RASSEGNA STAMPA 08.07.2003

 

MESSAGGERO
Api, una condanna e vertici a giudizio

La raffineria si difende accusando di furto i due operai uccisi dalle fiamme. Sei alla sbarra

Inflitti dieci mesi al funzionario che controllava le pompe

Caso Api: una condanna, un’assoluzione e sei rinvii a giudizio. A quasi quattro anni di distanza arriva la prima verità sul rogo della raffineria che il 25 agosto 1999 costò la vita agli operai Mario Gandolfi ed Ettore Giulian. Il gip Sante Bascucci ha inflitto ieri dieci mesi di reclusione, con il rito abbreviato, al funzionario fiscale Silvio Re che avrebbe dovuto controllare i sigilli di chiusura delle pompe dello stabilimento petrolchimico. Assolto invece l’operaio Ivan Giacchetti, addetto all’allestimento delle linee di trasferimento del carburante. In Tribunale compariranno i vertici dell’Api all’epoca dell’incendio e due operai.

Arriva Bohigas e mette tutti sull’attenti: incontri a ripetizione per spiegare il piano

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - Via libera alla presentazione del lavoro Bohigas ad enti ed associazioni del territorio della provincia di Ancona. Il noto professionista, arrivato ieri a Falconara, si è subito tuffato in una serie di riunioni ed incontri con i tecnici del Comune di Falconara. A seguire personalmente le attività l’assessore all’urbanistica, Fausto Api, e il dirigente dell’ufficio, Furio Durpetti. Dopo un rapido incontro, verso le 15.30, con il sindaco di Falconara, Giancarlo Carletti, la giunta del Comune e con i professionisti tecnici, consulenti dell’ente, che seguono da sempre, da vicino, il progetto della riconversione dell’area a nord di Falconara, Bohigas ha anche illustrato intorno alle 16.30 il suo studio ad un tavolo allargato di enti ed associazioni, tra cui anche la Provincia, rappresentata dall’assessore Patrizia Casagrande, la Regione, l’Anas, le Ferrovie e l’Autorità Portuale. Un momento, quindi, di confronto di notevole importanza a cui si è registrata la massima adesione da parte di tutti gli attori coinvolti. Fugati, quindi, ogni dubbio su eventuali rotture tra il Comune e gli altri enti territoriali, dopo il caso clamoroso del rinnovo Api con le diverse posizioni assunte da Comune e Provincia che non hanno firmato la nuova concessione allo stabilimento petrolifero a differenza della Regione. Anzi tutti i soggetti chiamati al tavolo hanno dimostrato un forte coinvolgimento nel progetto Bohigas, la cui illustrazione si è prolungata per alcune ore. Oggi seguiranno altri due tavoli, quello con l’ufficio di piano, la struttura dell’urbanistica che segue la pianificazione del lavoro, e l’altro con la commissione urbanistica che avrà l’occasione di chiedere chiarimenti direttamente all’architetto Bohigas. Uno spazio sarà anche riservato alla divulgazione del progetto alla città attraverso la stampa, con cui è in programma una conferenza stampa.

 
RESTO DEL CARLINO
Rogo all'Api, prima condanna

di Enrico Barbetti

ANCONA — A quasi quattro anni di distanza dal rogo è arrivata la prima sentenza sullo spaventoso incendio divampato all'Api il 25 agosto 1999. Una mattina di fuoco e di terrore che costò la vita agli operai Mario Gandolfi ed Ettore Giuliani e che fece scoprire a una città intera la paura di convivere ogni giorno con l'impianto petrolifero davanti all'uscio di casa. Nella tarda serata di ieri, dopo una giornata campale in un'aula del Palazzo di giustizia di Ancona, il giudice per l'udienza preliminare Sante Bascucci ha pronunciato il nome del primo colpevole. Si tratta di Silvio Re, funzionario fiscale, il quale era stato ammesso al rito abbreviato, che consente di usufruire di uno sconto di pena, assieme all'operaio Ivan Giacchetti. Re, per il quale il pm Cristina Tedeschini aveva chiesto la pena di 9 mesi, è stato condannato a 10 mesi, mentre Giacchetti, sul quale pendeva una richiesta di 6 mesi, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Si aprirà invece il 19 gennaio 2004 il processo a carico dei sei indagati rinviati a giudizio: Giovanni Saronne, ex direttore di stabilimento; Franco Bellucci, all'epoca capo servizio operativo ed attuale direttore; Sergio Brunelli, capo servizio manutenzione; Claudio Conti, responsabile della manutenzione off-site; gli operai Gaetano Bonfissuto e Pierfrancesco Carletti. Dopo che, il 1° luglio scorso, il pm Tedeschini aveva parlato a lungo per ricostruire le cause e la dinamica del rogo mortale, ieri è stata la volta degli avvocati difensori e dei legali di parte civile. Nel procedimento, infatti, figurano come parte offesa anche il Comune di Falconara, un gruppo di cittadini di Villanova e Fiumesino e il figlio di Gandolfi, rapprsentato dall'avvocato Francesco Nucera. Quest'ultimo ha annunciato la richiesta di un risarcimento pari a una mensilità di ognuno dei dirigenti coinvolti, da devolvere in beneficenza. Non sono mancati, nel corso dell'udienza di ieri, i momenti di tensione. In particolare quando, dai banchi della difesa, uno dei legali ha ridato fiato all'ipotesi, poi rigettata dal gup Bascucci, del furto di carburante come causa dell'incendio. L'afflusso di benzina verde, che finì nella sala pompe passando per la pompa 4254, in disuso e quindi non soggetta a manutenzione, provocò il disastro e, secondo uno degli avvocati, tale percorso poteva essere utilizzato per trafugare materiale petrolifero. Da parte di altri legali è stato invece sottolineato il comportamento, definito «quasi suicida», da parte delle due vittime che accorsero per evitare la catastrofe. La vedova di Mario Gandolfi, Elsa Mattioni, ha atteso a lungo fuori dall'aula l'esito dell'udienza. «Mio marito era molto preoccupato — ha ricordato — Il giorno precedente mi aveva detto di una questione di lavoro che lo faceva stare in pensiero. A casa non parlava mai di queste cose. Sembrava che sentisse che stava per accadere qualcosa».

 
CORRIERE ADRIATICO
Una condanna e sei rinvii a giudizio per la morte di due tecnici

Processo per l'alba tragica all'Api

di EMANUELE COPPARI

Una condanna, un'assoluzione, sei rinvii a giudizio. Si cominciano a tirare le somme dell'inchiesta sull'incendio alla raffineria Api che il 25 agosto del '99 provocò la morte di due operai. Dieci mesi al funzionario fiscale Silvio Re. Assolto per non aver commesso il fatto Ivan Giacchetti. I due aveano chiesto e ottenuto di essere giudicati con rito abbreviato. A processo, la prima udienza del dibattimento è fissata il 19 gennaio 2004, gli altri sei imputati: l'ex direttore della raffineria Giovanni Saronne, quello attuale Franco Bellucci, allora capo servizio operativo dello stabilimento, il capo servizio manutenzione Sergio Brunelli, il responsabile manutenzione off-site Claudio Conti, gli operai Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti. Sarà dunque un processo a stabilire se il rogo che divampò all'Api il 25 agosto del '99 fu solo una tragica fatalità o se dietro quell'alba d'inferno si annidano responsabilità. L'accusa - ovviamente ancora tutta da dimostrare - per tutti gli imputati è di incendio ed omicidio colposo plurimo. Le fiamme che fecero piombare nell'incubo Falconara e ingoiarono i due dipendenti Mario Gandolfi ed Ettore Giulian gettano illuminano un possibile scenario di errori e leggerezze. Ieri è stato il giorno più lungo al quinto piano di Palazzo di giustizia, con l'udienza-fiume percorsa da un filo di tensione, a tratti arroventata dalle diverse ricostruzioni dei fatti. Il contrattacco degli avvocati dei vertici della raffineria ha toccato il punto più alto quando hanno parlato di "comportamento quasi suicida", comunque abnorme, non conforme alle regole di sicurezza, dei due dipendenti morti che non avrebbero - secondo la tesi degli imputati - mai e poi mai dovuto trovarsi nel luogo dell'incidente. E poi il sospetto - agitato dai legali - del trafugamento di materiale petrolifero, non addebitabile in concreto ai due lavoratori ma in qualche modo da mettersi in correlazione con la tragedia. A testimonianza che l'Api non c'entrava davvero nulla con l'esplosione. E' sempre stato convinto del contrario il sostituto procuratore Cristina Tedeschini, che ha coordinato l'inchiesta sul rogo. L'impianto accusatorio getta le fondamenta sulla perizia disposta dal pm e firmata dagli esperti Volpicelli e Godono dell'Università di Napoli. L'ipotesi è che a provocare l'incendio fosse stata una serie di cause, dal trasferimento della benzina verde al deposito nazionale lungo una linea anomala, alla mancata chiusura di alcune valvole di sicurezza, al cedimento di una pompa, all'interno della quale venne trovato un pezzo di calcestruzzo. Una serie di circostanze che il gup Bascucci ha ritenuto credibili. La decisione del giudice viene accolta di buon grado dalla vedova di Mario Gandolfi. "Non ce la faccio a stare là dentro, non posso sentire certe cose". Stava seduta con aria un po' sconsolata a pochi passi dall'aula di udienza. Ma non ha perso la voglia di combattere la battaglia per ottenere giustizia. Il suo atteggiamento amabile, il sorriso amaro che le rallegra il viso non possono cancellare la morte nel cuore per la tragica scomparsa del marito. "Lui sapeva quanto fosse pericoloso lavorare all'Api, ma ci teneva tanto, ci pensava tutti i minuti, era la sua vita". Ha sempre onorato il ruolo di capo fabbrica, voleva farlo fino in fondo. E quell'alba tragica dell'estate del '99 gli fu fatale perché toccò a lui accorrere per scaricare il serbatoio che aveva la guarnizione rotta e perdeva liquido infiammabile. "Chi doveva andare se non lui?". Dolce e gentile, la vedova Gandolfi, ma determinata, a difendere la memoria di suo marito e del collega Ettore Giulian. "Troppo facile prenderserla coi morti". E più delle parole una mossa a sorpresa dice che la costituzione di parte civile di suo figlio Antonio non è dettata da sete di denaro ma radicata in motivazioni etico-morali. L'avvocato Francesco Nucera ha indicato come risarcimento, nel processo nei confronti di Silvio Re e Ivan Giacchetti, la somma di 1800 euro, pari più o meno a una loro mensilità retributiva, da devolversi in beneficenza.

La raffineria è oggetto di studio

Dieci mesi a Silvio Re Lo sfogo della vedova di Mario Gandolfi "Assurdo parlare di comportamento da suicidi" Ieri la visita degli allievi dell'Accademia Navale di Livorno

FALCONARA - Ventisei allievi ufficiali dell'Accademia Navale di Livorno hanno visitato ieri la raffineria Api. La visita è stata organizzata dalla capitaneria di porto di Ancona nell' ambito delle attività didattiche dell'Accademia Navale ed è stata scelta la raffineria perché con suoi tre approdi sul mare (pontile, isola e piattaforma) rappresenta un caso ideale di studio per le attività petrolifere su cui ha competenza la capitaneria. La contemporanea presenza di tre diverse modalità di approdo e la diversificazione delle tecnologie preposte al controllo della sicurezza nelle operazioni di carico e scarico di idrocarburi, sono stati momenti formativi importanti, riferisce un comunicato, per gli allievi ufficiali della Marina Militare. Dopo la visita alle installazioni di terra, i cadetti dell'Accademia hanno raggiunto il pontile e, via mare, l'isola. Gli allievi hanno anche potuto osservare da vicino le modalità di funzionamento e le attrezzature impiegate per il recupero di eventuali sversamenti. In particolare è stato osservato il sistema Rec-oil, installato sulla m/b "Grecale I", uno dei primi in Italia. Nel corso dell'incontro i cadetti hanno preso conoscenza delle politiche aziendali in tema di protezione e sicurezza, anche per l'ambiente marino, e delle caratteristiche tecniche della nuova m/b "Cosmo", dotata di doppio scafo.

 
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