MESSAGGERO |
Api, una condanna e vertici a
giudizio
La raffineria si difende
accusando di furto i due operai uccisi dalle fiamme. Sei
alla sbarra
Inflitti dieci mesi al
funzionario che controllava le pompe
Caso Api: una condanna,
un’assoluzione e sei rinvii a giudizio. A quasi quattro anni
di distanza arriva la prima verità sul rogo della raffineria
che il 25 agosto 1999 costò la vita agli operai Mario
Gandolfi ed Ettore Giulian. Il gip Sante Bascucci ha
inflitto ieri dieci mesi di reclusione, con il rito
abbreviato, al funzionario fiscale Silvio Re che avrebbe
dovuto controllare i sigilli di chiusura delle pompe dello
stabilimento petrolchimico. Assolto invece l’operaio Ivan
Giacchetti, addetto all’allestimento delle linee di
trasferimento del carburante. In Tribunale compariranno i
vertici dell’Api all’epoca dell’incendio e due operai.
Arriva Bohigas e mette tutti sull’attenti: incontri a
ripetizione per spiegare il piano
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Via libera alla presentazione del lavoro
Bohigas ad enti ed associazioni del territorio della
provincia di Ancona. Il noto professionista, arrivato ieri a
Falconara, si è subito tuffato in una serie di riunioni ed
incontri con i tecnici del Comune di Falconara. A seguire
personalmente le attività l’assessore all’urbanistica,
Fausto Api, e il dirigente dell’ufficio, Furio Durpetti.
Dopo un rapido incontro, verso le 15.30, con il sindaco di
Falconara, Giancarlo Carletti, la giunta del Comune e con i
professionisti tecnici, consulenti dell’ente, che seguono da
sempre, da vicino, il progetto della riconversione dell’area
a nord di Falconara, Bohigas ha anche illustrato intorno
alle 16.30 il suo studio ad un tavolo allargato di enti ed
associazioni, tra cui anche la Provincia, rappresentata
dall’assessore Patrizia Casagrande, la Regione, l’Anas, le
Ferrovie e l’Autorità Portuale. Un momento, quindi, di
confronto di notevole importanza a cui si è registrata la
massima adesione da parte di tutti gli attori coinvolti.
Fugati, quindi, ogni dubbio su eventuali rotture tra il
Comune e gli altri enti territoriali, dopo il caso clamoroso
del rinnovo Api con le diverse posizioni assunte da Comune e
Provincia che non hanno firmato la nuova concessione allo
stabilimento petrolifero a differenza della Regione. Anzi
tutti i soggetti chiamati al tavolo hanno dimostrato un
forte coinvolgimento nel progetto Bohigas, la cui
illustrazione si è prolungata per alcune ore. Oggi
seguiranno altri due tavoli, quello con l’ufficio di piano,
la struttura dell’urbanistica che segue la pianificazione
del lavoro, e l’altro con la commissione urbanistica che
avrà l’occasione di chiedere chiarimenti direttamente
all’architetto Bohigas. Uno spazio sarà anche riservato alla
divulgazione del progetto alla città attraverso la stampa,
con cui è in programma una conferenza stampa.
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RESTO DEL CARLINO |
Rogo all'Api, prima condanna
di Enrico Barbetti
ANCONA — A quasi quattro anni di distanza dal rogo è
arrivata la prima sentenza sullo spaventoso incendio
divampato all'Api il 25 agosto 1999. Una mattina di fuoco e
di terrore che costò la vita agli operai Mario Gandolfi ed
Ettore Giuliani e che fece scoprire a una città intera la
paura di convivere ogni giorno con l'impianto petrolifero
davanti all'uscio di casa. Nella tarda serata di ieri, dopo
una giornata campale in un'aula del Palazzo di giustizia di
Ancona, il giudice per l'udienza preliminare Sante Bascucci
ha pronunciato il nome del primo colpevole. Si tratta di
Silvio Re, funzionario fiscale, il quale era stato ammesso
al rito abbreviato, che consente di usufruire di uno sconto
di pena, assieme all'operaio Ivan Giacchetti. Re, per il
quale il pm Cristina Tedeschini aveva chiesto la pena di 9
mesi, è stato condannato a 10 mesi, mentre Giacchetti, sul
quale pendeva una richiesta di 6 mesi, è stato assolto per
non aver commesso il fatto. Si aprirà invece il 19 gennaio
2004 il processo a carico dei sei indagati rinviati a
giudizio: Giovanni Saronne, ex direttore di stabilimento;
Franco Bellucci, all'epoca capo servizio operativo ed
attuale direttore; Sergio Brunelli, capo servizio
manutenzione; Claudio Conti, responsabile della manutenzione
off-site; gli operai Gaetano Bonfissuto e Pierfrancesco
Carletti. Dopo che, il 1° luglio scorso, il pm Tedeschini
aveva parlato a lungo per ricostruire le cause e la dinamica
del rogo mortale, ieri è stata la volta degli avvocati
difensori e dei legali di parte civile. Nel procedimento,
infatti, figurano come parte offesa anche il Comune di
Falconara, un gruppo di cittadini di Villanova e Fiumesino e
il figlio di Gandolfi, rapprsentato dall'avvocato Francesco
Nucera. Quest'ultimo ha annunciato la richiesta di un
risarcimento pari a una mensilità di ognuno dei dirigenti
coinvolti, da devolvere in beneficenza. Non sono mancati,
nel corso dell'udienza di ieri, i momenti di tensione. In
particolare quando, dai banchi della difesa, uno dei legali
ha ridato fiato all'ipotesi, poi rigettata dal gup Bascucci,
del furto di carburante come causa dell'incendio. L'afflusso
di benzina verde, che finì nella sala pompe passando per la
pompa 4254, in disuso e quindi non soggetta a manutenzione,
provocò il disastro e, secondo uno degli avvocati, tale
percorso poteva essere utilizzato per trafugare materiale
petrolifero. Da parte di altri legali è stato invece
sottolineato il comportamento, definito «quasi suicida», da
parte delle due vittime che accorsero per evitare la
catastrofe. La vedova di Mario Gandolfi, Elsa Mattioni, ha
atteso a lungo fuori dall'aula l'esito dell'udienza. «Mio
marito era molto preoccupato — ha ricordato — Il giorno
precedente mi aveva detto di una questione di lavoro che lo
faceva stare in pensiero. A casa non parlava mai di queste
cose. Sembrava che sentisse che stava per accadere
qualcosa». |
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CORRIERE ADRIATICO |
Una condanna e sei rinvii a giudizio per la morte di due
tecnici
Processo per l'alba tragica all'Api
di EMANUELE COPPARI
Una condanna, un'assoluzione, sei rinvii a giudizio. Si
cominciano a tirare le somme dell'inchiesta sull'incendio
alla raffineria Api che il 25 agosto del '99 provocò la
morte di due operai. Dieci mesi al funzionario fiscale
Silvio Re. Assolto per non aver commesso il fatto Ivan
Giacchetti. I due aveano chiesto e ottenuto di essere
giudicati con rito abbreviato. A processo, la prima udienza
del dibattimento è fissata il 19 gennaio 2004, gli altri sei
imputati: l'ex direttore della raffineria Giovanni Saronne,
quello attuale Franco Bellucci, allora capo servizio
operativo dello stabilimento, il capo servizio manutenzione
Sergio Brunelli, il responsabile manutenzione off-site
Claudio Conti, gli operai Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco
Carletti. Sarà dunque un processo a stabilire se il rogo che
divampò all'Api il 25 agosto del '99 fu solo una tragica
fatalità o se dietro quell'alba d'inferno si annidano
responsabilità. L'accusa - ovviamente ancora tutta da
dimostrare - per tutti gli imputati è di incendio ed
omicidio colposo plurimo. Le fiamme che fecero piombare
nell'incubo Falconara e ingoiarono i due dipendenti Mario
Gandolfi ed Ettore Giulian gettano illuminano un possibile
scenario di errori e leggerezze. Ieri è stato il giorno più
lungo al quinto piano di Palazzo di giustizia, con
l'udienza-fiume percorsa da un filo di tensione, a tratti
arroventata dalle diverse ricostruzioni dei fatti. Il
contrattacco degli avvocati dei vertici della raffineria ha
toccato il punto più alto quando hanno parlato di
"comportamento quasi suicida", comunque abnorme, non
conforme alle regole di sicurezza, dei due dipendenti morti
che non avrebbero - secondo la tesi degli imputati - mai e
poi mai dovuto trovarsi nel luogo dell'incidente. E poi il
sospetto - agitato dai legali - del trafugamento di
materiale petrolifero, non addebitabile in concreto ai due
lavoratori ma in qualche modo da mettersi in correlazione
con la tragedia. A testimonianza che l'Api non c'entrava
davvero nulla con l'esplosione. E' sempre stato convinto del
contrario il sostituto procuratore Cristina Tedeschini, che
ha coordinato l'inchiesta sul rogo. L'impianto accusatorio
getta le fondamenta sulla perizia disposta dal pm e firmata
dagli esperti Volpicelli e Godono dell'Università di Napoli.
L'ipotesi è che a provocare l'incendio fosse stata una serie
di cause, dal trasferimento della benzina verde al deposito
nazionale lungo una linea anomala, alla mancata chiusura di
alcune valvole di sicurezza, al cedimento di una pompa,
all'interno della quale venne trovato un pezzo di
calcestruzzo. Una serie di circostanze che il gup Bascucci
ha ritenuto credibili. La decisione del giudice viene
accolta di buon grado dalla vedova di Mario Gandolfi. "Non
ce la faccio a stare là dentro, non posso sentire certe
cose". Stava seduta con aria un po' sconsolata a pochi passi
dall'aula di udienza. Ma non ha perso la voglia di
combattere la battaglia per ottenere giustizia. Il suo
atteggiamento amabile, il sorriso amaro che le rallegra il
viso non possono cancellare la morte nel cuore per la
tragica scomparsa del marito. "Lui sapeva quanto fosse
pericoloso lavorare all'Api, ma ci teneva tanto, ci pensava
tutti i minuti, era la sua vita". Ha sempre onorato il ruolo
di capo fabbrica, voleva farlo fino in fondo. E quell'alba
tragica dell'estate del '99 gli fu fatale perché toccò a lui
accorrere per scaricare il serbatoio che aveva la
guarnizione rotta e perdeva liquido infiammabile. "Chi
doveva andare se non lui?". Dolce e gentile, la vedova
Gandolfi, ma determinata, a difendere la memoria di suo
marito e del collega Ettore Giulian. "Troppo facile
prenderserla coi morti". E più delle parole una mossa a
sorpresa dice che la costituzione di parte civile di suo
figlio Antonio non è dettata da sete di denaro ma radicata
in motivazioni etico-morali. L'avvocato Francesco Nucera ha
indicato come risarcimento, nel processo nei confronti di
Silvio Re e Ivan Giacchetti, la somma di 1800 euro, pari più
o meno a una loro mensilità retributiva, da devolversi in
beneficenza.
La raffineria è oggetto di studio
Dieci mesi a Silvio Re Lo sfogo della vedova di Mario
Gandolfi "Assurdo parlare di comportamento da suicidi" Ieri
la visita degli allievi dell'Accademia Navale di Livorno
FALCONARA - Ventisei allievi ufficiali dell'Accademia
Navale di Livorno hanno visitato ieri la raffineria Api. La
visita è stata organizzata dalla capitaneria di porto di
Ancona nell' ambito delle attività didattiche dell'Accademia
Navale ed è stata scelta la raffineria perché con suoi tre
approdi sul mare (pontile, isola e piattaforma) rappresenta
un caso ideale di studio per le attività petrolifere su cui
ha competenza la capitaneria. La contemporanea presenza di
tre diverse modalità di approdo e la diversificazione delle
tecnologie preposte al controllo della sicurezza nelle
operazioni di carico e scarico di idrocarburi, sono stati
momenti formativi importanti, riferisce un comunicato, per
gli allievi ufficiali della Marina Militare. Dopo la visita
alle installazioni di terra, i cadetti dell'Accademia hanno
raggiunto il pontile e, via mare, l'isola. Gli allievi hanno
anche potuto osservare da vicino le modalità di
funzionamento e le attrezzature impiegate per il recupero di
eventuali sversamenti. In particolare è stato osservato il
sistema Rec-oil, installato sulla m/b "Grecale I", uno dei
primi in Italia. Nel corso dell'incontro i cadetti hanno
preso conoscenza delle politiche aziendali in tema di
protezione e sicurezza, anche per l'ambiente marino, e delle
caratteristiche tecniche della nuova m/b "Cosmo", dotata di
doppio scafo.
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