RASSEGNA STAMPA 16.07.2003

 

MESSAGGERO
Api, nuovo sversamento in mare

Nuovo inconveniente a una manichetta. Intervento immediato sotto il cotrollo diretto della Capitaneria

La raffineria precisa: 200 litri. Comune scettico: «Forse il doppio»

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - Ancora uno sversamento di petrolio nello specchio d’acqua di fronte a Falconara, alla raffineria Api, a due mesi di distanza dal precedente episodio. L’incidente si è verificato ieri verso le 12 alla piattaforma, a circa 6 miglia dalla riva, da una manichetta sottoposta alle annuali operazioni di sostituzione. Dalle prime ricostruzioni la causa è da attribuire alla rottura di questa manichetta che ha provocato lo sversamento di greggio in mare. La stessa raffineria, che ha reso noto l’episodio in una nota, parla di 200 litri finiti in mare, ma secondo l’ufficio ambiente del Comune l’entità potrebbe aggirarsi fino al doppio. «Gli addetti della raffineria - si legge in una nota dell’Api - hanno prontamente operato secondo le procedure che prevedono l’intervento della motonave Api rec-oil, Grecale I, appositamente adibita al recupero di idrocarburi. La situazione è, quindi, rimasta sempre sotto controllo: il Grecale I, sotto il coordinamento e in collaborazione con la Capitaneria di Porto, ha provveduto a circoscrivere il prodotto con le panne galleggianti e ad attivarsi per il recupero, tuttora in corso. Durante le operazioni di sostituzione della manichetta era già presente in zona un aereo della Capitaneria, che, oltre ad informare gli enti preposti, è intervenuta con le sue strutture». A scendere in prima linea, infatti, anche il Comune di Falconara con l’ufficio ambiente, che non risparmia critiche. «Siano stati avvertiti dell’episodio dalla Capitaneria - afferma Giancarlo Scortichini, assessore all’ambiente - che ringraziamo. In questo modo, infatti, abbiamo avuto la possibilità di recarci col gommone sul luogo ed accertarci dell’entità dell’incidente. L’episodio mi è sembrato serio, esteso su una superficie di mare estesa, con chiazze corpose e striature nere di prodotto sul mare. Dobbiamo però rilevare ancora una volta due problemi. Da un lato la raffineria che non ci ha informato direttamente dell’incidente: su questo aspetto non riusciamo proprio a capirci, dall’altro il ripetersi di un episodio deleterio per il nostro territorio, a meno di due mesi dal precedente sversamento. E’ uno stillicidio: il Comune, infatti, prova a rilanciare uno sviluppo nuovo della città, puntando sulla spiaggia e le strutture balneari. Ma la complessità della presenza di una struttura così pericolosa - conclude Scortichini - ci porta ogni volta a fare i conti con l’ansia di quello che può accadere e le conseguenze che ne possono derivare».

Api, 200 litri di petrolio finiscono in mare

La raffineria: «Immediata messa in sicurezza con il controllo della Capitaneria». L’assessore: «Non ci hanno informati»

Il Comune scettico sulle cifre: «Probabilmente sversati 400 litri»

Ancora uno sversamento di petrolio nello specchio d’acqua di fronte a Falconara, alla raffineria Api, a due mesi di distanza dal precedente episodio. L’incidente si è verificato ieri verso le 12 alla piattaforma, a circa 6 miglia dalla riva, da una manichetta sottoposta alle annuali operazioni di sostituzione. Dalle prime ricostruzioni la causa è da attribuire alla rottura di questa manichetta che ha provocato lo sversamento di greggio in mare. La stessa raffineria, che ha reso noto l’episodio in una nota, parla di 200 litri finiti in mare, ma secondo l’ufficio ambiente del Comune l’entità potrebbe aggirarsi fino al doppio.

Fiumesino, da Roma l’ok al contratto di quartiere

Parte finalmente l’iter per la riqualificazione. Nuove case anti-inquinamento e ponte ciclabile

di Roberta Maccagnani

FALCONARA - Fiumesino cambia volto: dalla primavera 2004 per due anni cantieri aperti in tutto il quartiere. Sono le prospettive del protocollo firmato il 10 luglio scorso tra Furio Durpetti, dirigente ufficio urbanistica del Comune di Falconara, e il Ministero delle Infrastrutture che ha dato il via libera alla realizzazione del contratto di quartiere di Fiumesino con uno stanziamento di fondi di 3 milioni e 400 mila euro. Non solo strade e marciapiedi nuovi, ma anche tredici alloggi per edilizia pubblica residenziale, un ponte pedonale e ciclabile sull?Esino, il recupero del circolo con la nuova piazza e la realizzazione di aree verdi con parcheggi. Un cambiamento, dunque, che si pone l’obiettivo di migliorare la qualità della vita del quartiere, ma anche di renderlo più accogliente. Dello stanziamento di oltre 3 milioni di euro per questo progetto già si sapeva da tempo, ma mancava l’ufficializzazione del Governo per partire operativamente. «Entro sei mesi - spiega Durpetti - dovremo presentare i progetti esecutivi e in precedenza, intorno ad ottobre, avvieremo la convenzione col Ministero grazie a cui verranno erogati i soldi stanziati. Per la primavera 2004 gli appalti, almeno un paio d’anni per la conclusione dei lavori». Entusiasmo palpabile in Comune impegnato a garantire lo sviluppo sostenibile specie per l’area a nord della città. Tra i progetti più importanti per Fiumesino, la realizzazione con tecniche sperimentali per l’isolamento acustico e termico degli alloggi da edilizia pubblica residenziale (che sostituiranno le case diroccate del quartiere) e il ponte ciclabile. Previste anche piste ciclabili, mentre da prg è in programma la realizzazione di zone verdi “filtro” a protezione del quartiere verso la raffineria. Una raffineria che resterà a Falconara per altri venti anni, contrariamente alle attese del comitato di quartiere: «Questa concessione - sostiene quest’ultimo in una nota - ha ormai procurato una frattura sociale: da una parte la classe politica ed amministrativa, che non si è preoccupata dei problemi dei cittadini, dall’altra parte i cittadini, isolati nei loro problemi». Intanto per sollevare le sorti anche di Villanova, in vista del progetto Bohigas, il Comune sta pensando di fare una delibera per incentivare la ristrutturazione degli edifici per recuperare l’immagine del quartiere, iniziativa che verrà estesa anche a Fiumesino e Falconara Alta.

 
RESTO DEL CARLINO
Petrolio finisce in mare

FALCONARA — Erano le 11.05 quando l'aereo «Orca 9», appartenente al terzo nucleo aereo della guardia costiera di Pescara si è accorto, durante la quotidiana missione antinquinamento, di una striscia di greggio che si estendeva nell'Adriatico all'altezza di una monoboa della raffineria Api a sei miglia dalla costa. Uno sversamento di petrolio simile per quantità e modalità avvenuto lo scorso primo aprile. «Orca 9» ha quindi subito avvisato la capitaneria di Ancona che si è recata sul posto con le motonavi Cp2098 e Cp401 - «Oreste Cavallari». La striscia di greggio era lunga circa un miglio e con una larghezza variabile dai 10 ai 60 metri per un totale di quattro quintali di prodotto. Del tipo «Iranian navy - heavy» (greggio per la marina), il greggio è stato immediatamente circoscritto grazie all'uso di panne galleggianti autogonfiabili stese, per circa 800 metri, con l'aiuto del rimorchiatore «Città di Ravenna» e «Diomedea» insieme alla barca d'appoggio «Grecale I». Sul posto hanno operato anche il personale della Carman Sub coadiuvato dal mezzo «Carman Sub II». «La fuoriuscita del greggio — spiega il comandante della capitaneria di porto, Agostino Izzo — è stata causata da una manichetta sostituita per la normale manutenzione della monoboa». Il prodotto greggio è un prodotto pesante che «diventa pericoloso se va a finire sulla costa ma — continua Izzo —, se circoscritto al largo, diventa di più semplice da gestire e recuperare». Sul posto infatti sono stati impiegati immediatamente due skimmer (aspiratori meccanici) di ultima generazione che, intorno alle 15.40, hanno dato modo all'aereo «Orca 9» di rientrare in sede lasciando che l'operazione continuasse con le sole istruzioni date via mare e non più anche via aria. Fortunatamente, la situazione metereologica di ieri ha aiutato il fondamentale lavoro svolto dalla capitaneria di porto. Una missione impegnativa anche per i primi due ufficiali donna (giunti lo scorso 7 luglio) della «Oreste Cavallari» che si sono trovate così a svolgere la loro prima importante missione.

Api: «E' tutto sotto controllo» ma il Comune è molto critico

FALCONARA — «Lo sversamento di 200 litri di greggio è scaturito presso la piattaforma da una manichetta sottoposta alle annuali operazioni di sostituzione». Questo ciò che è accaduto ieri e quanto riferito dalla direzione della raffineria Api. «Gli addetti — spiega la dirigenza in una nota — hanno prontamente operato secondo le procedure, che prevedono l'intervento della motonave Api rec-oil, Grecale I, appositamente adibita al recupero di idrocarburi. La situazione — continua la nota — è, quindi, rimasta sempre sotto controllo: il Grecale I, con il coordinamento e in collaborazione con la Capitaneria di Porto, ha provveduto a circoscrivere il prodotto con le panne galleggianti e ad attivarsi per il recupero. Durante le operazioni di sostituzione della manichetta — conclude — era già presente nella zona il mezzo aereo della Capitaneria, la quale, oltre ad informare gli enti preposti, è intervenuta con le sue motonavi». Questo è quanto sostenuto dalla raffineria poche ore dopo l'incidente, più critica, invece, è la versione dell'assessore all'ambiente Scortichini, intervenuto sul luogo all'1.45 con un gommone e accompagnato dai vigili ambientali. «Abbiamo ricevuto delle chiamate dai cittadini di Fiumesino attorno alle 10.30 — ha spiegato l'assessore — per delle fumate provenienti dai camini dell'Api e per il forte odore di idrocarburi. Sicuramente il tratto interessato è molto ampio: il greggio era diffuso a macchia di leopardo, in alcuni tratti la pellicola del prodotto era superficiale, in altri più consistente. Constatiamo con amarezza — continua — che attività così a rischio compromettono e pregiudicano il lavoro svolto dal Comune. Non sono un tecnico ma ho seri dubbi che il prodotto venga totalmente recuperato».

Disinformazione sul turbogas (Ferrara)

«Un caso inquietante di disinformazione». Non usa mezzi termini Nicola Armaroli, il ricercatore del Cnr che pubblicò, assieme al medico Claudio Po, lo studio sulle emissioni delle centrali a turbogas da 780 megawatt, del tipo di quella che verrà costruita nel petrolchimico ferrarese. In una intervista pubblicata in internet su E-Gazette, Armaroli torna sulla lunga vicenda che lo ha visto protagonista per aver svelato quanto nessuno aveva mai raccontato alla città fino a quel momento, e cioè che il nuovo impianto produrrà micropolveri in quantità elevata. «Le turbogas da 780 megawatt bruciano un miliardo di metri cubi di gas naturale l'anno» dichiara il ricercatore, confermando subito dopo i risultati di quella (finalmente famosa) indagine pubblicata sull'Organo ufficiale della Società chimica italiana. «In queste settimane sono circolate voci di una nostra inesistente ritrattazione, un caso inquietante di disinfomazione» accusa Armaroli. «Queste false notizie sono state ricamate a partire da una bozza di una pubblicazione che smentiva un dato, uno solo, dei tanti riportati nel nostro lavoro. Gli autori della bozza attribuivano l'errore non a noi ma al Dipartimento dell'Energia del Governo degli Stati Uniti, senza peraltro riportare alcuna loro smentita ufficiale». Armaroli ricorda che «un impianto turbogas da 780 MW produce una quantità rilevante di inquinanti incluse le polveri fini (PM10, PM2,5). Queste ultime — spiega — sono regolarmente indicate come 'zero' negli studi di impatto ambientale in Italia, un dato scandalosamente lontano dalla realtà. Centrali della stessa potenza — continua — negli Stati Uniti producono 150-250 tonnellate l'anno di polveri fini, quantità che oltreoceano deve essere compensata con interventi di miglioramento della qualità dell'aria nella regione interessata». Il ricercatore incalza poi rammentando come negli Usa «le centrali siano dotate di costosi impianti di abbattimento degli inquinanti primari», come sono gli ossidi di azoto ridotti — sottolinea — fino a 10 volte rispetto a quanto previsto in Italia. «Il 50% degli NOx sono precursori di polveri PM2.5 secondarie, secondo dati ufficiali del Parlamento Europeo». Armaroli stima «la produzione di 750 tonnellate l'anno di PM2.5 secondari come nitrati, cui vanno aggiunti 50-100 tonnellate l'anno di particolato primario in uscita dai camini»: l'ipotesi è comunque riferita alle emissioni della centrale a piena potenza, mentre l'assessore Alessandro Bratti dichiarò al nostro giornale che esisterebbe una sorta di intesa per limitarla a 540 megawatt. In quella stessa intervista l'assessore anticipò i dati di uno studio dell'Arpa, che stimava in circa 400 tonnellate l'anno le polveri PM10 prodotte dall'intero traffico cittadino. L'intervista di Armaroli riapre dunque molti dubbi sulle emissioni delle turbogas e sulle polveri primarie e secondarie. «Si tratta di un problema sanitario assai rilevante — commenta alla fine il ricercatore del Cnr su E- Gazette — anche se fossero solo la metà. Come è possibile ignorare tutto questo in Italia?». Da segnalare infine una nota dell'Eni di ieri, riportata dall'agenzia Ansa, con la quale la società dichiara l'apertura del cantiere di costruzione di una nuova centrale. «L'impianto di Brindisi — si legge — è il quarto che il gruppo inizia a costruire dopo quelli di Ferrara, Erbognone, Ravenna e Mantova».

 
CORRIERE ADRIATICO
L'Api: "Duecento litri di greggio in mare"

L'assessore Scortichini dopo un sopralluogo: "Le chiazze oleose sono piuttosto numerose e estese"

Perdita a 6 miglia dalla costa. La motonave Grecale ha recuperato gli idrocarburi

di Marina Minnelli

FALCONARA - Sversamento di greggio ieri mattina verso le 12 alla seconda isola dell'Api situata a circa sei miglia dalla costa. Secondo quanto comunicato dall'azienda, la perdita, avvenuta a causa di una manichetta sottoposta alle annuali operazioni di sostituzione, ha provocato la dispersione in mare di circa 200 litri di greggio. "Gli addetti della raffineria - spiega la nota dell'Api - hanno prontamente operato secondo le procedure, che prevedono l'intervento della motonave api rec-oil, Grecale I, appositamente adibita al recupero di idrocarburi. La situazione è, quindi, rimasta sempre sotto controllo e il Grecale I, sotto il coordinamento e in collaborazione con la Capitaneria di Porto, ha provveduto a circoscrivere il prodotto con le panne galleggianti e ad attivarsi per il recupero". E' stato un aereo della Capitaneria ad avvistare la macchia e a dare l'allarme. Le motovedette sono poi rimaste sul posto, fino alle 19.30, quando l'operazione di bonifica è terminata. La stessa Capitaneria ha informato il comune di Falconara e, come fa notare l'assessore all'ambiente Giancarlo Scortichini, "ancora una volta sono stati disattesi gli accordi, perché avremmo voluto essere avvisati con tempestività dall'azienda". "Siamo sempre noi a dover inseguire le notizie - commenta l'assessore appena rientrato da un sopralluogo - e questa è una amara constatazione visto il lavoro e gli sforzi per migliorare la situazione del territorio". Scortichini parla anche di "convivenza difficile" e di una situazione difficile in mare in quanto "le chiazze oleose sono piuttosto numerose ed estese". Intanto ieri mattina intorno alle 10 e 30 numerose a Fiumesino i residenti hanno constatato che alcuni impianti della raffineria stavano emettendo fumo in modo anomalo e nell'aria si stava anche diffondendo un forte odore di gas.

 
LA NUOVA FERRARA
Centrale a turbogas? No, grazie, meglio quella a biomasse

L’impianto di limitata potenza, alimentato a canapa, porterebbe vantaggi all’ambiente e agli agricoltori

L’allarmismo sulle risorse idriche segue di poche settimane quello sulle risorse energetiche, ma sembra che tali “crisi”, invece di portare a serie riflessioni e ripensamenti sul modello di sviluppo, abbiano offerto l’occasione per demagogiche sparate elettoralistiche o per il rilancio di lobby, bolse come quella del nucleare, o più recenti come quella che prepara una pioggia.di tante Turbogas in tutto il paese. Il Ministro Alemanno ha pensato bene di utilizzare l’invito delle Camere di Commercio di Ferrara e Rovigo per entrare in tale coro. Nel Governo di Sua Emittenza An è determinante, provi allora a convincere Berlusconi, da un lato a rispettare il protocollo di Kyoto e dall’altro a farlo intervenire presso il suo amico Bush (verso il quale vanta e millanta tanta influenza) affinché anch’egli firmi e applichi quel programma di riduzione dell’effetto serra. Sarebbero due traguardi politici molto importanti. Visto che è anche ministro dell’Agricoltura, Alemanno, dopo tre anni di siccità, dovrebbe smettere di prospettare false vie d’uscita. Prioritario sarà sempre, giustamente, l’uso civile dell’acqua, porsi, in queste ore, altri obiettivi è pura demagogia. Voglio ricordare al Ministro che il suo Governo, sia durante la discussione della legge 178 (agosto 2002) sia nell’ambito dell’ultima legge finanziaria ha respinto tutti gli emendamenti del Centrosinistra volti ad aumentare e ad istituire la dotazione di fondi per il Programma Nazionale per l’approvvigionamento idrico in agricoltura e per la sostituzione di vecchi impianti d’irrigazione con tecnologie a basso consumo. Per essere seri con gli agricoltori, quando come in questo caso, esistono i requisiti giuridici dell’emergenza, per garantire il reddito perso con le mancate produzioni, ciò che un Governo deve tempestivamente fare è attivare tutte le dovute compensazioni. Ma questo è il Governo delle “tre carte” e con l’articolo 18 del Decreto che doveva finanziare l’impegno militare italiano nella guerra di Bush (per la conquista del petrolio dell’Iraq), ha prelevato i fondi destinati agli sgravi fiscali per gli agricoltori delle zone alluvionate e terremotate nel 2002. Sempre stando ai temi agricoli, occorre rilevare che il Decreto “salva centrali”, che il Governo Berlusconi ha adottato, porterà alla realizzazione di tante Mega Turbogas da più di 1000 Milioni di Watt l’una e queste (tralasciando i gravi danni alla salute dei lavoratori e dei cittadini coinvolti) consumeranno una quantità d’acqua da capogiro e con le loro emissioni in atmosfera faranno impennare l’effetto serra. Aldilà dell’assenza di un impegno del Governo nella ricerca, sperimentazione e sviluppo della produzione di energia da sole, vento ed idrogeno (ma come pretendere più “raffinate” sensibilità se, avendo fin qui impegnato il Parlamento nelle leggi “salva Berlusconi”, hanno perfino ignorato la grave crisi produttiva ed occupazionale del paese?) perché Alemanno non fa qualcosa per convincere AN, a Ferrara come a Roma, ad invertire una rotta così sbagliata? Quale beneficio verrebbe all’ambiente ed agli agricoltori da Centrali a Biomasse (di limitata potenza, come previsto dagli accordi di Kyoto) alimentate a canapa? Il Ministro sa certamente che in ampie aree del centro nord la canapa è la coltura meno idroesigente (oltre a svolgere una naturale funzione di diserbo nella preparazione delle altre colture in rotazione) e che la biomassa, per ettaro, da lei prodotta è notevolmente superiore a quella arborea. Una scelta che darebbe: energia, difesa ambiente, risparmio idrico e reddito per gli agricoltori (ancor maggiore se la centrale sarà gestita da loro associazioni o cooperative). Sembra l’uovo di Colombo. Ma passerà anche il 2003 e riavremo gli stessi problemi nel 2004, perché, come dimostrano le siccità del 2001 e del 2002, guardare al futuro non rientra nella loro modernità. E poi in ballo ci sono ben altri interessi. Fernando Rossi Ex assessore provinciale dell’Agricoltura

 
IL CENTRO
Energia, i black out evitabili

di Francesco Ferrante  (direttore generale di Legambiente Onlus)

E’ dal dopoguerra che in Italia non si faceva ricorso ai black out per contenere i consumi eccessivi di energia elettrica. In passato abbiamo già toccato senza alcun problema picchi di consumo analoghi a quelli che si sono verificati nelle ultime settimane. I black out che hanno interessato l’Italia sono la conseguenza dell’incapacità del Gestore della rete di prevedere e gestire con tempestività le richieste da parte dell’utenza e della scarsa attenzione da parte del governo alle politiche di risparmio energetico, le uniche in grado di scongiurare il pericolo dei picchi. Si prenda come esempio il modello californiano: grazie a una capillare campagna informativa e a un convincente sistema di incentivi, il governatore dello stato americano è riuscito a ridurre i consumi energetici del 10%. Picchi di consumo a parte, il fabbisogno energetico in Italia è in costante crescita. Quali le soluzioni? Lo sviluppo del mercato delle fonti energetiche rinnovabili, e mi riferisco all’energia eolica e a quella fotovoltaica, rappresenta senza dubbio una strada percorribile e auspicabile. Gli impianti basati sullo sfruttamento delle fonti rinnovabili presentano un impatto ambientale di gran lunga inferiore a quello delle centrali alimentate a carbone e petrolio. Sul fronte del loro impiego siamo tuttavia ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi europei. L’eolico, per esempio, è un settore già maturo ma si installa ben poco: abbiamo chiuso il 2002 con 700 megawatt installati contro gli 8.700 della Germania, tanto per fare un paragone. Nonostante gli impegni presi dal nostro Paese con la firma del protocollo di Kyoto, l’Italia sta facendo ben poco per tagliare le proprie emissioni di gas serra e promuovere l’energia pulita. Invece di diminuire, le nostre emissioni sono cresciute del 5% rispetto ai livelli del 1990 e il mercato energetico continua a essere dominato dal carbone e dal petrolio, colpevoli del surriscaldamento del pianeta. L’eolico sarebbe un’alternativa valida, ma gli ostacoli non mancano. Innanzitutto si sta facendo pochissimo a livello legislativo per accelerare l’iter delle centrali a vento. In secondo luogo è vero che l’impatto di questi impianti può raggiungere valori anche elevati soprattutto sul paesaggio e sul territorio, in quanto i siti di interesse ai fini dello sfruttamento dell’energia eolica sono sovente, specie nelle zone appenniniche, anche aree di valore naturalistico e paesaggistico, che vanno pertanto tutelate. Tuttavia è possibile promuovere, compatibilmente con le esigenze dell’ambiente, quella del vento come una delle tecnologie più innovative e meno impattanti dal punto di vista ecologico. Sulla prospettiva di futuri insediamenti di centrali turbogas anche in Abruzzo si è aperto negli ultimi tempi un vivace dibattito. A nostro avviso, il parco termoelettrico italiano è attualmente costituito soprattutto da impianti obsoleti, con dei costi di produzione molto elevati e un notevole impatto ambientale. Se parliamo invece delle moderne turbogas a ciclo combinato alimentate a metano, in linea di principio non siamo contrari a un loro impiego, soprattutto in prospettiva di una graduale dismissione delle vecchie centrali a carbone e a petrolio. Nel campo delle fonti non rinnovabili, il metano è infatti di gran lunga il combustibile più pulito. In più, il ciclo combinato rappresenta una tecnologia di produzione di energia elettrica ad alto rendimento e con un impatto ambientale particolarmente ridotto in grado di riutilizzare il calore residuo, che altrimenti si disperderebbe nell’ambiente, per produrre ulteriore energia. C’è chi ritiene che le emissioni prodotte da questo genere di impianto possano in qualche modo nuocere alla salute. Ritengo la cosa del tutto improbabile. L’assenza di zolfo nel metano non dà luogo alle cosiddette “piogge acide“ e la sua natura gassosa elimina il pericolo di emissioni di sostanze nocive quali polveri e metalli pesanti. Si tratta quindi di un impianto tecnologicamente sicuro, le cui emissioni, essenzialmente costituite da vapore acqueo e anidride carbonica, non provocano ripercussioni sulla salute delle persone. E’ comunque ovvio che l’iter autorizzativo debba essere severo. Occorre pertanto una programmazione seria a livello nazionale e regionale. Ciascuna regione deve poter disporre di un piano energetico di riferimento che stabilisca se esistono i presupposti per accogliere nel proprio territorio un impianto del genere. Inoltre è auspicabile che vengano autorizzati solo quei progetti che insistono in aree a vocazione industriale, che non vadano a interferire sulla qualità della vita e sulle altre attività economiche e sociali dei territori circostanti.

 
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