MESSAGGERO |
Carletti: «Il rinnovo della
concessione Api va annullato»
La Giunta decide di ricorrere
al Tar. «Troppi i vizi nel decreto». E Giancarli domani
firma l’atto in Regione
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Annullare il
decreto regionale con cui è stata rilasciata la concessione
all’Api fino al 2020 e il protocollo d’intesa siglato tra la
Regione e la raffineria. Questi, in sostanza, gli obiettivi
che il Comune di Falconara vuole raggiungere ricorrendo al
Tar Marche. La giunta comunale, convocata ieri in seduta
straordinaria, ha infatti deliberato di autorizzare il
sindaco, Giancarlo Carletti, a proporre il ricorso, contro
la permanenza dello stabilimento petrolifero, davanti al Tar.
La decisione, già annunciata da tempo, si è concretizzata
alla notizia di martedì che anche la Provincia, dopo aver
disertato a giugno, a sorpresa, la firma della concessione,
aveva deciso di unirsi alla scelta della Regione. Firma che
Giancarli apporrà domani. Un colpo duro per il sindaco
Carletti. Ma il primo cittadino di Falconara non demorde.
Nel documento elaborato ieri in giunta sono stati inseriti i
motivi per cui il Comune ha deciso di fare ricorso. «Gli
atti (riferendosi al rinnovo e al protocollo d’intesa, ndr)
– si legge nella delibera – vengono impugnati davanti al Tar,
chiedendone l’annullamento, perché illegittimi e a difesa
della disciplina dell’area secondo il proprio Prg, e a
tutela della salute dei cittadini, attraverso una rapida,
completa e sicura bonifica dei siti inquinati». Perché,
quindi, il Comune considera questa concessione illegittima?
«Viene violato il prg del Comune, che prevede, nella zona in
cui insiste la raffineria, a decorrere dal 2008,
l’esclusione di qualsiasi tipo di impianto produttivo
industriale, in un’ottica di sviluppo eco-compatibile.
Mentre l’impugnato decreto, il 18/03 del 30/06/2003 della
Regione, dispone il rilascio della concessione fino al
2020». Poi si prosegue con il Piano territoriale di
coordinamento della Provincia che prevede «la rimozione
degli impianti della Raffineria alla scadenza delle
concessioni», a cui la Regione ha anche espresso parere
favorevole. Il Comune, poi, pone l’accento sulla delibera n.
305 del 1° marzo 2000 della Regione che aveva definito
«l’area di Ancona-Falconara ad elevato rischio di crisi
ambientale anche per la presenza della Raffineria,
incompatibile con il territorio del Comune». Infine,
l’accusa più incisiva: «il decreto regionale che rinnova la
concessione all’Api viola il D.M. n. 471/99 artt. 4 e segg.,
nel punto (n. 34: "Vincoli e prescrizioni"), stabilendo
genericamente un invito alla Raffineria ad accelerare i
tempi di bonifica senza aver preliminarmente verificato la
sussistenza dei presupposti di diritto, di fatto, di ordine
tecnico, per il rilascio della concessione». Intanto torna a
dire la sua la Federazione Verdi Marche che, in una nota,
ribadisce la non benevolenza al voto positivo espresso in
Provincia sul rinnovo della concessione. Il partito
polemizza anche con l’assessore regionale all’ambiente Marco
Amagliani (Rc) «per aver determinato una svolta politica nel
suo gruppo che i Verdi non condividono e non vogliono
seguire». |
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RESTO DEL CARLINO |
Vizi di legittimità negli
atti Il Comune ricorre al Tar
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — Sei articoli del
protocollo d'intesa sottoscritto dalla Regione Marche e Api
raffineria sono stati impugnati dal Comune di Falconara per
vizi di legittimità di fronte al Tribunale amministrativo
regionale (Tar). E' questo, in sostanza, il contenuto
dell'atto prodotto ieri nel corso della riunione
straordinaria di Giunta.
Le violazioni
All'unanimità hanno contestato gli articoli sette e nove
delle «norme tecniche di attuazione del Prg» che «violano»
la previsione del Comune, che a decorrere dal 2008, ha
previsto l'esclusione di qualunque impianto petrolifero
nella zona dove sussiste l'Api. Secondo la Giunta, poi, il
decreto emesso dalla Regione viola il piano territoriale di
coordinamento della Provincia che prevede «la rimozione
degli impianti della raffineria Api alla scadenza delle
concessioni», mentre è stato disposto il rinnovo fino al
2020. L'altra trasgressione emersa sarebbe quella al punto
«c», secondo la quale viene violato il decreto espresso
dalla Regione, che a sua volta aveva espresso parere
favorevole proprio al Ptc. E' stato poi sollevato il
problema dell'area ad elevato rischio di crisi ambientale,
dove è compresa anche l'Api, e della «incompatibilità con il
territorio del Comune fortemente antropizzato attorno alla
raffineria». L'altra eccezione è rivolta al capitolo
«vincoli e prescrizioni»: il Comune sostiene che è stato
stabilito «genericamente un invito alla raffineria ad
accelerare i tempi di bonifica senza aver preliminarmente
verificato la sussistenza dei presupposti di diritto, di
fatto, di ordine tecnico, sia nell'uno che nell'altro caso,
per il rilascio della concessione. Costituiti, sul punto,
dell'accertamento che gli inquinamenti non siano attuali e
che l'opera di messa in sicurezza e di bonifica possa essere
svolta e condotta a termine e in corso d'opera e durante
l'attività di raffinazione dell'Api.
Il Comune
Il nodo cruciale di tutta la vicenda sta in quello strumento
urbanistico di fondamentale importanza che è il Piano
regolatore generale. Il Prg è stato la goccia che ha fatto
traboccare il vaso, ma anche il documento che ha dato modo
all'amministrazione di sollevare tutte queste eccezioni
tanto da impugnare gli atti davanti al giudice
amministrativo. Il motivo, come dicevamo, è quello
dell'illegittimità nei confronti di un fattore per il
sindaco Carletti irrinunciabile: «la tutela della salute dei
cittadini, attraverso una rapida, completa e sicura bonifica
dei siti inquinati». Il difensore del Comune sarà l'avvocato
Rino Pirani.
Il Consiglio federale e
l'esecutivo
Il Consiglio federale e
l'esecutivo regionale dei Verdi hanno deliberato
all'unanimità contro la decisione della Regione di rinnovare
la concessione alla raffineria Api e «non ci sono fatti
nuovi per un ripensamento». Al contrario, affermano i Verdi,
la «violazione del protocollo d'intesa tra Api e Regione in
occasione dell'ultimo sversamento di petrolio in mare,
dimostra quanto poco conti quel protocollo contenente
clausole e prescrizioni». La posizione dei Verdi è «talmente
benevola che è stato dato mandato ad un pool di legali di
ricorrere contro la concessione Api, a sostegno delle
posizioni dei comitati cittadini e del Comune di Falconara».
«L'assessore Amagliani, che — prosegue la nota — ha
determinato una svolta della posizione politica di
Rifondazione Comunista, dopo l'assegnazione della delega
regionale all'Ambiente a questo partito, si è legittimamente
assunto la responsabilità di una scelta che non
condividiamo, ma altrettanto legittimamente i Verdi gli
dicono che non può pretendere che faccia altrettanto con una
forza politica che non è la sua». «Anche per questo motivo —
sottolineano infine gli esponenti ambientalisti — gli
ricordiamo che i Verdi hanno presentato una mozione in cui
dichiaravano la non condivisione della sottoscrizione da
parte della Provincia del Protocollo d'intesa con la
raffineria Api». |
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CORRIERE ADRIATICO |
"L'Api è esclusa dal nuovo
Prg"
"Rinnovo illegittimo perché
il piano regolatore adottato nel '99 prevede nell'area della
raffineria solo attività compatibili con l'ambiente"
Falconara, la giunta Carletti motiva il ricorso al Tar
contro la proroga della concessione
Il Comune contro la Regione
di Marina Minnelli
FALCONARA - Via libera della
giunta falconarese al ricorso davanti al Tar per
l'annullamento della concessione fino al 2020 alla
raffineria Api e del protocollo d'intesa fra azienda e
Regione Marche. La decisione ufficiale ieri pomeriggio
insieme alla nomina del difensore del comune, l'avvocato
Rino Pirani, legale di fiducia del sindaco Carletti. Nella
delibera di giunta viene precisato che sia il decreto del
direttore del Dipartimento Territorio e Ambiente della
Regione che ha firmato il rinnovo alla concessione, sia il
protocollo d'intesa "sono affetti da vizi di legittimità".
Secondo il Comune di Falconara il decreto, infatti, viola
quanto espresso nel Piano Regolatore Generale adottato il 17
dicembre 1999 in quanto per la zona in cui insiste la
raffineria Api, a decorrere dal 2008, viene esclusa la
presenza di "qualsiasi tipo di impianto produttivo
industriale, con la previsione di usi ed interventi
finalizzati ad una riconversione produttiva in un'ottica di
sviluppo eco-compatibile". Il decreto della Regione,
inoltre, a parere dell'amministrazione comunale, violerebbe
il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di
Ancona, approvato nel 2002, che prevede "la rimozione degli
impianti della raffineria alla scadenza delle concessioni",
mentre il rinnovo è stato concesso fino al 2020, e sarebbe
in contrasto con la delibera del consiglio regionale che
aveva definito l'area di Ancona-Falconara ad elevato rischio
di crisi ambientale anche per la presenza della raffineria
dei cui impianti aveva ravvisato la incompatibilità con il
territorio del comune. Nel rinnovo poi la regione viene
genericamente invitata ad accelerare i tempi di bonifica
senza "aver preliminarmente verificato la sussistenza dei
presupposti di diritto, di fatto, di ordine tecnico per il
rilascio della concessione costituiti, sul punto,
dall'accertamento che gli inquinamenti non siano attuali e
che l'opera di messa in sicurezza e bonifica possa essere
svolta e condotta a termine in corso d'opera e durante
l'attività di raffinazione dell'Api".
"Una centrale sicura e
utile"
Camerata, i dirigenti dell'Enel
dopo l'ordine del giorno votato dal Consiglio jesino
di GIANLUCA FENUCCI
CAMERATA PICENA - "Quello di
alcuni politici jesini è un allarmismo ingiustificato perché
la centrale turbogas di Camerata sarà attivata solo in caso
di emergenza e per circa 100 ore all'anno, vale a dire per
appena quattro giorni". Giuseppe Ferrara, portavoce dell'Enel,
sgombra il campo dai dubbi e dalle critiche-denunce
sollevate dal consiglio comunale di Jesi dell'altro giorno,
quando è stato votato un ordine del giorno proposto
dall'assessore Olivi che invita alla non riattivazione della
centrale di Camerata, dopo che la società elettrica aveva
diramato il piano di riutilizzazione degli impianti. "La
centrale di Camerata - continua il dirigente Francesco
Angeli - è un impianto tampone e servirà solo per evitare i
black out del tipo di quelli che si sono verificati
recentemente che sono stati causati da vari motivi:
l'eccessivo caldo, il fatto che dalla Francia hanno erogato
meno energia nel nostro Paese ed il grande utilizzo di
condizionatori". Sesto Lombardi, la memoria storica della
centrale di Camerata dove lavora dal 1976, ci accompagna
all'interno della struttura. Tanto verde, molti alberi ed un
prato ancora curato fanno da cornice ad un impianto che,
nato 30 anni fa, "nel suo genere - dice Ferrara - è un
modello". "E' un impianto fermo da qualche tempo e sono
necessari alcuni controlli per riattivarlo - continua Angeli
- ma ha un'attitudine specifica: è capace in pochi minuti di
rispondere alle richieste di potenza e di energia per
interventi rapidissimi. La centrale di Camerata è nata per
questa vocazione: per rispondere ai picchi di prelievi e non
è un mostro da temere, piuttosto è circondata da un
bellissimo parco realizzato dall'Enel ed è un esempio da
imitare da chi ama l'ambiente". |
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