLE — Nel Consiglio comunale di venerdì 25 luglio, il Prc ha presentato un odg, votato dalla maggioranza con la sola astensione del consigliere dei Verdi Paolo Michieluzzi, in cui si chiede all'amministrazione di Chiaravalle di prendere parte attiva al processo che vede coinvolti i comuni della bassa vallesina nel processo che dovrebbe, nel corso degli anni, riconvertire l'Api da raffineria petrolifera in un polo produttore di energia. «Siamo contenti — commenta Franco Favilla, capogruppo Prc in consiglio — che la giunta Montali abbia votato il nostro odg e registriamo con favore la sensibilità dell'amministrazione su una questione così delicata. Anche l'atteggiamento dei Verdi, qui a Chiaravalle, con l'astensione di Michieluzzi è stato positivo. L'atteggiamento del gruppo dei Verdi va valutato positivamente visto che, sulla stessa problematica, in Regione, hanno deciso di uscire dalla maggioranza. Qui, i Verdi hanno invece deciso di porsi dialetticamente nel percorso tracciato tramite la stipula dell'accordo fra Regione ed Api». Favilla pone però, anche un'altra riflessione. «Non vorremmo — continua — che l'atteggiamento dei Verdi, una componente importante del centro sinistra sia soltanto tattico, dovuto cioè, alla diversa collocazione nel contesto politico, in quanto qui in città, hanno un incarico di Giunta che in Regione non avevano. Se l'atteggiamento non è solo tattico questo dovrebbe portarli, ad aprire una riflessione a tutti i livelli. Certo è che — conclude Favilla — fossero stati coerenti con quanto fatto in Regione, qui a Chiaravalle, avrebbero dovuto scegliere per forza di cose, un altro percorso».

 
CORRIERE ADRIATICO
"Falconara progetta lo sviluppo sostenibile"

Il segretario dei Ds Scortichini interviene sul caso Api. "Il Prg prevede altro, la convenzione è inutile"

FALCONARA - Non sono andate giù, al segretario comunale dei Ds, le dichiarazioni che hanno fatto da contorno all'adesione della Provincia al protocollo d'intesa già siglato da Regione e Api. "Valutazioni che convergono, in modo paradossale - scrive in un intervento Giancarlo Scortichini - nel sottolineare come il rinnovo della concessione alla raffineria fino al 2020 vada pienamente incontro alle aspettative del Comune di Falconara che, ingrato e tra lo stupore dei presenti, invece di ringraziare e partecipare ai festeggiamenti si permette di ricorrere al Tar". Tra le frasi riportate dalla stampa l'unica degna di nota, secondo il segretario della Quercia falconarese, è del proprietario Brachetti Peretti, secondo cui "le decisioni prese negli ultimi 70 anni da diverse amministrazioni cittadine non possono essere cambiate da Carletti come se nulla fosse". Ecco svelata, secondo Scortichini, l'anomalia: "Un'amministrazione comunale falconarese che con il proprio Prg progetta e persegue un modello di sviluppo per Falconara e che, dopo 70 anni di espansione fin dentro il tessuto urbano di un'attività altamente condizionante ed a rischio come la raffineria, dichiara che oggi esistono le condizioni per avviare progressivamente la città verso uno sviluppo eco-sostenibile". Scortichini ricorda che il Consiglio Regionale nel marzo 2000 aveva dichiarato la raffineria (nella foto) al centro dell'area ad alto rischio di crisi ambientale ed incompatibile con il territorio circostante. "Dunque - fa notare il segretario dei Ds - non il solo Comune di Falconara ma un autorevole coro di voci individuava nel superamento del modello di sviluppo incentrato sulla presenza della raffineria un problema da affrontare. Cosa è cambiato ora rispetto allo scenario che aveva portato alle analisi ed alle decisioni sopra ricordate? Nulla per il Comune di Falconara che continua a lavorare per cambiare profondamente il volto della città aprendola al mare come previsto dall'architetto Boighas, molto per Regione e Provincia che hanno individuato nel rinnovo della concessione e nell'annesso protocollo d'intesa la nuova pietra angolare su cui edificare lo sviluppo sostenibile del nostro territorio". Scortichini spiega i motivi per cui gli amministratori falconaresi non condividono i contenuti del protocollo d'intesa stipulato a garanzia della proroga della concessione fino al 2020. Anzitutto "la concessione ed il protocollo legano indissolubilmente le sorti della centrale Igcc e della raffineria la cui permanenza è esclusivamente legata a valutazioni aziendali sull'evoluzione dei mercati petroliferi". Poi "nessuna garanzia sulla bonifica del suolo che è profondamente inquinato come stabilito dall'autodenuncia della raffineria e confermato dall'inclusione nell'elenco nazionale dei siti inquinati". Il comune, secondo il segretario Ds, è ancora una volta "messo nella condizione di non poter esercitare il diritto di programmare gli usi del territorio, dovendo sottostare a scelte ed interessi che non rappresentano quanto deliberato e previsto dal Prg vigente".

Dai veleni all'acquapark

Nell'area da bonificare sorgerà pure un parco divertimenti

Un'inchiesta sulle scorie della produzione di concimi

di LORENZO SCONOCCHINI

Dove un tempo la Montedison produceva concimi, lasciando scorie velenose nell'ambiente, tra qualche anno dovrebbero sorgere un grosso centro commerciale, una discoteca, una multisala cinematografica, un acquapark e forse anche un porticciolo per rilanciare Falconara come località di villeggiatura. E' quanto prevede il nuovo piano regolatore in quella lingua di litorale, proprio al confine con Marina di Montemarciano, una volta che il sito sarà bonificato dall'eredità di quel gocciolatoio di tossine che è stato per decenni il capannone dell'industria chimica sul lungomare nord di Falconara. Per la zona ex Montedison gli obiettivi primari del piano regolatore firmato dall'architetto catalano Bohigas sono la valorizzazione della risorsa spiaggia, con opere di protezione e difesa a mare della costa e ipotesi di approdo turistico, e il recupero delle strutture quale "polo territoriale per il tempo libero". Dall'archeologia industriale si dovrebbe passare a un insediamento turistico-ricettivo "capace di assorbire - spiega il Prg di Falconara - un turismo alternativo e continuativo anche durante le stagioni invernali". Il piano regolatore prevede poi in quella zona il potenziamento della viabilità territoriale e interurbana, con raddoppio della statale 16, e un nuovo assetto del fronte urbano di Marina di Montemarciano, "con ampliamento dell'attuale area sportiva e valorizzazione del manufatto storico detto Mandracchio". Ma il passato dell'ex Montedison è un'ipoteca sul futuro di quell'area post-industriale. Un'inchiesta della procura dorica ha infatti ipotizzato il disastro ambientale per lo smaltimento di scorie velenose lungo il tratto di costa occupato dalla Montedison tra il 1920 e il 1988. A rischiare un processo sono ora Giuseppe Torrioni, il legale responsabile della ditta "Rocca Mare spa" di Savignano sul Rubicone, e l'amministratore unico della "Agricola '92" Dino Simonetti, i due imprenditori che acquisirono l' area dall'Enichem. Sott'accusa ci sono anche Vito De Lucia e Cosimo Capobianco, due funzionari di "Enichem agricoltura". Sono accusati di disastro ambientale per un alto tasso di inquinamento dell'area provocato dallo sversamento di metalli pesanti, quali arsenico, mercurio, piombo, rame e altre sostanze rintracciate nel terreno. L'area, venti ettari in tutto, era stata sequestrata il 6 settembre del 2001 per permettere all'esperto di inquinamenti ambientali Nedo Biancani di fare prelievi necessari per una perizia. Ma nel marzo scorso, dopo la chiusura dell'indagine, la procura aveva tolto i sigilli all'ex Montedison.

Piromani all'ex Montedison, crolla il tetto

L'incendio ha danneggiato un capannone in muratura della fabbrica dismessa da anni I tecnici dell'Arpam sono intervenuti per il rischio di inquinamento chimico

C'è l'ipotesi del dolo. Interrotta anche la linea ferroviaria

di CATERINA CANTORI

FALCONARA - Potrebbe esserci il dolo all'origine del rogo divampato l'altra notte nello stabilimento dell'ex Montedison sul litorale nord, proprio al confine con Marina di Montemarciano. L'incendio ha causato il crollo di circa 200 metri quadrati della copertura di un capannone in muratura che fa parte del complesso industriale dismesso e l'interruzione della linea ferroviaria per circa venti minuti. Le fiamme si sono alzate verso le quattro del mattino in un ex magazzino dello stabilimento, un tempo adibito ad industria chimica ma ormai abbandonato da circa quindici anni e svuotato di ogni impianto. A dare l'allarme sono stati alcuni automobilisti che percorrevano la strada statale Adriatica, che scorre proprio accanto al fabbricone, e hanno visto il fumo innalzarsi dallo stabilimento. I vigili del fuoco hanno domato le fiamme in poco tempo mentre i carabinieri hanno avviato le indagini per stabilire le cause del rogo. Sul posto anche i tecnici dell'Arpam, l'agenzia regionale per l'ambiente, intervenuti per tenere sotto controllo i rischi di inquinamento dato che stava andando a fuoco una zona già contaminata da residui di lavorazioni chimiche. Per il momento l'ipotesi più accreditata è quella dell'atto incendiario compiuto da qualche balordo. Non si esclude comunque che le fiamme possano essere divampate da un bivacco. Spesso infatti i capannoni abbandonati vengono utilizzati come rifugio da extracomunitari e prostitute. Circa sei mesi fa infatti alcuni clandestini erano stati denunciati dai carabinieri per una serie di furti di energia elettrica dall'ex azienda chimica che, nonostante l'inattività, in alcuni punti continuerebbe ad usufruirne. Il corto circuito non appare però tra le probabili cause dell'incendio in quanto la maggior parte dello stabilimento non è più servito dalla corrente elettrica. Gli investigatori comunque non escludono alcuna ipotesi e le indagini si stanno svolgendo a tutto campo. A causa del crollo del tetto, - composto soprattutto da parti in legno - all'interno dell'ex magazzino non è stato possibile rinvenire elementi che possano indicare l'origine del rogo o la presenza di persone nel momento in cui sono divampate le fiamme. Nessuno quindi è rimasto ferito o intossicato dalla nube di fumo che si è sollevata dall'ex industria chimica. L'incendio ha anche reso precario l'equilibrio delle mura del capannone dove si è verificato il crollo. La nuvola grigia e densa ha causato l'interruzione della linea ferroviaria dalle 4.50 alle 5.20, lasso di tempo in cui non era comunque previsto il passaggio di convogli. Quindi una pura precauzione. Non sono stati dunque registrati disagi o ritardi nel traffico ferroviario. Lo stabilimento è stato posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria.

 
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