RASSEGNA STAMPA 21.07.2003

 

LA SICILIA
Sempre inquinata l'acqua a Priolo

di Paolo Mangiafico

Priolo. Non si arresta la contaminazione dei pozzi d'acqua della zona industriale di Piano San Francesco. La relazione che l'Arpa di Siracusa ha inviato al ministero dell'Ambiente, servizio gestione rifiuti e bonifiche, mette in evidenza che la contaminazione da idrocarburi della falda profonda che è stata evidenziata più di un anno fa nel pozzo 9, e che si è presentata, nel tempo, nei pozzi 8, 13, 34, 22, 29, ed ultimamente nel pozzo 61, nel quale la contaminazione si è annunciata con la presenza di benzene. Inoltre, la contaminazione da idrocarburi sta attaccando gli altri pozzi che si trovano lungo la direzione che da nord va verso sud sud-est, e, quindi, dalla zona del parco stoccaggi SG-10 verso il mare. Nella stessa relazione l'Arpa di Siracusa ha evidenziato che «le acque destinate al consumo umano sono controllate alla distribuzione e che mai è stata riscontrata presenza di benzene, né di composti riconducibili ai prodotti petroliferi che contaminano la falda acquifera». Invece, sempre l'Arpa di Siracusa mette in risalto che le risultanze analitiche nella zona dei pozzi di Piano S. Francesco hanno evidenziato stabilmente la presenza di benzene, e nei casi di contaminazione più massiccia, anche omologhi superiori e perfino altre sostanze, tra cui il Dcipe (Dicoloroisopropilene), riconducibile ad un impianto ben preciso del petrolchimico di Priolo. L'Arpa aretusea, infine, con l'intenzione di contribuire all'ulteriore comprensione del fenomeno inquinante, ha allegato alla relazione inviata al ministero dell'Ambiente, una mappa del luogo dei pozzi e le risultanze delle attività analitiche relative ai campionamenti effettuati in un'ampia estensione territoriale del Comune di Priolo. Intanto, a proposito del versamento di idrocarburi, verificatosi il pomeriggio di giovedì 17 luglio, la Erg ha fatto pervenire un comunicato stampa in cui si chiarisce che «la perdita assai contenuta» proveniva dal «prodotto di uno dei serbatoi del parco dell'ex Agip. Il serbatoio contenente gasolio su una base d'acqua, è stato prontamente vuotato e messo in sicurezza così come previsto da procedura interna. «La direzione aziendale - prosegue la nota - ha provveduto ad informare immediatamente le autorità competenti. In seguito all' autodenuncia, sabato pomeriggio il pubblico ministero si è recato personalmente presso gli impianti ex Agip presso i quali ha constatato quanto già denunciato dalla società. «In relazione all'incendio di sterpaglie si precisa - inoltre - che è avvenuto fuori dal recinto fiscale della Raffineria e nessuna apparecchiatura è stata coinvolta».

E il mare di Gela diventa «mar nero»

Una petroliera scarica al largo e insozza sei chilometri di costa

di Maria Concetta Goldini

Gela. Bagno in compagnia di grosse chiazze di catrame: un inquinamento marino da petrolio che è come un pugno in faccia agli sforzi che il territorio sta compiendo per fare del turismo, in particolare quello balneare, il volano di un'economia alternativa all'industria petrolchimica da anni in crisi. Contratti d'area, patti territoriali sono gli strumenti messi in campo per creare alberghi e strutture ricettive e ricreative. Poi accadono fatti come quello registrato tra sabato sera e domenica: sei chilometri di costa nel tratto occidentale fino a Roccazzelle invasi, a macchia di leopardo, dal catrame. La maggiore concentrazione si è avuta nella zona più vicina al petrolchimico è cioè tra la foce del fiume Gela ed il Lido La Conchiglia. Gioacchino Domicoli dipendente del lido ha raccolto nel breve tratto dello stabilimento balneare ben 26 sacchi di catrame. A dare l'allarme è stata l'associazione ambientalista «Amici della terra» con il suo presidente Emanuele Amato che oggi presenterà un esposto alla magistratura. Stessa cosa ha annunciato Saverio Di Blasi presidente di Italia nostra di Gela. Hanno il dente avvelenato contro il petrolchimico gli ambientalisti, puntano l'indice sui controlli che non verrebbero eseguiti in modo rigido, sospettano di impianti e linee del greggio che non funzionano come dovrebbero. Ma la Raffineria a cui il sindaco Rosario Crocetta ha chiesto spiegazioni ha escluso sue responsabilità. Piuttosto l'inquinamento che ieri ha avvelenato la gita al mare di migliaia di famiglie gelesi costringendole al «fuggi fuggi» dalle spiagge, sarebbe addebitabile ad una delle tante petroliere in transito nel Mediterraneo. Ieri mattina ricevuta la segnalazione dell'inquinamento a mare il sindaco Rosario Crocetta, con il comandante dei vigili urbani Crocifisso Guttadauro e lo specialista di vigilanza Emanuele Smecca, si è recato in spiaggia al Lungomare. Uno spettacolo desolante: una lunga scia nera, pezzi enormi di catrame, la gente che cercava dell'olio per pulire piedi e gambe. E poi in vari tratti della costa dal Lungomare a Roccazzelle una grande prova di attaccamento al patrimonio maturalistico cittadino: non solo i volontari di Amici della terra ma anche semplici bagnanti hanno istituito delle squadre « fai da te» per liberare le spiagge invase dal prodotto petrolifero. « E' possibile che il prezzo da pagare debba essere così alto? E' possibile che i miei figli non sia consentito di fare il bagno serenamente? Chiede troppo la popolazione gelese?» - ha lamentato Tony Patti uno dei tanti cittadini intento a liberare le spiagge dal prodotto petrolifero. Alle 13,30 a conclusione del sopralluogo il sindaco si è recato al commissariato a presentare denuncia dell'accaduto. Alla polizia Crocetta ha consegnato sue sacchi contenenti catrame ed alghe prelevati nel tratto del Lido La Conchiglia. La polizia ha avviato indagini mentre nella mattinata di ieri sono intervenuti i mezzi di disinquinamento. Sui campioni prelevati dalla spiaggia si eseguiranno esami di laboratorio i cui esiti potrebbero tornare utili ad individuare,ammesso che sia questa la pista giusta,la nave responsabile dello scarico a mare del petrolio.

 
GAZZETTA DEL SUD
Perdite contenute

PRIOLO – È stata la segnalazione inoltrata dalla stessa direzione dello stabilimento ad attivare l'intervento dell'autorità giudiziaria nell'area del parco serbatoi dello stabilimento dell'ex Agip. Lo ha spiegato in una breve nota diffusa ieri ErgMed che nella stessa nota ha parlato di “perdita assai contenuta di prodotto da uno dei serbatoi del parco dell'ex Agip” verificatasi nel pomeriggio di giovedì 17. “Il serbatoio contenente gasolio su una base d'acqua, è stato prontamente vuotato e messo in sicurezza così come previsto da procedura interna – si legge ancora nella nota –. In seguito all'autodenuncia, sabato pomeriggio il pubblico ministero si è recato personalmente presso gli impianti ex Agip presso i quali ha constatato quanto già era stato denunciato dalla stessa società”. Quanto invece ad un incendio di sterpaglie verificatosi in zona, la nota spiega come questo sia “avvenuto fuori dal recinto fiscale della raffineria e nessuna apparecchiatura è stata coinvolta nell'evento”.

 
ECONEWS (Verdi)
Verdi: ancora macchie di petrolio in mare

"Ancora una volta la dinamica e gli sviluppi dell'ennesimo incidente in mare occorso alla raffineria Api di Falconara pongono seri dubbi sull'affidabilità dell'Api" ha dichiarato Marco Moruzzi capogruppo dei Verdi in Consiglio Regionale delle Marche. "Il rapporto della Capitaneria di Porto di Ancona evidenzia che lo sversamento di petrolio in mare non è stato segnalato alle autorità marittime da parte dell'azienda, ma la Capitaneria ha messo in opera i propri mezzi antinquinamento solo a seguito della segnalazione dell'aereo Orca 9 della Guardia Costiera di Pescara che sorvolava la boa petrolifera della raffineria. Sorgono dubbi sul rispetto dell'obbligo di legge della immediata segnalazione, dato che la dispersione di petrolio è avvenuta durante operazioni di manutenzione effettuate dal personale dell'azienda. Il velivolo ha segnalato la presenza di personale in mare, in adiacenza ad uno spandimento di petrolio che si estendeva per circa 2 miglia marine (oltre 3 chilometri). Ancora una volta l'Api minimizza, ma la gravità dell'incidente è confermata dal fatto che i lavori di bonifica sono terminati solo a tarda serata, nonostante le condizioni meteo marine particolarmente favorevoli che non hanno ostacolato il recupero ed hanno tenuto il petrolio lontano dalla costa. Comprensibile è l'imbarazzo ed il silenzio della Regione, che ha appena rinnovato la concessione alla raffineria e sottoscritto un protocollo di reciproca collaborazione per la prevenzione di ogni tipo di incidente".

 
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