RASSEGNA STAMPA 31.07.2003

 

MESSAGGERO
Carletti: «Il rinnovo della concessione Api va annullato»

La Giunta decide di ricorrere al Tar. «Troppi i vizi nel decreto». E Giancarli domani firma l’atto in Regione

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - Annullare il decreto regionale con cui è stata rilasciata la concessione all’Api fino al 2020 e il protocollo d’intesa siglato tra la Regione e la raffineria. Questi, in sostanza, gli obiettivi che il Comune di Falconara vuole raggiungere ricorrendo al Tar Marche. La giunta comunale, convocata ieri in seduta straordinaria, ha infatti deliberato di autorizzare il sindaco, Giancarlo Carletti, a proporre il ricorso, contro la permanenza dello stabilimento petrolifero, davanti al Tar. La decisione, già annunciata da tempo, si è concretizzata alla notizia di martedì che anche la Provincia, dopo aver disertato a giugno, a sorpresa, la firma della concessione, aveva deciso di unirsi alla scelta della Regione. Firma che Giancarli apporrà domani. Un colpo duro per il sindaco Carletti. Ma il primo cittadino di Falconara non demorde. Nel documento elaborato ieri in giunta sono stati inseriti i motivi per cui il Comune ha deciso di fare ricorso. «Gli atti (riferendosi al rinnovo e al protocollo d’intesa, ndr) – si legge nella delibera – vengono impugnati davanti al Tar, chiedendone l’annullamento, perché illegittimi e a difesa della disciplina dell’area secondo il proprio Prg, e a tutela della salute dei cittadini, attraverso una rapida, completa e sicura bonifica dei siti inquinati». Perché, quindi, il Comune considera questa concessione illegittima? «Viene violato il prg del Comune, che prevede, nella zona in cui insiste la raffineria, a decorrere dal 2008, l’esclusione di qualsiasi tipo di impianto produttivo industriale, in un’ottica di sviluppo eco-compatibile. Mentre l’impugnato decreto, il 18/03 del 30/06/2003 della Regione, dispone il rilascio della concessione fino al 2020». Poi si prosegue con il Piano territoriale di coordinamento della Provincia che prevede «la rimozione degli impianti della Raffineria alla scadenza delle concessioni», a cui la Regione ha anche espresso parere favorevole. Il Comune, poi, pone l’accento sulla delibera n. 305 del 1° marzo 2000 della Regione che aveva definito «l’area di Ancona-Falconara ad elevato rischio di crisi ambientale anche per la presenza della Raffineria, incompatibile con il territorio del Comune». Infine, l’accusa più incisiva: «il decreto regionale che rinnova la concessione all’Api viola il D.M. n. 471/99 artt. 4 e segg., nel punto (n. 34: "Vincoli e prescrizioni"), stabilendo genericamente un invito alla Raffineria ad accelerare i tempi di bonifica senza aver preliminarmente verificato la sussistenza dei presupposti di diritto, di fatto, di ordine tecnico, per il rilascio della concessione». Intanto torna a dire la sua la Federazione Verdi Marche che, in una nota, ribadisce la non benevolenza al voto positivo espresso in Provincia sul rinnovo della concessione. Il partito polemizza anche con l’assessore regionale all’ambiente Marco Amagliani (Rc) «per aver determinato una svolta politica nel suo gruppo che i Verdi non condividono e non vogliono seguire».

 
RESTO DEL CARLINO
Vizi di legittimità negli atti Il Comune ricorre al Tar

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — Sei articoli del protocollo d'intesa sottoscritto dalla Regione Marche e Api raffineria sono stati impugnati dal Comune di Falconara per vizi di legittimità di fronte al Tribunale amministrativo regionale (Tar). E' questo, in sostanza, il contenuto dell'atto prodotto ieri nel corso della riunione straordinaria di Giunta.
Le violazioni
All'unanimità hanno contestato gli articoli sette e nove delle «norme tecniche di attuazione del Prg» che «violano» la previsione del Comune, che a decorrere dal 2008, ha previsto l'esclusione di qualunque impianto petrolifero nella zona dove sussiste l'Api. Secondo la Giunta, poi, il decreto emesso dalla Regione viola il piano territoriale di coordinamento della Provincia che prevede «la rimozione degli impianti della raffineria Api alla scadenza delle concessioni», mentre è stato disposto il rinnovo fino al 2020. L'altra trasgressione emersa sarebbe quella al punto «c», secondo la quale viene violato il decreto espresso dalla Regione, che a sua volta aveva espresso parere favorevole proprio al Ptc. E' stato poi sollevato il problema dell'area ad elevato rischio di crisi ambientale, dove è compresa anche l'Api, e della «incompatibilità con il territorio del Comune fortemente antropizzato attorno alla raffineria». L'altra eccezione è rivolta al capitolo «vincoli e prescrizioni»: il Comune sostiene che è stato stabilito «genericamente un invito alla raffineria ad accelerare i tempi di bonifica senza aver preliminarmente verificato la sussistenza dei presupposti di diritto, di fatto, di ordine tecnico, sia nell'uno che nell'altro caso, per il rilascio della concessione. Costituiti, sul punto, dell'accertamento che gli inquinamenti non siano attuali e che l'opera di messa in sicurezza e di bonifica possa essere svolta e condotta a termine e in corso d'opera e durante l'attività di raffinazione dell'Api.
Il Comune
Il nodo cruciale di tutta la vicenda sta in quello strumento urbanistico di fondamentale importanza che è il Piano regolatore generale. Il Prg è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma anche il documento che ha dato modo all'amministrazione di sollevare tutte queste eccezioni tanto da impugnare gli atti davanti al giudice amministrativo. Il motivo, come dicevamo, è quello dell'illegittimità nei confronti di un fattore per il sindaco Carletti irrinunciabile: «la tutela della salute dei cittadini, attraverso una rapida, completa e sicura bonifica dei siti inquinati». Il difensore del Comune sarà l'avvocato Rino Pirani.

Il Consiglio federale e l'esecutivo

Il Consiglio federale e l'esecutivo regionale dei Verdi hanno deliberato all'unanimità contro la decisione della Regione di rinnovare la concessione alla raffineria Api e «non ci sono fatti nuovi per un ripensamento». Al contrario, affermano i Verdi, la «violazione del protocollo d'intesa tra Api e Regione in occasione dell'ultimo sversamento di petrolio in mare, dimostra quanto poco conti quel protocollo contenente clausole e prescrizioni». La posizione dei Verdi è «talmente benevola che è stato dato mandato ad un pool di legali di ricorrere contro la concessione Api, a sostegno delle posizioni dei comitati cittadini e del Comune di Falconara». «L'assessore Amagliani, che — prosegue la nota — ha determinato una svolta della posizione politica di Rifondazione Comunista, dopo l'assegnazione della delega regionale all'Ambiente a questo partito, si è legittimamente assunto la responsabilità di una scelta che non condividiamo, ma altrettanto legittimamente i Verdi gli dicono che non può pretendere che faccia altrettanto con una forza politica che non è la sua». «Anche per questo motivo — sottolineano infine gli esponenti ambientalisti — gli ricordiamo che i Verdi hanno presentato una mozione in cui dichiaravano la non condivisione della sottoscrizione da parte della Provincia del Protocollo d'intesa con la raffineria Api».

 
CORRIERE ADRIATICO
"L'Api è esclusa dal nuovo Prg"

"Rinnovo illegittimo perché il piano regolatore adottato nel '99 prevede nell'area della raffineria solo attività compatibili con l'ambiente" Falconara, la giunta Carletti motiva il ricorso al Tar contro la proroga della concessione

Il Comune contro la Regione

di Marina Minnelli

FALCONARA - Via libera della giunta falconarese al ricorso davanti al Tar per l'annullamento della concessione fino al 2020 alla raffineria Api e del protocollo d'intesa fra azienda e Regione Marche. La decisione ufficiale ieri pomeriggio insieme alla nomina del difensore del comune, l'avvocato Rino Pirani, legale di fiducia del sindaco Carletti. Nella delibera di giunta viene precisato che sia il decreto del direttore del Dipartimento Territorio e Ambiente della Regione che ha firmato il rinnovo alla concessione, sia il protocollo d'intesa "sono affetti da vizi di legittimità". Secondo il Comune di Falconara il decreto, infatti, viola quanto espresso nel Piano Regolatore Generale adottato il 17 dicembre 1999 in quanto per la zona in cui insiste la raffineria Api, a decorrere dal 2008, viene esclusa la presenza di "qualsiasi tipo di impianto produttivo industriale, con la previsione di usi ed interventi finalizzati ad una riconversione produttiva in un'ottica di sviluppo eco-compatibile". Il decreto della Regione, inoltre, a parere dell'amministrazione comunale, violerebbe il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Ancona, approvato nel 2002, che prevede "la rimozione degli impianti della raffineria alla scadenza delle concessioni", mentre il rinnovo è stato concesso fino al 2020, e sarebbe in contrasto con la delibera del consiglio regionale che aveva definito l'area di Ancona-Falconara ad elevato rischio di crisi ambientale anche per la presenza della raffineria dei cui impianti aveva ravvisato la incompatibilità con il territorio del comune. Nel rinnovo poi la regione viene genericamente invitata ad accelerare i tempi di bonifica senza "aver preliminarmente verificato la sussistenza dei presupposti di diritto, di fatto, di ordine tecnico per il rilascio della concessione costituiti, sul punto, dall'accertamento che gli inquinamenti non siano attuali e che l'opera di messa in sicurezza e bonifica possa essere svolta e condotta a termine in corso d'opera e durante l'attività di raffinazione dell'Api".

"Una centrale sicura e utile"

Camerata, i dirigenti dell'Enel dopo l'ordine del giorno votato dal Consiglio jesino

di GIANLUCA FENUCCI

CAMERATA PICENA - "Quello di alcuni politici jesini è un allarmismo ingiustificato perché la centrale turbogas di Camerata sarà attivata solo in caso di emergenza e per circa 100 ore all'anno, vale a dire per appena quattro giorni". Giuseppe Ferrara, portavoce dell'Enel, sgombra il campo dai dubbi e dalle critiche-denunce sollevate dal consiglio comunale di Jesi dell'altro giorno, quando è stato votato un ordine del giorno proposto dall'assessore Olivi che invita alla non riattivazione della centrale di Camerata, dopo che la società elettrica aveva diramato il piano di riutilizzazione degli impianti. "La centrale di Camerata - continua il dirigente Francesco Angeli - è un impianto tampone e servirà solo per evitare i black out del tipo di quelli che si sono verificati recentemente che sono stati causati da vari motivi: l'eccessivo caldo, il fatto che dalla Francia hanno erogato meno energia nel nostro Paese ed il grande utilizzo di condizionatori". Sesto Lombardi, la memoria storica della centrale di Camerata dove lavora dal 1976, ci accompagna all'interno della struttura. Tanto verde, molti alberi ed un prato ancora curato fanno da cornice ad un impianto che, nato 30 anni fa, "nel suo genere - dice Ferrara - è un modello". "E' un impianto fermo da qualche tempo e sono necessari alcuni controlli per riattivarlo - continua Angeli - ma ha un'attitudine specifica: è capace in pochi minuti di rispondere alle richieste di potenza e di energia per interventi rapidissimi. La centrale di Camerata è nata per questa vocazione: per rispondere ai picchi di prelievi e non è un mostro da temere, piuttosto è circondata da un bellissimo parco realizzato dall'Enel ed è un esempio da imitare da chi ama l'ambiente".

 
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